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Autore: Nekorii    10/01/2012    3 recensioni
Francia e Giappone decidono di fare una vacanza insieme, ma hanno qualche problema a decifrare la cartina. Inevitabilmente si perdono..
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"Forse perdersi per un po' non è poi tanto male"
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Giappone/Kiku Honda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yee, che emozione, la mia prima fanfiction :) Quindi..Uhm, spero vi piaccia, non sono molto brava. 
La coppia Francia Giappone l'ho scoperta praticamente ieri, ruolando a sclero con la mia Kiku. 
E infatti e a lei che la dedico, forse è lei che mi ha fatto un po' venire la voglia di scrivere FanFiction, chissà. E che se n'è uscita per prima con questo pairing, nonostante in role sia la prima che tira fuori katane affilate per respingere le mie avances *sigh* 
E ovviamente è dedicata anche a tutte le altre mie nazioni, Feliks, Feliciano, Doitsu, Cina, Scozia e Prussia.
Votre France vous aime ♥

Oh, il francese che ho usato è tutto frutto delle mie conoscenze scolastiche, lì dove ho potuto l'ho controllato, spero sia giusto, a fine pagina metterò le traduzioni.
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*Tutto nacque da questa immagine.
Purtroppo non conosco l'autore/autrice. Se qualcuno sa chi l'ha fatta, sarò lieta di citarlo/a.*


«Ci siamo persi, vero?» domandò Francis per la terza volta negli ultimi dieci minuti.
«N-no, ma cosa dici Furansu-san, non ci siamo persi!! Stiamo seguendo la cartina no?? Tra poco arriveremo a destinazione!» Giappone provò a sembrare convinto delle sue parole, molto più di quanto non lo fosse lui stesso.
Francia continuò a camminare, con le mani incrociate dietro la testa, sbuffando lievemente.
Kiku sospirò, ricacciò la cartina nella borsa e andò dietro al francese, mantenendo, nel camminare, una lieve distanza tra di loro.
Lui non era tipo da farsi impressionare facilmente dalle altre persone. Certo, poteva sembrarlo, dato il suo carattere schivo e introverso. Ma erano parecchi decenni ormai, dalla sua rapida apertura al mondo occidentale, che si era reso consapevole del fatto che non aveva nulla da invidiare alle grandi potenze europee, o americane. Amava le culture e le tradizioni dei paesi stranieri, ma sapeva benissimo di non essere da meno.
E nonostante i brutti momenti passati nelle ultime guerre, si poteva ritenere abbastanza amico di America e Inghilterra, due dei suoi ultimi nemici.
Ma con Francia..
Giappone sollevò lo sguardo interrompendo un attimo il corso dei suoi pensieri, per vedere un Francis camminare annoiato per le strade di quella città a loro sconosciuta, girando appena la testa per guardare due ragazze che gli stavano passando accanto. Francis sembrò apprezzare il loro abbigliamento succinto, perché rallentò il passo e girò quasi completamente la testa per seguire con gli occhi quelle invitanti minigonne. Il suo sguardo incrociò quello di Giappone. Francia sorrise e gli fece l'occhiolino.
Kiku trasalì, si risvegliò dalla sua breve trance (si era messo a fissare il francese senza accorgersene per chissà quanto tempo) e, arrossendo furiosamente chinò il capo fingendo di trovare particolarmente interessanti i lacci delle sue scarpe.
Maledizione..
Kiku non era tipo da farsi impressionare facilmente dalle altre persone. Ma Francia riusciva a metterlo seriamente in soggezione. Non come nazione, nonostante ne ammirasse tantissimo la cultura, ma come persona. I suoi modi libertini e spontanei stridevano fin troppo con i comportamenti a cui lui era abituato. La naturalezza con cui prima aveva guardato quelle ragazze, o con cui aveva guardato lui facendogli l' occhiolino (Kiku deglutì), era un qualcosa che lui non aveva mai posseduto, che ammirava e forse anche un po' invidiava. Giappone non riusciva a esprimere i suoi sentimenti verso le persone che gli erano care, Francia forse lo faceva fin troppo. Cosa significavano, in fondo, gli sguardi a quelle ragazze, l'occhiolino fatto a lui, o qualunque altra dimostrazione fatta a qualcun altro? Probabilmente per Francia era tutto un gioco, metteva in soggezione le persone perché sapeva di poterlo fare e gli piaceva.
