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Autore: _PetrolioNero_    08/01/2012    2 recensioni
Matteo, picchiato fin da piccolo; Andrea, il suo unico vero amico.
Alice, picchiata fin da piccola; Luca, suo amico e segretamente innamorato di lei.
Le vite di Alice e di Matteo si intrecceranno e allora cosa accadrà?
Riusciranno a leccarsi le ferite da soli? O avranno bisogno di aiuto?
Una nuova avventura, _PetrolioNero_
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tu non ce l'hai con me.

 

 

 

 

Fare un errore non significa essere una persona sbagliata.

 

 

 

 

Un urlo quasi disumano uscì dalle labbra secche di Giovanni.

I denti di quel ragazzino erano ben piantati nel braccio destro di Giovanni che sbraitava come un ossesso.

-LASCIAMI!

Claudia entrò velocemente, buttando la spesa sul tavolo.

-Lascialo! Ora!

Ma il ragazzino non demordeva, anzi stringeva ancora di più la morsa.

Ormai Giovanni non ci vedeva più dalla rabbia e con gesto repentino scagliò il ragazzo contro il muro, il quale si accasciò guaendo.

Giovanni gli fu sopra in pochi attimi e, senza badare alle urla di Claudia, picchiò forte il ragazzo, che ormai aveva il viso ricoperto di sangue.

-Non farlo mai più stupida nullità.

Le urla furiose arrivavano attutite alle orecchie del ragazzo, il quale sghignazzava senza mostrare dolore.

L'abbraccio di Claudia fece fermare un attimo Giovanni, però solo per un attimo.

Con gesto brusco la scansò e diede l'ultimo calcio ben piantato sullo stomaco al ragazzino.

Con gli occhi ancora pieni di ira si girò verso Claudia che piangeva in silenzio.

-Stai zitta troia.

Dopo questo uscì velocemente.

Claudia si avvicinò a carponi verso quel corpo scosso e pieno di sangue.

-Matteo?

Non si seppe con quale forza riuscì a sollevarsi e a scappare via, di nuovo, da quella casa.

Stramazzò a terra vicino ad una villa bianca e chiuse gli occhi, sperando ardentemente di morire.

Di finirla là, finalmente.

Una mano piccola si appoggiò alla testa di Matteo che urlò di dolore.

La mano si ritirò via, spaventata.

Poi dei passi lenti e calcolati si avvicinarono a Matteo, che cominciò a tremare.

-Matteo?

Riconobbe subito la voce e si maledì per non essere scappato più lontano.

-Matteo sei tu?

-Che domande del cazzo che fai.

Sentii la figura sobbalzare.

-Si, sei tu.

Sentii i passi allontanarsi e finalmente tirò un sospiro di sollievo.

Poi qualcos'altro si avvicinò e lui sperò con tutto se stesso che non fossero i passi di quello stupido.

Delle mani piccole lo afferrarono per la vita e con molti sforzi e lamenti da parte di Matteo riuscì a metterlo sul carrello che aveva portato.

Arrivarono presto dentro un giardino e poi entrarono dentro una casa, per correre subito verso il bagno.

-Fortuna che è al primo piano.

Matteo non disse niente, il silenzio era il suo migliore amico.

-Rimani fermo.

-Dove pensi che possa andare sentiamo?

Accennò ad un sorriso.

-Vero! Che sciocco.

Si, lo era davvero uno sciocco, ma non per questo. Questo era solo un atto di pietà e sarebbe stato punito, si disse Matteo.

-Ecco, ora ti disinfetto!

-Non Ti Azzardare A Toccarmi.

-Smettila, hai bisogno di cure. Stai perdendo sangue e io sono l'unico che ti aiuterà lo sai bene.

Prima di tutto prese un panno completamente bagnato e lo passò con delicatezza sul volto di Matteo, che lo fissava, in silenzio.

Dopo avergli pulito il viso passò al disinfettante e lì furono dolori.

Le smorfie di Matteo facevano smettere all'istante Andrea, che preoccupato lo guardava con gli occhi sgranati.

-N-non mi guardare così. Non voglio la pietà e men che meno la tua.

Allora Andrea chiudeva per un attimo gli occhi e poi li riapriva, pronto per ricominciare l'opera.

Tutto il pomeriggio volò via, fra urla di dolore e tante minacce.

-Finito!
-Non avevo bisogno delle tue cure moccioso.

-Abbiamo la stessa età.

-Sei lo stesso un moccioso che non capisce quando è meglio stare fermi o agire.

-Avevi bisogno di aiuto.

