A
n o t h e r d
a y ( capitolo 3 )
« Svegliati
Roxaaaaas. »
« Cinque minuti … » mugugnò
il bozzolo di coperte,
contorcendosi lievemente.
Sora sbuffò contrariato, spegnendo la sveglia del
fratello con un colpo secco.
« Oggi sei ancora più in ritardo del solito. Prima
o poi
riuscirò a trovarti già sveglio prima di
me?»
Un altro movimento delle coperte e un nuovo mugolio
infastidito.
«Sparisci Sora, lasciami qui a morire »
Il moretto rise divertito e, senza preavviso, si buttò a
peso morto sopra il letto del fratello finendogli praticamente addosso.
«Aaaah, idiota scendi subito! » urlò il
biondo, sbucando
fuori dalle coperte con un diavolo per capello. Ringhiò
contro il gemello più
grande e tentò di buttarlo giù dal letto,
spingendolo con entrambe le mani.
Quello non era certamente il massimo per un risveglio.
«Non mi muovo di qui finché non ti svegli.
»
«Razza di cretino io sono sveglio. Altrimenti non
riuscirei a parlarti! »
«Magari sei sonnambulo. »
ribatté Sora tirando i capelli biondi del
fratello verso l’alto, cercando di svegliarlo dal suo stato
di “sonnambulismo”.
Roxas digrignò i denti, fulminando con lo sguardo il
ragazzo che non ne voleva sapere di levarsi da sopra di lui.
«No, idiota. Sono sveglio e tra l’altro tu pesi
peggio di
un maiale gigante.»
Il maggiore ridacchiò e continuò a scompigliare i
capelli
dell’altro, limitandosi a qualche risata.
«Di prima mattina gli insulti non ti escono molto bene,
Rox. »
Il biondo sospirò, afferrando la mano del gemello per
fermarlo.
«Che ci vuoi fare: è il sonno. E non
chiamarmi Rox, basta e avanza un’idiota a farlo.
Non ti ci
mettere anche te. »
«Se non ti alzi dal letto ti chiamerò
così per il resto
della tua vita. »
«Come no. »
Sora sollevò un sopracciglio, saltellando sul posto per
infastidire ancora di più il gemello. Roxas si
lasciò sfuggire un lamento di
dolore: la spina dorsale, cavolo! Non si poteva certo dire che Sora
fosse un
peso piuma e il fatto che gli saltasse sopra come se fosse un
materassino
gonfiabile non aiutava.
«Rox, Rox, Rox, Rox, Rox, Rox, Rox, Ro- »
«Ok, ok. Ho
capito, mi alzo e non faccio storie. »
«Bravo cagnolino »
«Fa silenzio »
Axel sollevò
lo sguardo dal suo quaderno di appunti per
poter osservare meglio l’ora che appariva sullo schermo del
suo cellulare: 9.30
Ottimo.
Sorrise divertito; la sola idea di mettere in pratica lo
scherzo di Roxas gli faceva drizzare i peli sulla schiena.
Cioè, sulla schiena
metaforicamente parlando. Fortunatamente sulla sua schiena cresceva
massimo
massimo qualche neo, nulla di disgustoso come dei peli.
Tossì un paio di volte, attirando l’attenzione di
Saix
verso di lui. L’uomo – nonché suo
professore- lo fissò intensamente, mentre con
calma abbassava la mano munita di gessetto.
Beh, per lo meno non glielo aveva tirato addosso come ogni volta che
interrompeva una sua spiegazione. Il sesso fa proprio dei miracoli, non
è vero?
« Professore, posso andare ai servizi?»
domandò il fulvo sorridendo
sbiecamente, iniziando già ad alzarsi con malagrazia dalla
sedia facendola
stridere contro il pavimento.
«Solitamente si aspetta l’ok da parte del
professore per
alzarsi, Koehn »
«Ma lei ha annuito, professor Saix. Io non potrei mai
alzarmi senza il suo permesso. » esclamò
portandosi una mano al petto,
fingendosi ferito per la “ non-fiducia” che il suo
professore gli riservava.
L’uomo lo guardò freddamente, limitandosi ad
alzare un
sopracciglio innervosito.
«Sparisci, prima che cambi idea »
«Thanks »
Axel uscì dalla classe con passo sicuro, dando uno
scappellotto a Demyx durante il breve percorso dal suo banco
all’uscio della
stanza.
Si richiuse la porta alle spalle e sorrise ancora, questa
volta cercando di trattenere una risata.