Giappone alzò lentamente lo sguardo, per controllare se Francis lo stava ancora osservando. Vide che si era allontanato, di una decina di metri forse, rispetto a prima, e si era fermato davanti ad un negozio per guardarne la vetrina, fingendo scarso interesse.
Kiku si avvicinò a lui. Possibile avesse capito il suo imbarazzo? Beh non era sicuramente difficile, era stato abbastanza palese a dire il vero. Forse si aspettava che Francia lo prendesse un po' in giro per la sua reazione esagerata, invece non solo non lo aveva fatto, ma aveva anche concesso a Kiku qualche minuto di riflessione da solo, per ricomporsi un attimo e riprendersi dallo shock culturale. Era davvero quello il motivo? Poteva davvero essere così sensibile lo stesso Francia che fino a poco prima lui aveva accusato di giocare con i sentimenti della gente?
Francis si girò verso di lui, gli rivolse un sorriso amichevole e chiese «Alors? On y va?» «Ou-oui» rispose Kiku in un francese stentato.
Ripresero a camminare, rimanendo in un piacevole quanto imbarazzante silenzio per un po' di tempo. Fino a che Francia riprese «Alors, mon ami? Ci siamo persi, non é così?»
Giappone sospirò, sconsolato. Quella persona era incredibile. Riusciva a metterti in assoluta soggezione con uno sguardo, e poi certi momenti se ne usciva con tali comportamenti da sembrare un bambino. Kiku era abbastanza sicuro che, se fossero stati in macchina, Francia avrebbe chiesto «Siamo arrivati?» almeno ogni tre minuti.
Tirò fuori la cartina dalla sua borsa, la dispiegò e cominciò a girarla per poterla leggere dal lato corretto.
«Tranquillo Furansu-san, non ci siamo persi, so esattamente dove siamo». Giappone poteva anche essere un tipo timido, ma era anche molto testardo. E sicuramente non voleva ammettere di esseri perso! Sicuramente non con Francia!
Aggrottò le sopracciglia. Accidenti! Non riusciva nemmeno a capire dov'era la strada in cui si trovavano, in mezzo a quel groviglio di linee, scritte e simboli che si trovava in mano. Non aveva un grande senso dell'orientamento, ma non era certo disposto ad ammetterlo.
Francia sospirò «Mon ami, non é colpa tua, la colpa é di Amerique, non~? Per una volta che il suo cher père lo va a trovare avec un des ses meilleurs amis, lui decide che deve avere un'improrogabile riunione à la Maison-Blanche. Quel tipo sembra dover lavorare solo nei momenti meno opportuni per gli altri»
«N-non dire così Furansu-san! Sono sicuro che America-san non ci avrebbe lasciato da soli, se non avesse avuto delle valide ragioni per farlo. Deve essere davvero molto occupato, e appena si libererà dai suoi impegni sono certo che verrà a prenderci» Giappone si impettì lievemente «Ricorda che siamo nazioni, prima di essere persone, Furansu-san».
Francia lo squadrò un secondo, fece un sorrisetto e si avvicinò a lui «Se la colpa non é di Amerique, suppongo allora si possa dire che sia tua, non~? D'altronde sei tu che mi hai trascinato qui per venire a trovare America, senza prima esserti assicurato che, nella sua agenda degli impegni, la giornata di oggi fosse libera» .
