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Autore: Serpe89    09/01/2012    0 recensioni
Un'altra one-shot sul pairing Ezio/Leonardo, che in questo periodo mi sta ispirando moltissimo! Questo racconto ritrae uno spaccato di una serata di dolore, per Ezio e Leonardo. Per il primo si tratterà di un dolore fisico, per l'altro psicologico. Una storia che si incentra sulla sensibilità della figura di Leonardo e sul suo amore sempre tormentato. Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Roma, Anno del Signore 1505

Leonardo si girava e rigirava nel letto, senza riuscire a prendere sonno.
Era ormai notte inoltrata, almeno così pensava l’artista, che da tempo si contorceva sotto le coperte cercando una posizione comoda, ancora non trovata, attendendo invano che il sonno lo vincesse.
Era sempre così quando Ezio era in missione.
La preoccupazione che potesse accadere qualcosa di brutto al suo compagno era più forte di qualsiasi altra cosa, persino del sonno, che non incontrava da diverse notti.
Quanti momenti, nel corso della sua vita, si era ritrovato a patire per lui, sentendosi l’animo dilaniato da un dolore e da una sofferenza che l’assassino raramente comprendeva. Quante notti come quella, attese ad aspettarlo, talvolta invano, quanti anni vissuti lontani, nel ricordo, quante volte, deluso ed amareggiato, aveva dovuto accettare le sue innumerevoli amanti.
Ma nonostante tutto ciò, non poteva impedire a se stesso di amare Ezio più di qualsiasi altra cosa, più della sua arte, più della sua stessa vita, ritrovandosi la notte a bearsi del corpo perfetto del compagno, che venerava come un idolo pagano.
Sebbene i Borgia fossero stati cacciati da Roma, le ultime resistenze in città erano davvero restie  a cedere e da tempo gli Assassini si stavano impegnando a fare piazza pulita della feccia rimasta in città.
Leonardo osservò la finestra aperta, che lasciava apposta aperta per Ezio, per permettergli di rientrare anche a notte inoltrata. Gli era sembrato di scorgere un movimento tra i tetti. No, forse se lo era immaginato…
Continuò a tormentarsi tra le lenzuola, quando improvvisamente sentì un tonfo sordo nella stanza: qualcuno era atterrato dalla finestra con un salto.
Leonardo si alzò a sedere di scatto, cercando il suo Ezio nel buio. Non riusciva a scorgerlo, ma poteva sentire il suo respiro affannoso e contratto.
Si precipitò ad accendere la candela che giaceva spenta sul suo comodino, per poi avanzare in direzione di quella presenza. Sollevò la fiamma, di modo che la candela illuminasse la stanza.
In fondo, appoggiato con una mano alla parete vi era Ezio Auditore, nella sua consueta tenuta da Assassino bianca e rossa, corazzato e armato di tutto punto.
Leonardo poté immediatamente notare che l’assassino si teneva premuta una mano guantata sul costato, mentre sulla tunica bianca, si poteva notare una macchia rossa piuttosto ampia.
In realtà l’intera divisa era ormai più che rossa che bianca…doveva essere stata una notte di sangue…
-Ezio-disse Leonardo con un filo di voce, preoccupato dalle condizioni del compagno, mentre si avvicinava.
-Sto…sto…bene…Leonardo…-disse Ezio con una fatica immane.
-No, che non stai bene! Sei ferito! Come è successo?- esclamò ancor più preoccupato l’artista, scoprendo il volto di Ezio e liberandolo dal cappuccio, per poterlo osservare in volto.
L’assassino non si ritrasse a quel gesto, apprezzando la premura del compagno.
-Un’imboscata…di quei maledetti…-rispose Ezio con un patimento infinito.
Leonardo vide il bel viso di Ezio, deformato da una smorfia di dolore. Quella ferita al costato doveva fare parecchio male, a giudicare dall’espressione contrita del coraggioso assassino.
-Fammi dare un’occhiata…-disse l’inventore, iniziando a togliere la Cappa e posandola su una sedia poco distante. –Ti do una mano a spogliarti…tu cerca di stare il più fermo possibile…-
Con lentezza iniziò a privarlo degli spallacci e degli antibracci, per poi cercare di togliere con delicatezza la corazza e la cintura. Ogni movimento di Leonardo, anche il più leggero, causava una fitta di dolore non indifferente ad Ezio, che si esprimeva ogni volta con un respiro più affannoso del precedente.
La tunica fu l’ultima ad essere tolta e Leonardo ringraziò che il sangue non si fosse troppo rappreso sulla stoffa, altrimenti sarebbe stata una tortura ancora peggiore per il compagno.
Leonardo non era propriamente un medico, ma i suoi studi anatomo-patologici sui cadaveri gli avevano insegnato molto sul corpo umano.
Osservò l’ampia ferita sul costato di Ezio, osservandola da più punti. Una freccia era conficcata nel torso dell’uomo, ma ne era già stata spezzata l’estremità da qualcuno.
-Hai rotto tu la freccia?-chiese Leonardo.
-Sì…mi intralciava i movimenti…-
-Hai fatto bene a non estrarla, poteva causarti un’emorragia…Fortunatamente, non credo che abbia colpito nulla di vitale…-concluse il pittore rinfrancato dalla sua stessa diagnosi.
Ezio annuì, ancora preda del dolore.
-Distenditi, che vado a prendere tutto il necessario…-disse, accompagnando l’assassino nei pressi del letto.
Non ci  mise molto a prendere tutto l’occorrente.
Bagnò alcune strisce di stoffa pulita in un liquido trasparente dallo strano odore, per poi passare con delicatezza la sua mano sulla ferita.
Ezio sussultò a quel contatto doloroso, sebbene il senso di frescura che il composto lasciava sulla pelle, gli alleviasse appena la sofferenza.
Leonardo pulì con cura tutte le ferite che incontrò su Ezio: infatti, oltre alla ferita sul costato, si potevano notare altre piccole aree di pelle tumefatta o leggermente abrasa.
