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Autore: secretdiary    10/01/2012    2 recensioni
Povera Befana, tutti adorano Babbo Natale, ma nessuno che pensi mai a lei!
Cosa succederebbe se la cara vecchina decidesse di ribellarsi?
E se volesse essere lei la figura più importante del periodo natalizio?
Racconto vincitore al contest 'Christmas Text' indetto dal forum 'Amy's Room'
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola annotazione prima di iniziare:
Cari lettori, innanzitutto vi ringrazio per aver aperto questa storia e per aver scelto di spendere un po' del vostro tempo per leggerla.
Vi rubo solo un paio di righe prima di lasciarvi al racconto: è finalmente uscito il mio primo romanzo.
Ora, finalmente, sono un'autrice pubblicata.
Se amate le storie fantasy, nel campo destinato al mio profilo, trovate tutte le informazioni relative al romanzo.

Grazie per l'attenzione ;)
Buona lettura!!
Bisous *-*



Natale al Polo Sud

Questa storia ha inizio al Polo Sud.

Tutti i bambini sanno perfettamente dove abita Babbo Natale, ma se domandi ad un bimbo dove vive la Befana, non otterrai nessuna risposta.

Ebbene, la Befana vive al Polo Sud.

Mi sembra logico visto che Babbo Natale ha occupato l'Artide.

Era il 22 dicembre ed entrambi i poli erano indaffarati ad organizzare ogni dettaglio per le feste.

La Befana non smetteva un attimo di correre per la casa, sfrecciando sul pavimento di legno ricoperto da decine di tappeti dalle più svariate forme e dai più bizzarri accostamenti di colore.

La vecchina faceva la spola dal ripostiglio, dove riposava la sua scopa volante, all'immensa cucina dove i suoi aiutanti, i pinguini imperatori si affaccendavano a preparare i dolci.

Rimestando con un cucchiaio in un grande pentolone borbottante la Befana saggiò la consistenza della crema, dopodiché, con la punta della lingua, la assaggiò.

«Serve più sciroppo di fragole!» esclamò.

Prontamente un pinguino dal passo ciondolante provvedette alla mancanza.

Soddisfatta l'anziana tornò alla sua scopa.

Doveva accertarsi che per il sei gennaio fosse in perfette condizioni, altrimenti mai sarebbe riuscita a portare i dolci a tutti i bambini del mondo.

Fu proprio mentre pettinava la saggina della coda che la nostra storia comincia.

Una busta bianca dal bordo rosso, sospinta dal vento, si infilò sotto la porta d'ingresso della casina della Befana.

Candy, la pinguina tuttofare, la migliore assistente della vecchina, trovò la busta e la raccolse.

Non c'era mittente, ma il destinatario era specificato con chiarezza: Babbo Natale.

Immediatamente Candy avvisò la Befana.

«Credo che ci sia stato un errore» commentò la pinguina mentre la donna apriva la busta.

«Non dovrei leggerla, però...» si scusò la Befana, ma la curiosità era troppo forte.

La Befana non aveva mai ricevuto alcuna lettera, da nessun bambino e non aveva la minima idea di cosa i bimbi scrivessero a Babbo Natale.

Sistemandosi gli occhiali sul naso adunco, la Befana scrutò avidamente ogni riga, rimanendo poi immobile, lo sguardo fisso nel vuoto.

Quella lettera era così colma di calore, di amore, di gioia.

Quanto avrebbe voluto che fosse indirizzata a lei!

Perché nessun bambino le chiedeva mai qualcosa?

Perché nessuno la considerava?

Eppure, cosa aveva in meno lei di quel pancione rosso?

La Befana rimise la lettera all'interno della busta che lasciò cadere per terra.

Gobba, a testa bassa, ella si chiuse nella sua camera da letto, pronta a coricarsi per la notte, colma di amarezza e malinconia.

Candy raccolse la busta e fissò il suo capo allontanarsi mestamente.

La pinguina comprendeva perfettamente le sensazioni provate in quel momento dalla Befana.

Come darle torto?

Stava tutto l'anno in cucina, sperimentando ricette, creando dolcetti sempre nuovi, per cosa?

«L'Epifania tutte le feste porta via» recita il proverbio.

Nessuno ama la Befana perché è vista come colei che conclude il magico periodo natalizio e riporta tutto alla normalità.

La pinguina però ammirava il lavoro del suo capo, lo rispettava ed era certa che al mondo esistessero dei bambini che la pensavano come lei.

Anche Candy andò a dormire, rimuginando, ripensando a quella lettera.

