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Autore: CriminalDanage    08/01/2012    3 recensioni
Ed è per questo che lui era lì, così come Dino era con lui. Alla costante ricerca di difendersi dalla solitudine.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Unchained;

 

"Crescere, in fondo, è un continuo provare ad avvicinarsi e allontanarsi l'un l'altro.
 Finché non si trova la distanza giusta per non ferirsi a vicenda.”

 

Hibari Kyoya non aveva mai desiderato una persona vicino a sé, qualcuno che potesse prendersi cura di lui e viceversa.
L’affetto gli era sempre stato sconosciuto o, per meglio dire, non lo desiderava affatto. Provare affetto era da deboli, affezionarsi a qualcuno anche. Si rischiava di diventare rammolliti, sciocchi, si dipendeva dagli altri… A Hibari questo non piaceva.
Crescendo, poco alla volta, vedeva i suoi coetanei affezionarsi ad altri, stringere amicizie, innamorarsi, mentre lui alla fine rimaneva sempre solo. Non c’era un motivo particolare, a lui andava bene così.
Eppure, nonostante tutto, qualcuno aveva masochisticamente pensato che, rimanendogli accanto, un giorno avrebbe cambiato qualcosa in lui; quella persona era Dino Cavallone.
Quell’uomo era apparso come un fulmine a ciel sereno nella vita di Hibari. Solare e amichevole, non rientrava nel genere di persone che Kyoya sopportava... anche se, in fin dai conti, esisteva qualcuno che il Guardiano della Nuvola riuscisse veramente a sopportare?
Dino si era imposto sin da subito come Tutor di Hibari e inizialmente il giapponese l’aveva trovato anche piuttosto divertente - se si poteva considerare divertente picchiarsi con qualcuno , terminando le giornate pieni di lividi – ma del resto si sapeva, Hibari aveva il gusto del sadico.
La parte peggiore però, arrivò quando Hibari iniziò a rilassarsi accanto a Dino, trovando le giornate assieme a lui parte della sua quotidianità.
Più volte gli era capitato di condividere un pasto con lui o, addirittura, di fargli mettere piede nella sua amata scuola... stranamente la sua presenza non lo infastidiva più.
A Hibari però i cambiamenti non piacevano e sapeva bene che prima o poi, permettendo a Dino di avvicinarsi a sé, avrebbe rischiato un cambiamento radicale. Non poteva permettersi di abbassare le difese, di diventare come quei fastidiosi erbivori che incontrava ovunque, tantomeno di aprire il suo cuore a uno come Dino.
Dino si dimostrò un avversario un avversario piuttosto temibile: era forte fisicamente, questo sì, però allo stesso tempo possedeva le capacità di persuasione e di rapportarsi che Hibari non aveva mai riscontrato in nessun’altra persona.
Kyoya però non desiderava lasciarsi ammaestrare dal Boss dei Cavallone, glielo avrebbe impedito in qualsiasi modo. Non voleva diventare dipendente da Dino, perché sapeva che prima o poi l’avrebbe ferito.
Ferirsi fa parte della natura di qualsiasi essere umano e due persone così diverse tra loro non avrebbero potuto fare che altrettanto.

 
Dieci anni assieme, l’uno accanto all’altro. Chi l’avrebbe mai detto?
Non si era mai trattato del piano iniziale di Hibari, eppure, ancora una volta, Dino era riuscito alla perfezione a rapportarsi con lui. Era bastato quel sorriso allegro, quei modi di fare che non lo obbligavano a non essere se stesso ma che, allo stesso tempo, non facevano altro che ferire Dino. Hibari in fondo continuava ad essere lo stesso: non era in grado di essergli riconoscente, tantomeno di donargli ciò che veramente Dino desiderava da lui, ciò nonostante quest'ultimo continuava a rimanergli accanto.
Lo faceva anche quando si sfogava nei combattimenti con lui, senza evitare di ferirlo, come se si trattasse di un nemico qualsiasi.
Dino rispondeva a quei attacchi, lo faceva sempre con la medesima concentrazione, forza e senza tirarsi indietro, perché ormai conosceva abbastanza bene Hibari da sapere che non si sarebbe ritenuto soddisfatto di lui, se non l’avrebbe affrontato al pieno delle sue potenzialità.
Più ferite si provocavano l’un con l’altro, più Hibari si sentiva soddisfatto.  Più sentiva la vicinanza di Dino, più ricambiava con la violenza. Più affetto riceveva, più sentiva il bisogno di disfarsene, ma allo stesso tempo non poteva farne a meno.

 
Alcune volte a Hibari capitava di addormentarsi sul pavimento dell’entrata della sua dimora; a lui piaceva tantissimo riposare e di tanto in tanto aprire gli occhi e ritrovarsi di fronte il bellissimo spettacolo del ciliegio in fiore. Ormai quella strana malattia che lo indeboliva ogni volta che ne vedeva uno era passata, quindi si era affezionato alla loro visione.
Dino era sparito da qualche settimana, era tornato in Italia per lavoro. Come si era abituato alla sua presenza, Hibari si era persino abituato alla sua assenza. Non ne moriva, questo è certo, però non avere tra i piedi quell’uomo imbranato lo faceva sentire un po’ strano.
Non poteva non sentirlo arrivare: lo sentiva inciampare, imprecare, e sulle sue labbra appariva un sorrisetto quasi divertito, mentre teneva gli occhi chiusi anche quando Dino si chinava su di lui, poggiandogli le mani attorno ai fianchi e le labbra sulle sue.
Ed è per questo che lui era lì, così come Dino era con lui. Alla costante ricerca di difendersi dalla solitudine.

 

Innanzitutto grazie a chi leggerà la fanfiction e grazie a chi la commenterà. <3
Grazie a Violet Bow per avermela l'ha gentilmente betata!
La citazione all'inizio proviene da Neon Genesis Evangelion e riguarda il Dilemma del Porcospino di Schopenhauer.

   
 
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