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Autore: Rosee    09/01/2012    1 recensioni
'Una ragazza era in piedi e mi dava le spalle. Era alta, aveva la carnagione candida, e i capelli castano chiaro, che, dipendentemente dalle luci, davano a volte sul rossiccio a volte sul biondo, erano raccolti lasciando scoperta la schiena dritta, di quelle carine, quelle con la fossetta al centro, nascosta a metà busto da un tubino blu che le avvolgeva il corpo, e in vita aveva un cinturino sottile nero di pelle. Le lunghe gambe erano scoperte e i piedi erano vestiti da decoltè nere, alte. E rideva, rideva spensierata, rideva una di quelle risate che sollevano tutte le pene dal tuo cuore.'
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Che poi più ci penso, e più capisco che mi hai cambiato la vita..

1. Rob

Erano le 5.30 pm quando atterrai a Roma. Era Aprile, esattamente il 20, e la giornata era soleggiata, ma certamente non calda quanto lo era stata la giornata precedente a Los Angeles. Avevo bisogno di una vacanza, dopo tutto il lavoro delle riprese, e così decisi per Roma. Mi avevan detto che l'Italia era bella, ma non pensavo così bella. Beh ovviamente oggi dopo tutti questi anni, ripensandoci, sono un po' di parte. E ovviamente l'Italia mi piacque subito, poichè, oltre tutta la sua storie, le opere d'arte, e i monumenti, era,  ed è,  un Paese dove il buon gusto non manca mai. Comunque sia andai con il mio agente, era giovane e divertente, e mi lasciava libero, percui un grande compagno di viaggio. Arrivammo verso le 6.00 pm in albergo.. C'era folla, volevano tutti una foto, ma avevo sonno, e non ero dell'umore adatto per fermarmi, perciò li sorpassammo e entrammo in albergo. Era in pieno centro, e penso che fosse molto costoso, ma il mio agente , Jerry, non badava a spese quando si voleva viziare, a me infondo sarebbe andata bene una cosa da quattro soldi, ma lui non era della stessa opinione. Dopo aver chiesto le chiavi alla reception prendemmo un grande ascensore, e arrivammo alle nostre camere. Sì, 'camere separate, Rob, voglio divertirmi' mi aveva detto ridendo, e io avevo semplicemente annuito disinteressato. A me non interessava ormai solo 'divertirmi', era facile, mi riconoscevano ovunque, avrei potuto fare un cenno con il capo e portarmene cento, ma non m'interessava la gente che ormai mi usava solamente, e poi ero venuto per festeggiare, per farmi amici con i quali festeggiare, chiunque, anche stupidi conoscenti, ma comunque ubriacarmi in perfetti locali italiani. Entrai nella mia camera, era spaziosa, e si affacciava sulle strade, potevo divertirmi ore e ore a guardare la gente normale passeggiare inosservata. C'era un grande letto matrimoniale al centro rivestito da coperte dorate che richiamavano il colore delle pareti, un'altra idea di Jerry quella del letto matrimoniale, si capisce che non era sposato o fidanzato. Accesi le luci della stanza, benché non fosse buio, mi piaceva così, le luci erano gialle, e mi davano una sensazione di relax puro. Lasciai la valigia affianco al letto, e decisi di posticipare la mia gita turistica alla sera, così mandai un messaggio a Jerry, per dirgli che ci saremmo visti per le 10.30 pm, ovviamente omettendo il motivo. Fosse stato per lui avrei passato tutte le notti insonne, d'altronde non era lui quello che aveva passato gli ultimi giorni su un set per le riprese, non era sfinito per il lavoro. Mi allungai sul letto e presi sonno subito. Mi svegliai verso le 10 pm. Giusto in tempo per fare una doccia, lavare i denti, e mettere qualcosa di decente. Così finii di prepararmi e misi un po' di colonia. Uscii dalla mia camera e bussai a quella di Jerry, ero puntualissimo, e lui penso che si fosse preparato tre ore prima. Mi aprì dopo qualche minuto, e spalancando la porta una folata di profumo mi investì in pieno facendomi venire il disgusto per qualunque cosa avesse un odore. S'era messo in tiro, e si era lavato, finalmente. Aveva in mano una videocamera ''Hey Rob, ho portato questa, conserveremo tutto dell'Italia'' disse mostrandomela. Risi all'idea, ma non era così cattiva. ''Allora dove vuoi andare campione?''  