Lust
Caterina
Sforza si ritrovava in quella
cella schifosamente umida. Era seduta su quella panca di legno che
sarebbe dovuto essere il suo letto. Lei indossava solo la vestaglia
da notte bianca e lunga, con la quale era rimasta lasciando
Monteriggioni.
La donna guardava fuori dalle sbarre della piccola
finestrella della sua cella mentre a pochi metri da lei stava
passeggiando una guardia, con le mani dietro la schiena,
fischiettando un motivetto qualsiasi e sorvegliando i pochi
prigionieri presenti, tutti sul punto di morte.
Cesare Borgia era
un uomo senza scrupoli, lì dentro marcivano per lo
più uomini
accusati di tradimento. Il Valentino poco se ne curava di accertarsi
se fossero realmente colpevoli o meno per i reati accusati: sbatteva
tutti in cella fino a farli sopraggiungere da una lenta e orribile
morte.
Caterina non voleva di certo fare quella fine, sapeva anche
di essere lì più che altro per attirare Ezio
Auditore. Sospirò, i
suoi occhioni verdi continuarono a scrutare il cielo azzurro che di
lì a poco si sarebbe apprestato a divenir arancio e a
lasciar spazio
allo stupendo spettacolo quale era il tramonto.
Si scostò una
ciocca di capelli rossastri dal viso: doveva essere ridotta proprio
uno straccio.
Sentì dei passi provenire dal corridoio prima delle
scale. Il Borgia le salì lentamente, guardandosi intorno una
volta
raggiunto il centro della stanza, dove ai lati si trovavano tutte le
celle. Individuò subito quella di Caterina.
La donna lo guardò
per qualche istante, soltanto la sua figura così bella
impettita
traspariva un'orribile arroganza senza eguali. I suoi capelli neri,
riflessati da un bruno scuro e piuttosto lunghini, lasciavano
immaginare quanto quell'uomo potesse essere narcisista e la barba
nera, sul mento un po' più lunga ma decisamente curata,
quanto fosse
fanatico e vanitoso.
Una cosa bella la aveva, e Caterina doveva
ammetterlo: gli occhi. Aveva due occhi chiari, di un azzurro
così
chiaro e puro che ricordavano l'acqua del mare più limpido.
La donna
aveva come l'impressione che, guardandoci dentro, avrebbe potuto
scorgere la sua figura riflessa, come in uno specchio.
Abbassò
infine lo sguardo sul corpo dell'uomo: i vestiti e l'armatura, per
quanto contenuti, erano sfarzosi. Gli stivali così come
parte degli
indumenti, pieni di ricami. Il mantello rosso poi... Quello la diceva
lunga!
La guardia si fece trovare sull'attenti, pronto ad eseguire
qualsiasi ordine. Il Borgia notò lo sguardo inquisitore
della donna,
osservandola per qualche istante, dopodiché volse il capo
verso
l'uomo in attesa di ordini. “Datemi le chiavi della cella
della
donna.” Ordinò.
Della donna? Non l'aveva chiamata nemmeno per
nome?
“Caterina Sforza, prego!” Si fece sentire lei. 'Gran
maleducato...'
Pensò.
Cesare
la ignorò di sana pianta, cosa che la fece innervosire
ancora di
più.
“Mi dispiace signore, la chiave non la ho io.”
Disse
quasi intimorito l'uomo.
“Come no? E chi la possiede?” Chiese
lui spazientito.
“Vostra sorella.”
“Mh...” Rimase in
silenzio alcuni istanti prima di acquisire nuovamente parola.
“Andate
da lei e fatevela dare. Ditele che vi mando io.”
L'uomo obbedì
all'ordine ed in un attimo si dileguò.
Caterina fu percossa da un
fremito di paura. Che voleva da lei? Tenne comunque i suoi dubbi ed
ansie nascoste.
Il Borgia si portò le mani congiunte dietro la
schiena, cominciando a camminare rasente alle celle, osservando
quegli scarti umani che vi si trovavano dentro.. Fino a fermarsi
davanti la cella di Caterina.
