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Autore: Icequeenv    12/01/2012    2 recensioni
Ezio crede di aver finalmente trovato la pace, l'Ordine sembra non avere più bisogno di lui. Al suo fianco c'è una donna bellissima e giovane, che sembra amarlo come nessuno ha mai fatto. Ma l'anziano Capo degli Assassini non sembra destinato a mettere sull'ultima pagina del libro la parola "fine". Non c'è pace nella vita di un uomo che passa la vita a combattere.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claudia Auditore , Ezio Auditore, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Più gente conosceva, meno persone sentiva di avere attorno, come se tutti quei diversi caratteri si fondessero fra di loro. Era come avere più bellissime melodie, riprodotte tutte nel medesimo istante, tanto che l'impossibilità di seguire le note rendeva il suono divino un rumore di sottofondo. Aveva bisogno di silenzio, per cogliere ogni nota, ogni sfumatura che quelle persone avevano da offrirle come pesche mature. Appena cercava di fermarsi a parlare con una delle persone nel salone, veniva subito trascinata altrove, mani sconosciute stringevano le sue, in un braccio di ferro contro il tempo. Non capiva cosa ci fosse di bello o divertente in eventi come quello, tanto che da sempre aveva cercato di evitarli, la maggior parte delle volte con successo. Le persone si susseguivano, come in una quadriglia assurdamente agitata, e mentre Sofia lottava per sembrare reattiva, la sua mente vagava per i meandri più nascosti, cercando una via di fuga. Capiva la scelta di Ezio di tornare a Roma, m non capiva il motivo di una così lunga permanenza. Lui le aveva detto che sarebbero tornati a Monteriggioni, avrebbero ricostruito la villa degli antenati e vissuto la loro vita pacificamente. Durante il lungo viaggio da Costantinopoli a Masyaf, Ezio le aveva raccontato tutto, dall'esecuzione del padre e i fratelli all'arrivo nella capitale ottomana. Sofia era rimasta disgustata dal tradimento del gonfaloniere, per poi addolcirsi al racconto della sete di vendetta dovuta a, ammetteva Ezio, un'eccessiva ingenuità. Cercava con gli occhi il viso tanto amato, cercando di sostituire le rughe degli anni con delle espressioni più giovani, senza successo. Era cambiato molto da allora, l'ingenuità aveva lasciato spazio al dovere del capo, il ruolo che non aveva mai chiesto, ma che aveva sempre portato con responsabilità. Sofia non era rimasta stupita del ruolo che Ezio ricopriva; fin dalla prima volta in cui aveva messo piede nella sua bottega era rimasta affascinata dal suo carisma. Anche se giovane, Sofia non era stupida, cercare di farsi accettare a Costantinopoli era stata più che una sfida, ma mantenendo una buona politica e volando basso era riuscita a non attirare attenzioni indesiderate. Non si era mai posta la fatidica domanda che più volte aveva sentito pronunciare, o che magari leggeva negli occhi di chi aveva di fronte: "Non era forse una donna di malaffare, vista la differenza d'età e la mancanza di un vincolo sacro fra i due?" Sofia non voleva chiederselo, sapeva che Ezio non era credente, dopo le sue peripezie con i Borgia aveva perso completamente la fede, aprendo gli occhi sulla corruzione della Chiesa Cattolica. Lei non sapeva cosa pensare a riguardo, ricordava l'atmosfera che regnava nelle chiese, quell'ambiente fra lo stantio e l'antico, la profondità della voce del prete, le severe parole latine che per lei erano diventate una seconda lingua madre. Aveva sempre visto la divinità come qualcosa di scontato, naturale e onnipresente, e ora che si chiedeva per la prima volta come fosse Dio, si rendeva conto di non riuscire a inquadrarlo in nessun modo. Non voleva seguire il pensiero di Ezio come un burattino, ma sentiva di non essere ancora pronta a trarre determinate conclusioni. Evase la folla di Assassini nel salone, cercando di trovare un posto dove fermarsi a riposare un attimo. Era entrata in un mondo completamente nuovo, che correva su di lei come acqua, cercando di consumarla. Una realtà sconosciuta, parallela a quella di tutti i giorni, che non tutti gli uomini avevano il