Roxas ancora si chiedeva come faceva, Axel, a fare tanti
scherzi se prima di
farli si metteva a ridere come un idiota. Insomma, come in quei film di
spionaggio in cui si vedono le spie che se ne vanno in giro
tranquillamente con
un impermeabile nero, cappello nero, occhiali neri e valigetta nera
anche se
sono in pieno giorno, sotto il sole cocente e con un centinaio di
persone
intorno. Come dare nell’occhio, insomma.
Ritornando ad Axel: stinse entrambe le mani a pugno e le
puntò verso l’altro, saltellando poi sul posto.
Finito questo suo piccolo rituale di gioia si limitò a farsi
un giretto per il
corridoio, cercando di non farsi vedere dai bidelli che giravano.
Dopo circa cinque minuti, in cui il suo cervello aveva
formulato tutte le possibilità di riuscita del piano,
rientrò in classe
passandosi una mano sopra i pantaloni, fingendo di asciugarsi le mani.
Si diresse verso il suo banco tranquillamente, quando a
metà strada si fermò.
«Ah professore …
In corridoio il professor Xigbar mi ha fermato e mi ha
detto di dirle se
riusciva a raggiungerlo in sala professori il prima possibile
»
L’uomo si girò lentamente verso il suo studente,
squadrandolo
dalla testa ai piedi e poi annuì.
« Leggete da pagina 134 a pagina 140. Quando torno voglio
vedervi con la faccia così appiccicata ai libri tanto che le
parole vi si
potranno leggere sulla fronte, chiaro? » come sempre il tono
freddo e privo di
emozioni usato fece annuire l’intera classe, in soggezione.
Oramai erano
quattro anni che “Faccia da X” –
così soprannominato da Demyx- terrorizzava gli
studenti, però adesso era arrivato il momento di cambiare.
Axel, dalla sua postazione al banco, tirò fuori il
cellulare e iniziò a scrivere un messaggio, sempre con il
sorriso sulle labbra.
Schiacciò il tasto verde e inviò il messaggio,
sogghignando.
Adesso non doveva far altro che uscire dalla classe come se niente
fosse e
aspettare Roxas.
---
Più facile
del previsto, dannatamente più facile del
previsto.
Roxas camminava per i corridoi dalla scuola in cerca di
uno dei tanti bidelli, in mano delle verifiche e nella testa soltanto
l’idea
che, così, era fin troppo facile e non ci si divertiva.
Insomma: aveva progettato tante di quelle scuse per essere mandato
fuori dalla
classe da Xigbar che adesso, dopo che il professore lo aveva mandato di
sua
spontanea volontà, si sentiva quasi preso in giro.
Che fine avrebbe fatto così
il suo cervello? Già che c’era poteva spegnerlo
definitivamente come
quell’idiota di Axel, allora.
Sbuffò, grattandosi la nuca innervosito.
Per niente
divertente.
Come se non bastasse poi, Sora, lo aveva costretto a fare
colazione quella mattina e si sentiva pieno peggio di un uovo e quello
certamente non lo aiutava a muoversi per i corridoi. Anche se infondo
le sue
erano tutte scuse perché le sue idee erano state smontante
così, puff, con
poche semplici parole.
« E diavolo! Possibile che non ci sia nemmeno un bidello
in questa scuola?! » sbottò quando, arrivato al
tavolo dove avrebbero dovuto esserci
dei bidelli, non vi
trovò nessuno.
«Sei tu che non ci vedi »
Roxas sobbalzò, rischiando di far cadere a terra le
verifiche che Xigbar gli aveva affidato. Ma che diavolo …?
Vexen, con un sorriso inquietante, gli si avvicinò e gli
posò una mano sulla spalla.
«Quindi? Che vuoi? Ti serve qualcosa? »
domandò l’uomo,
assottigliando gli occhi e squadrando il biondino come se fosse un
portatore di
germi.
«Eeeeehm, sì. Ma prima una cosa: come diavolo ha
fatto ad
apparire così?»
Il bidello ringhiò, stringendo la mano sopra la spalla
del ragazzo. Manca poco che gli esca
anche del fumo dal naso e siamo a posto.
«Monello, le parole. Porta rispetto per chi è
più adulto
e vaccinato »
«Woah, scusi … N-Non lo faccio più
» ridacchiò Roxas,
sollevando entrambe le mani davanti al volto sia per ripararsi sia per
mostrare
quanto gli dispiacesse.
Cosa, tra l’altro, totalmente falsa. Il rispetto la gente se
lo doveva meritare
e quello li – Vexen – non aveva mai fatto nulla di
che. Però il tempo stringeva
e mica poteva perdere tempo con il bidello psicopatico.