“E' un piacere avervi qui tra di
noi.”
La donna poté cogliere una sottile ironia o sarcasmo
nelle sue parole. Volse lo sguardo verso di lui, fuori dalle sbarre
che la osservava, forse dandogli persino troppa importanza gli
rispose “Non posso dire che per me sia lo stesso.”
“Lo credo
bene.” Le diede ragione. “Ho saputo delle
simpatiche e poco
cortesi affermazioni che prima avete osato fare in piazza davanti a
tutti, su mia sorella.” La sua voce risuonava calda, calma e
pacata, persino troppo tranquilla.
“Che vostra sorella è una
gran puttana e che voi e vostro padre siate solo dei maniaci
pervertiti?”
Cesare rise sommessamente, non diede risposta
alcuna, rimase solo lì fermo ad osservarla.
Fu Caterina a rompere
il silenzio. “E ciò vi fa ridere?”
Domandò.
“E' la vostra
inutile tenacia che sfocia in stupidità, quella che mi fa
ridere.
Non so quanto voi siate nella posizione per poter dire certe cose.. E
buttar fango sul nome dei Borgia.”
“Ci pensate voi stessi ad
infangare il vostro nome.” Borbottò lei.
“Avete mai visto
Roma più florida e fiorente? Certo, non siamo ancora al
massimo.. Ma
è questione di poco tempo.”
Caterina tacque, non seppe perché,
ma rimase in silenzio.. Probabilmente perché in lontananza
sentì i
passi di quella che probabilmente era la guardia arrivare e tutto
ciò
che le passava per la mente come risposte non erano propriamente cose
delicate e carine. Voleva evitare di peggiorare la sua situazione
attuale ulteriormente.
Difatti, poco dopo, arrivò la guardia
trafelata. Cesare si voltò e lo guardò, alzando
lievemente le
sopracciglia notando lo stato dell'uomo. In fondo se ne
sentì
compiaciuto. I suoi uomini erano abbastanza terrorizzati da lui che
avevano paura di sbagliare una qualsiasi sciocchezza e ciò
li
portava a fare tutto al meglio... Come scapicollarsi per andare a
prendere una misera chiave e tornare come un lampo.
Il Valentino
si limitò ad allungare la mano e subito gli venne resa la
chiave.
“Lasciateci soli.” Ordinò poi senza un
minimo di espressione o
emozione nel viso o nel tono di voce.
La guardia annuì con un
cenno del capo e veloce com'era venuta, sparì.
Lo Spagnolo si
voltò nuovamente verso la donna, la quale forse ora lasciava
trasparire un po' di più il suo stato d'animo ansioso.
Si
avvicinò a passo lento fin quando non infilò la
chiave nella
serratura e girò fin quando non si sentì un
'click'.
Caterina
deglutì, accorgendosi poi che riuscì a farlo a
fatica. Ma che cosa
voleva ora? Lo vide aprire la cella ed entrare.
“Volete
lasciarmi libera, Messere?” Cercò di scaricare un
po' di quella
tensione che si era accumulata nell'aria ma tutto quello che ne
ricavò fu un sonoro schiaffo, di rovescio. Il colpo le fece
voltare
il capo: sentì la guancia andarle a fuoco.
“Non provar mai più
e dico mai più a
gettar fango sul nome dei Borgia.” Disse con tono freddo e
piatto.
La donna si portò una mano sulla guancia, ci volle solo
una frazione di secondo per farle realizzare ciò che era
successo e
farla scattare in piedi e tentare di mettere le mani addosso
all'uomo. Non era abituata a questo, non era abituata a farsi
umiliare a quel modo.
Purtroppo per lei, però, Cesare aveva dei
riflessi ben pronti e si ritrovò i polsi bloccati con forza
subito
dopo. Lo Spagnolo la sbatté contro il muro accanto, quello
dove
v'era la piccola finestra sbarrata.
“Lasciatemi!!!” Sbraitò
lei, tentando di dimenarsi.