diritto di conoscere. Entrò in una stanza del grande Covo dell'Isola Tiberina e chiuse la porta, tirando un sospiro di sollievo. Solo due candele era accese, il grande candelabro d'argento con inciso lo stemma dell'Ordine era come menomato, quattro delle candele erano spente. La penombra soffusa rendeva l'ambiente più caldo, Sofia vedeva le armi allineate sulle rastrelliere di legno rilucere lentamente a ogni movimento della fiamma. Sapeva che tutte quelle erano le armi di Ezio, che gli Adepti lucidavano con cura dopo ogni battaglia. Si avvicinò graziosamente al pugnale di Ezio, le gonne che accarezzavano il pavimento con un fruscio sottile. L'elsa era di metallo nero, finemente intagliata, in modo da impedire alla mano di scivolare. Prima dell'inizio della lama era stato legato stretto con due strisce di cuoio un fazzoletto bianco, macchiato di sangue in un angolo. Aveva un monogramma, Sofia riusciva chiaramente a leggere le due iniziali: C.B. La voce di Ezio rimbombò nella stanza: "Tieniti stretti gli amici, ancora più stretti i nemici." Sofia si girò di scatto, mentre il pugnale le scivolava di mano. Ezio lo prese al volo, prima che toccasse terra, rapido e silenzioso come un gatto. Le appoggiò le mani sui fianchi, dopo aver appoggiato il pugnale nuovamente al suo posto. Mise il mento sulla sua spalla, mentre silenziosamente guardavano l'arma. "C.B.?" chiese Sofia, accarezzandogli il viso con un mano. "Cesare Borgia, l'unico uomo tanto pazzo e potente da poter credere di essere in grado di sfidare Dio." rispose, senza spostare la testa. Sofia fissò lo sguardo sulla lama, come se avesse paura di vederla muoversi. "E' per questo che l'hai ucciso? Gli hai trafitto il cuore con quella lama, guardandolo morire?" chiese ancora, il labbro inferiore che aveva preso a tremare. Ezio alzò la testa e girò la ragazza verso di lui, prendendole la mano fra le sue. Lei girò la testa, ma Ezio le prese delicatamente il viso fra le mani. "Quel sangue non è suo." disse lui, prendendole la mano e appoggiandola in un punto della sua spalla. Ezio sentì la mano di Sofia tremare sotto la sua. "Quanti ancora dovranno morire per mano di quella lama? Quante donne verranno svegliate una notte, per essere messe a conoscenza della morte del proprio marito? Promettimi, Ezio, che non sarò fra loro un giorno, non per colpa dell'arma di un altro uomo, che magari segue una diversa causa, credendola giusta." Gli occhi di Sofia erano lucidi, la luce della candela che li illuminava impietosa. Un'ombra passò nello sguardo dell'Assassino, mentre le sue labbra si dischiudevano, incerte, ma animate dalla consapevolezza di avere gli occhi puntati dentro quelli della donna della sua vita. "Sofia Sartor, amore mio, ti ho promesso davanti allo scheletro di Altair che avrei vegliato su di te finché il fato me l'avesse permesso e anche oltre, come potrei sacrificare tutto ciò che ho di più bello e prezioso nel nome di una causa ormai vuota? Se nulla è reale e tutto è lecito, mi sarà ben permesso di passare il resto dei miei anni con la donna che amo. Ho dato tre quarti della mia vita al Credo, ora è il Credo a dover dare qualcosa a me." La baciò, mentre lei si sentiva la testa girare, si aggrappò al suo corpo, cercando di non cadere, lasciandosi semplicemente guidare da lui. Non capiva come avesse fatto a dubitare anche solo un istante dei suoi sentimenti, si vergognò di sé stessa in modo così atroce da nascondere il viso nel suo petto, inspirandone il profumo. Sentiva il respiro profondo dell'amato muovere il suo possente torace e bastava questo a tranquillizzarla. Chiuse gli occhi, le voci degli invitati erano smorzate dalle pesanti porte di legno. Vagava con la mente, completamente assorbita dal respiro di Ezio. C'era troppo silenzio, era quello a non quadrare, ma nessuno dei due aveva i sensi vigili. Quando tutto non poteva essere diverso dalla sorta di perfezione che avevano accumulato, Sofia venne gelata da un urlo che la trafisse come una folata di vento. Ezio si irrigidì fra le sue braccia, le spinse al sicuro dietro di sé e impugnò il pugnale.
  
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