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Autore: BNikki_    09/01/2012    9 recensioni
Un viaggio nei sapori insieme a Rick e Kate
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Disclaimer: Castle non mi appartiene e nemmeno Lavagna, ma gli faccio pubblicità gratis


Zenzero

Come diavolo si fosse fatta incastrare in questa cosa le risultava ancora un mistero. Più cercava di riprodurre nella sua mente la scena esatta, con tanto di dialogo, e più le idee le si annebbiavano, l’ordine delle frasi diventava confuso e non riusciva a ricordare chi-aveva-detto-cosa e cosa l’aveva spinta a salire su un taxi diretta ad un appuntamento che, di certo, non avrebbe mai accettato se fosse stata veramente nel pieno delle sue facoltà.
Scommettiamo?
Cosa scommettiamo?
Una cena.
Ci sto!
A cena con Richard Castle.
Milioni di fans avrebbero dato qualunque cosa per poter essere al suo posto, ma lei non riusciva a smettere di pensare che questa poteva non essere una cena qualunque, che trovarsi al tavolo con lui in uno dei più chic ristoranti italiani di New York non aveva lo stesso significato del condividere una porzione di patatine fritte da Remy’s, come capitava spesso. Scommessa o non scommessa, questo aveva tutta l’aria di un appuntamento galante e per il quale decisamente non si sentiva ancora pronta.
Ma nonostante tutto aveva indossato un vestito che lasciava poco spazio all’immaginazione, aveva arricciato i capelli ed elaborato il trucco, aveva preso un taxi verso l’East Village e nel momento in cui l’auto si era fermata davanti a Lavagna si era resa conto di avere persino il coraggio di scendere e raggiungere quell’uomo incredibilmente affascinante che la aspettava davanti alla porta, guardandosi intorno, nervoso come un bambino il primo giorno di scuola.
“Ciao Castle...” lo salutò non appena lo raggiunse.
“Ciao...” Qualsiasi altra parola avesse voluto dire si disperse prima di raggiungere le sue labbra.
La guardava estasiato, gli occhi irrequieti nel tentativo di cogliere l’intera perfetta immagine di lei per poterla conservare fissa nella mente e adorarla nei momenti di lontananza.
Sorrise mentre le sfiorava il gomito per invitarla ad entrare nel locale:
“Andiamo...”
Kate lo seguì con un’espressione vagamente divertita.
Il piccolo tavolo rotondo a loro riservato era di fronte alla grande finestra sulla 5a strada, incorniciata da una collana di tenui lucine decorative, che stemperavano la bizzarra penombra in cui era tenuto l’ambiente.
Un cameriere sistemò sul tavolo una candela accesa e i loro volti persero le ombre inquiete, mentre una scintilla danzava riflessa nei loro occhi.
“Sei a tuo agio, Detective?” le chiese lui sistemandosi il tovagliolo sulle gambe.
Kate lo guardò incuriosita dalla domanda:
“Certo... Scrittore.” rispose pungente.
“Bene, perché voglio dirti una cosa... E per farlo voglio mandare un attimo in pausa in galateo ed essere schietto, diretto...”
Il sorriso scomparve per un attimo dal volto di Kate sostituito da una espressione allarmata: cosa sta per dirmi? Il suo sguardo guizzò istintivamente per un attimo sulla porta del ristorante per controllare le vie di fuga.
“...sei uno schianto, Kate.”
Impiegò un secondo per registrare la frase e riprendersi dalla sorpresa, dopo di che scoppiò in una risata argentina che contagiò anche lui.
“Neanche tu sei tanto male, Castle...” gli disse ridacchiando.
Rick sorrise soddisfatto e le porse un menù:
“Bene. Adesso possiamo ordinare...”

