CAPITOLO
1
Guardami,
sono qui,
chiusa nel mio studio davanti a questa vecchia macchina da scrivere e
non vola
una mosca, solo lo scoppiettio della pioggia che picchietta sul vetro
della
finestra.
E’
stato difficile,
sai, decidermi a scrivere di noi. Un po’ per paura e un
po’ per pigrizia ho
sempre rimandato, ma come una mia cara amica mi ha ricordato:
“le persone non
se ne vanno via se c’è qualcuno che le
ricorda”, cosi eccomi qua, a scrivere di
noi, pronta a rivivere per l’ultima volta la nostra storia.
Credo
che la parte
difficile sia iniziare, di cose da raccontare ce ne sono tante, ma da
dove
posso cominciare? Che ne dici dal giorno in cui ci siamo conosciuti? Lo
ricordo
come fosse ieri. C’era profumo di neve nell’aria,
lo dicevi sempre prima di una
nevicata, ci ho messo un po’, ma dopo tutti questi anno anche
io ho imparato a
sentirla.
Era
il 1899, nella vigilia di Natale, fuori
il cielo era nuvoloso, Londra si accendeva di luci e tutti sembravano
più
felici, e per le vie della città la gente correva a prendere
il regalo per i
propri cari. Quella mattina anch’io mi trovavo in giro per
negozi, avevo
promesso a mia madre che sarei andata a finire le sue ultime
commissioni
insieme a tata Aisha.
“Lucy,
per favore, smettila di correre”, mi
urlò dietro, ma non la ascoltai, avevo sempre cosi tanta
euforia da bambina
quando uscivo per le strade, che mi perdevo a osservare i negozi e le
persone
che stavano dentro. Mi immaginavo sempre nelle loro vesti, quando
anch’io sarei
diventata grande e avrei potuto spendere i miei soldi in tanti bei
vestiti.
“Guarda
quel vestito, non sono favolosi?” mi
chiese Aisha, dopo avendomi raggiunta e fermandosi vicino a me davanti
a una
vetrina. Lo stava indossando una donna di circa trent’anni,
una di quelle
femmine tutte attempate che ogni sera venivano invitate alle feste dei
signori
più importanti non tanto per la loro intelligenza, cosa che
a quei tempi per
noi donne era secondaria, ma per il loro modo di
“comportarsi” con gli uomini.
Non erano sgualdrine, ma si comportavano come se lo fossero, e a quei
tempi
ancora non capivo il perché di cosi tanta fama, lo
capì solo con il tempo e il
passare degli anni. Il vestito era di un colore rosso porpora, lungo
fino a
coprire i piedi, con un pò di strascico dietro e maniche
corte a palloncino,
stretto in vita da una fascia con un ricamo a forma di farfalla di
colore nero.
“Andiamo,
Lucy, altrimenti faremo tardi”, e
così Aisha mi prese per mano e ci dirigemmo qualche metro
più avanti, dove il
fornaio teneva il suo negozio, ma prima che Aisha aprisse la porta per
entrare,
quella si spalancò di colpo, facendo volare fuori un
ragazzino tutto pelle e
ossa e il fornaio che gli urlava dietro, con il grembiule tutto sporco
di
farina.
“Sparisci
subito, e non farti più vedere!”
Il
ragazzino, scivolato per terra, si alzò
subito, scrollandosi di dosso la polvere, e in quel momento lo vidi in
faccia,
rimasi incantata da quei grandi occhi azzurro cielo, i capelli
arruffati color
cenere e il viso pieno di lentiggini su una pelle ambrata. Ci fissammo
negli
occhi solo per un istante, ma a me sembrarono ore, e infine il ragazzo
mi
sorrise, fece l’inchino a me e ad Aisha
e ci salutò con un “buongiorno
Signorine” e corse via, prima che il
fornaio li lanciasse contro un pezzo di bastone che usava per accendere
il
fuoco.
Quella
fu la prima volta che ti vidi.
“Oh,
salve Aisha, entrate pure al caldo” la
voce del fornaio interruppe i miei pensieri, e seguiti da lui entrammo nel piccolo
negozio. Era una stanza
non tanto larga, con mura in pietra e davanti a noi stava un vecchio
bancone in
legno con sopra ogni tipo di pane appena sfornato.
“Quei
ragazzi di strada, tutte le volte
provano ad entrare e rubarmi sempre il mio pane” brontolava
il vecchio, era
famoso per la sua non gentilezza verso gli abitanti di strada,
“sempre il
solito, Aisha?”
“Si,
Tom, e quest’oggi aggiungimi anche un
panetto di burro”.
Non
mi ricordo quello che la mia tata e il
vecchio fornaio si dissero, avevo in mente ancora quegli occhi azzurri,
non
riuscivo immaginare il perché mi avessi preso cosi tanto, ma
quando uscimmo di
nuovo al freddo per le strade di Londra, mi voltai indietro verso dove
eri
sparito, per vedere se ti avessi rivisto ancora, ma non vidi altro che
gente
che passeggiava da sole o in compagnia, e con un po’ di
amarezza tornai a
guardare avanti prendendo per mano Aisha e dirigendomi di nuovo verso
casa.