Io ho pianto invece. Dell’onore non me ne importava niente. Ho pianto perché ho perso uno che amavo, anche se lui non mi aveva mai guardata. Né avrei voluto che l’avesse fatto. O forse sì che avrei voluto, avrei voluto con tutte le mie forze, ma se l’avesse fatto non sarebbe stato più lui: perché io lo amavo, ma lui aveva la sua Miyako ed era giusto così.
Averlo accanto per la prima volta nella mia sciocca vita mi faceva sentire bene. Anche i suoi rimproveri mi facevano sentire bene. Lui si prendeva cura degli altri. Si prendeva cura di me.
Solo adesso ho capito, sensei, quello che volevi dirmi, solo adesso che mi hai caricato della responsabilità di prendere il suo posto. Ho capito perché l’hai lasciato andare: un altro l’avrebbe fermato, l’avrebbe costretto… ma tu lo amavi e non volevi vederlo piegato e distrutto dal dolore e dal rimorso, hai preferito prenderti quel peso sulle tue spalle, come sempre. Hai cercato di prenderti anche il mio, e per un poco te l’ho lasciato fare, perché ero così stanca e così sconfitta. Ma adesso non sono più una recluta, una che non sa mai dov’è il suo posto. Adesso sono io che devo prendermi i pesi degli altri sulle spalle. E lo farò sensei, te lo prometto.
Mille volte rimpiangiamo
che i morti non tornino in vita
come se l’acqua che scorre via
tornasse giammai.
poesia giapponese – lady Kanin