nel vento della sera
l’acqua si frange sulle zampe
dell’airone cinerino
IL VOLO DEGLI AIRONI
Il vento pungente della sera si infilava nella distesa piatta della risaia facendo increspare appena il pelo dell’acqua. Una scacchiera di pezzi di cielo si stendeva fino a perdersi nell’orizzonte fra l’ondeggiare sincopato delle canne e l’arruffarsi delle piume degli aironi.
Il capitano Ukitake si strinse meglio il mantello sulle spalle.
- Te la senti? – chiese il capitano Kyoraku, immobile accanto a lui, guardando la stessa scena con gli occhi socchiusi.
- Certo – fu la pacata risposta.
- Sicuro?
Ukitake tirò fuori da qualche parte un piccolo sorriso: - Sicuro. Questa condanna è ingiusta, ne sono convinto. Non so cosa sta succedendo, ma c’è qualcosa che non mi torna. Perché accanirsi così tanto su una ragazzina?
Fu la volta di Kyoraku di sorridere.
- Non è proprio una ragazzina sai… sei tu che sei un vecchietto…
Questa volta riuscì a strappargli una risata.
- Ho sei mesi meno di te!
- Sono solo cinque e mezzo!
Tornarono seri, di colpo. Un airone stava scivolando in una lunghissima planata davanti a loro. All’ultimo momento torse le ali con eleganza e calò sull’acqua quasi senza sollevare spruzzi.
- Vorrei essere un airone – sussurrò Juushiro – Loro non hanno bisogno di prendere decisioni… fanno sempre la cosa giusta d’istinto.
Cominciò a tossire. Shunsui lo prese per le spalle, dolcemente.
- Rientriamo, fa freddo qui – disse.
L’altro lo guardò con gli occhi già un po’ lucidi di febbre.
- Faremo quello che ci sembra giusto, e accetteremo le conseguenze – mormorò con la voce resa leggermente ansimante dai colpi di tosse.
- Faremo quello che ci sembra giusto – ripeté Kyoraku lentamente – E accetteremo le conseguenze.
La vasta distesa delle risaie al crepuscolo sembrava una fila di specchi d’agento. Gli ultimi aironi sbattevano le ali allungando i becchi verso il cielo che si stava macchiando di stelle.