«In ogni caso, signor Vexen – calcò
sopra all’onorifico,
annuendo senza motivo- mi servirebbe la pinzatrice per queste verifiche
»
Gliele sventolò sotto il naso, mostrandogli che non stava
dicendo nessuna bugia e per intimarlo a portargli l’attrezzo
velocemente.
L’uomo si limitò a sbuffare, lasciandogli la
spalla, e andò
a trafficare dentro al cassetto della scrivania.
Rosax sbuffò mentalmente, massaggiandosi la spalla
nervosamente. Certo che, per
essere una specie di mummia in via d’estinzione, quel
vecchietto non era
affatto una mezza calzetta. Probabilmente era più arzillo di
quanto voleva
dimostrare.
Il bidello lo raggiunse nel giro di qualche secondo, in
mano la pinzatrice e un sorriso falso sulle labbra.
Il biondo si chinò leggermente, per ringraziarlo,
afferrò
la pinzatrice e, con passo veloce, si allontanò dal bidello.
Poté giurare di
averlo visto mentre gli alzava il dito medio contro, ma meglio lasciar
perdere.
Camminò per i corridoi velocemente e proprio mentre la
sua mano si appoggiava sulla maniglia della porta il
cellulare nei suoi
pantaloni vibrò due volte, avvisandolo del messaggio
arrivato.
Con uno sbuffo prese le verifiche tutte in una mano e,
con l’altra, afferrò il cellulare portandoselo
vicino agli occhi.
Uh?Axel aveva già
fatto?
Richiuse il cellulare e se lo mise in tasca; non c’era
affatto bisogno di rispondere all’amico, specialmente
perché non aveva
intenzione di spendere soldi.
Afferrò saldamente la maniglia e la spinse verso il
basso, aprendo la porta. Xigbar, seduto comodamente sulla cattedra, gli
rivolse
uno sguardo interessato.
« Puffo, come mai ci hai messo tanto? Qui in classe
sentivamo la mancanza della tua presenza saccente»
L’intera classe rise, facendogli imporporare leggermente
le guance.
«Sempre meglio saccente che stupida come mio fratello
»
sbottò Roxas, indicando con noncuranza il moro, che subito
protestò con un
“Hey”.
E ancora la classe rise all’unisono, alcuni diedero anche
delle pacche sulle spalle a Sora per consolarlo.
Il biondo si avvicinò alla cattedra, appoggiandocisi sopra
le verifiche e la pinzatrice.
«Comunque ho ritardato un po’ perché il
professor Saix –
con due puntini sulla i- mi ha fermato per dirmi una cosa »
Al nome di Saix, Xigbar, alzò la testa con falso
interesse. «Due puntini sulla i? »
Roxas fece spallucce, roteando gli occhi « E’
così che si
è presentato il primo giorno di scuola»
«E che cosa voleva il professor Saix- con due puntini
sulla i- ? » domandò il professore guercio,
prendendo in mano alcune verifiche e
spulciandole con finto interesse.
Il biondo, dentro di sé, sorrise vittorioso.
«Mi ha chiesto di dirle se riusciva a fare un salto
veloce in aula professori; ha detto un qualcosa riguardo al
“finire la
conversazione di ieri a pranzo” o cose del genere. Scusi, non
ricordo
esattamente le parole »
La faccia di Xigbar cambiò immediatamente espressione
–
certo che non era molto bravo a fingere indifferenza eh - e si alzò dalla
sedia.
«Adesso, intendeva? »
Roxas si limitò a mugugnare un “ mmh
mmh” e ad annuire.
Dentro di sé invece rideva fragorosamente. Diavolo, la
vicinanza con Axel lo
stava trasformando pian piano in un idiota come lui.
«Allora temo proprio di dover abbandonare la lezione di
Storia ragazzi. Non fatene un dramma, mi raccomando »
«Non si preoccupi professore: non c’è
nessun pericolo! »
ridacchiò Sora dal suo banco, portandosi le braccia dietro
la testa e
sorridendo.
Xigbar ridacchiò insieme al moretto per poi diventare
serio di colpo e lanciargli contro un gessetto.
« Punizione, Sora. Appena torno dovrai portarmi il
riassunto dell’intero capitolo che stavo spiegando»
Roxas scosse la testa, chiedendosi come faceva a essere
realmente il suo gemello. Magari era stato adottato …
Sora smise di ridere e lasciò cadere le braccia
mollemente sui fianchi, il labbro inferiore che sporgeva.
