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Autore: giozzy    08/01/2012    1 recensioni
Piccoli pensieri di Alec ed Isabelle, da collocare nel primo libro dopo la festa da Magnus Blane.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-I used to live in a room full of mirrors; all I could see was me. I take my spirit and I crash my mirrors, now the whole world is here for me to see.
Jimi Hendrix


ALEC.
Lo sguardo di Alec ricadedde sullo specchio posto sul como' di fronte a lui. Il suo sguardo incontrò il suo riflesso, le sue guance si tintesero di rosa. Come poteva lui, un cacciatore discendente della più importante famiglia di cacciatori che esistesse, essere così?. Cosa c'era di sbagliato in lui?. Era forsa la sua parte di maledizione per gli errori dei genitori?. Per qualcosa successo quando lui non sapeva neanche parlare, figurarsi scatenare una rivolta?. Eppure sapeva che niente di sbagliato c'era in lui, sapeva che se fosse nato senza quel sangue da shadowhunters niente sarebbe stato sbagliato. Clary lo vedeva, anzi vedeva tutti loro fuori dal mondo, fuori dal suo mondo; quel mondo fatto di feste da sballo al Pandemonioum, di alcolici, musica spaccatimpani e storie che vengono ormai scritte in nuvolette sopra le immagini di personaggi stilizzati. Quello che Clary ignorava, o meglio una delle numerose cosa che quella ragazza ignorava era che avevano un tv, non la accendevano spesso ma ce l'avevano.  Sapeva di quella cantante con i capelli multicolore che sbandierava la sua omosessualità di fronte al mondo intero senza un minimo di vergogna. Non che lui pensasse che bisognava vergognarsene. In realtà neanche lui sapeva che cosa bisognasse provare in quei casi. Sapeva solo che Izzy aveva ragione, lui non amava Jace, Jace era il suo parabatai e provava per lui un sentimento fraterno, però c'era un'attrazione che non provava per nessun'altro al mondo. Però quella sera, lo sguardo di quel mago, quegli occhi cosparsi di brillantini, quasi da gatto, avevano scavato nei suoi provocandogli un brivido che non avrebbe ammesso neanche sotto tortura. Però ora era lì, di fronte al suo specchio, dove anche la sua immagine riflessa sembrava giudicarlo, sembrava delusa da lui. E poi le parole di Clary continuavano a comparire davanti ai suoi occhi, quelle parole gli risuonavano in testa, non l'aveva detto però lui l'aveva capito "sei un codardo" "non sei degno di essere un Cacciatore". Sentiva ancora il suo sguardo pieno di critica sulla pelle, bruciava. Rialzò di nuovo la testa Alec e rivide le sue guance infuocate, quella volta il fuoco veniva dalla rabbia, la rabbia era più rossa dei capelli di quella ragazzina. Avrebbe ucciso un demone, il primo demone che gli fosse capitato sottomano, lo avrebbe ucciso e lo avrebbe sbattuto in faccia a quella ragazza piena di superbia.

ISABELLE.

Isabelle si poggiò allo schiele della sedia di velluto davanti alla costosa toiletta. Lo specchio luminoso spiccava sul muro nero, si fermo ad osservare l'importante cornice del suppellettile, i brillantini dorati che si era accumulati sul delle porzioni di muro circostante ma non osava guardare la sua immagine riflessa. Non osava guardare la faccia che aveva cominciato ad odiare, che tutti avevano cominciato ad odiare. Aveva letto tra i libri di Hodge storie di donne che venivano odiate dal loro intero paese e che si compativano da sole nelle loro stanze, ma in decine di romanzi non aveva trovato storie di donne che iniziano ad odiare la loro immagine, il loro sguardo. Isabelle era bella, forse la più bella cacciatrice in circolazione eppure sembrava non bastarle. Alzò lo sguardo e si ritrovò concatenata al suo riflesso, ai suoi grandi occhi neri, alle ciglia perfettamente inzuppate di mascara, alle sopracciglia che con una forma leggermente marcata le davano un'aria da tosta che però rimanevano eleganti come due gabbiani che si posavano sul suo volto. Arrivò alle labbra, piene ma mai volgari, con un ricordo del rossetto rosso fuoco che aveva messo prima di uscire e del quale rimaneva un'ombra rosata. Isabelle odiava guardarsi perchè vedeva le occasioni perse, vedeva quante volte avrebbe potuto trovare l'amore, l'amicizia o un semplice sguardo di approvazione da qualcuno che non fosse Alec. Si sentiva un'adulta con la sua spada angelica in mano, ma ogni volta che era sola in quella stanza era un'adolescente che si domandava dove sarebbe se non fosse una cacciatrice esperta. Forse sarebbe come una di quelle ragazze che vedeva in metro quando di pomeriggio non aveva lezione, quelle ragazze ridevano così forte ogni volta che passava un mondano leggermente più decente degli altri che Isabelle rivolgeva loro un'occhiata carica di stupore, occhiata sempre ricambiata dalle giovani con una punta di risentimento. Quando sei una cacciatrice donna che può combattere dopo secoli di donne che si limitavano ai libri ti insegnano ad essere toste a non far trapassare nulla dai tuoi pori che non sia sudore, eppure ora come sotto un incantesimo non riusciva neanche in privato ad essere quella che sapeva di essere. Quella mattina l'aveva pensato, se solo avesse potuto avrebbe fatto scambio posto con Clary in due secondi, sarebbe diventata mondana, avrebbe venduto l'anima al diavolo, peccato che il diavolo non esista. E se esiste, ricordò le parole di Hodge, il diavolo si trova dentro di te.
  
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