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Autore: Something Rotten    08/01/2012    2 recensioni
« All-in » aveva ghignato l'ubriacone, avvicinando le poche fiches che gli erano rimaste accanto a quelle che già giacevano sul piatto.
Il croupier si era voltato nella sua direzione, come a volergli dare il permesso di parlare.
« Vedo. » aveva commentato impenetrabile avvicinando quei mille dollari in fiches accanto alle altre.
L'ubriacone aveva scoperto le sue carte, rivelando quel poker di Re che tanto aveva bramato fin dall'inizio della partita. Il ghigno felice sul suo volto si era sgretolato in mille pezzi non appena aveva visto il poker d'assi che lui teneva fra le dita affusolate e bianche.
« La vittoria è sua, signorino. » aveva pigolato il Croupier, guadagnandosi mille dollari di mancia « In quanto a lei può decidere i termini del pagamento nella cassa lì in fondo. Spero che lei abbia tutti i soldi in contanti e a portata di mano, signore. »
Giocando a poker da ormai un anno, conosceva bene le mimiche facciali che l'essere umano era capace di fare, ed erano bastati due battiti di ciglia ed una deglutizione troppo forzata per fargli capire che l'altro non aveva neanche un centesimo dei dollari che aveva appena perso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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No love Holà! xD
L'idea principale mi è venuta ascoltando e guardando il video di "No Love" dei Filter.
Nulla di quello che è scritto è reale, i personaggi non mi appartengono ecc.ecc.ecc.
La storia sarà molto lenta, nel senso che ora posterò il primo capitolo, per il secondo non ne ho la più pallida idea, ma visto che come storia mi piace non voleva che finisse dimenticata nella cartella delle "storie che non vedranno mai la luce del sole".
Visto che stiamo in tema di scommesse apro ufficialmente il concorso : "Datemi un aiuto per i personaggi principali" xDD
Partecipate in tante! xD


We don't give a damn about the love we lost.

Il casinò ormai era deserto, era rimasto solo lui con il suo avversario, un signore sulla cinquantina dalla parlantina sciolta e il gomito perennemente alzato, un ubriacone che non aveva altro da fare che giocarsi persino l'ultimo centesimo della sua pensione da veterano di guerra.
Il croupier aveva girato le ultime carte, scoprendo due assi, uno di cuori ed uno di fiori. Da giocatore assiduo qual'era non aveva fatto una smorfia, nonostante avesse tra le mani gli altri  due assi, quelli che gli servivano per il poker. Accanto a quei due assi, sul tavolo verde, c'erano due re, ironia della sorte, dello stesso seme degli assi. L'ubriacone aveva sorriso fin troppo apertamente, così era stato facile per lui bussare sul tavolino, cosciente del fatto che l'altro non avrebbe fatto altro che andare All-in.
« All-in » aveva ghignato l'ubriacone, avvicinando le poche fiches che gli erano rimaste accanto a quelle che già giacevano sul piatto.
Il croupier si era voltato nella sua direzione, come a volergli dare il permesso di parlare.
« Vedo. » aveva commentato impenetrabile avvicinando quei mille dollari in fiches accanto alle altre.
L'ubriacone aveva scoperto le sue carte, rivelando quel poker di Re che tanto aveva bramato fin dall'inizio della partita. Il ghigno felice sul suo volto si era sgretolato in mille pezzi non appena aveva visto il poker d'assi che lui teneva  fra le dita affusolate e bianche.
« La vittoria è sua, signorino. » aveva pigolato il Croupier, guadagnandosi mille dollari di mancia « In quanto a lei può decidere i termini del pagamento nella cassa lì in fondo. Spero che lei abbia tutti i soldi in contanti e a portata di mano, signore. »
Giocando a poker da ormai un anno, conosceva bene le mimiche facciali che l'essere umano era capace di fare, ed erano bastati due battiti di ciglia ed una deglutizione troppo forzata per fargli capire che l'altro non aveva neanche un centesimo dei dollari che aveva appena perso.
Quella convinzione era diventata realtà quando aveva osservato il cassiere tirare fuori quel foglio di carta blu che conosceva bene, quel foglio che conteneva una lista accurata di ogni singolo oggetto che potesse valere quanto - a volte anche di più- il perdente aveva perso. Quella lista, una volta firmata e segnata con una ics dal perdente, sarebbe passata nelle sue mani ed il signore avrebbe avuto due giorni per portare l'oggetto contrassegnato e quattro mesi per pagare la cifra stabilita, se  non avesse trovato i soldi, quell'oggetto sarebbe passato direttamente tra le sue mani, diventandone l'unico possessore.
Aveva osservato la scena del signore che scrutava la lunga lista, tenendo fermamente la penna tra le dita, aveva visto la sua testa scrollare ad ogni singolo oggetto letto, fino a quando non era arrivato all'ultimo. La lista blu, illibata, era stata messa da parte ed il cassiere aveva tirato fuori una lista viola, una lista che nella sua vita da giocatore d'azzardo non aveva mai visto, ma ne aveva sentito parlare. Quella lista conteneva due soli "oggetti" ed erano uno più importante dell'altro.
Quando il signore aveva messo la ics, lasciandogli come "prova" della sua parola la carta d'identità il cassiere gli aveva fatto cenno di avvicinarsi.
« Non aveva alcun oggetto che si avvicinasse a quella cifra. » aveva cinguettato « Ti ha lasciato ben altro. Buona fortuna, mon chéri, ricordati che il tuo turno domani inizia alle otto, dato che alle sette dovrai essere a questo indirizzo a ritirare il tuo premio. »
Aveva letto i due oggetti, rimpiangendo di aver girato le carte scoprendo quel poker d'assi.
« Ma questo non è un oggetto. »
« Lo so bene, ma tu sai le regole di questo posto, sai benissimo che ogni cliente che entra ed ogni cliente che esce ne è ha conoscenza. Ha voluto osare sperando di essere graziato, ma ha fallito, ora dovrà pagare, come stai pagando tu. »
« Non credi di esserti spinto troppo in là?! »
« Siete entrati tutti qui dentro cercando dei soldi, alcuni di voi sono riusciti ad averli, altri invece no. La scelta è stata la vostra, nessuno vi ha costretto ad entrare qui dentro. Se vuoi ancora questo lavoro, presentati alle sette a quell'indirizzo, sennò ti mostro subito la lista blu per decidere quale oggetto lasciarci. »
Aveva grugnito, sperando che fosse una risposta abbastanza chiara, un modo per fargli capire che non sarebbe mai andato a quell'indirizzo, che non avrebbe mai ritirato il suo premio.
Il cassiere aveva spinto un pulsante rosso sotto alla scrivania, un pulsante che era collegato ad una spia su una scrivania che si trovava qualche piano più su della sala principale del casinò. Pochi secondi più tardi, un ragazzo sulla trentina aveva fatto il suo trionfale ingresso nella sala, portandosi dietro uno dei suoi tanti leccapiedi.
« Ci sono problemi? » aveva chiesto sorridendo e scoprendo una fila di denti bianchissimi.
« Signor Sanders, mi dispiace disturbarla, ma costui si rifiuta di prendere il suo premio. » il cassiere con voce serpentina aveva continuato a raccontare tutto quello che era successo, come se l'altro non avesse già visto tutta la scena attraverso le telecamere sparse in ogni angolo della sala.
« Forse pensi che una vita umana non valga così tanti soldi? » aveva chiesto il signore con calma e pacatezza.
« In realtà è il contrario, penso che una vita umana valga molto di più dei soldi che quel signore ha perso. »
« Quindi? Come vorresti risolvere la situazione? »
Ci aveva pensato per un paio di minuti, ma l'idea di lavorare ancora di più in quel casinò non era neanche contemplata dai suoi neuroni, tanto meno l'idea di accollarsi quella cifra esorbitante.
« Il debito il signore lo ha con me, anche se io sono tenuto a darti fino all'ultimo centesimo dei soldi che ho onestamente vinto. Quindi perché i soldi passano a te e quell'oggetto a me? »
Il signore gli aveva sorriso apertamente, prima di invitarlo a sedersi con lui al bancone del casinò, ordinando due Dry Martini al barista che con strana efficenza aveva subitamente preparato i due cocktail.
« Vedi, questo posto si regge esclusivamente sul denaro, non sulle vite umane. » aveva detto sorseggiando il suo cocktail « Quindi tu sei tenuto a darmi fino all'ultimo centesimo di quello che vinci, ma non sei tenuto a darmi gli oggettucci che quei caproni ti lasciano come acconto, intesi? Se questa cosa non ti piace, beh, puoi sempre lasciare questo posto e pagare il tuo debito in altro modo. Cosa decidi? »
Si era scolato l'intero cocktail prima di alzarsi dal bancone e di camminare velocemente verso il cassiere, prendendo si la carta d'identità dell'ubriacone sia quel foglio viola. Era uscito dal casinò senza neanche prendersi la cura di salutare o di dargli una risposta, bastava quel semplice gesto per lasciare intendere sia l'una che l'altra cosa.


