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Autore: Fluxx    11/01/2012    2 recensioni
Cesare continuò a guardarla negli occhi, lei faceva lo stesso, esercitò una pressione maggiore sul suo corpicino mentre piegò lentamente il capo in avanti, fino a sfiorarle il collo con le labbra.
La donna sentì un brivido, forse di ribrezzo, non lo sapeva neppure lei.. Tutto ciò di cui era certa che non appena tentò di dimenarsi, la presa dello Spagnolo di fece stretta quanto una morsa intorno ai suoi polsi.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Caterina Sforza
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Lust

Caterina Sforza si ritrovava in quella cella schifosamente umida. Era seduta su quella panca di legno che sarebbe dovuto essere il suo letto. Lei indossava solo la vestaglia da notte bianca e lunga, con la quale era rimasta lasciando Monteriggioni.
La donna guardava fuori dalle sbarre della piccola finestrella della sua cella mentre a pochi metri da lei stava passeggiando una guardia, con le mani dietro la schiena, fischiettando un motivetto qualsiasi e sorvegliando i pochi prigionieri presenti, tutti sul punto di morte.
Cesare Borgia era un uomo senza scrupoli, lì dentro marcivano per lo più uomini accusati di tradimento. Il Valentino poco se ne curava di accertarsi se fossero realmente colpevoli o meno per i reati accusati: sbatteva tutti in cella fino a farli sopraggiungere da una lenta e orribile morte.
Caterina non voleva di certo fare quella fine, sapeva anche di essere lì più che altro per attirare Ezio Auditore. Sospirò, i suoi occhioni verdi continuarono a scrutare il cielo azzurro che di lì a poco si sarebbe apprestato a divenir arancio e a lasciar spazio allo stupendo spettacolo quale era il tramonto.
Si scostò una ciocca di capelli rossastri dal viso: doveva essere ridotta proprio uno straccio.
Sentì dei passi provenire dal corridoio prima delle scale. Il Borgia le salì lentamente, guardandosi intorno una volta raggiunto il centro della stanza, dove ai lati si trovavano tutte le celle. Individuò subito quella di Caterina.
La donna lo guardò per qualche istante, soltanto la sua figura così bella impettita traspariva un'orribile arroganza senza eguali. I suoi capelli neri, riflessati da un bruno scuro e piuttosto lunghini, lasciavano immaginare quanto quell'uomo potesse essere narcisista e la barba nera, sul mento un po' più lunga ma decisamente curata, quanto fosse fanatico e vanitoso.
Una cosa bella la aveva, e Caterina doveva ammetterlo: gli occhi. Aveva due occhi chiari, di un azzurro così chiaro e puro che ricordavano l'acqua del mare più limpido. La donna aveva come l'impressione che, guardandoci dentro, avrebbe potuto scorgere la sua figura riflessa, come in uno specchio.
Abbassò infine lo sguardo sul corpo dell'uomo: i vestiti e l'armatura, per quanto contenuti, erano sfarzosi. Gli stivali così come parte degli indumenti, pieni di ricami. Il mantello rosso poi... Quello la diceva lunga!
La guardia si fece trovare sull'attenti, pronto ad eseguire qualsiasi ordine. Il Borgia notò lo sguardo inquisitore della donna, osservandola per qualche istante, dopodiché volse il capo verso l'uomo in attesa di ordini. “Datemi le chiavi della cella della donna.” Ordinò.
Della donna? Non l'aveva chiamata nemmeno per nome?
“Caterina Sforza, prego!” Si fece sentire lei. 'Gran maleducato...' Pensò.
Cesare la ignorò di sana pianta, cosa che la fece innervosire ancora di più.
“Mi dispiace signore, la chiave non la ho io.” Disse quasi intimorito l'uomo.
“Come no? E chi la possiede?” Chiese lui spazientito.
“Vostra sorella.”
“Mh...” Rimase in silenzio alcuni istanti prima di acquisire nuovamente parola. “Andate da lei e fatevela dare. Ditele che vi mando io.”