-Non te l'ha chiesto nessuno.

-Io volevo aiutarti.

-Perché?

-Perché tutti hanno bisogno di un aiuto.

Matteo lo fissò in silenzio e dopo essersi alzato a fatica gli si piantò davanti.

-Io Non Ho Bisogno Di Aiuto e soprattutto non volevo il tuo, moccioso.

-Non è vero, la mamma dice che tutto hanno bisogno di aiuto.

-Tua madre è morta.

Lo sguardo di Andrea si riempì di lacrime e cominciò a tremare come una foglia pronta per prendere il volo.

-I-io l-lo so.

Una prima lacrima cominciò a scendere lentamente per la guancia.

-Lo sai eh. Allora guarda in faccia alla realtà e non piangerti addosso, lei non c'è più. Punto. Basta con questi piagnistei continui.

Le lacrime cadevano velocemente sulle guance rosse di Andrea.

-Falla finita! Non ti voglio sentire!

Matteo lo afferrò per le braccia e lo strattonò più volte. Il volto di Andrea si fece pallido e le lacrime smisero di uscire, poi con una spinta improvvisa lo buttò a terra e ci si mise sopra a cavalcioni.

-Lei è morta, non tornerà mai più da te.

Il primo pugno arrivò dritto sul viso di Andrea che lo guardava in silenzio.

Le lacrime erano cessate e si stavano asciugando sul suo volto.

-È morta.

-Perché te la prendi con me che non ho fatto niente?

La mano di Matteo si fermò a mezz'aria.

-C-che cazzo hai detto?

Il tono brusco di Matteo non fece sobbalzare Andrea, tutt'altro: lo fece sorridere.

-Tu non ce l'hai con me, ma mi picchi comunque. Ti sfoghi su di me che non ho fatto niente. A scuola ho paura, ho paura di te. Ma ti capisco. Ti capisco.

-NO, tu non capisci niente.

Il volto arrossato di Matteo fece corrucciare Andrea.

-Perché non dovrei capire? Vieni picchiato da tuo padre e te la prendi con me. È per questo che non mi sono mai lamentato, io sapevo. Facevo finta di niente, ma sapevo. Scappavi sempre, eri sempre pieno di lividi, ferite e fasciature fatte male. Era così ovvio.

-STAI ZITTO.

Una lacrima scese dal volto di Matteo e cadde lentamente sulla guancia di Andrea.

-stai zitto.

Un sussurro.

Solo un sussurro riuscirono ad immobilizzare Andrea, che con gli occhi spalancati fissava le lacrime di Matteo.

-Che vuoi capire tu? Cosa vuoi sapere tu? Sei sempre vissuto nella bambagia, è per questo che ti odio. Sempre sorridente, accondiscendente. Non ti sei mai lamentato ed io te ne facevo passare di tutti i colori. Ciò goduto quando è morta tua madre.

Andrea non batté ciglio, lo lasciò continuare. Doveva sfogarsi e se lui era lo sfogo, tanto meglio, almeno non avrebbe fatto del male a qualcun'altro.

-Sei solo un moccioso viziato, coccolato. Non vali niente e non puoi capire niente.

Ci fu un silenzio fatto di sguardi, poi Andrea parlò.

-Non è vero.

Matteo lo fissò in silenzio, poi si lasciò andare sopra di lui e pianse.

Come non faceva da tempo, troppo tempo.

Pianse per le botte ricevute, per l'odio verso coloro che dovevano essere i suoi genitori e pianse per lui.

Per lui che non c'entrava niente: si era solamente trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Pianse fra le braccia di Andrea, nel suo bagno, con il labbro che gli faceva male e la testa che gli pulsava.

Pianse aggrappato alla maglietta di Andrea, che dolcemente gli accarezzava la testa, in silenzio.

Pianse dopo anni di sopportazione.

Pianse.

E si sentì meglio, libero.

Quel giorno di fine Novembre, precisamente il 28 Novembre, Matteo pianse.

Fra le braccia del suo nuovo amico.

Del suo migliore amico.

 

 

 

 

°°°

Salve!

Questa piccola...storiella?!

Chiamiamola così, è uscita fuori mentre leggere un libro sulla violenza.

Non so come, né perché, ma mi sono ritrovata a scrivere su Matteo ed Andrea.

So già che nel prossimo capitolo racconterò un'altra storia, che si intreccerà in quella di Matteo ed Andrea.

Che altro dire, spero vi piaccia e un parere fa sempre comodo!

_PetrolioNero_

  
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