“Che vino hai scelto?” chiese lei sorseggiando dal calice il liquido chiaro.
“Fiano di Avellino, lo conosci?”
“No. Ma è ottimo...”
Il cameriere li raggiunse con gli antipasti:
Gamberi con salsa al basilico per la signora...e Crostini toscani per il signore. Buon appetito!”
Kate osservò estasiata il piatto che aveva di fronte: cinque gamberi grigliati, privati del guscio ma non della coda, erano sistemati a girandola su un letto di una vellutata crema di ceci e conditi con alcune gocce di un pesto di basilico e olio d’oliva.
Sollevò forchetta e coltello pregustandosi la delizia che stava per assaggiare, ma prima di toccare i gamberi lanciò un’occhiata furtiva al piatto di Castle. Due fette di pane bianco tostato erano adagiate su alcune foglie di radicchio rosso e caricate con una crema rustica, sicuramente a base di carne, dal profumo intenso.
“Che cos’è?” gli chiese indicandogli i crostini.
“Una specie di paté a base di fegatini di pollo. Una specialità toscana. Vuoi assaggiare?” rispose Castle con un sorriso ammiccante.
Kate fece una smorfia poco convinta al pensiero dei fegatini pollo:
“No no, grazie, meglio di no...” rispose e con forchetta e coltello iniziò a concentrarsi sui suoi gamberi.
Rick fece spallucce: “Non sai cosa ti perdi, Detective.”
Kate assaggiò i gamberi e chiuse un attimo gli occhi sopraffatta dalla piccola tempesta di sapori, che le avvolsero la lingua e le accarezzarono il palato.
“Mmm...” gemette poco prima di riaprire gli occhi masticando lentamente. Castle, colto di sorpresa, la guardava con la bocca socchiusa e gli occhi colmi di desiderio: non era forse lo stesso gemito che le aveva sentito emettere quando l’aveva baciata in quel vicolo, sotto copertura?
Abbassò lo sguardo e sorseggiò del vino nel tentativo di recuperare un po’ di autocontrollo.
“Sai cucinare, Kate?” le chiese prima di addentare il primo crostino.
“No, non direi.” rispose lei senza troppo imbarazzo “Sono quella che acciuffa i cattivi e li mette in galera, ricordi?”
Sorrisero entrambi.
“Ma so mettere in tavola qualcosa da mangiare, se è questo che chiedi. Quando ho vissuto con mio padre, e dovevo occuparmi di lui, ero io a preparargli la cena ogni sera quando tornava dal lavoro.”
“E qual è il piatto che ti piace di più preparare?”
Kate sospirò pensierosa non sapendo bene cosa rispondere.
“Mia madre preparava un dolce ogni settimana, la domenica sera. Quando ero piccola la osservavo e cercavo di memorizzare ogni gesto, pensando che un giorno avrei preparato gli stessi dolci per la mia famiglia. Quando diventai abbastanza alta da arrivare al bancone della cucina mamma iniziò a darmi piccoli compiti utili, come dosare la farina sulla bilancia, mescolare l’impasto mentre lei recuperava gli altri ingredienti e a volte compiti curiosi, come contare quante mandorle facevano mezza libbra. Era per farmi sentire partecipe. La mia torta preferita era quella di carote e mandorle.”
“Buona!” esclamò Rick che la ascoltava attentamente mangiando con calma i suoi crostini.
“Sì, molto.”
C’era un velo di tristezza nel suo tono e Rick sollevò lo sguardo su di lei per interpretare meglio la linea dei suoi pensieri.
Kate continuò il racconto dopo un sorso al calice di vino:
“Durante l’adolescenza...beh ero sempre in giro con gli amici la domenica sera, non avevo più tempo per preparare torte con mia madre...”
E poi ad un tratto la mamma le era stata portata via, pensò Rick.
“Se hai ancora la ricetta originale potremmo provare a prepararla insieme...”
Kate lo guardò soppesandolo. Aveva finito i suoi gamberi quindi giocherellava con la base del calice, prendendo tempo, mordicchiandosi il labbro inferiore.
“Sì, perché no...” disse infine “Ma non sono sicura che tu arrivi al bancone della mia cucina...” aggiunse in tono canzonatorio.
Castle sorrise e stropicciò le dita sul tovaglio:
“Posso sempre mettermi seduto al tavolo a contare quante mandorle fanno una libbra.”