L’artista procedeva con lentezza, cercando di provocare il meno dolore possibile nel compagno. Era contento di poter fare qualcosa per lui, sebbene si crucciasse di non aver potuto evitare tutto ciò. La sofferenza che leggeva negli occhi di Ezio, faceva star male anche lui. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di patire al suo posto.
Incontrò le iridi colore dell’onice del compagno, che, seppur pervase dal dolore, non perdevano quel loro tocco sensuale che tanto le caratterizzava. Voleva dirgli quanto fosse stupendo, anche in quel momento, ma non gli sembrò affatto il caso.
Gli disse tutt’altro, invece:-Ezio…preparati…che dobbiamo estrarre la freccia…-disse con tono serio.
Prese una grossa pinza e si mise vicino delle grosse bende , per tamponare il sangue che sicuramente sarebbe uscito. Ezio annuì, pronto.
Leonardo lo guardò per un istante, con tenerezza, in volto:-Non sai quanto mi dispiace vederti soffrire…-disse a voce bassa.
-Beh…allora sbrigati a togliermi quella dannatissima freccia!-biascicò Ezio, arrabbiato dal dolore.
Leonardo, senza rispondere, pinze alla mano, agguantò il legno della freccia, tra i due denti del ferro da lavoro, per poi tirare con tutta la sua forza verso di sé.
La freccia fece resistenza solo per i primi istanti, per poi uscire con un gorgoglio disgustoso dalla ferita aperta di Ezio. Fortunatamente era tutta intera.
L’assassino non poté fare a meno di urlare dal dolore, tanto era acuto e penetrante.
Sangue e coaguli colarono dal foro aperto dal passaggio della freccia, mentre l’artista, si affrettava a tamponare la ferita con spesse bende di stoffa, per arrestare l’emorragia. Poi mise un palmo sulla fronte sudaticcia del suo amato compagno: aveva la febbre. Ne approfittò per carezzare il suo volto imperlato di doloroso sudore:-Abbiamo quasi finito…anche se la ferita è più ampia del previsto…era una freccia piuttosto spessa…è un miracolo che non ti abbia trapassato qualche organo…credo che dovrei metterti qualche punto…-disse allora Leonardo.
-Cosa? Dei punti? Ma ne sei capace?-chiese Ezio, terreo in volto.
-Beh…sì…ho provato sui cadaveri…-disse Leonardo con voce ingenua.
-Ora sì che sono rincuorato…-disse Ezio con un sofferente tono sarcastico.
-Non penso sia molto diverso…la pelle è sempre la stessa…-
-Bah…se lo dici tu! Alla fine non sono io quello che se ne intende di medicina in questa stanza…-concluse Ezio, ormai rassegnato all’idea.
Armato di ago e filo, passò tutta la lunghezza dell’ago sulla fiamma della candela, tenendolo sospeso per la cruna sottile con le pinze, finchè non divenne incandescente. L’aveva visto fare ad un medico, che diceva che il fuoco eliminava tutta la sporcizia.
Con la mano avvicinò i lembi di pelle trafitta, per poi infilare l’ago per la prima volta attraverso la sua pelle. L’assassino si contorse appena, digrignando i denti e trattenendo il fiato, mentre sentiva la cute bucata da parte a parte.
-So che fa male…ma cerca di stare fermo…-disse Leonardo, totalmente concentrato nell’opera. –E’ un lavoro delicato…-
L’assassino rispose col fiatone:-Vorrei vedere te al posto mio! Fa un male tremendo…-
Leonardo cercò di velocizzare il più possibile quell’orribile tortura. D’altronde detestava procurare tutto quel dolore nel suo compagno, quando l’unica cosa che avrebbe voluto donargli era il piacere.
Dopo una decina di minuti di dolorose contrazioni da parte di Ezio e grazie alla mano ferma e precisa di Leonardo, cinque punti chiudevano la ferita dell’assassino.
L’artista pulì e bendò il suo Ezio con una stretta fasciatura, per poi osservare con soddisfazione quanto appena compiuto. –Ecco fatto!-
-Grazie a Dio...non ce la facevo più…-
-Aspetta qui, che ti porto qualcosa…-disse Leonardo sparendo al piano sottostante, per poi tornare con un bicchiere colmo di una strana sostanza verdastra.
-Bevilo…ti farà abbassare la febbre…-
Ezio non protestò, bevendo diligentemente come un bambinetto. –Puah! Ha un sapore orribile…-disse porgendo nuovamente il bicchiere all’inventore.
-Ora riposati, Ezio…ne hai bisogno! Io sono qui…se hai qualunque problema avvisami, hai capito?-
Ezio fece segno di sì con la testa, chiudendo finalmente gli occhi dopo quella serata tremenda. Anche quella volta l’aveva scampata per un pelo e se non fosse stato per Leonardo…sarebbe stata dura togliere quella freccia o comunque scovare un medico a quell’ora della notte…
Sentì il pittore sdraiarsi al suo fianco e sistemare le coperte su di sé e su di lui, con una delicatezza incredibile.
-Grazie, Leonardo…-disse Ezio, ad occhi chiusi. La sua voce era bassa e impastata dal sonno.
-Ma che dici, Ezio…non devi neppure ringraziarmi…-disse l’artista con la sua solita modestia.-Ora dormi…-disse chinandosi sul compagno per baciarlo sulla fronte ancora umida di sudore. Gli scostò dolcemente i capelli dalla fronte, mentre Ezio cadeva vittima del sonno.
Leonardo, da parte sua, si era talmente preoccupato che non riusciva ad addormentarsi, sebbene ormai il compagno fosse sano e salvo accanto a lui. Ad ogni respiro un po’ più affannoso dell’assassino, si voltava per sincerarsi delle sue condizioni.
La sua premura ed il suo amore erano sconfinati, in quella devozione totale che riservava al suo Ezio. Non avrebbe mai accettato di perderlo. Vivere senza di lui non avrebbe avuto un senso…
E così lo guardava, per ore, senza stancarsi di quel volto ora rilassato, in cui il dolore non era che una vaga e saltuaria percezione. Già lo sapeva che quella sarebbe stata un notte di veglia…

