Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Arisu95    14/01/2012    5 recensioni
Dopo aver finito di annaffiare il giardino di casa sua, Cina rientra stanco in casa decidendo di preparare una tazza di te'.
Ma all'improvviso sente bussare alla porta ...
[---]
Breve One-Shot sulla coppia Russia/Cina C:
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cina/Yao Wang, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

RoChu 
:- Quattromila anni :-

 

              La Prim  avera era finalmente arrivata.

I fiori avevano preso a sbocciare, e spiccare colorati e splendenti come gemme preziose tra i rami degli alberi e l'erba dei prati.

  Gli animali iniziavano a risvegliarsi dal lungo sonno invernale, guardandosi attorno estasiati, proiettati in un'atmosfera magica di cui avevano quasi perso il ricordo.

 

              
Cina stava annaffiando delle piante.
L'acqua pura e cristallina si schiantava gentile sulla terra un po' secca, schizzando le foglie, i petali dei fiori e arrivando fino al viso di Yao.
Com'era piacevole sentire quelle perline d'acqua fresca sulla pelle affaticata dal lavoro!
Si posavano gentili e curiose ovunque, sulle gote appena rosate, la fronte piana, i bei capelli corvini e splendenti ...

"Aru ..." - Sospirò, chiudendo gli occhi a mandorla e passandosi il dorso di una mano sulla fronte.

Li riaprì un istante dopo, sorridendo e guardandosi attorno soddisfatto.
Con quella pianta aveva finito, finalmente, di annaffiare il suo giardino.
Alzò la testa verso il cielo terso, dove il sole mattutino, pallido ma già tiepido, si era ormai alzato fieramente nel suo regno celeste.

Colse poi dei fiori di gelsomino e rientrò in casa.
Non era molto tardi.
Prese una teiera e la mise sul fuoco con l'acqua a bollire.

Che silenzio ...
Yao socchiuse gli occhi pacificamente.
Che pace c'era a casa sua ... Nessun rumore, nessuna Nazione infantile a litigare per delle sciocchezze, nessun 'Veh', nessun 'Hero', niente di niente ...

Non amava molto incontrarsi con gli altri Paesi.
Li considerava solo dei bambini incoscienti che giocavano a fare la guerra.
Non li aveva mai presi troppo sul serio.
No, non c'era modo di parlare con loro civilmente, c'era sempre qualche idiota che iniziava a fare discorsi stupidi, scherzetti, giochini, disegni, discussioni ...
Macché, discutere con loro di cose importanti, senza sprofondare nel ridicolo, era impossibile.

Così perso nei suoi pensieri, con il solo rumore dell'acqua che iniziava a bollire, Yao stava perdendo la cognizione dei tempo.

Poi, un rumore improvviso gli fece riaprire gli occhi.

"...!" - Rimase immobile, inginocchiato.

Forse era stata la sua immaginazione.

Toc Toc

Di nuovo.
Chi poteva mai essere?

Cina si rialzò svogliatamente, stropicciandosi un occhio, e dirigendosi verso la porta con passo lento e rilassato.

"Chi ... Chi é ...?" - Chiese.

Nessuno rispose.
Decise di aprire comunque.

"Aru!" - Esclamò sorpreso, quando si trovò di fronte ad una persona che avrebbe preferito non vedere.

"Privet!" - Sorrise l'altro.

"Russia ... Che ci fai qui?" - Chiese incuriosito Yao, squadrandolo e sfuggendo con lo sguardo.

"Sono passato a trovarti ... E' da un po' che non ci vediamo, da!" - Sorrise di nuovo il russo, ammirando le piante che contornavano la casa del cinese.

"In effetti, è passato un po', aru ..." - Rispose a voce bassa Yao, guardandolo.

"... Però, non mi ricordavo più che facesse così caldo qui da te!" - Esclamò Ivan sbuffando e toccandosi la sciarpa attorno al collo, come se volesse togliersela.

"... Non fa ancora molto caldo, aru!" - Obiettò Cina, incurvando un sopracciglio.

"Da me però fa ancora molto freddo ..." - Rispose dispiaciuto Russia.

I due rimasero in silenzio per qualche istante.

Cina odiava Russia.
O almeno, ne era convinto.
E invece quest'ultimo continuava ad andarlo a trovare, invitarlo nei meeting con le altre Nazioni, invitarlo a casa sua ... Non capiva il perché della sua instistente voglia di fare amicizia, e la cosa nemmeno lo entusiasmava.

In ogni caso, lasciarlo lì sulla porta era piuttosto maleducato.
Così, rientrò in casa, lasciando la porta aperta.

"Entra pure." - Gli disse, fissando per terra.

"Grazie Yao!" - Ringraziò Russia con un sorriso. - "E' permesso?" - Chiese per educazione varcando l'uscio.

"Certo che è permesso, te l'ho detto io, aru!" - Esclamò Cina. A volte quel modo di fare gli dava proprio sui nervi.

"Vy Dobry ..." - Sussurrò l'altro, sorridendogli ancora.

Sapeva quanto questo metteva in imbarazzo Yao, che infatti, arrossì lievemente.


I due si sedettero al tavolino ed iniziarono a disquisire.

"...Da, ultimamente sono stato un po' impegnato, mi dispiace di non essere potuto venire prima ..." - Spiegò dispiaciuto Russia.

"Davvero, non importa, aru!" - Lo rassicurò Yao. 'Potevi anche non venire più, aru' aggiunse poi nella sua mente.

