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Autore: Sonmi451    14/01/2012    3 recensioni
E se un incontro speciale in un ascensore ti cambiasse la vita? Tu, che non fai altro che sognare e desiderare l'amore. Sarà forse l'occasione giusta?
Un incubo, che si trasforma in un sogno "premonitore", e da esso diventa realtà.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Susan, una ragazza come tante altre che voleva amare..ed essere amata.

Mark, un ragazzo come tanti altri che voleva amare..ed essere amato.


Una mattina Susan si svegliò di soprassalto, e come sempre in quei giorni così cupi, fu colpa di un incubo.

In questo incubo Susan era una piccola farfalla, tutta colorata. Volava leggera tra i fiori e non c'era momento in cui non si fosse sentita più felice. Sapeva che se continuava a volare, presto, avrebbe trovato un'altra farfalla con la quale stringere amicizia. Volò più veloce che mai.
Ma presto...si fermò.
Davanti a lei c'era il buio, il nulla. Non capiva..eppure era arrivata. Era talmente tanto sconvolta che non si accorse che dietro di lei si era appena arrestata un'ombra. Fu troppo tardi quando quell'ombra la inghiottì. E non fu più in grado di volare..di sognare..di amare.


Susan scese le scale del suo appartamento e andò in cucina dove bevve un sorso d'acqua. Non capiva. Quel sogno..sempre lo stesso, in ripetizione da ormai più di una settimana.
Si sedette al computer e guardò l'ora: erano le quattro del mattino. Non importa, tanto non sarebbe comunque riuscita più a dormire.


Andò su internet e cercò il significato dei sogni. Passò mezz'ora ma ancora niente. Sembrava quasi una condanna la sua, quella di non capire.


Spense il computer e dopo essersi fatta una lunga doccia calda e colazione si preparò per andare a lavoro.



Passarono giorni e quel sogno era ancora lì. Non se ne voleva andare.

Aveva ormai consultato qualsiasi persona esperta nei sogni ma tutto ciò che ne ricavò fu l'arrivo di qualcosa che le avrebbe cambiato per sempre la vita.


In effetti, ci voleva un cambiamento. Lei era la tipica ragazza insicura e timida. Non aveva amici e ormai viveva da sola, mantenendosi con il suo lavoro in un ufficio come segretaria.

Era bellissima. Occhi color azzurro cielo. Capelli neri, fino le spalle, raccolti sempre all'indietro da un cerchietto anch'esso blu. Portava gli occhiali, degli occhiali fini ma che le risaltavano molto le goti piene e rosa. Le lentiggini ovviamente non mancavano. Susan aveva da poco fatto vent'anni.

Festeggiati con i genitori ed il fratello. Ovviamente.


Un giorno, mentre aspettava l'ascensore a lavoro, vide un uomo alto, bruno e con un bel fisico che la stava fissando. Si sentì imbarazzata e non ci volle molto che arrossì.


Sentiva il bisogno, il desiderio irrefrenabile di amare qualcuno, ed essere amata. Voleva solo quello.


Salì sull'ascensore e dopo aver premuto il pulsante del sesto piano vide chiudersi piano le porte, almeno fino a quando qualcuno non le bloccò appena in tempo.


Un ragazzo entrò e schiacciò il pulsante per il decimo piano. Ansimava, probabilmente aveva corso.


Susan indietreggiò, e lo fissò per poterlo studiare meglio: sarà stato più alto di lei almeno una decina di centimetri; i capelli erano molto disordinati ed erano di un castano scuro. Era vestito con una divisa da facchino e in effetti aveva con sé una borsa piena di quelle che sembravano lettere e scatole di media grandezza tutte impacchettate perfettamente.

Aveva davvero un bel fisico, ben proporzionato all'altezza e anche nella muscolatura.


Susan si sentì strana, provò una certa attrazione, e non l'aveva mai provata prima. Arrossì perché si vergognava di provare tale sentimento verso uno sconosciuto.


Il ragazzo si voltò verso di lei. I loro occhi si incrociarono. Gli occhi di lui..non avrebbe mai potuto dimenticarli: neri e cupi come la notte. Sentiva sprofondarsi..e le venne in mente il sogno. Spalancò leggermente la bocca ed un leggero fiato fu interrotto da uno scossone molto forte che la fece cadere a terra sbattendo la testa contro la parete.


Passò un attimo e sentendo un dolore leggero alla testa si strusciò con la mano. Aprì piano gli occhi nudi perché le erano caduti gli occhi ma vide tutto buio. La luce era spenta e l'ascensore si era improvvisamente fermato. Non ci voleva.


Susan provò un forte senso d'ansia e presa un po' dal panico cominciò a tastare il pavimento intorno a lei per cercare gli occhiali perduti finché non sentì qualcosa: era una mano.

Subito si spaventò ma le venne in mente che probabilmente era quella del ragazzo.


-“E-ehi..Stai bene?”- disse con fievole voce.


-“Sì, e tu?”- rispose lui.


