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Autore: Silene Nocturna    09/01/2012    8 recensioni
STORIA VINCITRICE DEL CONTEST MIRAI STORIES.
"La città dell’Ovest, oramai ridotta a una desolata landa rocciosa, un deserto privo di qualsiasi anelito di vita, stava per diventare l’ennesimo campo di battaglia per la salvezza della Terra. Il fruscio del vento scompigliò i capelli di quella possente figura, avvolta nella tuta da combattimento che con gli anni, tra ribelli scorribande e duelli all’ultimo sangue, emulava ormai una seconda pelle, oltre che il simbolo indistinto della razza a cui fieramente apparteneva."
Prompt: Morte. [Mirai Vegeta/ Androide 17]
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 17, Vegeta
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prima della pubblicazione del nuovo capitolo di End of an Era, mi accingo a presentarvi anche la storia partecipante al contest di Lady Nazzumi, Filira e NeDe, Mirai Stories. Spero sia di vostro gradimento e di aver reso il Principe dei Saiyan degno dell’originale.

One-shot betata dall’autrice MusaTalia, che ringrazio sentitamente.

Nonostante ci siano stati disguidi riguardanti un precedente Contest al quale ho partecipato, in cui lei si è ritrovata come giudice “quasi” sostitutiva, sono sollevata di aver risolto la discussione sorta; spero inoltre che la fan fiction piaccia a tutte le giudici.

 

 

 

 

 

L’ultima battaglia

 

 

 

La città dell’Ovest, oramai ridotta a una desolata landa rocciosa, un deserto privo di qualsiasi anelito di vita, stava per diventare l’ennesimo campo di battaglia per la salvezza della Terra. Il fruscio del vento scompigliò i capelli di quella possente figura, avvolta nella tuta da combattimento che con gli anni, tra ribelli scorribande e duelli all’ultimo sangue, emulava ormai una seconda pelle, oltre che il simbolo indistinto della razza a cui fieramente apparteneva.

Da quando Kaaroth era morto, pareva che ogni cosa fosse andata distrutta con lui. Si combatteva per la sopravvivenza, sperando di vedere un’altra alba tra le macerie di quelle città distrutte dalle macchine del Dottor Gelo. E la speranza era forse l’unica cosa che spingeva il figlio della terza classe ad allenarsi costantemente, garantendo la salvezza ai pochi sopravvissuti… Ma non lui. Il desiderio sempre più impellente di misurarsi coi cyborg l’aveva ossessionato fin dal primo istante in cui il suo acerrimo nemico era scomparso, affetto da una subdola malattia cardiaca.

Raggiungendo finalmente lo stato del leggendario guerriero, era stato inizialmente certo di poterli sconfiggere e sub classare finalmente l’odiato saiyan, pur di eccellere e riprendersi quel posto che gli spettava fin dalla nascita. I muscoli si tendevano ad ogni più piccolo rumore, ad ogni carezza sferzante del vento proveniente da Est; il respiro calmo, perennemente controllato come il ritmo dell’organo che nel petto incalzava, conferiva ancor più austerità alla sua immagine riflessa negli opachi vetri delle costruzioni decadute. Gli occhi affilati tentavano di intercettare l’ombra dapprima scorta dietro quei grattacieli irti come grosse montagne piegate dagli elementi e, mentre i piedi si apprestavano a lasciare la polverosa terra in un’ascesa vertiginosa, le dita strinsero maggiormente le palme, brucianti per il colpo d’energia pronto ad essere scagliato.

- Alle spalle, saiyan!

