Unchained;
"Crescere, in fondo,
è un continuo provare ad avvicinarsi e
allontanarsi l'un l'altro.
Finché
non si trova la distanza giusta
per non ferirsi a vicenda.”
Hibari
Kyoya non
aveva mai desiderato una persona vicino a sé, qualcuno che
potesse prendersi
cura di lui e viceversa.
L’affetto gli
era sempre stato sconosciuto o, per meglio dire, non
lo desiderava
affatto. Provare affetto era da deboli, affezionarsi a qualcuno anche.
Si
rischiava di diventare rammolliti, sciocchi, si dipendeva dagli
altri… A Hibari
questo non piaceva.
Crescendo, poco
alla volta, vedeva i suoi coetanei affezionarsi ad altri, stringere
amicizie,
innamorarsi, mentre lui alla fine rimaneva sempre solo. Non
c’era un motivo
particolare, a lui andava bene così.
Eppure,
nonostante tutto, qualcuno aveva masochisticamente pensato che,
rimanendogli accanto, un giorno avrebbe cambiato qualcosa in lui;
quella
persona era Dino Cavallone.
Quell’uomo era
apparso come un fulmine a ciel sereno nella vita di Hibari. Solare e
amichevole, non rientrava nel genere di persone che Kyoya sopportava...
anche se, in fin dai
conti,
esisteva qualcuno che il Guardiano della Nuvola riuscisse veramente a
sopportare?
Dino si era
imposto sin da subito come Tutor di Hibari e inizialmente il giapponese
l’aveva
trovato anche piuttosto divertente - se si poteva considerare
divertente
picchiarsi con qualcuno , terminando le giornate pieni di lividi
– ma del resto
si sapeva, Hibari aveva il gusto del sadico.
La parte
peggiore però, arrivò quando Hibari
iniziò a rilassarsi accanto a Dino,
trovando le giornate assieme a lui parte della sua
quotidianità.
Più volte gli
era capitato di condividere un pasto con lui o,
addirittura, di
fargli mettere piede nella sua amata scuola...
stranamente la sua
presenza non lo infastidiva più.
A Hibari però i
cambiamenti non piacevano e sapeva bene che prima o poi,
permettendo a
Dino di avvicinarsi a sé, avrebbe
rischiato un cambiamento
radicale. Non poteva permettersi di abbassare le
difese, di diventare come quei fastidiosi erbivori che incontrava
ovunque,
tantomeno di aprire il suo cuore a uno come Dino.
Dino si dimostrò
un avversario un avversario piuttosto temibile: era forte fisicamente,
questo
sì, però allo stesso tempo possedeva le
capacità di persuasione e di
rapportarsi che Hibari non aveva mai
riscontrato in nessun’altra persona.
Kyoya però non
desiderava lasciarsi ammaestrare dal Boss dei Cavallone, glielo avrebbe
impedito in qualsiasi modo. Non voleva diventare dipendente da Dino,
perché
sapeva che prima o poi l’avrebbe ferito.
Ferirsi fa parte
della natura di qualsiasi essere umano e due persone così
diverse tra loro non
avrebbero potuto fare che altrettanto.
Dieci anni
assieme, l’uno accanto all’altro. Chi
l’avrebbe mai detto?
Non si era mai
trattato del piano iniziale di Hibari, eppure, ancora una volta, Dino
era
riuscito alla perfezione a rapportarsi con lui. Era bastato quel
sorriso
allegro, quei modi di fare che non lo obbligavano a non essere se
stesso ma che,
allo stesso tempo, non facevano altro che ferire
Dino. Hibari in fondo
continuava ad essere lo stesso: non era in grado di
essergli
riconoscente, tantomeno di donargli ciò che veramente Dino desiderava da
lui, ciò nonostante quest'ultimo
continuava a rimanergli accanto.
Lo faceva anche
quando si sfogava nei combattimenti con lui, senza evitare di ferirlo,
come se
si trattasse di un nemico qualsiasi.
Dino rispondeva
a quei attacchi, lo faceva sempre con la medesima concentrazione, forza
e senza
tirarsi indietro, perché ormai conosceva abbastanza bene
Hibari da sapere che
non si sarebbe ritenuto soddisfatto di lui, se non l’avrebbe
affrontato al
pieno delle sue potenzialità.
Più ferite si
provocavano l’un con l’altro, più Hibari
si sentiva soddisfatto. Più
sentiva la vicinanza di Dino, più
ricambiava con la violenza. Più affetto riceveva,
più sentiva il bisogno di
disfarsene, ma allo stesso tempo non poteva farne a meno.
Alcune volte a
Hibari capitava di addormentarsi sul pavimento dell’entrata
della sua dimora; a
lui piaceva tantissimo riposare e di
tanto in tanto aprire gli occhi e ritrovarsi di fronte il
bellissimo
spettacolo del ciliegio in fiore. Ormai quella strana malattia che lo
indeboliva ogni volta che ne vedeva uno era passata, quindi si era
affezionato
alla loro visione.
Dino era sparito
da qualche settimana, era tornato in Italia per lavoro. Come si era
abituato
alla sua presenza, Hibari si era persino abituato alla sua assenza. Non
ne
moriva, questo è certo, però non avere tra i
piedi quell’uomo imbranato lo
faceva sentire un po’ strano.
Non poteva non
sentirlo arrivare: lo sentiva inciampare, imprecare, e sulle sue labbra
appariva un sorrisetto quasi divertito, mentre teneva gli occhi chiusi
anche
quando Dino si chinava su di lui, poggiandogli le mani attorno ai
fianchi e le
labbra sulle sue.
Ed è per questo
che lui era lì, così come Dino era con lui. Alla
costante ricerca di difendersi
dalla solitudine.
Grazie a Violet Bow
per avermela l'ha gentilmente betata!
La citazione all'inizio proviene da Neon Genesis Evangelion e
riguarda il Dilemma del
Porcospino di Schopenhauer.