dissi sorridendogli, ''Pensavo in quel posto con quella fontana enorme, sai quella delle monetine '' , ''La Fontana di Trevi, Jerry mio Dio''. Rise '' Si ma prima qualche pub ok?'' annuii ridendo di lui e la sua ignoranza riguardo all'arte e alla cultura. Visitammo un paio di pub, e dopo aver bevuto qualcosa e aver filmato me mentre firmavo autografi e facevo foto, decise che la mezzanotte era perfetta per visitare la  'Fontana di Truvio' come diceva lui. E così facemmo, prendemmo un taxi e ci avviamo verso la famosa fontana. Nonostante l'orario la piazza era popolata, e tanti visi ci, o meglio mi, fissavano con un'aria di imbarazzo, quasi tutti a dire il vero erano girati dalla mia parte e mi guardavano costantemente, solo un gruppo di ragazzi non si era accorto di me e Jerry, che urlava e cantava a causa della sbronza. Erano seduti un po' più avanti di noi, tutti rivolti verso di me, solo una ragazza era in piedi e mi dava le spalle. Era alta, aveva la carnagione candida, e i capelli castano chiaro, che, dipendentemente dalle luci, davano a volte sul rossiccio a volte sul biondo, erano raccolti lasciando scoperta la schiena dritta, di quelle carine, quelle con la fossetta al centro, nascosta a metà busto da un tubino blu che le avvolgeva il corpo, e in vita aveva un cinturino sottile nero di pelle. Le lunghe gambe erano scoperte e i piedi erano vestiti da decolté nere, alte. E rideva, rideva spensierata, rideva una di quelle risate che sollevano tutte le pene dal tuo cuore. Nonostante la piazza fosse popolata non era molto rumorosa, quindi riuscivo a sentirla perfettamente, ma non conoscevo l'italiano a quei tempi. Sentivo Jerry continuare a parlarmi e a filmare qualunque cosa, anche quella ragazza dal momento che la 'Strafissavo' diceva insistentemente, ma la mia attenzione non poteva che essere concentrata su lei. D'improvviso la sua risata si bloccò, probabilmente le avevano detto qualcosa. E così lentamente si girò, e per la prima volta la vidi in viso. Aveva dei lineamenti delicati e dolci, sopracciglia sottili non esattamente tondeggianti ma leggermente alzate nel loro percorso, il naso era sottile, dritto e piccolo, leggero, e gli occhi azzurri come il cielo di primavera, come il cielo di Aprile, come il cielo di quella stessa mattina, erano abbelliti da un po' di eye-liner e della matita, le ciglia foltissime truccate di mascara. La prima cosa che pensai fu che era bellissima, la seconda fu che probabilmente s'era accorta di me, e quindi sarebbe stata in adorazione come tutti quanti. Ma i suoi occhi erano persi nel cercare qualcosa nella piazza e viaggiavano nell'acqua. Improvvisamente si fermarono accanto a me, così anch'io spostai il mio sguardo, e notai una piccola pochette nera. Riposai lo sguardo su di lei, che alzando il suo, senza pensarci due volte, mi venne incontro e arrivata davanti a me sussurrò qualcosa come ''Scusa'' e si allungò per prendere la borsa. Sorrisi, e lei rispondendomi al sorriso si girò e si avviò per raggiungere gli amici che erano visibilmente sbalorditi, quasi quanto me, dalla sua performance. ''Hey, TU!'' le urlai in inglese, lei si girò sbalordita e ridendo mi guardò con aria interoggativa. Pensai subito che non mi capisse, così le feci cenno di avvicinarsi. E lei, ancora senza pensarci, fece quello che le avevo detto, ''Dimmi tutto'' disse ridendo appena arrivata davanti a me in un perfetto inglese. Le sorrisi ancora, e lei si sedette come se non fossi stata io a chiamarla ma chiunque altro e ridendo davanti alla visione di Jerry con la videocamera e il suo canto. Jerry era divertito quanto me davanti alla bella ragazza che avvicinando il naso alle mie labbra disse ''Puzzi