«Professoreeee – miagolò triste
– non so nemmeno a che
capitolo siamo arrivati
«Peggio per te, marmocchio. E voi –
indicò l’intera
classe con la mano- non ditegli nulla. Si deve arrangiare da
solo»
Detto questo uscì velocemente dalla classe, ignorando i
lamenti del moretto che si contorceva sul banco.
«Roxas, aiutami! » si lagnò Sora,
allungando la mano destra verso il gemello.
Quello si limitò ad un’alzata di spalle e ad un
“Arrangiati”. La sua attenzione, adesso, doveva
dedicarla tutta a Saix e a
Xigbar.
---
« Da questa
parte, nano» biascicò Axel afferrando Roxas
per una spalla, trascinandolo verso di lui.
Il biondo bofonchiò qualche insulto e scosse le spalle,
facendo mollare la presa all’amico.
«Lo so, idiota. Stavo solo controllando se c’era
qualcun
altro in giro »
«Beh?»
«Beh niente. Siamo solo noi due qui – si
fermò un attimo,
indicando con un cenno del capo la sala professori- e loro due,
ovviamente »
«Ah già. I piccioncini »
sghignazzò il fulvo, chinandosi
per poter osservare attraverso il buco della serratura.
Roxas lo guardò compassionevole, scuotendo la testa.
«Guarda che ci sono le finestre, sai? »
«Ma da li ci vedrebbero! » sbottò
ritornando in posizione
eretta, posando entrambe le mani sui fianchi.
«Non tutti sono appariscenti come te, sai? »
Detto questo, Roxas, scartò Axel e si diresse con passo
felpato verso la prima finestra, appoggiandosi al muro con la schiena
per non
essere visto.
Con la coda dell’occhio vide Xigbar avvicinarsi a Saix,
salutandolo allegramente.
«Hey Rox … »
Il biondo ignorò l’amico, sventolando la mano
destra come
per cacciare via un animale fastidioso.
«Ascoltami, puffo »
Il biondo scosse la testa, ignorando volontariamente il
rosso.
«Tanto io te lo dico lo stesso! Insomma … Io ho
mandato
Saix, tu Xigbar. Non credi che si domanderanno come mai si sono
incontrati e
bla bla bla? »
«Non credo. Infatti si stanno baciando »
sibilò Roxas,
assottigliando gli occhi alla vista della lingua del suo professore che
passava
sopra alla bocca dell’altro.
«Disgustoso … » scosse la testa,
voltandosi verso Axel. «Bene,
facciamo questa foto e poi andiamocene »
Il fulvo sorrise, grattandosi una guancia.
«Ho una domanda »
«Uhm? »
«Domani mattina quei due si ritroveranno con le aule
piene di foto, ok, però … Penseranno subito che
siamo stati noi due, no? »
Roxas sorrise debolmente, trafficando con il cellulare
per azionare la fotocamera.
«Certo che lo penseranno, però che prove hanno
infondo?
Nessuna. Quindi il preside non potrà dire nulla »
«Come mai così tranquillo? Solitamente quando
stiamo ( o
per meglio dire sto) per fare danni sei un fascio di nervi, mentre ora
… »
scosse la testa, ridacchiando lievemente, non sapendo che cosa
aggiungere.
Roxas scosse la testa e si scrollò le spalle, chiudendo
così l’argomento. Non lo sapeva nemmeno lui il
motivo. Aveva solo voglia di un
po’ di adrenalina, pensava, e magari di finire in qualche
casino.
Passò il cellulare ad Axel, alzando il pollice
vittorioso.
«Perché devo farlo io? » si
lagnò il maggiore, ruotandosi
tra le dita l’apparecchio.
« Hai per caso paura? » insinuò il
biondo, sollevando un
sopracciglio
«Ah, sia mai! »
Axel si avvicinò alla finestra furtivamente, adocchiando
con un ghigno le posizioni “poco consone” dei suoi
insegnanti e, velocemente,
premette il tasto per fare le foto.
Bip.
Oh cazzo.
Entrambi i ragazzi si guardarono negli occhi,
sgranandoli. Quel … Quel dannato cellulare aveva appena
fatto … bip?
I due uomini, dentro la stanza, a quel suono metallico e
rumoroso – perché sì, era fin troppo
rumoroso- si voltarono stupefatti.
Nello stesso momento Axel e Roxas scattavano veloce
verso i corridoi diretti alla propria classe.
Più veloce della luceeeeeeeeeeeee.