L'uomo le spinse i polsi contro il
muro, accanto al suo capo, portandole poi un ginocchio tra le sue
gambe, in modo da poterla bloccare meglio. Si spinse contro di lei
per tenerla ben salda contro il muro. “Vi consiglio di
tacere.”
Bisbigliò il Borgia con voce bassa e tagliente. Il suo corpo
aderiva
completamente al corpicino esile di Caterina.
“Sennò cosa?!”
Le venne istintivo rispondere.
“Sennò vi faccio fuori, mi
sembra tanto semplice quanto chiaro.” Continuò lui
con la stessa
voce e il tono basso, in contrapposizione alla voce alta di
lei.
Caterina si zittì, non aveva di certo intenzione di morire
lì, in quel momento. Come si zittì e si
calmò, sentì la presa di
Cesare ai suoi polsi farsi appena più lenta... E
notò anche i suoi
occhi che la scrutavano, la fissavano, la osservavano. Sentì
un
macigno sul petto, un groppo in gola, sentì nuovamente la
fastidiosa
sensazione nel deglutire, a fatica.
“Così va meglio.”
Sussurrò lui quasi volesse schernirla, da una parte, quasi
volesse
complimentarsi con lei per l'atteggiamento assunto, dall'altra.
Inspirò silenziosamente, sentì il suo profumo
così femminile... Ed
il suo atteggiamento da donna così sicura e forte lo faceva
impazzire. Non come Lucrezia, così capricciosa e fragile,
bisognosa
sempre di essere rassicurata.
Cesare continuò a guardarla negli
occhi, lei faceva lo stesso, esercitò una pressione maggiore
sul suo
corpicino mentre piegò lentamente il capo in avanti, fino a
sfiorarle il collo con le labbra.
La donna sentì un brivido,
forse di ribrezzo, non lo sapeva neppure lei.. Tutto ciò di
cui era
certa che non appena tentò di dimenarsi, la presa dello
Spagnolo di
fece stretta quanto una morsa intorno ai suoi polsi. “C-che
diavolo
fate? Lasciatemi!” Si lamentò lei, cercando di
allontanarsi in
qualche modo, seppur fosse tutto inutile.
“Calmatevi.. Non farò
nulla che possa dispiacervi.” Disse con un sorrisetto di
scherno.
Caterina capì, anzi, forse aveva già capito
dapprima ma solo
ora riprese a dimenarsi come un ossesso. “No! Lasciatemi!!!
Lasciatemi!!” Gridò.
Le arrivò un altro schiaffo che servì a
farla placare solamente un'istante visto che subito dopo, avendo i
polsi bloccati e non potendo fare altro, gli sputò in faccia.
Cesare
a quel punto non ci vide più, si passò una mano
sul viso poi la
stessa gliela portò alla bocca, chiudendola e costringendola
al
silenzio. “Mi avete davvero stufato.”
Sussurrò ora con tono
minaccioso al suo orecchio, dopodiché scese nuovamente con
le labbra
sul suo collo, baciandola, poi mordendola.
Caterina strinse gli
occhi, spingendo il capo contro il muro. Si lasciò sfuggire
un
mugolio e si irrigidì quando sentì la mano
dell'uomo raggiungere il
suo seno, stringendolo da sopra la veste bianca.
“Mmhhh!!!”
Tentò ancora lei di dimenarsi.
Lo Spagnolo le lasciò una scia di
baci sul collo, spingendosi contro il suo corpo, con la mano scese
dal seno lungo la vita ed il fianco, scese sulla parte inferiore
della schiena fino al fondoschiena, tirandola a sé, stringendola
a sé.
Lei cercò di volgere
il capo per togliersi la sua mano dalle labbra, con le mani ormai
libere cercò di scansarlo, inutilmente.
Cesare continuò a
dedicarle quelle 'perverse' attenzioni, fin quando con una mano non
risalì lungo la coscia, fino ad insinuarsi sotto la gonnella
del
vestito ed arrivare agli slip, accarezzandola.
Caterina gli spinse
le mani contro il petto, voleva allontanarlo a tutti i costi, anche
se, in fondo... “Mhhhh!!!” Si lamentò.