L'uomo obbedì all'ordine ed in un attimo si dileguò.
Caterina fu percossa da un fremito di paura. Che voleva da lei? Tenne comunque i suoi dubbi ed ansie nascoste.
Il Borgia si portò le mani congiunte dietro la schiena, cominciando a camminare rasente alle celle, osservando quegli scarti umani che vi si trovavano dentro.. Fino a fermarsi davanti la cella di Caterina.
“E' un piacere avervi qui tra di noi.”
La donna poté cogliere una sottile ironia o sarcasmo nelle sue parole. Volse lo sguardo verso di lui, fuori dalle sbarre che la osservava, forse dandogli persino troppa importanza gli rispose “Non posso dire che per me sia lo stesso.”
“Lo credo bene.” Le diede ragione. “Ho saputo delle simpatiche e poco cortesi affermazioni che prima avete osato fare in piazza davanti a tutti, su mia sorella.” La sua voce risuonava calda, calma e pacata, persino troppo tranquilla.
“Che vostra sorella è una gran puttana e che voi e vostro padre siate solo dei maniaci pervertiti?”
Cesare rise sommessamente, non diede risposta alcuna, rimase solo lì fermo ad osservarla.
Fu Caterina a rompere il silenzio. “E ciò vi fa ridere?” Domandò.
“E' la vostra inutile tenacia che sfocia in stupidità, quella che mi fa ridere. Non so quanto voi siate nella posizione per poter dire certe cose.. E buttar fango sul nome dei Borgia.”
“Ci pensate voi stessi ad infangare il vostro nome.” Borbottò lei.
“Avete mai visto Roma più florida e fiorente? Certo, non siamo ancora al massimo.. Ma è questione di poco tempo.”
Caterina tacque, non seppe perché, ma rimase in silenzio.. Probabilmente perché in lontananza sentì i passi di quella che probabilmente era la guardia arrivare e tutto ciò che le passava per la mente come risposte non erano propriamente cose delicate e carine. Voleva evitare di peggiorare la sua situazione attuale ulteriormente.
Difatti, poco dopo, arrivò la guardia trafelata. Cesare si voltò e lo guardò, alzando lievemente le sopracciglia notando lo stato dell'uomo. In fondo se ne sentì compiaciuto. I suoi uomini erano abbastanza terrorizzati da lui che avevano paura di sbagliare una qualsiasi sciocchezza e ciò li portava a fare tutto al meglio... Come scapicollarsi per andare a prendere una misera chiave e tornare come un lampo.
Il Valentino si limitò ad allungare la mano e subito gli venne resa la chiave. “Lasciateci soli.” Ordinò poi senza un minimo di espressione o emozione nel viso o nel tono di voce.
La guardia annuì con un cenno del capo e veloce com'era venuta, sparì.
Lo Spagnolo si voltò nuovamente verso la donna, la quale forse ora lasciava trasparire un po' di più il suo stato d'animo ansioso.
Si avvicinò a passo lento fin quando non infilò la chiave nella serratura e girò fin quando non si sentì un 'click'.
Caterina deglutì, accorgendosi poi che riuscì a farlo a fatica. Ma che cosa voleva ora? Lo vide aprire la cella ed entrare.
“Volete lasciarmi libera, Messere?” Cercò di scaricare un po' di quella tensione che si era accumulata nell'aria ma tutto quello che ne ricavò fu un sonoro schiaffo, di rovescio. Il colpo le fece voltare il capo: sentì la guancia andarle a fuoco.
“Non provar mai più e dico
mai più a gettar fango sul nome dei Borgia.” Disse con tono freddo e piatto.
La donna si portò una mano sulla guancia, ci volle solo una frazione di secondo per farle realizzare ciò che era successo e farla scattare in piedi e tentare di mettere le mani addosso all'uomo. Non era abituata a questo, non era abituata a farsi umiliare a quel modo.
