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Autore: snowbud    13/01/2012    1 recensioni
Ritardevole (LOLOL) augurio di buon compleanno al mio ninfomane pedofilo depresso irriverente semi-masochista checchetta giapponese alquanto inquietante preferito.
Chissenefrega se non l'ho postata in tempo. L'ho scritta in tempo, questo è l'importante, solo questo.
Cit. C’era un albero che dava ombra dal sole primaverile di mezzogiorno e una roccia dove ti potevi sedere a guardare – il tramonto, l’alba, il cielo, un riccioluto chitarrista magro alla tua sinistra – e un fazzoletto d’erba più calpestato degli altri, calpestato da piedi scalzi da bambino sotto gambe che tremavano sotto una camicia leggera sopra la pelle bianca.
[...] Un milione di armonie che entravano e fluttuavano attraverso la sua testa e si riflettevano negli occhi e volavano come note, come farfalle, come aeroplani di carta.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Something ‘bout your eyes.

C’era qualcosa che fremeva, in quell’angolo di prato.
Qualche metro quadrato scarso dove l’aria ancora vibrava e toccava il cuore e se stavi a sentire il silenzio si popolava di risate, sussurri e accordi e se aguzzavi la vista tra un filo d’erba e l’altro ci vedevi una bocca che sorrideva, una zazzera e braccia e gambe e il manico di una chitarra.
C’era un albero che dava ombra dal sole primaverile di mezzogiorno e una roccia dove ti potevi sedere a guardare – il tramonto, l’alba, il cielo, un riccioluto chitarrista magro alla tua sinistra – e un fazzoletto d’erba più calpestato degli altri, calpestato da piedi scalzi da bambino sotto gambe che tremavano sotto una camicia leggera sopra la pelle bianca.
Piedi che camminavano su tutto il prato, come a volerlo finire tutto, a non tralasciare neanche un briciolo di quel verde sorridente miracolo che gli dava un biondo attimo di libertà.
Sopra di loro c’era solo il vasto cielo luminoso che gli restituiva i loro sogni ad occhi aperti, e subito sotto solo un groviglio di capelli neri, e sotto di quelli un piccolo naso bianco, e tra di loro un paio – due, o tre, forse – occhi piccoli e verdi che timidamente scrutavano intorno, che avevano un caleidoscopio cucito addosso e guardavano indifferenti, e poi tlac! colpiti, e poi tlac! affascinati, e poi tlac! innamorati, e poi tlac! fantasiosi, e poi tlac! tristi, o spenti, o lontani, o pronti a risucchiare il cielo, magari guardando sempre la stessa cosa.
Un milione di armonie che entravano e fluttuavano attraverso la sua testa e si riflettevano negli occhi e volavano come note, come farfalle, come aeroplani di carta.



Lei gli si strinse più forte, disperatamente, si strinse al suo corpicino magro, sentendo le sue scapole e le vertebre in quella zona percettiva sotto la pelle dei polpastrelli dove i sensi fanno tremolare la carne lievemente, sonnacchiosi, come una specie di carezza.
Lo abbracciò aggrappandovisi mentre i suoi occhi blu che lo avevano catturato – solo per un giorno, un giorno e una notte, e lei lo sapeva, lo sapeva bene, ma come le altre tristi puttane innocenti era brava a nasconderlo – annegavano tra le lacrime.
- Domani partirò. – disse lui in un sussurro, gli occhi fissi nel vuoto, come se non la avesse sentita piangere, come se non sapesse che lei sapeva.
- E che ne sarà di me? – alzò lo sguardo. Naturalmente nulla. Un mucchio di polvere sotto un letto che dimenticherai. Un groppo di lacrime le offuscava la vista e le arrochiva la gola.
- Ti prego. – disse tra i singhiozzi, nascondendo la testa nel suo petto. – Ti prego, stringimi e dimmi che non è vero, io farò finta di crederti e tu farai finta di non accorgertene. Poi me ne andrò e tu ti dimenticherai di me in un giorno, o due, o un paio di settimane. Ma adesso non ce la faccio. – lo guardò. La disperazione si poteva vedere scritta col sangue sul suo volto. Le sue lacrime luccicavano al buio della stanza per le candele accese nell’angolo opposto. – Adesso ho bisogno di te.
E lui la abbracciò, con un sorriso triste e un respiro abbozzato – e anche quello brillava nel buio.