Giappone indietreggiò lievemente «Na-nani?? Tu eri d'accordo con me Furansu-san, hai detto che era da tanto che non venivi a trovare America-san, e ti avrebbe fatto piacere fargli visita!».
Il sorriso di Francia si allargò in una leggera risata «Ohnohnohn~ mon ami, je le sais, stavo solo scherzando! Parbleu avresti dovuto vedere la tua faccia!» Giappone arrossì lievemente, ma non fece in tempo a rispondere niente, perché in quel momento il francese aveva già ampiamente invaso il suo spazio personale, chinandosi su di lui per tentare di leggere la cartina. Giappone si irrigidì. Sentiva i capelli di Francia sollericargli il viso, e ne avvertiva il forte profumo (rose, forse?) stuzzicargli le narici. Kiku era in evidente disagio, come faceva l'altro a non accorgersene? Deglutì. Forse, pensò, se ne accorgeva eccome.
«Alors, où sommes-nous?» chiese Francia, totalmente incurante della minima distanza che si era creata tra i loro volti «Oh Japon~ io me la cavo a non perdermi sai, so leggerle bene le cartine, ma je ne comprends vraiment rien ici! Quando hai detto che avresti portato tu una mappa, non immaginavo che fosse scritta in giapponese, io qui non capisco proprio!».
"E in che lingua volevi la portassi Furansu-san, io SONO Giappone,ricordi??" pensò Kiku un po’ stizzito. Cercò comunque di nascondere il suo sdegno a quel commento, considerato anche che stava ancora facendo i conti con il disagio fisico che la  vicinanza indesiderata con il francese gli procurava.
Francis si girò verso di lui, accorciando ulteriormente la distanza tra i due «Pardonne-moi mon ami, ma se io non riesco a leggere il giapponese, e tu non riesci a leggere una cartina, ne deduco che, per quanto tu non voglia ammetterlo, nous nous sommes perdus». Sembrava leggergli nel pensiero accidenti!
La distanza era davvero poca, si trattava di pochi centimetri. Giappone deglutì, il suo spazio personale era stato decisamente invaso, per i suoi gusti.
«Furansu-san, suggerisco di fermarci e riflettere sulla condizione nella quale ci troviamo» tentò di mantenere la calma «Analizzeremo a fondo la situazione, nei suoi aspetti positivi e negativi, e arriveremo o meno alla conclusione di esserci smarriti dopo aver studiato con attenzione i dati a nostra disposizione. La prossima volta che intraprenderemo un viaggio mi impegnerò di più per il raggiungimento della destinazione prefissata. Per riflettere usando a pieno le mie capacità analitiche, tuttavia» deglutì di nuovo «ho bisogno che mi venga concesso un minimo spazio personale, non te la prendere Furansu-san, non é per te (non lo era?), ma la nostra cultura ci impone di non gradire particolarmente la distanza troppo ravvicinata con un'altra persona».
Sperava di essere stato chiaro. E che Francia si allontanasse. Non lo fece. Invece squadrò Giappone da capo a piedi,  come a valutare la distanza tra di loro, posò infine gli occhi su quelli di Giappone, fece un sorrisetto e disse « Mon cher ami, je ne crois vraiment pas che questa» fece scorrere nuovamente lo sguardo da se stesso all'altro, indicando con un lieve cenno del capo lo spazio che li separava «possa essere definita "distanza troppo ravvicinata" non~?»
Giappone fece uno sguardo interrogativo. Che risposta era? Dove voleva andare a parare facendo un discorso del genere?
«Mon cher» continuò Francis avvicinandosi ulteriormente a Kiku, che si ritrovò ad indietreggiare per riguadagnare il tanto ambito spazio personale. «Japon»  si avvicinò ancora «vuoi che ti spieghi» continuò a indietreggiare «cos'é davvero» si ritrovò con le spalle contro il muro di un edificio. Era in trappola. Francia appoggiò le mani al muro, ai lati della sua testa. Si avvicinò pericolosamente al suo orecchio e gli sussurrò «una "distanza troppo ravvicinata"?»