Susan rimase un po' incantata da quella voce così profonda, eppure, sembrava così giovane.


-“Ho battuto la testa e mi fa un po' male. In più ho perso gli occhiali.”- rispose lei timidamente.


Susan sentì il ragazzo sospirare e poi dei fruscii. Capì che si era alzato. Sentì i passi, si stava avvicinando.


Il ragazzo le prese le mani e la aiutò ad alzarsi. Proprio in quel momento le luci si accesero e Susan e lui erano molto vicini. Lei arrossì. Lui si limitò a guardarla fino a quando non si abbassò e le prese gli occhiali non distanti da lì.

Glieli porse e lei li prese.


I minuti passarono e divennero mezz'ora, dove lui non aveva fatto altro che provare a chiamare senza successo e a fare casino per poter essere in qualche modo sentito, fino a quando esausto non cadde seduto per terra e si mise una mano nei capelli stropicciandoseli più di quanto non lo fossero già.


Lei, nel frattempo, si era seduta a guardarlo ma poi il suo sguardo andò altrove, perso in mille pensieri e preoccupazioni. Le si inzupparono gli occhi di lacrime. Lui se ne accorse, e si avvicinò, sedendosi di fianco a lei.


-“Io sono Mark. E tu?”- disse sorridendole e porgendole la mano.


Lei, un po' stupita, lo guardò.


-“Susan..mi chiamo Susan.”- sussurrò.


-“Lo so, non è di certo un ottimo modo di conoscersi. Ma se non altro non siamo soli. Penso che qualcuno se ne sia accorto perché come vedi lì c'è una piccola telecamera..”- le indicò un punto in alto nell'angolo. Lei annuì.


-“..è solo questione di tempo e verranno a prenderci. Ne sono certo.”- la rassicurò.


Le venne un sorriso. Un sorriso semplice e sincero. Si sentiva stranamente bene nonostante la situazione, e anche se non sapeva spiegarsi il perché, sapeva che poteva fidarsi di lui.



Ormai passarono un paio d'ore e ancora non ci furono segni di cambiamenti.


I due non fecero altro che parlare e raccontarsi la loro vita. Susan scoprì che lui aveva venti-quattro anni e lavorava presso un'agenzia di spedizioni e consegne. Quel giorno era particolarmente in ritardo perché le si era bloccata la macchina in mezzo al traffico e stava per perdere l'appuntamento con, per pura coincidenza, il capo di lei. Mark viveva da solo da quasi due anni e aveva una ragazza: Emy.


-“E così sei la segretaria di quel bruto. Non so come tu faccia a sopportarlo con il suo fare ortodosso e la sua acidità.”- esclamò lui quando seppe che lavoro faceva Susan. Lei sorrise.


-“Beh vedi, non è poi così difficile. Basta che io faccia il mio lavoro tranquillamente e poi quando lui sclera faccio semplicemente finta che la sua faccia sia una grossa ciambella che parla.”-


Si misero a ridere insieme ma presto rimasero in silenzio. Un silenzio che era piuttosto imbarazzante.


-“E dimmi Susan. Ce l'hai un ragazzo?”-


Lei arrossì.


-“Hm no..purtroppo no. Come vedi, sono un po' un disastro e sicuramente i ragazzi non stanno a guardare una come me.”- sussurrò con un tono un po' triste.


-“Ma cosa stai dicendo? Sei forse matta?”- esclamò lui un po' contrariato.


-“Co-come?”- rispose Susan sorpresa di quell'inaspettata reazione.


Mark si avvicinò e le tolse gli occhiali. Si guardarono. Lui sorrise. Lei arrossì. Le sistemò i capelli un po' scombinati e glieli spostò dietro un orecchio.


-“Ecco fatto. Così sei perfetta. Devi solo sorridere.”- disse lui piano. Guardandola negli occhi.


Passò il minuto più lungo della sua vita. Dove mille sensazioni e pensieri le invasero la mente ed il corpo. E dove il suo istinto la portò a baciarlo.


Lui fu sorpreso ma appena prima che potesse reagire lei si scostò, si alzò e si allontanò.

Non poteva credere di averlo fatto davvero. Non era da lei. Si maledì e desiderò con tutta se stessa di scomparire.


Passarono qualche istante e lei si sentì toccare la spalla. Si voltò e lo vide. Lui era serio.

Mark andò alla telecamera e la coprì con la giacca. Le si avvicinò, troppo in effetti, fino a schiacciarla alla parete.

Lei non seppe semplicemente che dire o che fare. Era pietrificata.


-“Questo, rimarrà un nostro segreto, e non uscirà da questo ascensore.”- le sussurrò.


Lei chiuse gli occhi vedendolo avvicinarsi. La baciò.


Si diedero qualche bacio casto dove si capiva bene che tutti e due erano stati un po' colti dalla sorpresa e dal momento. In effetti, era diventato tutto strano, dove sia l'uno che l'altra provava sentimenti diversi, tranne uno.