 

Il mattino dopo sia la Befana che Candy si svegliarono con buoni propositi ed idee che, a loro avviso, avrebbero risolto la situazione.

Quando si incontrarono in cucina, si salutarono con la loro solita cortesia e con quel sorriso sdentato da parte della vecchina e beccuto da parte della pinguina.

La donna chiamò a raccolta tutti i suoi aiutanti, per informarli di una novità.

«Vado a trovare Babbo Natale» riferì.

«Desidero offrirgli dei dolci per complimentarmi del suo lavoro immane.

Non preoccupatevi, non starò via a lungo».

Come ogni volta che la Befana si allontanava dal Polo Sud, lasciava al comando Candy, la sua più efficiente aiutante, ma anche la pinguina doveva abbandonare casa sua per qualche tempo.

«Devo allontanarmi, ma preferirei non rivelare il motivo» spiegò Candy alla Befana che si vide costretta a concederle quella vacanza (non sfruttava mica i suoi aiutanti, lei) e ad affidare tutta la preparazione dei dolci per l'Epifania a Marshmallow, un altro ottimo e valido aiutante.

Così, dopo essersi salutate, la Befana e Candy partirono, ognuna diretta verso la rispettiva meta.

Grazie alla magica scopa volante, la Befana fu in grado di raggiungere l'Artico in brevissimo tempo.

“Mi chiedo se la slitta di Natale riuscirebbe a tenere il mio passo” rifletté sghignazzando la vecchina.

Smontò dal manico di legno ad affidò la scopa ad un folletto vestito di verde e con lunghissime orecchie a punta.

Le estremità erano rese rosse dall'aria gelida che sferzava il Polo Nord in quel momento.

Un altro folletto, questo più pasciuto e dall'aspetto più gioioso accompagnò la Befana da Babbo Natale che in quel momento era nell'ala del suo laboratorio dedicata alla costruzione dei trenini di legno.

Natale scoppiò in una risata fragorosa quando vide la sua vecchia collega stagliarsi sulla porta.

«Entra, entra Befana!» esclamò accompagnando l'affermazione con un gesto eloquente della mano.

La Befana sorrise e raggiunse l'omone.

«Ho pensato di portarti questi, prima che tu affronti il viaggio» disse la donna mostrando un vassoio colmo di dolci di ogni genere.

L'acquolina riempì la bocca di Babbo Natale che mentre diceva che la donna non avrebbe dovuto, stava già scegliendo con quale dolcetto cominciare lo spuntino.

Per poter parlare con più tranquillità, Natale ordinò ai suoi aiutanti di lasciarli da soli, dopodiché si buttò stancamente su uno sgabello che gemette sotto il suo peso.

«Non abbiamo ancora finito, e domani sera dovrò partire!» confessò sorseggiando una tazza di cioccolata calda con panna.

«Prendi anche un biscotto» lo invogliò la Befana stringendosi le mani.

Sembrava che Babbo Natale ora volesse parlare prima di dedicarsi all'assaggio del regalo della vecchina.

L'uomo annuì pescando dal vassoio una pasta con marmellata.

Prima di metterla in bocca, commentò nuovamente lo stato dei lavori.

«Non dovrei lamentarmi, i folletti sono bravissimi, ma ogni anno sembra che il lavoro aumenti.

È come se i bambini volessero sempre di più».

Una smorfia di disappunto segnò le labbra della Befana che si permise di vantarsi, o meglio, di ostentare la sua organizzazione.

«Generalmente noi finiamo prima del sei.

I miei pinguini sono meravigliosi...».

Babbo Natale interruppe l'ode ai pinguini con un gesto canzonatorio, accompagnato da un verso ironico.

«Anche io finirei prima se dovessi occuparmi solo di dolci, mia cara Befana.

Se i bambini non contassero così tanto su di me, anche io sarei rilassato come te».

La Befana tirò indietro il capo, serrando le labbra, indispettita.

“Che pallone gonfiato!” si disse con disappunto. “Tutto quel latte deve avergli annacquato il cervello”.

«Su, su, mangia un dolcetto» lo esortò ancora.

Babbo Natale scrollò il capo.

«Non dovrei: domani mi riempirò fino a scoppiare, ma hanno un'aria deliziosa...».

Finalmente addentò il biscotto.

La Befana annuiva, seguendo ogni azione con la massima attenzione.

Qualche istante dopo il testone bianco di Babbo Natale era riverso su un tavolo da lavoro.

Dalle sue labbra fuoriusciva l'inconfondibile suono di un uomo che russa.