La seconda portata arrivò dopo pochi minuti, in due piatti fumanti ed esteticamente molto curati.
Pescatrice per la signora, Salmone per il signore.”
Anche in questo caso Kate rimase qualche secondo a studiare entrambi i piatti, come se fossero due dipinti esposti in una galleria d’arte.
“Sei brava...” le disse Castle osservandola.
“Come dici?” chiese lei sorpresa.
“Ho notato che osservi il piatto e la presentazione del cibo. Fai bene, fa parte dell’esperienza.”
Kate sorrise:
“Castle, non se ne può fare a meno, queste pietanze sono belle oltre che buone!”
“Facciamo un gioco...” le disse Rick sollevando il bicchiere di vino verso di lei.
Kate sollevò le sopracciglia perplessa: un’altra scommessa?
“Che gioco, Castle?”
“Descrivimi il sapore del tuo piatto ed elenca gli ingredienti. Io farò lo stesso con il mio. Alla fine della cena verificheremo con lo chef chi di noi due è stato più accurato.”
Kate lo guardò socchiudendo gli occhi, qualcosa le sfuggiva della vera motivazione di questo gioco, ma decise di accettare la sfida.
“Cosa si vince?” chiese alzando a sua volta il calice.
“Un’altra cena ovviamente!” rispose Rick con un sorriso sornione.
I calici si toccarono con un tintinnio, siglando la loro piccola sfida gastronomica.
“Comincia tu.” le disse Castle dopo aver posato il bicchiere.
Kate si sistemò il tovagliolo, prese la forchetta e assaggiò un boccone della sua Pescatrice. Masticò lentamente socchiudendo gli occhi come aveva fatto per i gamberi. Rick la osservava rapito.
“Filetto di pescatrice...cotto al forno...sopra un letto di funghi cotti nel vino...” disse solennemente.
Rick scoppiò a ridere e lei con lui.
“Sembri Anton Ego!” disse Castle mentre lei nascondeva il viso con il tovagliolo imbarazzata “Kate... questo era scritto nel menù... impegnati di più, descrivimi il sapore...” la esortò quando si furono ricomposti.
“Ok...” rispose lei di nuovo concentrata. Assaggiò il secondo boccone e chiuse gli occhi, lasciando che i sapori si diffondessero nella sua bocca, separando le sensazioni una dall’altra: il sapido, l’acidulo, il dolce, l’amaro.
“La pescatrice ha un sapore tenue, di mare...” disse senza aprire gli occhi “...ma quasi neutro. E’ il fondo su cui si stagliano gli altri sapori. I funghi mi fanno venire in mente i boschi d’estate, l’odore del muschio e della corteccia degli alberi. Sento bene il vino rosso e una spezia, forse del cumino...Sono gradevolmente amarognoli. La salsa scura è agrodolce, contrasta nettamente l’aroma dei funghi, potrebbe essere zenzero...ma non ne sono sicura...”
Riaprì gli occhi ed era tutto lì, nelle sue iridi blu. Rick voleva prenderle le mani, accarezzarle la nuca passando le dita tra i suoi morbidi capelli e assaporare le sue labbra nello stesso modo in cui Kate aveva fatto con la pescatrice. O forse era quello che lei desiderava?
Si schiarì la voce per rompere quel contatto etereo, immaginario e lui trasalì distogliendo lo sguardo.
“Tocca a te, Castle.”
“Ehm...Sì.” farfugliò strappandole un sorriso intenerito.
“Ti avverto Detective, hai a che fare con un professionista delle descrizioni...” le disse recuperando la sua abituale spavalderia.
“Oh, lo so bene...” replicò lei tenendogli testa.
Rapidamente Rick prese con la forchetta un pezzetto di salmone e lo mise in bocca.
“Il salmone è cotto sulla piastra, così da non fargli disperdere i succhi...” cominciò ancora masticando “La carne rosea ha un sapore deciso e ben definito, riconoscibile in mezzo a tutto il resto, e scatena immagini di potenza: i salmoni che risalgono la corrente lottando contro la forza dell’acqua...i possenti alberi che costeggiano i torrenti dell’Alaska...le invincibili zampate degli orsi che pescano i pesci infilzandoli con i loro artigli...”
Kate alzò gli occhi al cielo:
“Castle, il salmone mi è chiaro, passiamo oltre...”
“Ok, ok... Ehm...C’è del pepe rosa e dell’olio d’oliva a condimento del filetto di pesce grigliato, che è coricato su un letto di purea di finocchio, delicatamente vellutata con della panna e una noce di burro. Le patatine che lo accompagnano sono cotte nel latte e condite con del coriandolo fresco. La decorazione a filo è fatta con la stessa salsa che hanno usato nel tuo piatto ed è una composta di rabarbaro, non di zenzero.”
Kate socchiuse gli occhi arricciando le labbra, fintamente indispettita:
“Rabarbaro, dici eh... Chiediamolo allo chef!” e ciò detto alzò una mano per attirare l’attenzione del cameriere, che li raggiunse in pochi istanti.
