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Autore: Temari    08/01/2012    11 recensioni
- "[...] sospirando piano, l'uomo sollevò una mano e la posò delicatamente sulla testa di Hiyori, cercando di confortarla al meglio delle sue possibilità: non era mai stato bravo in quel genere di situazioni—non facevano proprio per lui." -
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hiyori Kirishima, Takafumi Yokozawa, Zen Kirishima | Coppie: Kirishima/Yokozawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! =D
Dunque, questo è il mio primo vero tentativo con la 'famiglia' Kirishima (è uscito MOLTO più lungo di quello che avevo pianificato, non che mi dispiaccia!) :3
Spero sia uscito bene, e soprattutto IC... sappiatemi dire!

Disclaimer: mi appartiene solo ciò che scrivo.

Ja ne,
Temari

Cure For a Bad Dream






        L'orologio appeso alla parete dietro la TV segnava le 12:30 della notte.
        L'appartamento dei Kirishima era per la maggior parte buio - le uniche luci che aiutavano la vista erano la lampada a colonna posta alla sinistra del divano, che serviva ad illuminare sia il soggiorno sia il corridoio che portava al reparto notte, ed una piccola lampadina con l'attacco alla presa della corrente che illuminava fiocamente il genkan - e solo il mormorio della televisione interrompeva il silenzio.
        Alzando gli occhi alle lancette in penombra, Takafumi si lasciò sfuggire un sospiro seccato dalle labbra altrimenti inamovibili.
        Kirishima-san non si era ancora visto. Certo, l'editore l'aveva avvertito che sarebbe dovuto rimanere in ufficio oltre l'orario consueto, ma non aveva detto nulla sul fatto che avrebbe potuto addirittura essere costretto a passare la notte alla Marukawa—con un verso stizzito, Takafumi bloccò quel pensiero di botto: non sentiva la mancanza di quell'arrogante biondino! Assolutamente no!
        "Ch'...!" Sentendo l'irritazione verso se stesso aumentare, afferrò il telecomando della televisione e premette il pulsante per spegnerla, gettandolo di lato sul divano con mala grazia. Alzandosi in piedi, prese la tazza da caffè ormai vuota e la portò in cucina, deponendola nel lavandino e dibattendo tra sé e sé se fosse il caso di lavarla subito o di lasciarla lì fino alla mattina seguente. Prima che potesse decidersi sul da farsi, però, la voce spaventata di Hiyori gli giunse alle orecchie.
        Lasciando perdere a tazza, Takafumi attraversò il salotto con pochi passi spediti e si fermò sulla soglia della camera della bambina. Nonostante la mancanza di luce diretta, l'uomo riuscì a vedere che Hiyori era seduta sul letto, con le coperte tirate su fino alla clavicola ed il viso nascosto fra le braccia incrociate e poggiate alle ginocchia.
        "Hiyo?" La bambina alzò di scatto il viso e Takafumi poté vedere due rigagnoli di lacrime scenderle lungo le guance; aggrottando le sopracciglia per la mancanza di una risposta da parte della bambina, il ventottenne si avvicinò al letto singolo e le si sedette a fianco, "Tutto bene? Hai avuto un incubo?" le chiese piano.
        Hiyori annuì appena, stringendosi nelle spalle un po' di più. "... Ho sognato che... Papà se ne andava... Come la mamma..." Sussurrò con voce rotta dal pianto, "E che anche tu andavi via, Onii-chan..." singhiozzando più forte, la bambina gettò le braccia attorno al busto di Takafumi, affondando il viso nella sua maglia del pigiama; sospirando piano, l'uomo sollevò una mano e la posò delicatamente sulla testa di Hiyori, cercando di confortarla al meglio delle sue possibilità: non era mai stato bravo in quel genere di situazioni—non facevano proprio per lui. Però non poteva certo lasciare sola una bambina di dieci anni che aveva appena fatto un sogno tanto traumatico... Non era così insensibile.
        "Shh, tranquilla, Hiyo." Mormorò Takafumi, disegnando dei piccoli cerchi con la mano sulla schiena di Hiyori per calmarla, "... Kirishima-san non ti lascierebbe per nulla al mondo... E lo stesso vale per me..." continuò, sentendo i singhiozzi placarsi un poco alla volta mentre i secondi passavano.
        Regnò il silenzio per qualche tempo, finché un tenue miagolio non attirò l'attenzione dell'uomo, che si concesse un piccolo sorriso. "Guarda, Hiyo, anche Sorata è preoccupato per te... è venuto a vedere se stai bene." Disse, indicando il gatto bianco e nero che, salito sul letto, si avvicinò alla bambina e le si strusciò col muso contro la caviglia.
        Hiyori si divincolò da Takafumi, tornando a sedersi sul materasso, prese in braccio Sorata e lo accarezzò amorevolmente mentre un sorriso si faceva largo sul suo viso ancora rigato di lacrime che però si erano asciugate, "Grazie, Sorata... Adesso sto bene." disse posando un bacio sul naso umido del gatto. "E grazie anche a te, Onii-chan." Aggiunse Hiyori, alzandosi sulle ginocchia e costringendo Takafumi ad abbassarsi per poter baciare anche lui sulla guancia.
        Battendo le palpebre diverse volte, l'uomo rimase in silenzio per qualche secondo prima di rispondere, "... Di nulla..." e fare per alzarsi e uscire dalla camera.
        "Aspetta, Onii-chan..." lo fermò la voce di Hiyori, "Non resteresti qui con me finché non mi addormento di nuovo?" chiese con voce supplichevole. L'uomo sospirò ma, non potendo rifiutare, tornò verso il letto dove la bambina aveva lasciato un po' di spazio per lui, e le si stese accanto - facendo finta che il letto singolo non fosse troppo piccolo per lui -.
        "Buona notte, Onii-chan." Gli sussurrò Hiyori chiudendo gli occhi, mentre Sorata si acciambellava ai suoi piedi.
        "Buona notte, Hiyo."

        Un paio d'ore più tardi, il padrone di casa dell'appartamento barcollò all'interno, si tolse le scarpe nel genkan appena illuminato e si diresse verso la sua camera, intenzionato a crollare suo materasso soffice e di addormentarsi al primo contatto con le lenzuola.
        Passando davanti alla camera di Hiyo, decise di assicurarsi che la bambina stesse dormendo, ma la scena che gli si presentò davanti, con Yokozawa (pericolosamente in bilico sul bordo del letto) che dormiva accanto a Hiyo e Sorata appropriatosi dell'angolo in basso a destra, gli strappò un enorme sorriso carico di affetto—e un pizzico di disappunto nel rendersi conto che non poteva usare il flash per scattare una foto, onde evitare che mamma orso si svegliasse infuriato e pronto ad ucciderlo.
        "Oh, beh, sarà per la prossima volta..." Decise Zen chiudendosi la porta di camera sua alle spalle.


   
 
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