L’androide numero diciassette annunciò la sua presenza caricando un micidiale pugno, certo di coglierlo di sorpresa. Ma Vegeta chiuse un istante le palpebre prima di sparire e a gran velocità schivare il gancio destro diretto contro la sua schiena; un ki-blast attirò l’attenzione del cyborg dai lunghi capelli scuri, smossi da quelle agili piroette in un cielo limpido e sereno. I contendenti si fronteggiavano levitando, guardandosi insistentemente negli occhi; le pupille nero pece apparivano molto più che concentrate, attraverso l’espressione truce, bramosa di trafiggere le iridi gelide dell’avversario. C-17 tornò all’attaccò con un grido, simulando una potente sfera d’energia che saettando velocemente bruciava ogni molecola d’ossigeno col suo spropositato calore. Il saiyan accusò il colpo in pieno petto e con una smorfia di dolore si preparò a sferrare l’offensiva: il calcio, assestato con estrema rabbia, lo fece precipitare tra le macerie di quei grattacieli, di cui si liberò provocando l’ennesima esplosione. Fasci di luce dorata s’irradiarono per miglia di distanza, ma Vegeta ostentava la cinica freddezza di quando per diletto aveva distrutto interi pianeti nel suo ruolo di mercenario. Strofinò il dorso della mano sulla parte lesa mentre l’ammasso di ferro era in procinto di raggiungerlo nuovamente a gran velocità, per poi pararsi dinanzi al guerriero con un derisorio ghigno; stava solo giocando, nel tentativo di prolungare l’agonia dell’avversario che avrebbe costretto in ginocchio per l’affronto subito. Aggiustò il foulard arancione quasi del tutto carbonizzato prima di volare verso di lui con la mano destra allungata dinanzi a sé; Vegeta incrementò l’aura, scagliandosi velocemente al contrattacco e preparandosi alla trasformazione. Numerosi lampi scaturirono dalle sue membra rigonfie d’energia e i capelli fluttuanti, ormai del tutto ricoperti d’oro, incorniciarono quei duri e fieri lineamenti, finché le nocche, ricoperte dal tessuto dei guanti bianchi, impattarono violentemente con il pugno di C-17. Aprì gli occhi ora simili a tempestosi oceani, mostrando nella sfavillante aura ciò che di diritto gli spettava da tempo. Riuscì a scorgere l’avversario digrignare i denti con forza: era accecato da una simile visione; ma subito interruppe il contatto per intraprendere un corpo a corpo invisibile ad occhio umano; la velocità con cui Vegeta compiva ripetutamente le sue mosse e la precisione con cui colpiva il freddo metallo fece per un istante vacillare la macchina da guerra che, spiccando un balzo all’indietro, si preparò a sferrare numerose sfere d’energia.

-Sei già stanco, pezzo di latta?- urlò Vegeta nella cortina di fumo creatasi, parando e rispedendo indietro i ki-blast. Poi, finalmente vide una breccia in quella difesa inespugnabile: l’esperienza attivò il sentore che l’occasione giusta era pronta per essere sfruttata.

Nuovamente gli riservò il suo speciale colpo, appreso dopo estenuanti allenamenti che erano stati suscitati in lui dall’amara resa, e una volta distratto C-17, poté abbandonare la statica posizione per piombargli alle spalle e rispedirlo con una singola ginocchiata tra la polvere. Ma era soltanto l’inizio: sapeva che il cyborg non aveva mostrato neanche un minimo della sua vera forza. E, maledì il pensiero, destava in lui la certezza che l’esito di quella battaglia era stato decretato fin dall’inizio. Non si sarebbe mai tirato indietro, piuttosto sarebbe morto nel tentativo di distruggerlo. Non per la salvezza del pianeta, né per coloro che avevano perso ingiustamente la vita, ma per se stesso. Dimostrando ancora una volta che lui, Vegeta, il principe dei saiyan, poteva essere considerato il numero uno.

Non aveva neanche detto loro addio.

Come ogni esponente della propria razza, il combattimento era radicato nei suoi perfetti geni, in ogni cellula del suo essere e nulla avrebbe potuto distoglierlo dall’obbiettivo. Quando aveva abbandonato l’ormai andata in malora Capsule Corporation, si era lasciato alle spalle molto più di quanto immaginasse. I terrestri per primi erano morti nel tentativo di ostacolare i cyborg, e ormai, certo che la mattina seguente di quel nefasto giorno sarebbe stato il suo turno, scendendo sul campo di battaglia e andando incontro alla morte, non aveva provato nulla. Nulla che riuscisse a tormentare il suo spirito o insinuare dubbi nella sua mente ben vigile e consapevole della disfatta a cui stava tendendo la mano. Dopotutto il destino non poteva essere più crudele con lui, ormai abituato ad accettarlo senza rimpianti e soprattutto senza alcuna paura. Cos’era dopotutto la paura per Vegeta? Una sciocca quanto inutile debolezza, provata anni prima al cospetto di un saiyan che era stato in grado di umiliarlo, strappandogli ogni certezza che fin da giovane erano riusciti ad inculcargli: il suo titolo non era nient’altro che polvere dinnanzi alla smisurata potenza del guerriero leggendario, eppure non aveva mai abbandonato l’orgoglio di cui fin dalla nascita si era nutrito, che gli scorreva nelle vene ribollenti d’ira. Infine ci era riuscito, riscattandosi e rendendo realtà la mera leggenda, ma non vi era più alcun motivo per rimanere su quel miserabile pianeta, con la morte di Kaaroth la sua vendetta si era compiuta da sola, anche se la causa di una simile scelta poteva ricadere soltanto sugli avversari creati dal Dottor Gelo.

“Siamo saiyan e nessuno si tira indietro dinanzi ad una nuova sfida.”

Essa si era presentata alla luce di eventi inattesi che avevano destato l’eventualità di mescolarsi a quei terrestri: emblema di un simile pensiero, suo figlio mezzosangue venuto alla luce dopo l’unione, neanche lontanamente messa in conto, con quella scienziata.