“Mi dica, signora.”
“Sì, dunque...ci stavamo chiedendo cosa fosse esattamente questa salsetta rossa...”
“Lo chiedo subito allo chef.” rispose il cameriere, che si allontanò dopo aver prelevato i loro piatti vuoti.
“Rabarbaro.” disse Castle guardandola con un’occhiata di sfida.
“Zenzero.” replicò lei restituendogli lo sguardo con un sorrisetto.
Il cameriere ritornò dopo un paio di minuti con il verdetto:
“Lo chef dice che si tratta di una composta di rabarbaro.”
“Oh, ma guarda...” commentò Castle ammiccandole in modo comico “Sembra che dovrai venire di nuovo a cena con me...”
“Mmmm...secondo me hai barato Castle...” gli disse lei ridacchiando.
“Devi provarlo, Detective.”
Scelsero un solo dessert da dividere, una deliziosa mousse al cioccolato fondente con guarnizione di panna montata, ma Kate si sentiva sazia e lasciò che lui mangiasse anche metà della sua parte.
Il vino l’aveva resa allegra e mentre Rick le raccontava dei suoi catastrofici esperimenti in cucina, dalle s’morelettes agli s’muffins, lei rideva di gusto, coprendosi timidamente la bocca con la mano o asciugandosi una lacrima che minacciava di rovinarle il trucco.
Quando il cameriere portò l’astuccio di pelle con il conto, Rick in poco meno di un secondo fece apparire la sua carta di credito e la consegnò al cameriere.
“Castle! Cosa fai??” disse Kate scattando sulla sedia e allungando la mano sulla tovaglia nel tentativo di fermarlo “Ho perso io la scommessa! Sta a me pagare!” Ma il cameriere si era già allontanato con la carta di credito dello scrittore.
“La posta in gioco era una cena con me.” le sussurrò facendole l’occhiolino “Hai perso ed infatti sei qui.” Fece scivolare il palmo della mano sul tavolo fino a sfiorare le dita di Kate e aggiunse: “E adesso me ne devi anche un’altra!”
Doveva essere il vino a farle girare la testa... oppure era il tocco delicato della sua mano?
“Facciamo una passeggiata?” disse senza nemmeno rendersene conto.
“Certo...” rispose Rick un po’ sorpreso, ma si alzò prontamente e la aiutò ad indossare lo spolverino.
Si incamminarono senza una vera e propria destinazione e dopo pochi passi Kate si rese conto di doversi tenere al suo braccio per camminare senza problemi sui suoi tacchi vertiginosi.
Doveva ricordarsi di non esagerare con il vino... la prossima volta.
“Ho seguito un corso di degustazione della birra, qualche anno fa...” disse lui per punzecchiarla “Forse per la nostra prossima cena potremmo ripiegare sulla birreria belga sulla 48esima.”
“Sto benissimo, non ho nessun problema con il vino... Nemmeno con la birra se è per questo...” ribatté lei ridendo.
“Allora deve essere la pescatrice...” e in quel momento uno degli appuntiti tacchi di Kate si infilò in una fessura e la fece inciampare. Rick con dei riflessi prontissimi le afferrò l’altro braccio e le circondò la vita, impedendole di sbilanciarsi.
Non ebbe il tempo di scoppiare a ridere, come sempre accade quando si cade o si inciampa, in reazione all’evento improvviso e al rush di adrenalina.
I suoi occhi scintillarono della stessa passione che lei aveva visto solo una volta prima di allora, in quel vicolo durante la caccia a Lockwood, e ogni consapevolezza dell’esterno svanì nell’istante in cui sentì quelle labbra morbide e affamate catturare le sue, succhiandole, mordicchiandole, e la lingua cercare la sua per assaporarla.
“Kate...” si allontanò dalla sua bocca solo per respirare e baciarle la linea della mascella e sprofondare nel collo dove il suo profumo lo inebriò completamente.
“Kate, profumi di ciliegie...” le sussurò stringendola a sé ”...e le tue labbra sanno di cioccolata, di cannella e di zenzero...”
“Non di rabarbaro?” chiese lei ancora fremendo.
“No, di zenzero.”



Note e crediti
Vi è venuta fame? Ci ho messo un pomeriggio a scriverla e ho avuto l’acquolina in bocca per tutto il tempo... :)
Immagino che qualcuno storcerà il naso di fronte ai curiosi accostamenti di sapori e soprattutto all’idea che possa essere un ristorante italiano... Molti dettagli delle ricette li ho inventati, ma gli americani sono fatti così e questo ristorante a NYC esiste davvero, è ottimo, solo forse un po’ sperimentale...
Grazie a Reb e Vale per la revisione, l’incoraggiamento e anche per il solo fatto che esistono!
Piccola aggiunta: grazie a chi ha votato la storia per i CSA di Gennaio! :-***** Laura

   
 
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