Family comes first
INCIPIT.
"Io credo nell'America.
L'America fece la mia fortuna.
E io crescevo mia figghia comu n'americana,
e ci detti libertà,
ma ci insegnavano puro a non disonorare la famiglia."
["Il Padrino"]
La nebbia della sera iniziava ad addensarsi sulla New York del 1940.
La gente era frenetica; la borsa era alle stelle, gli economisti urlavano a squarciagola "Compro, vendo", quasi come se volessero dimenticare il crollo finanziario di quel terribile 1929. Perchè l'America facilmente dimenticava le proprie ferite, però si cercava di andare avanti.
Come quando un americano sentiva le notizie alla radio a proposito della guerra.
Oppure una mamma che, tenendo in mano una catenina con un crocefisso, pregava e ascoltava trepidante la lista dei caduti in guerra, sperando che non ci fosse il proprio figlio incluso.
Altrove, i bambini ascoltavano la radio solo perchè era l'unica fonte di intrattenimento, oltre i giocattoli: un cavalluccio a dondolo di legno, un pallone mal ridotto, o un piccolo flauto in legno.
Ma per ogni newyorkese la sera era il momento per rilassarsi nella propria casa, dopo una dura giornata di lavoro, e riabbracciare la famiglia con prole al seguito.
"Sono a casa!!" l'uomo dal sorriso sgargiante superò la soglia di casa, chiudendo la porta alle sue spalle.
Velocemente posò il cappello color sabbia sull'attaccapanni, e a rispondere al suo saluto arrivò una ragazzina di sei anni circa, con un buffo cappellino con una piuma che le andava decisamente troppo grande.
L'uomo sorrise e prese in braccio la figlia.
"Ecco la mia piccola detective... come sta la mia Johanna?" le sistemò il cappello per vedere meglio il suo bel viso.
Occhi azzurri come suo padre e capelli lunghi e ondulati come sua madre.
"Beneee
oggi io e la mamma abbiamo fatto una torta di ciliege!"
"Uhmm la mia preferita!"
"Su questo non c'erano dubbi, Alexander Castle." la donna prima
nominata si avvicinò al marito, sguardo seducente e braccia conserte,
aspettandosi un bacio.
Alexander sorrise, scrutando la dea che aveva davanti, poi lasciò andare la piccola Johanna, che corse in cucina seguendo l'odore della cena che la nonna Martha stava preparando.
"Signora Castle... vi trovo bene... avete comprato un nuovo vestito?" disse avvicinandosi a sua moglie, che indossava un bel vestito nuovo, in effetti, un grigio perla a maniche corte, stretto ai fianchi e che le calzava fino al ginocchio. Per completare il tutto, delle perle intorno al collo che le scendevano incastrandosi a formare una specie di fiocco sopra il seno.
"Sì,
gli affari vanno bene, signor Castle, e vostra moglie ne approfitta per fare
spese!"
"E fate bene!"
Ormai erano vicini, lui la prese per la vita, le fece fare un casquette, causandole una risata per il solletico, poi la riportò sopra e la baciò appassionatamente.
Lei allungò le braccia intorno al collo del marito, assaporando il suo dolce profumo, mentre gli toccava quel capelli sempre un po' sbarazzini.
"Se avete finito, c'è la cena pronta!" Alexis, la figlia naturale di Castle, fece capolino dalla cucina con una smorfia, e fece staccare i due.
"V-veniamo." rispose Alexander, che ancora doveva riprendersi dal bacio.
Kate si limitava a tossire trattenendo una risatina.
La tavola era imbandita a nozze: un primo piatto di spaghetti con i gamberi, insalata russa, polpette di carne e un dessert di dolci assortiti che Martha tirò fuori dal frigo, canticchiando tra sé.
Gli altri iniziarono a sedersi.
Alexander osservava le donne della sua vita tutte sedute intorno: fino a dieci anni fa non si sarebbe immaginato una scena del genere. Ora aveva una famiglia al completo, tutta intorno a lui.
"Non
avevi la cena coi tuoi agenti al distretto?" gli chiese Kate, iniziando a
servire ai tavoli.
"Sì ma ho detto che dovevo ritornare a casa per stare con voi."