di alcolici'' continuando a ridere, e forse avevo capito il perché, ''Wow! Anche tu, penso che siano tutti quasi alla frutta quelli che hai bevuto no?'' dissi ridacchiando, aveva una pecca allora. ''Beh si, ma è il mio compleanno'' disse rattristandosi e poi guardando il mio orologio disse ''O forse era'' e rise di nuovo,quindi nessuna pecca.. ''Beh allora buon compleanno..?'' mi guardò divertita ''Ahah, Rose, o meglio Rosangela, ma Rose va più che bene'' e mi sorrise, e che sorriso! Le si illuminava tutto il viso ''Allora, Rose, ci mostri la tua città?'' dissi, ''Io? Ah, pensavo di chiederlo a voi, non sono di qui!'' disse inclinando il viso da un lato ''Ah, non sei italiana?'' rise divertita alla mia domanda ''si ma non sono di Roma!'' disse scocciata. ''Beh allora visitiamola insieme no?'' sorrisi, e lei parve molto felice, tanto che alzò una mano e urlò ''Francesca!'' e altre parole incomprensibili. Chiamava la sua amica, che si girò subito. Anche lei era alta, poco più bassa di Rose, magra, i suoi capelli neri erano lisci e sciolti, le sfioravano la vita, i lineamenti poco più marcati della ragazza che mi stava accanto, e occhi marroni con delle venature più scure. Le sopracciglia erano più tondeggianti rispetto a quelle di Rose, ed erano nere come i capelli, le ciglia erano foltissime, infatti pensavo che non ci fosse stato bisogno del mascara nel suo caso. Il naso era poco più grande rispetto a quello di Rose, ma le cadeva a pennello sul viso, e le sue labbra era belle più o meno come quelle di Rose. Cambiava il colore, Rose le aveva rosse, mentre Francesca l'amica, le aveva di un fucsia scuro, come una caramella alla fragola. Indossava un corpetto di pizzo nero e color carne, che disegnava sul suo busto delle figure floreali, e metteva in risalto il suo petto, che Jerry aveva definito troppe volte bello. Le gambe sottili erano avvolte da un jeans nero tempestato di piccoli brillantini, e ai piedi aveva dei tacchi neri lucidi alla schiava.Sembrava sorpresa e imbarazzata alla chiamata di Rose, ovviamente lei da buona sobria mi aveva riconosciuta. Ma non urlò come altre ragazze dall'altro lato della piazza. Titubante si avviò per raggiungere l'amica che era impaziente di averla con se. Appena arrivò, gli occhi di Rose si accesero e si alzò per abbracciarla. Mi alzai anche io e mentre stavo per presentarmi Jerry mi sbarrò la strada dicendo ''Hey bella io sono Jerry'' in italiano un po' arrangiato e io allungai la mano e dissi sorridendo  ''Sono Robert'' in inglese, lei ci sorrise, e arrossì alla presentazione di Jerry. Rose iniziò a parlare con l'amica che, anche non capendo quello che dicevano, sembrava gentile, e mentre parlavano le guardai incamminarsi per non si sa dove. Vedendo che noi restavamo dietro, Rose si girò e mi fece cenno di andare con loro. ''Sei sicura di sapere dove stiamo andando?'' le dissi appena arrivato al suo fianco, ''No, ma so bene come si chiama la strada del ritorno, sarà facile tornare'' disse ridendo e mettendosi sottobraccio a me, le sorrisi scuotendo la testa lentamente. Dopo un'ora che passeggiavamo lei non si era ancora stancata di parlare, mi aveva detto della sua giornata speciale, quella che aveva appena passato, del fatto che Roma le piaceva molto, e aveva accennato più vole alla sua voglia di trovare un lavoro al più presto, dicendo alla fine di ogni frase che adorava gli alcolici alla frutta, ma non era un'alcolista. Arrivammo così davanti ad un pub, e si girò emozionata implorandomi di entrare, scossi la testa. Era già troppo ubriaca per i miei gusti. Ma iniziò a dire che noi maschi eravamo tutti uguali, tutti cattivi, e senza pietà, e quindi per farla finire la presi dal braccio e la trascinai dentro. Il pub era affollato, e di nuovo, come prima, fui fermato da molta gente che voleva scattare foto e avere autografi, perciò mi un po' per accontentarli. Ogni volta che alzavo la testa c'erano sempre