{...}

Erano le sette meno dieci e lui già si trovava  sotto al portone dell'ubriacone. Tutto in quella strada era squallido, persino i cassoni dell'immondizia trasudavano squallore. La maggior parte degli edifici erano ridotti male, pericolanti e pericolosi. Si guardava intorno guardingo, conosceva fin troppo bene quei quartieri e sapeva che appena avrebbe abbassato la guardia qualcuno si sarebbe preso la briga di rubargli il portafoglio e le chiavi dello scooter che aveva sapientemente incatenato ad un lampione poco distante dal portone.
« Sei venuto tu? » l'ubriacone aveva aperto il portone, portandosi dietro una piccola valigia.
« Ho dovuto, contro la mia volontà. » aveva risposto atono.
« Con che cosa sei venuto? Non sembri avere l'età giusta per guidare un automobile. »
« Con lo scooter. »
« Come farai a portare la valigia? »
« Non lo so, troverò un modo. Lei dove troverà i soldi? »
« Troverò un modo. Lo tratti bene. »
Aveva annuito, prendendo la valigia e lasciando tra le mani del signore un casco blu con un delfino dipinto sul lato destro e la sua carta d'identità. Si era avvicinato allo scooter, mettendo la valigia tra i suoi piedi in un modo tale che non sarebbe caduta alla prima curva. Si era acceso una sigaretta, distogliendo lo sguardo dalla scena pietosa del signore che salutava calorosamente quel ragazzetto dai capelli viola. Forse avrebbe dovuto pensarci prima di "giocarselo" a poker. Il ragazzetto si era seduto dietro allo scooter, senza neanche presentarsi. Aveva gettato il mozzicone della sigaretta lontano, in un punto impreciso del marciapiede, mettendo in moto il vecchio scassone che, miracolosamente, aveva retto al peso dei loro corpi e della valigia. Si era diretto velocemente verso il casinò, cercando di ignorare i sussulti ed il piagnucolio del ragazzetto alle sue spalle.
   
 
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