Purtroppo per lei, però, Cesare aveva dei riflessi ben pronti e si ritrovò i polsi bloccati con forza subito dopo. Lo Spagnolo la sbatté contro il muro accanto, quello dove v'era la piccola finestra sbarrata.
“Lasciatemi!!!” Sbraitò lei, tentando di dimenarsi.
L'uomo le spinse i polsi contro il muro, accanto al suo capo, portandole poi un ginocchio tra le sue gambe, in modo da poterla bloccare meglio. Si spinse contro di lei per tenerla ben salda contro il muro. “Vi consiglio di tacere.” Bisbigliò il Borgia con voce bassa e tagliente. Il suo corpo aderiva completamente al corpicino esile di Caterina.
“Sennò cosa?!” Le venne istintivo rispondere.
“Sennò vi faccio fuori, mi sembra tanto semplice quanto chiaro.” Continuò lui con la stessa voce e il tono basso, in contrapposizione alla voce alta di lei.
Caterina si zittì, non aveva di certo intenzione di morire lì, in quel momento. Come si zittì e si calmò, sentì la presa di Cesare ai suoi polsi farsi appena più lenta... E notò anche i suoi occhi che la scrutavano, la fissavano, la osservavano. Sentì un macigno sul petto, un groppo in gola, sentì nuovamente la fastidiosa sensazione nel deglutire, a fatica.
“Così va meglio.” Sussurrò lui quasi volesse schernirla, da una parte, quasi volesse complimentarsi con lei per l'atteggiamento assunto, dall'altra. Inspirò silenziosamente, sentì il suo profumo così femminile... Ed il suo atteggiamento da donna così sicura e forte lo faceva impazzire. Non come Lucrezia, così capricciosa e fragile, bisognosa sempre di essere rassicurata.
Cesare continuò a guardarla negli occhi, lei faceva lo stesso, esercitò una pressione maggiore sul suo corpicino mentre piegò lentamente il capo in avanti, fino a sfiorarle il collo con le labbra.
La donna sentì un brivido, forse di ribrezzo, non lo sapeva neppure lei.. Tutto ciò di cui era certa che non appena tentò di dimenarsi, la presa dello Spagnolo di fece stretta quanto una morsa intorno ai suoi polsi. “C-che diavolo fate? Lasciatemi!” Si lamentò lei, cercando di allontanarsi in qualche modo, seppur fosse tutto inutile.
“Calmatevi.. Non farò nulla che possa dispiacervi.” Disse con un sorrisetto di scherno.
Caterina capì, anzi, forse aveva già capito dapprima ma solo ora riprese a dimenarsi come un ossesso. “No! Lasciatemi!!! Lasciatemi!!” Gridò.
Le arrivò un altro schiaffo che servì a farla placare solamente un'istante visto che subito dopo, avendo i polsi bloccati e non potendo fare altro, gli sputò in faccia.
Cesare a quel punto non ci vide più, si passò una mano sul viso poi la stessa gliela portò alla bocca, chiudendola e costringendola al silenzio. “Mi avete davvero stufato.” Sussurrò ora con tono minaccioso al suo orecchio, dopodiché scese nuovamente con le labbra sul suo collo, baciandola, poi mordendola.
Caterina strinse gli occhi, spingendo il capo contro il muro. Si lasciò sfuggire un mugolio e si irrigidì quando sentì la mano dell'uomo raggiungere il suo seno, stringendolo da sopra la veste bianca.
“Mmhhh!!!” Tentò ancora lei di dimenarsi.
Lo Spagnolo le lasciò una scia di baci sul collo, spingendosi contro il suo corpo, con la mano scese dal seno lungo la vita ed il fianco, scese sulla parte inferiore della schiena fino al fondoschiena, tirandola a sé,
stringendola a sé.
Lei cercò di volgere il capo per togliersi la sua mano dalle labbra, con le mani ormai libere cercò di scansarlo, inutilmente.