loro tre, con Jerry che filmava. Ma notai che il tempo era scorso velocemente, e alzando la testa per cercare quegli occhi celesti, appresi che non c'erano, c'erano solo Jerry e Francesca occupati a ridere e scherzare con la telecamera. Corsi da loro, ''Dov'è Rose?'' chiesi allarmato, evidentemente troppo velocemente per permetterle di capirmi, perciò le riposi la domanda più lentamente, e questa volta mi capì poiché fece spallucce e mi indicò l'uscita. L'uscita! Era uscita, ed era ubriaca, ed era uno schianto! Cosa succede quando soccombono tutte queste caratteristiche?! Guardai in tutto il locale, ma lei non c'era. Cercai di arrivare alla porta, superando la gente che mi schiacciava, e ci riuscii. Urlai più volte il suo nome, finchè una vocina spezzata disse ''Sono qui'', svoltai l'angolo e la trovai seduta a giocare con i suoi braccialetti. La notte aveva portato con se il freddo, e lei sembrava un pulcino in Alaska. Mi avvicinai sorridendo e le chiesi sussurrando  ''Cosa ci fai qui? si muore di freddo!'' , fece una piccola smorfia ''C'era troppa gente, mi annoiavo'' mi guardò con la coda dell'occhio, e poi spostò lo sguardo. Ridacchiai leggermente, e le offrii la mia giacca di pelle che accettò con un sorrisone. ''Vuoi tornare in albergo?'' le chiesi sempre a bassa voce, ''Perché parli così?'' disse sussurrando. Risi, faceva ridere, e lei rise con me e continuò a parlare ''Si ripensandoci, vorrei tornare in albergo'', ''In quale albergo alloggi? Ti chiamo un taxi!'' ''Il Rotary, credo si chiami così'' '' Scherzi vero? è il mio stesso hotel!'' sorrise, era sfinita! Mandai un messaggio a Jerry dicendogli che io e Rose andavamo in hotel, che loro due alloggiavano nel nostro hotel, e quindi Francesca avrebbe potuto tornare con lui più tardi. Dopo poco, mentre eravamo in taxi, mi arrivò la risposta di Francesca dal cellulare di Jerry : 'Jerry è divertentissimo! Ma non è riuscito a leggere il messaggio, comunque torneremo presto, mi fa piacere che ti stia occupando di Rosangela! Ciao ^^'. Sorrisi all'idea di Jerry e la sua videocamera. Dopo circa un'oretta arrivammo all'hotel. Trascinai Rose fuori dal taxi e l'aiutai a salire i gradini per entrare alla reception. Non c'era nessuno apparte il portinaio che ci sorrise. Mi disse il piano della sua stanza, esattamente sotto il nostro, e presi la sua pochette per cercare le chiavi. Dopo averla svuotata, ero sicuro che le chiavi non fossero lì. E così con tutti i rischi che ciò poteva comportare, la portai in camera mia. Lei ormai era andata, fusa proprio. ''Devi andare in bagno?'', '''' disse sorridendo assonnata. Entrò in bagno e lasciò la porta socchiusa, ''Ti passo la mia camicia? Non hai un pigiama qui'' le chiesi a bassa voce, si affacciò e annuì allungando la mano. Tolsi la camicia e gliela diedi, mi sorrise come a ringraziarmi e rientrò in bagno. Io misi i pantaloni del pigiama, giuste per non dormire in boxer, e mi allungai sul letto, con il viso rivolto verso la porta del bagno. La vedevo perfettamente mentre si struccava con delle salviettine che aveva nella pochette, e mentre poggiava, cercando di non far rumore, il suo vestito blu, sul cassettone del bagno. Poi la vidi mentre toglieva le forcine dai capelli e le poggiava, una ad una, si fianco al rubinetto, vicino alla saponetta. Lentamente i suoi capelli caddero lunghi sulla schiena, erano ondulati e le arrivavano poco più sotto della vita. Poi tolse le lentine, e sciacquò ancora il viso. Spense le luci e venne verso il letto. Mi guardò divertita, e poi si allungò all'estremità del letto. Dopo poco cadde in un sonno profondo, che nemmeno le mie risate per le sue buffe espressioni interrompevano. D'un tratto si girò e posò la sua testa sul mio petto, e lì rimase per tutta la notte, e io rimasi insonne a guardarla dormire cercando di non svegliarla, fino a che presi sonno anch'io.

  
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