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Autore: Aelin_    13/01/2012    1 recensioni
Mi chiamo Jennifer, ho 22 anni e sono una ragazza normale.
No, non lo sono, per niente. Non ho un padre e non ne sento la mancanza, il cognome l’ho preso da mia madre, e, se devo essere sincera, non mi piace per niente.
Sono piuttosto asociale, ho solo un’amica che mi sopporta, Iana, e la conosco da quando avevamo 3 anni. E’ l’unica che mi capisce.
E poi, ci sono le Voci. Sono cominciate quando avevo 7 anni, e non se ne sono mai andate. Ma ho imparato a gestirLe. Mi dicono cosa fare, mi consigliano, e… mi hanno addestrato.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Jen ricomparve in Paradiso, nello stesso giardino di sempre.
Ma notò che c’era qualcosa di diverso.
C’erano meno alberi ed era comparso un lago, nero e placido, dove, su una roccia vicino alla riva, era seduto Lucifero, meditabondo.
Le sue ali, nere con riflessi rossastri, sfioravano l’erba, e attorno ad esse gli steli erano secchi e raggrinziti, formando un cerchio di terra morta.
Jennifer si avvicinò all’angelo, e, d’istinto, gli accarezzò il muscolo delle ali, piano, sfiorando le penne e sentendo la forza mal celata dalla pelle.
Tutto ciò provocò un tremito nelle ali, che si protesero verso di lei come per volere altre carezze, e Lucifero alzò la testa, guardandola. Fece un mezzo sorriso.
-       Sei venuta… - Jen percepì il lieve sollievo nella voce di lui.
Si perse nei suoi occhi. Erano così tristi…
-       Sono venuta per ascoltarti. – si sedette sull’erba accanto a lui, guardandolo.
Percepì le proprie ali sfiorare le sue, e trattenne un gemito di sollievo. Stranamente, si sentiva più tranquilla in sua presenza.
-       Andava tutto bene, qui, all’inizio. Sulla terra c’era il giardino, e noi fratelli camminavamo tra l’erba, facendoci degli scherzi. Non ci annoiavamo mai, e amavamo nostro padre. Poi, un giorno, percepimmo una lieve increspatura nell’aria. Lui aveva creato qualcosa… -
Mentre Lucifero parlava, Jen si accorse a malapena che aveva cominciato ad accarezzare le ali di lui, che ora tremavano. Anche la sua voce era spezzata in alcuni punti. Come se si trattenesse.
Lui, senza rendersene conto, scese dalla pietra, e si distese nell’erba, verso di lei, con le ali protese in cerca di carezze. E nel frattempo parlava, con gli occhi persi nei ricordi e le ali frementi per le coccole.
-       Aveva creato l’uomo, e noi sentimmo distintamente il suo affetto per noi calare, sostituito dall’amore che provava per i suoi nuovi figli. Eravamo curiosi, evidentemente le nuove creature erano migliori di noi, non eravamo gelosi, anzi eravamo orgogliosi. Li avremmo serviti con amore, seguendo la volontà di nostro padre.
Ma quando li vedemmo, a stento trattenemmo l’indignazione. Erano degli esseri pelle e ossa, senza Grazia, senza poteri, senza niente di bello e ammirevole. Ed erano barbari. Si ammazzavano tra loro, erano orgogliosi, disprezzavano nostro padre e credevano che tutto gli fosse dovuto, che tutto fosse loro… - la voce gli si incrinò di nuovo, mentre una lacrima gli scendeva lungo la guancia.
Jennifer la asciugò d’istinto, protendendosi verso di lui, più vicina, facendogli sentire che lei c’era, che lo sosteneva.
-       Li odiavamo, non li reputammo degni di tutto quell’amore, e volevamo chiedere spiegazioni.
Io ero il preferito, e il più piccolo degli arcangeli, ma anche il più forte, al pari di Michele, il maggiore. Fui io ad andare, incitato dai miei fratelli. E quando fui al suo cospetto, glielo chiesi. Gli chiesi “Perché? Perché dobbiamo onorare questi esseri? Sono imperfetti, dovrebbero essere loro ad onorare noi.” Capisci? Non ero invidioso, cercavo solo spiegazioni. – altre lacrime si aggiunsero alle prime.
 