«Ah, non male. Appena sono rientrato in classe Sora mi
è
praticamente saltato in braccio pregandomi di aiutarlo con il
riassunto, poi
Olette si è messa a ridere e mi ha offerto un biscotto fatto
da lei. Allora
Hayner mi ha dato una pacca sulla spalla, dicendomi che ci so fare con
le
ragazz- »
«Intendevo con Xigbar »
esclamò Axel, dandogli una manata sulla
schiena
«Tutto ok. E’ entrato in classe tutto trafelato, si
è
guardato intorno e poi niente. Saix? »
Axel si passò una mano tra i capelli, infastidito.
«Secondo te potrei denunciare alla polizia un uomo che mi
ha minacciato apertamente di scotennarmi come un tacchino? »
Roxas si lasciò sfuggire una risata, osservando il volto
imbronciato del suo migliore amico.
«No, non credo. E
poi, che ha fatto? »
Il fulvo si sollevò leggermente da terra, puntellandosi
sui gomiti.
«Niente di che, mi ha squadrato male tutto il tempo.
Secondo me adesso stanno discutendo di me e di te »
«Probabile »
Rimasero in silenzio per un po’, beandosi della calma del
momento. Sicuramente il giorno dopo non sarebbe stato così
tranquillo, anzi!
Axel si lasciò cadere nuovamente a terra con un sospiro,
sollevando un po’ di polvere e sabbia che ricopriva la
terrazza. Ancora si
chiedevano, i due, come mai ogni giorno quel posto si riempiva di
sabbia fine.
Colpa del vento?
«Hey Roxas … »
«Cosa? »
«Domani mattina dobbiamo venire a scuola presto,
così
sistemiamo le foto in classe. Ah sì, ricordati di stamparle
eh! »
« Questo significa che io dovrei …? » il
biondo lasciò in
sospeso la frase, guardando di sottecchi Axel
«Sì, dovrai svegliarti presto »
«Assolutamente no » rispose secco Roxas, puntando
lo sguardo
verso il sole che tramontava.
«E invece sì. Tranquillo, ti farò io da
sveglia personale
e verrò a casa tua a prenderti »
Il biondino ritornò a guardare l’amico,
imbonciandosi
lievemente e scuotendo la testa
« No, non importa»
« Tanto non mi costa niente, eh»
«No, mi sveglio e poi vengo a scuola »
Axel sollevò un sopracciglio, stranito. Si voltò
su un
lato, appoggiando il viso sul palmo aperto della mano.
«Ma se nemmeno la senti, la sveglia. Andiamo Rox! »
« Io non … tranquillo »
«Ma - »
«Ci penserà Sora a svegliarmi, come sempre
»
Già, Sora. Sarebbe stato suo fratello a svegliarlo,
com’era giusto che sia.
Axel sorrise mestamente, sospirando. Sora eh? Beh, forse
c’erano cose che Roxas non era ancora in grado di lasciarsi
alle spalle
dopotutto. Infondo chi meglio di Axel poteva capire quello che il suo
amico
provava?
«Uh, si è fatto tardi Blondie. Devo andare
»
«Già, anche io »
«A domani. E ricordati le foto! »
esclamò il fulvo,
alzandosi da terra e salutando con la mano l’amico
«E chi se le dimentica » bofonchiò
Roxas, osservando Axel
allontanarsi e sparire dietro la porta della terrazza.
Chissà se Sora era già arrivato a casa
…
«
Mi raccomando,
fate i bravi e non distruggetemi la casa »
La donna sorrise,
passando la mano delicata sopra la guancia di entrambi i piccoli. Uno
dei due
sorrise, annuendo felicemente. L’altro si
imbronciò, aggrappandosi al grembo
della madre.
« Devi proprio
andare insieme a papà? Non puoi restare qui?»
Il più
grande gonfiò le guance, avvicinandosi al
gemello e afferrandolo per un braccio.
«Sì, lei deve
andare. Adesso vai mamma, dai »
La donna sorrise,
raggiungendo il marito ed entrambi uscirono dalla porta, con un sorriso
sulle
labbra.
Mel's
Oddio, oddio, oddio. Potete uccidermi, scorticarmi, rendermi schiava a
vita e bla bla bla.
Da quanto tempo non aggiorno? Da quanto tempo nemmeno la cago questa
storia? ;A;
Nh, la mia SoRoku <3
Oddio, in questo capitolo Sora si vede pochissimo, ma nel prossimo lo
vedrete all'opera e si inizieranno ad intravedere i primi segni sulla
coppia.
Ah... E sì, questo era " lo scherzone" che aveva in mente
Roxas. Direi che sembra più una ripicca contro i professori
ma dettagli.
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito - fatelo ancora o vi
scotenno coof - e anche chi ha messo tra preferiti/seguite/ altro.
Thaaaanks =w=