Lei: finalmente dopo tanto tempo qualcuno la baciava, aveva paura, ma si sentiva attratta da lui ed eccitata da tutto quel momento.

Lui: sapeva di fare qualcosa di sbagliato, pensava ad Emy, sapeva che era assolutamente privo di senso e improvviso, ma si sentiva attratto da lei ed eccitato da tutto quel momento.


Il bacio diventò più passionale e le loro lingue, gentili ma allo stesso tempo dominanti, si incontrarono. Lei mise le braccia sulle spalle di lui e con le mani gli prese i capelli. Mark invece la schiacciò completamente alla parete e prendendole i fianchi l'abbracciò.


Si separarono, ormai il fiato cominciava a mancare. Risero, risero per quella situazione così strana ed insolita.


-“Perché l'hai fatto..? La tua ragazza..”- disse lei un po' ansimante.


-“Lo so. Ma mi hai colto così impreparato. Sento un'attrazione verso di te che mi sta facendo impazzire. Ma allo stesso tempo sto malissimo per lei. So che è tremendamente sbagliato.”- le rispose.


Lei ci rimase un po' e lo guardò, fino a spingerlo delicatamente via per separarsi.


-“Credo che la cosa migliore ora sia calmarci, respirare e al posto di fare quello che abbiamo appena fatto, trovare piuttosto un modo per uscire.”- gli rispose sorridendogli.


Lui annuì ed entrambi guardarono il cellulare per vedere quanto segnale c'era e miracolosamente il telefono di Susan prendeva. Ne approfittarono e telefonarono alla hall del palazzo. Li informò che i vigili del fuoco si erano già messi in atto e che tra qualche minuto sarebbero finalmente potuti uscire.


Sia Mark che Susan furono sollevati da quella notizia e non appena la telefonata finì si abbracciarono energicamente.

Si separarono e si guardarono. Mark la baciò di nuovo, ma stavolta più dolcemente.


Si misero a posto e infatti, dopo pochi minuti, le porte si aprirono ed uscirono. Erano “salvi”. Susan..era salva. Ovviamente ci furono i controlli medici e dopo li lasciarono andare.


Si guardarono, sorrisero.


-“E' stato un piacere conoscerti..Susan..”- sussurrò lui.


-“Anche per me Mark.”- gli rispose, dandosi la mano.


Lo vide allontanarsi. Il cuore le batteva forte. In quel momento non aveva la minima idea se stesse provando felicità o tristezza. L'unica cosa che sapeva. Era che alla fine il sogno aveva ragione. Qualcosa, più precisamente quella cosa, le cambiò la vita..per sempre.



Susan aprì la porta ed entrò in ufficio. Come al solito c'era il suo capo che urlava al telefono chissà per quale motivo e lei sospirando si mise a sedere. La mattina, anche se molto lenta, passò.


Andò a prendersi un caffè e vide l'ascensore. Le ritornò in mente Mark.

Ormai era passato un anno e non lo vide più. Anche se era durato poco più di due ore, quelle, furono le ore più belle della sua vita.


Da quel momento si sentì più sicura di sé. Aveva tolto gli occhiali ed al posto di essi portava le lenti a contatto. Si era fatta crescere i capelli e ora le arrivavano quasi a metà schiena. Si vestiva in modo diverso, più sexy ma allo stesso tempo elegante ed in più in quel periodo era uscita con diversi ragazzi, anche se in quel momento non stava con nessuno. Era cresciuta. Si sentiva finalmente una Donna.


Finì di bere il caffè ma quando si girò per tornare all'ufficio si sentì chiamare. Si voltò ed i suoi occhi si spalancarono un po', lasciandola impietrita.


Mark.


Era appena uscita dall'ascensore ed era vestito sempre da facchino. I capelli però, per fortuna, erano più corti e sicuramente messi meglio.


Si guardarono e si avvicinarono l'uno verso l'altro fino a quando non furono faccia a faccia.


-“Wow..Susan..sei cambiata.”-


-“Mark..che ci fai qui?”- gli sussurrò ancora un po' sconvolta.


-“Beh..mi hanno di nuovo mandato qui a mandare un pacco al tuo “amorevole” capo.”-

Rimasero in silenzio.

-“Ho accettato perché speravo di trovarti. E difatti, eccoti qui davanti a me.”-

Lei sorrise. Lui sorrise. Si abbracciarono.

Mark fece la consegna e dopo, dato che era ora di pranzo, decisero di mangiare insieme. Parlarono molto e si raccontarono quello che fecero in quell'anno. Lui era sempre a vivere da solo ma era single. Con Emy non era andata. E lui aveva da poco superato la rottura.


Susan si sentiva felice. Mai avrebbe pensato di rincontrarlo.


Decisero di vedersi da quella sera, e la sera dopo, e la sera dopo ancora. Finché la loro diventò una storia e da storia una lunga e romantica relazione. E finalmente Susan provò Amore. E finalmente Susan..lo ricevette.



FINE


Una “lunga” one-shot venuta dal cuore e dal momento. Un bacio, da Sonmi451.

  
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