Jennifer lo abbracciò stretto, colpita, e si distese, facendogli poggiare la testa sulla propria pancia. Gli accarezzò i capelli, mentre lui la stringeva, affondando il viso nella sua maglietta, bagnandola di lacrime.
Lei si accorse che le ali di lui avevano cominciato a pulsare piano.
-       E mio padre si arrabbiò. “Tu, come puoi contestarmi? Io ti ho dato la vita e io posso togliertela, e tu devi sottostarti al mio volere!!!” , mi disse. Mi colpì, colpì la mia Grazia, facendomi retrocedere, e poi chiamò Michele. Io guardai mio fratello, in cerca di sostegno, credevo che gli altri mi avrebbero difeso, ero stato mandato da loro, ma… Negli occhi di mio fratello c’era solo obbedienza, disse che non aveva avuto niente a che fare con questa mia idea, che avevo fatto tutto da solo… E mi imprigionarono.
Non era una gabbia normale, quella. Era troppo stretta, per le mie ali, e ogni volta che provavo a muoverle degli uncini le tagliavano, facendomi male, e il mio sangue nutriva l’Inferno. Il sangue sul tetto, quel lago, è il mio. Passarono anni, e alla fine le mie ali divennero come le vedi. Nere, dense di peccato, e alla base delle piume sono rosse, per il sangue. E cercai di vendicarmi. –
Le sue ali avevano cominciato a pulsare più velocemente, e Jen si chiese cosa sarebbe successo. Poi notò che dalla punta delle penne il nero e il rosso cominciavano a svanire piano, scoperchiando un grigio chiaro. La sua Grazia si stava pentendo, e si stava pulendo da sola.
Ma lui non se ne accorse.
-       Ogni demone deriva da ogni goccia del mio sangue, e dalle prime nacquero i più potenti. Pensavo che fosse giusto combattere, che dovessi vendicarmi… Ma ora non credo più che sia la cosa giusta. –
-       Cosa ti ha fatto cambiare idea? – chiese Jennifer.
-       Capì cosa rendeva gli uomini perfetti agli occhi di mio padre. Siete così… puri. Riconoscete i vostri errori e cercate di rimediare, e cercate di fare la cosa migliore, sempre.
Vidi Dean e Sam e capì che non ero stato un buon fratello.-
-       No, furono i tuoi fratelli a sbagliare. – Jen gli sollevò il viso e lo guardò negli occhi. – Ti lasciarono solo dopo averti incitato a chiedere… - gli accarezzò una guancia.
-       Capì che gli uomini provavano dei sentimenti così forti da battere la nostra Grazia, da battere la luce. Capì che combattevano con il male ogni giorno, cercando di non farsi sommergere.
E io vi avevo ceduto. Ero caduto nei meandri del dolore e il male mi aveva sommerso.
Poi vidi te e capì che l’amore li strappava dalle grinfie dell’incoscienza e li costringeva a riflettere. –
 
Jennifer era totalmente impreparata a quell’ultima frase. Lo guardò negli occhi, e li vide puliti, sinceri, liquidi. Vide con la coda dell’occhio del bianco e guardò dietro di lui, riempendosi la vista delle sue ali, finalmente pure. La sua Grazia si era perdonata. Ma gli serviva il perdono del Paradiso, per tornare.
Sorrise, un sorriso dolce, e appoggiò la sua fronte contro quella di lui, accarezzandogli il collo, appena sotto l’attaccatura dei capelli.
-       E io ti perdono, nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo… Amen. – e lo baciò.
 
Lo trasse su di se, continuando a baciarlo, mentre il biancore che emanavano le sue ali pian piano circondava tutta la sua figura. E quando si staccò dalle sue labbra, vide la luce e la forza, la Grazia di un arcangelo, trasparire dalla sua pelle.
E quando lui le sorrise, sincero e felice, lei seppe di aver vinto.
E di aver riportato la pace in Paradiso. E nell’animo di Lucifero.
 
 
Fine.
 
 
 
 
   
 
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