Il pianto di Trunks l’aveva accompagnato quando, voltando le spalle alla vita, Vegeta aveva deciso di seguire Kaaroth nell’ultimo gesto, cosa comune per qualsiasi altro consanguineo. La donna non era riuscita a trattenerlo, poiché ogni parola sarebbe risultata inutile ed il muto addio era sembrato palpabile ed angosciante, nell’oscurità delle mura ormai desolate. Entrambi sapevano che quella era l’ultima volta in cui i loro sguardi si sarebbero incrociati.

- Big Bang attack!- il grido di battaglia accompagnò il lampo energetico scaturito dal suo palmo, investendo completamente l’androide.

Perfino il vento si era placato, dopo l’estenuante combattimento che in fin dei conti l’aveva provato al punto da fargli schiudere le labbra, bramose d’ossigeno; trattenendo il fiato mentre scagliava quell’arma distruttiva, non aveva fatto altro che tenere d’occhio il corpo minuto di C-17. I tessuti lerci e fumanti, una volta diradatasi la cortina densa di fumo, si alzavano ed abbassavano ritmicamente, occultando ancora le membra ricoperte da quell’epidermide fredda come il ghiaccio.

- I miei complimenti, Vegeta. Sei riuscito a farmi il solletico.- pronunciò battendosi le palme sui vestiti.

Il saiyan assottigliò il proprio sguardo.

I poderosi muscoli, scossi da febbrili tremiti, cominciavano ormai a mandare segnali affinché Vegeta perdesse quella maledetta lucidità, lanciandosi finalmente senza inibizioni verso il cyborg. Mossa alquanto inutile, ne era certo, anche quando il tempo parve fermarsi. La sfera luminescente esplose sul petto facendogli perdere la concentrazione. Percepì lo scoppio della sua corazza ed i frammenti penetrare nella carne, squarciandogli violentemente il petto; il caldo e viscoso liquido salì dalla gola alla bocca, riversandosi in un conato scaturito velocemente delle sottili labbra mentre ritornava al suo originario stadio. Stava precipitando.

C-17 osservò compiaciuto quella rapida discesa provando una sorta di perverso piacere per aver finalmente messo al tappeto il Principe dei Saiyan; adesso toccava soltanto a Gohan e poi quella razza si sarebbe finalmente estinta.

Quando la schiena colpì lo sdrucciolevole deserto cittadino, per Vegeta sembrò l’impresa più ardua riuscire a recuperare il respiro mozzato dall’impatto tumultuoso. Il sapore metallico del sangue lo soffocava, come quando anni addietro aveva incrociato il cammino con la morte. Strinse le nocche, costringendosi a non distogliere lo sguardo, quasi offuscato dai sensi che lentamente stavano abbandonando il suo corpo contratto da innumerevoli spasmi. Nonostante vedesse zampillare la sconfitta tra i copiosi fiotti di sangue, riuscì a sfidare per l’ultima volta C-17, pronto ormai a finirlo col suo micidiale colpo di grazia. Ogni istante sembrava lungo oltre ogni dire, interminabile e straziante, come se qualcuno si divertisse a fargli scontare i misfatti di una vita, prolungando la sua dipartita. Un ghigno deturpò i fieri lineamenti mentre i pensieri correvano involontariamente e inaspettatamente a coloro che stava lasciando, gli unici che forse lo avrebbero ricordato. Deglutì l’amara sconfitta, il medesimo sapore che aveva inebriato i suoi sensi durante lo sterminio di creature innocenti.

Il cyborg caricò le illimitate energie, ricoprendosi di una potente aura e permeando l’etere col suo singolare addio fece appello a quelle conoscenze inculcategli dal folle scienziato, mettendo fine alla vita del suo ennesimo avversario e Vegeta poté osservare la sfera, ormai rassegnato a lasciare definitivamente quel mondo. Non credeva infine, di provare rammarico.

Quando l’aria fu respirabile e le nubi andarono diradandosi sul cratere in cui fluttuavano innumerevoli ceneri, C-17 tornò statico, immobile, come se non avesse più alcuno scopo; era stato creato per distruggere, ma portata a termine la missione di eliminare i guerrieri più forti della Terra, che cosa avrebbe fatto? Abbassò lentamente il palmo da cui era scaturita quell’onda energetica, finché lo sguardo vacuo si perse all’orizzonte, saturo di molteplici interrogativi.

Bulma, la giovane donna, portò inconsapevolmente una mano al cuore: senza volerlo un’unica lacrima era rotolata lungo le sue fredde guance. Il pianto di Trunks si acuì, mentre un sordo dolore le s’irradiò nel petto quando finalmente capì. Quelle mura così familiari non le erano mai sembrate così vuote.

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine

   
 
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