"Tesoro, come sei dolce." gli toccò la guancia, facendogli un
pizzicotto, che fece sorridere Martha e ridere le altre due figlie.
Castle sorrise prima a sua moglie, poi al resto delle donne.
"La famiglia al primo posto."
Tutti si voltarono di scatto quando sentirono un rumore di piatti rotti. Martha
aveva fatto cadere l'insalatiera e tutta la verdura era caduta a terra.
Impassibile, la donna continuava a guardare il figlio e boccheggiare... era
inutile, le parole non le uscivano.
"Nonna, stai bene?"
Kate fece segno ad Alexis di andare ad aiutare Martha, che al momento non riusciva a staccare gli occhi di dosso dal figlio. Lo guardava: Alexander aveva i capelli tirati indietro, e per un attimo le era sembrato che portasse uno smoking nero con le strisce grigie, e un fazzoletto rosso sulla tasca esterna della giacca. Sotto al vestito una camicia. Quell'immagine non riusciva a togliersela dalla testa... malediva se stessa e si chiedeva, perchè proprio ora?
Velocemente, Kate ed Alexis pulirono a terra, raccogliendo i cocci rotti, e poi aiutarono Martha a sedersi pian piano.
La donna stava tremando, e Castle era davvero preoccupato.
La piccola Johanna, ingenuamente, offrì alla nonna un fazzoletto per pulirsi il viso, che Martha accettò, riprendendo fiato.
"Madre, cosa ti turba?"
"Oh, niente, Alexander... solo che... quella frase che hai detto... l'ho
già sentita da qualcun altro."
"...qualcuno che ti turba?" azzardò Kate, guardando prima Alexander e
poi Martha.
La donna sospirò e cambiò subito argomento.
"Perchè non iniziate a sedervi? C'è una tavola imbandita solo per voi!" disse sorridendo e indicando i piatti a tavola.
Kate ed Alexander continuavano a scambiarsi sguardi: c'era qualcosa che non andava in Martha.
La cena fu deliziosa. Johanna aveva mangiato così tanto che si era addormentata sul foglio dei disegni che stava colorando; Alexis aveva portata sua sorella in camera e alla fine si era addormentata anche lei.
Martha se ne stava seduta sul divano col bicchiere di vino rosso tra le mani. Scrutava il bicchiere alla ricerca di un perchè, di un segno, di una risposta dal destino.
Kate la osservava dalla cucina e chiedeva ad Alexander di indagare.
"Tua
madre mi preoccupa... non l'ho mai vista così... cosa le sarà successo?"
"Ripercorriamo la scena..."
Alexander mise la mano sotto al mento, col segno di pensare. Questo gesto faceva sempre ridere Katherine. Ma in quel momento non c'era così tanto da ridere.
"Cosa
ho detto che l'ha fatta immobilizzare?"
"Stavi dicendo che questa sera c'era la cena con gli altri agenti al
distretto, ma che preferivi tornare a casa e stare con noi."
"Giusto. Poi ho detto... la famiglia al primo posto..."
"La famiglia al primo posto..." ripetè Katherine a manetta.
"Tesoro, vai a parlare con tua madre... lei saprà dirti qualcosa... forse
abbiamo mosso in lei qualche ricordo che pensava di aver dimenticato..."
L'uomo sospirò.
"Il guaio Katherine è dopo anni a fare la spia e poi l'attrice, molto spesso mia madre non riesce più a distinguere la realtà dalla fantasia."
"Madre,
tutto okay?"
Martha si voltò di soprassalto, e per poco non fece cadere anche il bicchiere a
terra.
"Oh,
Alexander! Mi hai spaventata..."
"Eri soprapensiero?" azzardò lui, quasi timoroso, quasi per paura di
una sua risposta, scrutandolo nei occhi che mai prima di allora gli erano parsi
così spenti.
"No, no, carooo... mi sento beniiiiiissiiiiimo!"
Quelle vocali così stonate... quella voce così stridula.. Alexander Castle iniziò a temere per la salute mentale di sua madre.
Del resto, Martha non era più agile come quando aveva 40 anni... Martha si avvicinava ai 65. Dolcemente, sua madre lo prese per mano, rassicurandolo.