Lui le fece scivolare
la mano con cui le teneva chiusa la bocca fino al mento,
afferrandolo. La guardò negli occhi.
“Perché non la smetti di
ribellarti? Perché per una buona volta non smetti di mentire
a te
stessa e ammetti che ti piace... Che lo vuoi?” Chiese in un
sussurro, l'aveva capito che in una parte recondita della sua
testolina, anche lei lo desiderava.
“... Mai... MAI!!!” Alzò
nuovamente la voce. Cesare a quel punto, tenendola per il mento, la
baciò. Con la mano con cui la stava accarezzando le
strappò via gli
slip di leggera stoffa ed ancora più velocemente si
liberò dalla
costrizione dei pantaloni. La teneva stretta contro il muro, le
portò
una mano sul fondo schiena, scendendo lungo la coscia e tirandole
appena su una gamba quando si spinse dentro di lei.
Caterina non
poté fare a meno che lasciarsi sfuggire un lamento per il
gesto
secco dell'uomo. Spinse il capo indietro, contro il muro, liberandosi
dalle labbra di Cesare e schiudendo le sue. Chiuse gli occhi e
sembrò
essersi placata momentaneamente mentre lui, con le labbra appoggiate
al suo collo ed il respiro eccitato, cominciò a muoversi
dapprima
piano, poi senza alcun riguardo per la povera donna che, tra lamenti
e mugolii, non sembrava più ormai così
contrariata...
Lo
spagnolo scese con l'altra mano sull'altra gamba, tirandola su e
tenendola praticamente in braccio. La donna cinse i fianchi di Cesare
con le gambe così lui se ne approfittò per
tenerla su con un solo
braccio mentre l'altra mano risalì lungo la sua schiena,
fino alla
nuca e poi tra i capelli, stringendoli nel pugno e tirandoli appena
per farle portare ulteriormente il capo indietro.
Caterina mugolò,
cingendogli il collo con le braccia e insinuando una mano nei capelli
scuri di lui, stringendoli, soprattutto quando sentì Cesare
morderle
il collo... Poi il morso si trasformò in un bacio lento e
sensuale,
umido. Continuava a sentirlo muoversi dentro di lei a fondo, non
capì
perché però non riusciva più a
respingerlo, non capiva perché
aveva ceduto così.. Probabilmente non se lo sarebbe
perdonato, una
volta riacquistata la lucidità.
Lucrezia si stava chiedendo
che cosa Cesare dovesse farci con la chiave della cella di Caterina.
Stava percorrendo un corridoio del castello quando si fermò.
Era
curiosa. Dannatamente curiosa... E gelosa del suo
Cesare. Le
balenò in testa così l'idea di fare un salto alle
celle, così, per
vedere che aria tirava e per vedere cosa stava facendo il suo
adorato fratello.
Percorse il corridoio a ritroso, scese le
scale e voltò a sinistra prima di salire un'altra ampia
rampa di
scale che l'avrebbe portata a destinazione. Non appena varcò
la
soglia della sala portando lo sguardo sulla cella di Caterina, le si
gelò il sangue nelle vene vedendo quella scena: Caterina
Sforza
avvinghiata a suo fratello e quel porco che se la stava
scopando.
“Cesare!” Tuonò.
“Cosa.....???!” Non riuscì a
completare la frase, non aveva parole. Si portò le mani alle
labbra.
Caterina rinsavì all'istante, sbarrando gli occhi verso
la bionda. Cesare non appena la sentì si fermò,
volse il capo e la
vide: quello si che era un problema.
Lucrezia sentì la rabbia
crescere, il disgusto, l'amarezza, la tristezza... Lo
fulminò con
uno sguardo che valeva più di molte riprovevoli parole. Si
voltò ed
uscì.
Cesare rimase interdetto. Lei lo notò, lo osservò
per
qualche istante e sentì la vergogna assalirla, assieme ai
sensi di
colpa, ampliarsi quando lui si scostò da lei. Lo vide di
risistemarsi e non poté fare a meno di lanciargli una
frecciatina,
“Siete così debole che non sapete nemmeno agire
con la vostra
testa e non appena arriva lei dovete correrle dietro?” Chiese.