Cesare continuò a dedicarle quelle 'perverse' attenzioni, fin quando con una mano non risalì lungo la coscia, fino ad insinuarsi sotto la gonnella del vestito ed arrivare agli slip, accarezzandola.
Caterina gli spinse le mani contro il petto, voleva allontanarlo a tutti i costi, anche se, in fondo... “Mhhhh!!!” Si lamentò.
Lui le fece scivolare la mano con cui le teneva chiusa la bocca fino al mento, afferrandolo. La guardò negli occhi. “Perché non la smetti di ribellarti? Perché per una buona volta non smetti di mentire a te stessa e ammetti che ti piace... Che lo vuoi?” Chiese in un sussurro, l'aveva capito che in una parte recondita della sua testolina, anche lei lo desiderava.
“... Mai... MAI!!!” Alzò nuovamente la voce. Cesare a quel punto, tenendola per il mento, la baciò. Con la mano con cui la stava accarezzando le strappò via gli slip di leggera stoffa ed ancora più velocemente si liberò dalla costrizione dei pantaloni. La teneva stretta contro il muro, le portò una mano sul fondo schiena, scendendo lungo la coscia e tirandole appena su una gamba quando si spinse dentro di lei.
Caterina non poté fare a meno che lasciarsi sfuggire un lamento per il gesto secco dell'uomo. Spinse il capo indietro, contro il muro, liberandosi dalle labbra di Cesare e schiudendo le sue. Chiuse gli occhi e sembrò essersi placata momentaneamente mentre lui, con le labbra appoggiate al suo collo ed il respiro eccitato, cominciò a muoversi dapprima piano, poi senza alcun riguardo per la povera donna che, tra lamenti e mugolii, non sembrava più ormai così contrariata...
Lo spagnolo scese con l'altra mano sull'altra gamba, tirandola su e tenendola praticamente in braccio. La donna cinse i fianchi di Cesare con le gambe così lui se ne approfittò per tenerla su con un solo braccio mentre l'altra mano risalì lungo la sua schiena, fino alla nuca e poi tra i capelli, stringendoli nel pugno e tirandoli appena per farle portare ulteriormente il capo indietro.
Caterina mugolò, cingendogli il collo con le braccia e insinuando una mano nei capelli scuri di lui, stringendoli, soprattutto quando sentì Cesare morderle il collo... Poi il morso si trasformò in un bacio lento e sensuale, umido. Continuava a sentirlo muoversi dentro di lei a fondo, non capì perché però non riusciva più a respingerlo, non capiva perché aveva ceduto così.. Probabilmente non se lo sarebbe perdonato, una volta riacquistata la lucidità.

Lucrezia si stava chiedendo che cosa Cesare dovesse farci con la chiave della cella di Caterina. Stava percorrendo un corridoio del castello quando si fermò. Era curiosa. Dannatamente curiosa... E gelosa del suo Cesare. Le balenò in testa così l'idea di fare un salto alle celle, così, per vedere che aria tirava e per vedere cosa stava facendo il suo adorato fratello.
Percorse il corridoio a ritroso, scese le scale e voltò a sinistra prima di salire un'altra ampia rampa di scale che l'avrebbe portata a destinazione. Non appena varcò la soglia della sala portando lo sguardo sulla cella di Caterina, le si gelò il sangue nelle vene vedendo quella scena: Caterina Sforza avvinghiata a suo fratello e quel porco che se la stava scopando.
“Cesare!” Tuonò. “Cosa.....???!” Non riuscì a completare la frase, non aveva parole. Si portò le mani alle labbra.
Caterina rinsavì all'istante, sbarrando gli occhi verso la bionda. Cesare non appena la sentì si fermò, volse il capo e la vide: quello si che era un problema.
Lucrezia sentì la rabbia crescere, il disgusto, l'amarezza, la tristezza... Lo fulminò con uno sguardo che valeva più di molte riprovevoli parole. Si voltò ed uscì.