"Tesoro, guardami... è solo stanchezza, okay? Non aver paura dei miei mancamenti..."
"Allora perchè hai reagito in quel modo a quella mia frase? La famiglia al primo posto..."
"Alexander, quelle parole mi hanno ricordato tuo padre."
Gli occhi di Castle s'illuminarono e gli tornò alla memoria un evento risalente a trent'anni prima.
"Me
ne vado di casa, Martha..."
"Come te ne vai? E che ne sarà di me, di tuo figlio Richard??"
"Voi
siete la ragione per la quale i miei sogni sono andati a fottersi, Martha!! Mi
avete rovinato la vita!!"
"No, tesoro, ti prego non andare via... ti prego..."
I ricordi erano troppo sbiaditi... Alexander Castle all'epoca era ancora Richard Castiel, il suo passato che aveva dimenticato, o almeno così pensava, ma che puntualmente sembrava tornare a bussare alle porte del suo cuore.
Ormai tutti si erano abituati a chiamarlo 'Alexander', perfino sua madre.
"Ma
madre... tu mi hai sempre detto che... mio padre se ne è andato per seguire una
band di suonatori di blues..."
"E così è stato, tesoro... ma abbiamo perso ogni contatto con lui, come
sai.."
"Se la famiglia era così importante per lui, perchè se ne è
andato?"
Martha indugiò, roteò gli occhi, come se cercasse un segno dal cielo. Invece
aprì solo un fulmine a ciel sereno.
"Era
importante, Alexander... lo era."
Ora fu il turno dell'uomo prendere la mano di sua madre e stringerla forte.
"Madre,
ti giuro che mai e poi mai diventerò come mio padre. Un uomo bugiardo come lui,
non merita il mio rispetto. Anzi, sono contento che se ne sia andato... spero
sia morto!"
"Alexander Castle! Non parlare così di tuo padre!"
"Mio padre è morto per quel che mi riguarda."
Martha fece una strana espressione, che il figlio per fortuna non notò. Da un lato accennò un sorriso, poi si voltò a 34, trattenendo una lacrima, infine si alzò dal divano e con passo deciso, andò a prendere la sua borsa, tirando fuori un foglio, che porse ad Alexander.
Il foglio era fatto di una filigrana particolare. Quando Alexander lo aprì, lesse un invito a quello che apparentemente era un matrimonio, scritte con caratteri delicati, tutti ricamati.
"Santina
Provenzano? E chi sarebbe?"
"E' la figlia di un mio ex collega di teatro... si sposa questa domenica e
siamo invitati... oh, Alexander, almeno evadiamo da questa vita e per un attimo
facciamo i mondani!"
"Non è che mi cacciano perchè sono della polizia? Sai questi nomi
italiani... mi ricordano una sola cosa: si chiama mafia."
Martha rise di gran gusto. Anzi, a dire il vero sembrava piuttosto imbarazzata dalla 'perspicacia' del figlio.
"Non
essere sciocco... non tutti gli italiani sono dei mafiosi! Forza, è ora di
andare a dormire che si è fatto tardi. Domani si va a cercare il vestito per la
cerimonia!"
"Ma io non---"
La donna allegramente si alzò dal divano, spalancando le braccia: era partita nella fase di recitazione.
"Ci penserai domani, tesoro, dopo tutto domani è un altro giorno!" disse in lontananza, essendosi già avvicinata alla sua stanza.
Alexander sorrise, guardando l'invito di matrimonio e pensò ai cambi d'umore di sua madre.
Quella donna non cambiava mai. Forse, anzi, stava peggiorando con l'età.
"E ti pare che non mi citava Via col vento..."
Angoletto dell'autrice poco sana di mente:
allora che ve ne pare?
Ho abbastanza attirato la vostra attenzione, curiosità??
Se volete sapere altro, chiedete pure e sarà fatto :D
Ah ringrazio beside_real per il poster che purtroppo non mi carica qui, quindi potete vederlo a questo link: http://angrylittleprincess.tumblr.com/post/15770753092/heres-the-link-of-my-fanfic-castles-godfather
*-*
Hasta la vista!