Lo
Spagnolo non si risparmiò un altro schiaffo, cosa che lei
non si
aspettò affatto, “Non vi azzardate, mi sembra di
avervelo detto.
Il fatto che io vi abbia degnata di certe attenzioni non vi rende
più
importanti nemmeno dei miei servi.” Le sputò con
un certo odio,
prima di aprire la cella e lasciarla lì, nuovamente sola.
Sola e
terribilmente confusa.
Era sera. Cesare aveva tentato di
andare dietro alla sorella ma non la trovò, a detta delle
guardie
era già uscita dal castello così, rivolgendosi
alle guardie, disse
di informarlo non appena la sorella avesse fatto rientro.
Se ne
stava a pianificare i nuovi movimenti e mosse, il Valentino, per la
conquista dell'Italia. Una guardia sopraggiunse poco dopo.
“Signore,
vostra sorella ha appena fatto rientro al castello.”
“Bene.”
Si limitò a dire lui, bastò per congedarlo,
così la guardia lasciò
la sala.
Cesare osservò ancora per qualche istante le carte alle
quali stava lavorando, dopodiché si alzò ed
uscì. Percorse i
lunghi corridoi del castello fino ad arrivare alla stanza della
sorella. Bussò e poi entrò, senza attendere
risposta.
Lucrezia
era di fronte lo specchio, probabilmente si stava preparando per
mettersi a dormire. Notò il fratello entrare dallo specchio
e
chiudersi la porta alle spalle. Lei rimase in silenzio, riprese a
guardare la sua immagine nello specchio e ad accarezzarsi i biondi
capelli, come per sciogliersi dolcemente i nodi con le dita. Lui le
si avvicinò alle spalle, appoggiandovi le mani.
“Sei bellissima.”
Sussurrò.
'Che stronzo..' Pensò Lucrezia,
voltandosi e
così facendogli ritirare le mani. “Non provarci
nemmeno.” Lo
ammonì lei. “Per quanto mi riguarda puoi anche
andartene, sto
andando a dormire!” Disse con una punta di isterismo nel
tono.
Cesare schiuse appena le labbra. “Mi cacci
così?”
Chiese. “... Lucrezia, mia cara..” Le prese una
mano. Lei cercò
di ritirarla ma lui la strinse, strattonandola a sé. La
donna si
ritrovò con le mani sul suo petto. “Lasciami ho
detto. Voglio
andare a dormire.”
Lui le portò una mano sulla guancia,
facendole una lenta e sensuale carezza, scendendo fino al collo.
“Lucrezia...” Sussurrò. “Lucrezia...”
Ripeté, “Non
era niente, lo sai. Lo sai! Io ho occhi solo per te... Sei tu la mia
regina.” Continuò con tono basso.
La bionda abbassò lo
sguardo, la sua sicurezza cominciò già a
traballare con poche
parole. Cesare lo sapeva, era un manipolatore, sapeva come farla
crollare. Le portò una mano al mento, alzandole il viso.
“Sei la
mia unica regina.. Sei l'unica che voglio affianco a me sul trono
d'Italia.” Disse con voce ferma.
“E allora quello che ho
visto prima?!”
“Dimenticalo.. E' stata solo una svista. Non
desidero nulla di più che te..” Aggiunse a bassa
voce, prima di
avvicinarsi al suo viso e sfiorarle le labbra. Lucrezia
sentì tutta
quella rabbia accumulata, quei dubbi e quelle incertezze sciogliersi
come neve al sole e abbandonarla in un attimo.
“... Cesare..”
Sussurrò, prima di baciarlo.
Lo spagnolo contraccambiò il suo
bacio, lentamente. Le portò le mani sulla vita, una di esse
scese
nella parte inferiore della schiena, tirandola a sé. Una
volta
stretta al suo corpo le dita cominciarono ad intrecciarsi con il
nastro che le stringeva il corsetto, snodando il fiocco fatto con
cura e cominciando ad allentarlo.