Cesare rimase interdetto. Lei lo notò, lo osservò per qualche istante e sentì la vergogna assalirla, assieme ai sensi di colpa, ampliarsi quando lui si scostò da lei. Lo vide di risistemarsi e non poté fare a meno di lanciargli una frecciatina, “Siete così debole che non sapete nemmeno agire con la vostra testa e non appena arriva lei dovete correrle dietro?” Chiese.
Lo Spagnolo non si risparmiò un altro schiaffo, cosa che lei non si aspettò affatto, “Non vi azzardate, mi sembra di avervelo detto. Il fatto che io vi abbia degnata di certe attenzioni non vi rende più importanti nemmeno dei miei servi.” Le sputò con un certo odio, prima di aprire la cella e lasciarla lì, nuovamente sola. Sola e terribilmente confusa.

Era sera. Cesare aveva tentato di andare dietro alla sorella ma non la trovò, a detta delle guardie era già uscita dal castello così, rivolgendosi alle guardie, disse di informarlo non appena la sorella avesse fatto rientro.
Se ne stava a pianificare i nuovi movimenti e mosse, il Valentino, per la conquista dell'Italia. Una guardia sopraggiunse poco dopo. “Signore, vostra sorella ha appena fatto rientro al castello.”
“Bene.” Si limitò a dire lui, bastò per congedarlo, così la guardia lasciò la sala.
Cesare osservò ancora per qualche istante le carte alle quali stava lavorando, dopodiché si alzò ed uscì. Percorse i lunghi corridoi del castello fino ad arrivare alla stanza della sorella. Bussò e poi entrò, senza attendere risposta.
Lucrezia era di fronte lo specchio, probabilmente si stava preparando per mettersi a dormire. Notò il fratello entrare dallo specchio e chiudersi la porta alle spalle. Lei rimase in silenzio, riprese a guardare la sua immagine nello specchio e ad accarezzarsi i biondi capelli, come per sciogliersi dolcemente i nodi con le dita. Lui le si avvicinò alle spalle, appoggiandovi le mani. “Sei bellissima.” Sussurrò.
'Che stronzo..' Pensò Lucrezia, voltandosi e così facendogli ritirare le mani. “Non provarci nemmeno.” Lo ammonì lei. “Per quanto mi riguarda puoi anche andartene, sto andando a dormire!” Disse con una punta di isterismo nel tono.
Cesare schiuse appena le labbra. “Mi cacci così?” Chiese. “... Lucrezia, mia cara..” Le prese una mano. Lei cercò di ritirarla ma lui la strinse, strattonandola a sé. La donna si ritrovò con le mani sul suo petto. “Lasciami ho detto. Voglio andare a dormire.”
Lui le portò una mano sulla guancia, facendole una lenta e sensuale carezza, scendendo fino al collo. “Lucrezia...” Sussurrò. “Lucrezia...” Ripeté, “Non era niente, lo sai. Lo sai! Io ho occhi solo per te... Sei tu la mia regina.” Continuò con tono basso.
La bionda abbassò lo sguardo, la sua sicurezza cominciò già a traballare con poche parole. Cesare lo sapeva, era un manipolatore, sapeva come farla crollare. Le portò una mano al mento, alzandole il viso. “Sei la mia unica regina.. Sei l'unica che voglio affianco a me sul trono d'Italia.” Disse con voce ferma.
“E allora quello che ho visto prima?!”
“Dimenticalo.. E' stata solo una svista. Non desidero nulla di più che te..” Aggiunse a bassa voce, prima di avvicinarsi al suo viso e sfiorarle le labbra. Lucrezia sentì tutta quella rabbia accumulata, quei dubbi e quelle incertezze sciogliersi come neve al sole e abbandonarla in un attimo.
“... Cesare..” Sussurrò, prima di baciarlo.
Lo spagnolo contraccambiò il suo bacio, lentamente. Le portò le mani sulla vita, una di esse scese nella parte inferiore della schiena, tirandola a sé. Una volta stretta al suo corpo le dita cominciarono ad intrecciarsi con il nastro che le stringeva il corsetto, snodando il fiocco fatto con cura e cominciando ad allentarlo.