La risata della Befana echeggiò per la stanza, attirando l'attenzione dei folletti che da dietro la porta domandarono se fosse tutto a posto.

«Nessun problema, nessun problema» rispose la vecchina, trattenendo le risate.

Ce l'aveva fatta!

Il suo piano era riuscito, o quasi.

Ora doveva solo portare il pancione rosso al Polo Sud.

“E quando i bambini non riceveranno alcun regalo a Natale, rimarranno delusi, e saranno i miei dolcetti a consolarli!” pensò al culmine della gioia.

Prendendo Babbo Natale per un braccio, la Befana lo fece scivolare giù dallo sgabello.

Il mento andò a sbattere contro uno spigolo.

La Befana trattenne il fiato, osservando Babbo Natale.

Continuava a russare.

Traendo un sospiro di sollievo la vecchina proseguì.

La pancia di Babbo Natale strisciò sul pavimento di legno mentre la Befana continuava a trascinarlo per il braccio destro.

Fortunatamente i folletti avevano del lavoro di cui occuparsi, così nessuno si accorse di lei quando uscì dal laboratorio di Babbo Natale.

Ora doveva recuperare la sua scopa, che era stata riposta in stalla assieme alle renne e alla slitta.

Guardandosi freneticamente intorno la vecchina scorse una collinetta di neve non troppo distante.

Trascinando Babbo Natale, ella la raggiunse senza troppa fatica.

“Serve trasportare sacchi di carbone” rifletté la donna ammirando i suoi muscoli.

Farsi restituire la scopa fu facile.

Non così semplice fu invece issarvi sopra Natale.

La Befana temeva che sarebbe potuto scivolare di sotto durante il viaggio, così fu costretta a legarlo utilizzando le sue calze di nylon come funi.

Una volta tornata al Polo Sud, la Befana trascinò Babbo Natale fino al ripostiglio delle scope.

Con un gemito per lo sforzo compiuto, finalmente la vecchina chiuse la porta alle sue spalle.

«Fatto!» mormorò soddisfatta di sé.

Ce l'aveva fatta: aveva rapito Babbo Natale.

Nessun regalo sarebbe stato consegnato il ventiquattro dicembre.

I bambini, la mattina del venticinque non avrebbero trovato nulla, mentre lei, il sei gennaio, sarebbe stata puntuale e generosa.

Era anche determinata a dimezzare le dosi di carbone da assegnare ai bambini cattivi.

Dopo aver gioito per la sua vittoria, la Befana tornò nella sua cucina, pronta a spronare i suoi pinguini a fare di meglio.

Quell'anno sarebbe stato quello della sua svolta per lei e per la sua fama.

 

Nel frattempo Candy stava per raggiungere la sua meta.

Non poteva volare, così fu costretta a spostarsi sui ghiacciai scivolando sul ventre, e ad attraversare il grande Oceano a nuoto.

La determinazione aumentava la sua forza e il suo desiderio di aiutare la Befana le infondeva il coraggio per nuotare tra le acque turbolenti e agitate dell'immenso mare di Ross.

Per tre ore Candy affrontò pericoli inimmaginabili, tra foche leopardo ed orche assassine che la seguivano affamati e desiderosi di fare di lei la loro cena; fino a quando raggiunse il porto di Bluff, in Nuova Zelanda.

Laggiù, lontano dai ghiacci abitava l'unica persona che, per Candy, avrebbe potuto ristabilire l'ordine delle cose.

Talula Branscombe aveva otto anni e credeva fermamente nell'esistenza della Befana e nella sua importanza per quanto riguarda le festività natalizie.

Candy conosceva Talula da un paio di anni.

Allora ella era una pinguina giovane ed inesperta, non era ancora divenuta l'assistente di fiducia della Befana.

Un giorno era in mare aperto, a caccia e venne sorpresa da una tempesta.

Le correnti erano troppo forti per il suo corpicino, e la pinguina si ritrovò spiaggiata sulla baia di Bluff.

Talula la trovò e la assistette, curandola fino a quando Candy non riuscì a recuperare le energie per tornare a casa.

Durante quel periodo di convivenza, la pinguina scoprì il cuore colmo di generosità e di bontà della bimba e sapeva che Talula sarebbe stata in grado di donare alla Befana la grinta per tornare ad essere quella di sempre.

Con la sua solita camminata ondeggiante, traballante, Candy raggiunse l'abitazione della piccola Branscombe.

«Candy!» esclamò la piccola «Sei tornata a trovarmi!».

La pinguina attese che Talula aprisse la finestra ed entrò in camera della bimba neozelandese.