Kiku sentì il volto andargli in fiamme e un brivido lungo la schiena. Maledizione, perché quell'uomo gli faceva quell'effetto? E soprattutto, perché lui reagiva così, come se non fosse più in grado di controllare le sue emozioni? Sembrava una scolaretta alla sua prima cotta! Questo pensiero lo fece arrabbiare e arrossire ancora di più. Si guardò da un lato all'altro della strada, per cercare con lo sguardo il supporto di qualcuno. Ma la via era pressoché deserta, che Francia l'avesse fatto apposta?
Francis si allontanò dal suo orecchio, lo guardò con uno sguardo per Kiku indecifrabile, ma sempre con quell'irritante sorrisetto sulle labbra, appoggiò delicatamente una mano sulla sua guancia e avvicinò piano il proprio volto al suo.
«Fu-Furansu-san?». Era finita. Non c'era più nulla da fare. Era come una piccola preda caduta tra le grinfie di un grosso lupo. Era paralizzato e non sapeva come reagire, cosa fare. Se solo avesse portato una delle sue katane con sé, probabilmente il francese ci avrebbe pensato due volte prima di fare quello che stava per fare.
Chiuse gli occhi e li strinse forte, attendendo il momento in cui avesse sentito il contatto tra di loro. Contatto che non arrivò. Giappone aprì piano gli occhi. Francia si era allontanato lievemente e lo osservava divertito. Si lasciò sfuggire una risatina «Mon ami, sei così carino quando arrossisci in questo modo~». Giappone sapeva che il suo viso aveva ormai assunto un colorito più rosso di quello del sole levante della sua bandiera.
«Na-nani?». Era confuso. Che diavolo era successo? Francia..Lui..Non aveva fatto niente! Il suo labbro inferiore tremò lievemente. L'aveva preso in giro e lui..Lui gliel'aveva permesso! Cercò di nascondere il suo sguardo arrabbiato e anche un po' deluso. Come aveva potuto pensare che uno come Francia avrebbe davvero provato a baciare uno come lui? Abbassò la testa e cercò di riprendere il controllo di se stesso.
«Fu..Ran..» deglutì «Furansu-san..Tu..Non stavi..Per..» fantastico, stava balbettando «Io credevo..che..».
Il sorriso di Francis svanì immediatamente, e il suo volto divenne subito serio.
Prese delicatamente il mento di Kiku tra l'indice e il pollice «Credevi» gli sollevò piano il viso costringendolo a guardarlo «O volevi?» 
Giappone arrossì se possibile ancora di più. Come accidenti aveva fatto? Era così palese la sua delusione?
«O forse» Francis si chinò su di lui avvicinando il suo volto a quello dell'altro «Lo vuoi ancora, Kiku?». Giappone poteva sentire il respiro di Francia sul suo viso. Trasalì sentendo l'altro pronunciare il suo nome di persona e non di nazione. Era un gesto parecchio intimo, tra gente come loro.
«Wa-watashi..» cominciò lui, ma Francia gli premette piano la bocca col dito indice «Shh. Interrompimi solo se non vuoi che lo faccia». Il respiro di Giappone si era fatto pesante, ma non disse più nulla. Francis sorrise e sussurrò «Ne fermer pas tes yeux. Je veux que tu me regarde dans le moment dans le quel je fais ça» e chiuse la breve distanza tra loro.
Kiku non ce la fece a fare come Francis gli aveva chiesto, e chiuse gli occhi per assaporare un bacio di pochi secondi che gli sembrò durare un'eternità. Le labbra di Francis erano calde e morbide, e il bacio non era come lui se l'era aspettato. Era dolce e casto, per nulla intrusivo, senza pretese o richieste aggiuntive. Kiku gli fu grato di questo, forse Francis era davvero una persona sensibile in fondo, e aveva capito che lui non era tipo da lasciarsi andare agli altri tutto in una volta, e se bastava solo la presenza del francese a metterlo in agitazione, figurarsi come un bacio, seppur a labbra praticamente chiuse, poteva farlo sentire!