Lucrezia, a sua volta, iniziò a
liberarlo dalla pesante armatura e dalle armi. Ci volle poco che lei
si ritrovò solo con la vestaglia intima e lui con la camicia
ed i
pantaloni.
Cesare continuò a baciarla, tenendole le mani sui
fianchi la fece indietreggiare piano fino al letto, poi ve la fece
adagiare con delicatezza. Appoggiò un ginocchio accanto alle
sue
gambe, chinandosi poi su di lei una volta che si fosse sdraiata,
riprendendo a baciarla lentamente, con dolce trasporto.
I due si
ritrovarono poco dopo sul letto, entrambi nudi. Si scambiavano dolci
effusioni anche se Cesare fremeva decisamente per qualcosa di
più,
dopo essere rimasto così dal pomeriggio. La baciò
sulle labbra,
sulla guancia, scendendo lentamente fino all'orecchio. “Ti
voglio...” Sussurrò.
“...” Lucrezia lo guardò negli
occhi, “Anche io ti voglio, Cesare. Sei mio.. Solo
mio..”
Lui
si morse appena il labbro prima di penetrarla piano. “... E
tu
mia..” Le disse all'orecchio, prima di avvolgerla tra le sue
braccia.
Cominciò a muoversi piano dentro di lei, con dolcezza, a
differenza di come aveva trattato Caterina. La baciò sul
collo,
risalendo poi fino alle labbra, unendole alle sue.
Cesare ci
provava un perverso piacere nell'avere la sorella.
Lo sapeva
che era una cosa proibita, vietata... Ma lo trovava tremendamente
eccitante.
Lucrezia invece, dal canto suo, ormai la vedeva come la
cosa più naturale e normale di questo mondo. Lei lo amava,
lo amava
con tutta se stessa e voleva realmente passare il resto della sua
vita accanto a lui.
“Stringimi...” Disse lei con un filo di
voce.
Lui la strinse tra le sue forti e possenti braccia.
Continuava a muoversi dentro di lei mentre il respiro via via si
faceva più corto. Lei di tanto in tanto socchiudeva gli
occhi e
schiudeva le labbra lasciandosi sfuggire alcuni lievi mugolii. Poco
dopo anche lei si ritrovò con il respiro affannato. Gli
portò le
mani al viso, facendo in modo che la guardasse. Lucrezia vide i suoi
occhi annebbiati dalla passione e dal desiderio, stessi occhi in cui
poteva rispecchiare sé stessa. Lo baciò.
I due continuarono a
lungo quella notte, fin quando non ebbero consumato tutta quella
passione, quel desiderio, quell'amore.
Si ritrovarono nel cuore
della notte sdraiati l'uno accanto all'altro. Lucrezia ansimava
ancora appena, teneva il capo appoggiato sul petto di Cesare mentre
lui le teneva un braccio attorno alle spalle. La donna poteva sentire
il suo cuore battere.
“Ti amo.” Sussurrò,
Lucrezia.
Cesare la strinse, tirò appena su il capo e le
baciò
la fronte. “Dormi
ora..” Le
disse a bassa voce.
Lei sorrise, stringendosi a lui. Lo amava ed
era sicura che lui facesse lo stesso. Era sicura che quell'amore non
sarebbe mai finito, che l'avrebbero difeso fino all'ultimo.
Chissà,
forse si sbagliava... O forse no.
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Ciaaaao a tutti!!!
Hahaha, voglio fare una breve premessa: questa ff mi è stata
richiesta da una mia amica e sono stata ben felice di cercare di
realizzare la sua richiesta. Spero sia stata di suo gradimento, non
sono proprio bravissima a descrivere ff erotiche ma ci si prova!
Spero che qualcuno di voi l'abbia gradita eee... Che dire, questo
è quanto! u_u Cerco di essere versatile! Hahahaha!
Magari qualche one-shot su richiesta comincerò a scriverla,
se avete qualche idea ditemi pure!
Un bacione!!!