Anime & Manga > D.Gray Man
Ricorda la storia  |      
Autore: mamie    11/01/2012    5 recensioni
Il veleno degli Akuma non perdona e Kanda, anche se ne è immune, lo sa molto bene.
"Uccidimi.
L’aveva detto con una voce roca, che non era più la sua, che graffiava nelle orecchie come vetro macinato.
Ti prego… Yu… ti prego."
Partecipa alla challenge: Haiku, la bellezza della semplicità di Marchesa Vanzetta.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rabi/Lavi, Tyki Mikk, Yu Kanda
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Fiori di ciliegio'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Nota: questa fic partecipa alla challenge Haiku, la bellezza della semplicità con il n. XXX
un giorno mite,/ ma ancora del freddo/ nel sole d'inverno

Il veleno degli akuma, mi hanno fatto giustamente notare, non agisce così lentamente... che dire, io avevo bisogno che agisse lentamente. Fate conto che sia un veleno di un tipo più subdolo ;-)
 

SOLTANTO LA LUCE

Uccidimi.
L’aveva detto con una voce roca, che non era più la sua, che graffiava nelle orecchie come vetro macinato.
Ti prego… Yu… ti prego.
Lui l’aveva trascinato fuori spazzando via come una furia tutti quelli che gli si paravano davanti. L’aveva adagiato in un punto assolato perché continuava a tremare violentemente. Aveva cercato inutilmente qualcosa da fare per alleviargli il dolore: tenerlo su, coprirlo, rassicurarlo… finché non aveva sentito quella voce che l’aveva agghiacciato.
Aveva allungato una mano in un gesto che non aveva mai fatto, che non aveva mai pensato di fare: gli aveva passato le dita fra quei capelli scomposti color del sangue, lentamente, in una carezza esitante. Non sapeva se l’avesse sentita, non capiva più niente.
Ti prego… continuava a ripetere quella voce assurda, impensabile.
Aveva stretto le mani sull’impugnatura di Mugen fino a farsi male. Gliel’aveva puntata contro, come aveva fatto almeno un milione di volte in risposta ai suoi scherzi cretini. Anche la sua mano tremava.
Ti prego…
Doveva farlo, era l’unica cosa da fare, doveva.
 
Non posso. Perdonami Lavi. Non posso. Nonpossononpossononpossononposso.
 
E poi il sole si era spento. Aveva guardato in alto e l’aveva visto trasformarsi in un’ostia trasparente dietro una cortina di gelide nuvole.
Aveva mollato la katana come se scottasse e l’aveva abbracciato più forte, sentendolo bruciare per il veleno degli akuma che se lo stava portando via.
 
- Non ti credevo un codardo – sussurrò una voce dietro di lui, bassa e calda, con una leggera nota divertita.
Si voltò di scatto, come una furia, la spada di nuovo in mano, il kissaki puntato sul volto beffardo e ghignante di Tiki che pareva ignorarlo apertamente.
- Non ce la fai eh? – continuò la stessa voce in tono canzonatorio. – Il grande guerriero non ha il coraggio di dare il colpo di grazia ad un suo compagno. Guardalo. Lo lascerai morire soffrendo come un cane, è così?
Ansimava, gli sembrava di soffocare mentre la presa di Mugen si faceva più stretta, più decisa fra le sue mani.
- Allora – continuò la voce con lo stesso tono annoiato – temo che dovrò pensarci io – e mentre lo diceva un fluttuare di farfalle nere nate dalle sue dita si avventò frusciando sul corpo agonizzante del Bookman.
Non fece in tempo a voltarsi, non fece in tempo a vedere niente, sentì solo un grido gorgogliante, orribile, di dolore e pena infinita, poi un silenzio ancora più orribile.
- Ecco fatto – continuò la voce mantenendo imperturbabile il sorriso. – Ma digli di stare più attento, la prossima volta, o non mi divertirò più.
E in un ultimo ghigno sparì come fumo.
 
Kanda si buttò in ginocchio accanto al corpo inerte di Lavi, il grido disperato pronto a salirgli dalla gola che si bloccò di colpo quando si accorse che respirava ancora. Era un respiro debole, ma calmo, e il viso sembrava aver ripreso un po’ di colore.
Rimase lì, immobile, anche quando lo vide aprire il suo unico occhio verde e fissarlo con la luce della coscienza che tornava.
Confusamente la sua testa cercava di mettere insieme quello che aveva visto per dargli un senso. Quel Noah lo aveva deliberatamente salvato? Gli aveva succhiato via il veleno mortale? Perché?
Voleva parlare, voleva chiedergli come stava, cosa si sentiva, cosa doveva fare, ma aveva l’orribile impressione che se avesse detto solo una parola si sarebbe messo a piangere come un bambino.
Fu il giovane Bookman a rompere il silenzio, con una voce esitante, ma che era di nuovo, finalmente, la sua.
- Yu? Cosa… - ma si interruppe vedendo la faccia stravolta del compagno, così alterata come non l’aveva mai vista.
- Come… stai? – riuscì ad articolare l’altro boccheggiando.
- Io… ho freddo.
 
Lo tirò su stringendolo delicatamente stavolta, cercando di scaldarlo, ma anche lui si sentiva ghiacciato, come se nella luce di quel gelido inverno il suo calore se ne fosse andato per sempre.
Il sole era tornato, qualche raggio sfuggito dalle nuvole li colpiva rifrangendosi intorno. Yu aveva gli occhi pieni di lacrime, ma si disse che era effetto della luce. La luce di quel sole invernale che sembrava promettere una primavera ancora molto lontana.
Soltanto la luce.
 
 
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: mamie