Francia si staccò lentamente da lui, e appoggiò la sua fronte su quella del giapponese. Kiku aveva ancora gli occhi chiusi, e quando li aprì mantenne lo sguardo basso. Non se la sentiva di sostenere lo sguardo di Francis, non ora. Era davvero imbarazzato. Mormorò un appena udibile «A-ari..gatō..». Si sentiva in dovere di ringraziarlo, per la forte sensazione che gli aveva fatto provare, nonostante sapesse che per Francis questo era solo un gioco privo di significato.
«Kiku» lo chiamò Francia, la sua voce ferma e seria lo costrinse a guardarlo «Je ne veux pas que tu pense que ça n'a pas signifié rien pour moi, parce qu'il n'est pas ainsi. Regarde moi, a-tu compris?». Giappone cominciò seriamente a pensare che l'uomo di fronte a lui potesse leggergli nel pensiero. Non poteva davvero essere COSÍ sensibile, no? Poi realizzò ciò che aveva detto e il cuore cominciò a battergli forte. L'aveva detto per non ferirlo o lo pensava davvero?
«A-tu compris, Kiku?» ripeté Francia. Kiku non riusciva a capire cosa passasse davvero nella mente del francese, ma decise, almeno per il momento, di prendere per buono ciò che gli stava dicendo. Annuì debolmente. Francia sorrise, gli accarezzò la guancia e si allontanò da lui.
«Allons-nous?» Giappone sorrise piano e annuì, stavolta più energeticamente «Hai!»
Ripresero a camminare e Francia disse con un sorrisetto «Comunque, ci siamo persi non é così?». Giappone sospirò arrossendo lievemente «Hai, forse..Forse potrei aver perso di vista la nostra posizione sulla mappa». Francis si fermò e disse «Beh, forse perdersi per un po' non é poi tanto male, mon ami, non~?» e facendogli l'occhiolino riprese a camminare piano. Kiku rimase un attimo senza parole. Quel francese! Chissà quante gliene avrebbe fatte passare! E la giornata era ancora lunga, per non parlare del loro soggiorno in America!
Poi sorrise, scosse la testa e corse dietro all'altro per raggiungerlo. Chissà, forse Francis aveva ragione. Non era male, ogni tanto, perdersi per un po'.

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Francese-Italiano

Alors? On y va? = Allora? Andiamo? 
Oui = Sì
Mon ami = amico mio
Amerique = America
Non = No
Cher père = Caro padre
Avec un des ses meilleurs amis = Con uno dei suoi migliori amici
Maison-Blanche = Casa Bianca
Je le sais = Lo so
Parbleu = Uhm..è un'esclamazione che non saprei bene come tradurre.
Où sommes-nous? = Dove siamo?

Je ne comprends vraiment rien ici = Non capisco proprio niente qui
Pardonne-moi = Perdonami
Nous nous sommes perdus = Ci siamo persi
Je ne crois vraiment pas = Non credo davvero
Ne fermer pas tes yeux. Je veux que tu me regarde dans le moment dans le quel je fais ça = Non chiudere gli occhi. Voglio che tu mi guardi mentre lo faccio.
Je ne veux pas que tu pense que ça n'a pas signifié rien pour moi, parce qu'il n'est pas ainsi. Regarde moi, a-tu compris? = Non voglio che pensi che non ha significato niente per me, perché non è così. Guardami, hai capito?
Allons-nous? = Andiamo?

Giapponese-Italiano
Furansu-san = Beh sarebbe Francia-san. Ma Francia-san mi suonava strano, allora ho preferito lasciare la trascrizione della fonetica originale, che dovrebbe essere all'incirca così.
Nani? = Cosa?
Watashi = Io
Arigat
ō = Grazie
Hai = Sì
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