Quando l’aveva visto, gli era corso un brivido lungo la schiena, nascosto dalle onde scure.
Erano i raggi di sole, quelli di cui aveva paura - e quelle pozze ghiacciate e insieme accoglienti dove la parte più nascosta e istintiva di sé desiderava immergersi, quell’urlo che non era nascosto, profondo, sotterrato e disperato come il suo, ma evidente, colmo di chiarezza, limpido come tutto ciò che lo caratterizzava. E lui non aveva paura di accendere un sorriso, quello che nel suo prato vasto e arioso era una semplice lucciola alla luce del sole, ma nel suo buio poteva essere la scintilla che avrebbe illuminato il suo volto sporco e magari anche accendere un fuoco, che non fosse un altro di paglia.
E il suo corpo tremava, per il freddo, la paura e la voglia di fare, di spiccare un salto, con gli occhi aperti, i capelli al vento e il fuoco sotto e il sorriso che si facevano sempre più vicini, e se lo avrebbero arso vivo o illuminato gli occhi era tutto da scoprire.
Era come un bambino vissuto al buio: tutta quella luce avrebbe potuto accecarlo…
Però non lo fece.

Jimmy, dal suo angolo polveroso, aprì piano gli occhi, sbattendoli più volte come un bimbo appena sveglio.
Davanti a sé, distinta, con la stessa consistenza e le stesse promesse dorate di un sogno, c’era una mano tesa.
Un sogno come un raggio di luce che filtra in un incubo.
Che passa attraverso una finestra, chiusa.




She Came in Through The Bathroom Window
(Non chiedetemi perché proprio questa. I have no fuckin idea.)

Ebbene sì pipol! Ritorno a rompere i coglioni come una brava… uhm, una brava rompicoglioni.
Esatto, lo avevo scritto per il compleanno di Jimmy. Per via di faccende tecniche ho potuto pubblicarlo solo ora ma sapete che vi dico? UN GRANDISSIMO CHISSENEFOTTE, ecco cosa vi dico. (http://25.media.tumblr.com/tumblr_lxp8omedcs1r83rhno1_400.gif)
Io non PUBBLICO per il compleanno. Io SCRIVO per il compleanno. Comprendi?
Questo è un minestrone di tutte le fan fiction a ispirazione Jimmy che mi svolazzavano per il cervello e che vi ho propinato qui modello sbobba della mensa delle elementari. Pietà di me, lo so che sono cattiva, ma vi assicuro che non è niente di personale e che ANCHE IO HO UN CUORE! çwwç
E, TLAC è semplicemente il suono della lente del caleidoscopio quando la giri. èwé
Detto ciò, hare krishna a tutti quanti. Me ne torno al telefilm di Sherlock Holmes e al libro di Keith Richards e a tumblr e a twitter e alla mia noiosa vita da foreveralone.
Ah no aspettate. Un’altra cosa c’è.
… LA FOTO IN ALTO. JIMMY ♥♥♥. LA FOTO IN ALTO ♥♥♥.
Amen.
Via, su, per i cazzi vostri.
LOL siate liberi da codesta merda (non avevo ancora insultato me e ciò che mi accingo a pubblicare, troppo innaturale, bisognava rimediare.)
Slayph/PC

PS: sì, sono ancora io. No, via le mazze, un secondo solo! Volevo solamente dirvi di fare un salto qua, dove c’è una cosa a cui sia io che la cara Francis teniamo un botto a cui ci stiamo dedicando con anima e corpo e tutto il resto. STIAMO LAVORANDO PER VOI LMAO.

   
 
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