“Se
fossi un fiore che fiore saresti?”
“Io non sarei mai un fiore … “
E’
con questa frase, forse senza significato
che comincia la storia di una ragazza, una qualunque, ma che nella sua
grigia
vita ordinaria vuole raccontare la sua storia, una storia semplice e
senza
colpi di scena, senza castelli incantati, senza bacchette magiche e con
un
lieto fine che se ci sarà, deve ancora essere scritto
…
Eccola. E’ lei. Riesci a vederla? Forse è
troppo lontana, ma se aguzzi un po’ la vista forse riuscirai
a distinguere una
minuscola figura, seduta su una panchina al di là del lago.
Ha in mano un
libro, il titolo non si riesce a leggere, ma sicuramente è
una storia
interessante, lei ha un ottimo gusto per i libri …
Una cascata di riccioli le cade dolcemente
sulle spalle, il viso e gli occhi sono incollati alle pagine del libro
che
tiene stretto tra le mani, quasi a non volerlo lasciare più.
Il suo nome? Non è importante. Potrebbe avere
qualsiasi nome : Laura, Alice, Sara, Marta … ma lei
rimarrebbe sempre la stessa, anzi, potrebbe anche non avercelo un nome,
ma non cambierebbe nulla …
Ora ha chiuso il libero, si sta alzando, una
macchina sta suonando il clacson, lei sale. Deve partire. Per dove? Per
un
piccolo paese in Liguria, vicino alla frontiera … Come ho
detto prima, è una
ragazza come tutte le altre, parte con la famiglia per il mare.
E’ arrivata. Adesso può divertirsi con i suoi
amici, quelli di ogni anno, quelli che, come lei, sono lì da
una vita …
Sole, mare, spiaggia, notte, è tutto più bello
e più semplice, niente preoccupazioni, nessun problema, solo
… felicità.
Il mare le era sempre piaciuto, soprattutto al
tramonto, quando ormai le spiagge deserte erano bagnate dalle delicate
onde di
un mare tiepido.
Il libro l’aveva portato con sé, nella borsa e
nel cuore, continuava però a leggerlo, ogni giorno, ma
più la storia proseguiva,
più il finale si avvicinava …
Il titolo non si riesce ancora a leggere.
Un giorno, le capitò una cosa molto curiosa,
conobbe un ragazzo, “come tanti altri” penserete
voi, “come non ce ne sono
altri” pensò lei. Il motivo per considerarlo
“diverso” non ce l’aveva, era solo
un presentimento, una sensazione, solo questo.
Lo paragonò più di una volta ad “un
fulmine a
ciel sereno”, i fulmini sono pericolosi, eppure sono
così belli …
Poi un pomeriggio la ragazza senza nome imparò
ad avere paura di lui, e si chiese se il suo “essere
diverso” era un pericolo,
ma anche se lo fosse stato non avrebbe potuto allontanarsi da lui.
Partì di nuovo. Con un peso nel cuore. Non
aveva più continuato a leggere il libro, e quando dopo mesi
lo riaprì, con lui
le si aprirono gli occhi e il cuore. Era lui! L’autore del
libro che aveva
tanto amato era lui! Tutte quelle parole erano state scritte da lui.
E così cominciò ad amare l’autore
proprio come
amava il libro …
Lui sapeva leggere, ma non i libri, quelli sono
buoni tutti, lui sapeva leggere le persone, sapeva leggere i segni che
la gente
porta addosso…
E lei lo amava.