Lucrezia, a sua volta, iniziò a liberarlo dalla pesante armatura e dalle armi. Ci volle poco che lei si ritrovò solo con la vestaglia intima e lui con la camicia ed i pantaloni.
Cesare continuò a baciarla, tenendole le mani sui fianchi la fece indietreggiare piano fino al letto, poi ve la fece adagiare con delicatezza. Appoggiò un ginocchio accanto alle sue gambe, chinandosi poi su di lei una volta che si fosse sdraiata, riprendendo a baciarla lentamente, con dolce trasporto.
I due si ritrovarono poco dopo sul letto, entrambi nudi. Si scambiavano dolci effusioni anche se Cesare fremeva decisamente per qualcosa di più, dopo essere rimasto così dal pomeriggio. La baciò sulle labbra, sulla guancia, scendendo lentamente fino all'orecchio. “Ti voglio...” Sussurrò.
“...” Lucrezia lo guardò negli occhi, “Anche io ti voglio, Cesare. Sei mio.. Solo mio..”
Lui si morse appena il labbro prima di penetrarla piano. “... E tu mia..” Le disse all'orecchio, prima di avvolgerla tra le sue braccia.
Cominciò a muoversi piano dentro di lei, con dolcezza, a differenza di come aveva trattato Caterina. La baciò sul collo, risalendo poi fino alle labbra, unendole alle sue.
Cesare ci provava un perverso piacere nell'avere la sorella. Lo sapeva che era una cosa proibita, vietata... Ma lo trovava tremendamente eccitante.
Lucrezia invece, dal canto suo, ormai la vedeva come la cosa più naturale e normale di questo mondo. Lei lo amava, lo amava con tutta se stessa e voleva realmente passare il resto della sua vita accanto a lui.
“Stringimi...” Disse lei con un filo di voce.
Lui la strinse tra le sue forti e possenti braccia. Continuava a muoversi dentro di lei mentre il respiro via via si faceva più corto. Lei di tanto in tanto socchiudeva gli occhi e schiudeva le labbra lasciandosi sfuggire alcuni lievi mugolii. Poco dopo anche lei si ritrovò con il respiro affannato. Gli portò le mani al viso, facendo in modo che la guardasse. Lucrezia vide i suoi occhi annebbiati dalla passione e dal desiderio, stessi occhi in cui poteva rispecchiare sé stessa. Lo baciò.
I due continuarono a lungo quella notte, fin quando non ebbero consumato tutta quella passione, quel desiderio, quell'amore.
Si ritrovarono nel cuore della notte sdraiati l'uno accanto all'altro. Lucrezia ansimava ancora appena, teneva il capo appoggiato sul petto di Cesare mentre lui le teneva un braccio attorno alle spalle. La donna poteva sentire il suo cuore battere.
Ti amo.” Sussurrò, Lucrezia.
Cesare la strinse, tirò appena su il capo e le baciò la fronte. “Dormi ora..” Le disse a bassa voce.
Lei sorrise, stringendosi a lui. Lo amava ed era sicura che lui facesse lo stesso. Era sicura che quell'amore non sarebbe mai finito, che l'avrebbero difeso fino all'ultimo.
Chissà, forse si sbagliava... O forse no.

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Ciaaaao a tutti!!!
Hahaha, voglio fare una breve premessa: questa ff mi è stata richiesta da una mia amica e sono stata ben felice di cercare di realizzare la sua richiesta. Spero sia stata di suo gradimento, non sono proprio bravissima a descrivere ff erotiche ma ci si prova!
Spero che qualcuno di voi l'abbia gradita eee... Che dire, questo è quanto! u_u Cerco di essere versatile! Hahahaha!
Magari qualche one-shot su richiesta comincerò a scriverla, se avete qualche idea ditemi pure!
Un bacione!!!

   
 
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