«Ho bisogno di te ancora una volta, piccola» disse Candy.

Grazie alla Befana, Candy aveva imparato il linguaggio degli uomini e poteva comunicare con essi in libertà.

Talula si sedette sul suo letto, abbracciando il peluche raffigurante un delfino azzurro mentre ascoltava attentamente il resoconto della pinguina.

 

Babbo Natale aprì gli occhi, riscoprendosi avvolto dalle tenebre.

«Befana! Cosa sta succedendo!» esclamò.

L'ultima immagine che rammentava era appunto quella della vecchina dalle scarpe rotte e il vestito alla romana.

«Taci!

Tu non meriti tutto l'affetto dei bambini! Sei sempre in ritardo, non riesci mai a finire in anticipo!» rispose la donna da oltre la porta dello stanzino delle scope nel quale aveva rinchiuso il pancione rosso.

«Ma tra poche ore dovrò iniziare il mio viaggio» si lamentò l'uomo.

La Befana gli fece il verso con espressione annoiata, e sogghignò divertita.

«E' proprio questo il piano» mormorò tornando in cucina.

Il suo piano sarebbe andato in porto, senza intoppi, senza errori.

La Befana finalmente sarebbe divenuta la figura più importante nel pantheon delle credenze natalizie.

 

Talula salì a bordo della piccola barchetta di famiglia, usata da suo padre per i suoi studi in Oceano aperto.

Sapeva come guidarla, come ogni bambino che abitava in una città portuale come quella di Bluff.

Talula e Candy raggiunsero la baia di Ross e da lì l'abitazione della Befana.

La bambina era protetta dal gelo del Polo Sud da un braccialetto d'argento regalatole dalla pinguina.

Quando la Befana fece capolino dalla cucina resa frenetica dall'andirivieni dei suoi aiutanti, rimase di stucco scorgendo l'ospite.

Nessun bambino voleva andare a trovarla.

A nessuno importava di lei, invece ora, lì in piedi c'era un metro circa di bimba che la stava fissando con gli occhi sgranati per l'incredulità.

«La Befana...» mormorò Talula prima di correre ad abbracciarla.

La vecchina rimase immobile, al principio non ricambiò nemmeno il gesto d'affetto della piccola neozelandese, ma poi accadde qualcosa di meraviglioso.

La Befana venne pervasa da una magica ed avvolgente sensazione di calore.

Era come se qualcuno l'avesse circondata con una coperta.

Quell'amore sciolse le barriere gelide e colme d'invidia che erano state erette attorno al suo cuore.

L'anima della Befana riprese a cantare di gioia, una melodia splendente e raggiante.

Talula era come un sole che aveva riscaldato la vecchina, riportandole alla mente le sensazioni che provava le prime volte che si occupava dell'Epifania.

Fu come se la donna si fosse risvegliata da un incubo, come se finalmente avesse ripreso a ragionare.

«Che cosa ho fatto...» sussurrò sciogliendosi dall'abbraccio della bambina e correndo a liberare Babbo Natale.

«Io... Io chiedo perdono» si scusò la Befana tenendo gli occhi fissi sul pavimento.

Babbo Natale scrollò le spalle: non aveva senso rivangare il passato, inoltre egli era di natura buona e non aveva mai mostrato rancore.

«Non è niente, cara Befana» rispose posandole una mano guantata sullo scialle lavorato ad uncinetto che copriva le spalle curve della vecchina.

«Ma ormai sarà tardi... Non riuscirai a finire il giro dei regali per tempo...».

Talula scosse il capo:

«Io ho un'idea!» esclamò.

Sulle sue labbra sorse un sorriso furbo e divertito.

Da solo Babbo Natale non sarebbe mai riuscito ad ultimare le consegne, ma se la Befana l'avesse aiutato, tutti i bambini del mondo sarebbero stati accontentati.

I due raggiunsero il Polo Nord dove i folletti li stavano attendendo con i sacchi colmi di doni.

Da lì la Befana e Babbo Natale si divisero.

Grazie alla collaborazione tra queste due magiche figure, che misero da parte astio ed invidia, tutti i bambini del mondo, quell'anno, festeggiarono un meraviglioso Natale.

La Befana, tornando a casa stanca e con un orribile colpo della strega da smaltire prima del sei, non mostrò più alcuna intenzione a scambiarsi di ruolo con Natale.

Da allora i suoi dolci, a detta di tutti, divennero ancora più buoni perché conditi con un nuovo ingrediente: l'amore e l'affetto per i bimbi.

   
 
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