** **

La ferita impiegò circa un mese a rimarginarsi del tutto e aveva lasciato sul costato dell’assassino un’evidente cicatrice. Una sera, Ezio e Leonardo chiacchieravano nel letto prima di addormentarsi.
Il pittore era sempre contento quando poteva attendere il sonno al fianco del suo compagno. Distrattamente percorreva con una mano il torace di Ezio, solcato da molte altre cicatrici oltre a quella più recente da lui stesso provocata. Non potè fare a meno si soffermarsi con più insistenza sul suo lavoro.
-Mi spiace che sia rimasta così evidente…-disse l’artista.
-Con il tempo diventerà come le altre, fidati…-disse Ezio che, a quanto pareva, se ne intendeva di cicatrici. –Hai fatto un ottimo lavoro…-
-Dici davvero?-
-E poi non mi importa di una stupida cicatrice…l’importante è essersi salvati, no? E questo è solamente merito tuo…-
Leonardo si sentì decisamente felice  per quell’affermazione, per quel ringraziamento velato che gli aveva fatto capire che lui, Leonardo da Vinci, gli aveva salvato la vita…
Si strinse di più al compagno, continuando a percorrere il suo petto con la destra.
-E poi sembra che a qualcuno piacciano particolarmente le mie cicatrici…-disse Ezio con un tono malizioso.
-Oh…ma smettila!-esclamò Leonardo con le guance paonazze.
Era vero, però. Quel corpo così vissuto, solcato da esperienze dolorose, aveva un fascino incredibile, un richiamo a cui l’artista non sapeva resistere. Stringersi ad esso era qualcosa di meravigliosamente emozionante, stimolante sia nel fisico che nella mente.
Solo Ezio sapeva provocargli un brivido con un semplice sussurro, un fremito con una carezza, uno sfarfallio nello stomaco con un semplice bacio a fior di labbra.
Alla luce tenue della candela quasi spenta, Ezio notò il rossore sulle gote del compagno.
Si sporse verso di lui, che teneva lo sguardo abbassato.
-Mi piace farti arrossire…-constatò.
-Sei sadico, Ezio…-
-Non è vero…perché così sei ancora più bello…-disse l’assassino, compiacendosi della genuina e fanciullesca beltà di Leonardo. Un uomo così intelligente, che in suo confronto Ezio non era che una nullità, una stupida capra nel gregge dell’umanità, ma così fragile e sensibile che aveva bisogno di un appiglio sicuro come lui.
Insieme creavano l’equilibrio.
L’assassino si sporse allora in avanti, fino ad incontrare le labbra di Leonardo, che rispose stupito a quel bacio inatteso, mentre le braccia di Ezio lo cingevano con una dolcezza inusuale.
Nessuna notte di veglia, nessuna notte di sangue.
Quella notte era per loro…

 

   
 
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