Russia sorrise, per poi notare un bicchiere di cristallo dalla forma allungata, dove dei modesti fiorellini tendevano i petali gialli alla luce bianca che penetrava dalla vicina finestra, illuminando l'acqua in cui erano contenuti e facendo quasi brillare le bollicine che erano avidamente attaccate agli steli.

"Chto krasivy! Li hai raccolti tu?" - Chiese ammirandoli.

"Eh ...?" - Yao rimase un attimo confuso, prima di capire cosa Russia stesse guardando - "Oh, quelli ... Sì, sono del mio giardino, aru!"

"Sono gialli come i girasoli ..." - Sussurrò con il viso appoggiato al dorso della mano sinistra, con occhi sognanti.

"... Shì mòlì! Sono molto diversi dai girasoli, aru!" - Lo corresse il cinese, quasi indispettito.

"Non ho detto che sono simili ai girasoli!" - Spiegò Russia, sorpreso dalla reazione di Cina - "Però sono gialli come loro, nyet?"

"..." - Cina sentì la teiera sbuffare con forza dall'altra stanza.

"... Aru! Mi stavo dimenticando! L'acqua per il te'!" - Esclamò Yao alzandosi e correndo verso il fornello.

Tornò poco dopo, con la teiera in mano.

"Stavo preparando del Ch'i Men ... Ne vuoi un po'?" - Chiese gentilmente il ragazzo dai capelli corvini.

"Da, grazie!" - Acconsentì Russia.

"Dobry ..." - Sussurò poi sottovoce, osservando le mani di Yao mentre versava abilmente la bevanda.

Cina se ne accorse ed arrossì un poco, senza proferire parola.

Ivan amava il te' di Yao.
Aveva assaggiato quello di altri Paesi, ma nessuno poteva reggere tale confronto.

"Otlichnyĭ, come sempre!" - Si complimentò il russo, assaggiandolo.

"Xièxiè." - Ringraziò il cinese.

"..." - Russia rimase con i begli occhi viola fissi su di lui.

La sua pelle era piuttosto pallida, e gli occhi a mandorla come persi tra i suoi pensieri.

"Va tutto bene ...?" - Chiese preoccupato Russia, toccandogli la mano con la sua, più grande, quasi cercando di intrecciare le loro dita.

"...!" - Yao sobbalzò quasi spaventato, spostando bruscamente la mano, e facendo cadere il te' addosso al russo.

"... Kol kol." - Russia rimase immobile, sorridendo. Si era innervosito, ma non era poi così arrabbiato.

"Ayaaah! Mi dispiace! Duìbùqǐ!" - Si scuso il cinese a voce molto alta - "Ti sei scottato ?!"

"Non é niente ..." - Lo rassicurò Russia, benché il te', sparso anche sul tavolino, stesse ancora fumando.

"..." - Cina si alzò veloce, prendendo Russia per un braccio e cercando di portarlo in un'altra stanza.

"Da ...?" - Ivan lo guardò con aria interrogativa.

Benché il cinese lo stesso tirando con tutte le sue forze, il russo pareva non sentire minimamente lo sforzo.

"Vieni con me! Muoviti, aru!" - Gli gridò innervosito.

"...?" - Russia si alzò, seguendolo incuriosito.

"Lái zhèlǐ ..." - Gli disse, quasi in tono di ordine, indicandogli il letto, su cui anche lui si era seduto.

Ivan obbedì, senza fiatare.
Si sedette al suo fianco, col busto girato verso di lui, gli occhi viola puntati su quelli a mandorla dell'altro.

Il cinese lo stette un secondo a guardare.
Ebbe lo strano istinto di levargli il cappotto, ma forse Ivan avrebbe frainteso.
Scosse la testa, per poi rialzarsi sbuffando.

"Togliti il cappotto, aru ..." - Gli disse, andando verso il bagno.

Russia lo guardò allontanarsi, con quel solito sorriso infantile stampato sul volto, e prese a slacciarsi il pesante cappotto invernale.

Cina intanto, in bagno, ispezionava con cura ogni armadietto per cercare cio' di cui aveva bisogno.
Russia doveva essersi scottato, il te' era bollente, e benché non avesse fiatato, doveva fargli piuttosto male.

"Eccomi!" - Annunciò Yao di ritorno, arrossendo lievemente e lasciandosi scappare un 'aru' imbarazzato, nel vedere l'altro a petto nudo.

"Immagino che intendessi non solo il cappotto, da?" - Sorrise.

Cina si sedette di nuovo al suo fianco, aprendo un barattolo.
Doveva contenere un medicinale.

"E dicevi che non era niente, aru ..." - Commentò Yao, passando le dita vicino alla scottatura di Ivan, che trattenne un verso di dolore. - "Ti fa male, lo sapevo."

"Nichego ... Non é niente in confronto a tutte le ferite che ho sopportato." - Commentò con aria quasi orgogliosa il russo, osservando la mano di Yao ritrarsi, per dosare il medicinale.

"... Questo dovrebbe andare bene. Stai fermo, aru ..." - Ordinò Yao, mentre prese a spalmare la crema sulla scottatura.

Ivan rimase muto, con le labbra strette, sebbene ogni tanto il suo corpo tremasse, come preso da fitte di dolore.
Fissava il volto di Yao quasi estasiato.

Le sue iridi castane volteggiavano svelte da destra a sinistra, da sinistra a destra, dall'alto al basso e dal basso verso l'alto. La bocca sottile appena dischiusa, che rivelava i denti serrati, le sopracciglia nere corrucciate, i capelli corvini come di seta ...

Dal suo viso traspariva l'impegno che ci stava mettendo, la sua abilità, le sue conoscenze ...
Quattromila anni.
Cina, nonostante l'aspetto, era il Paese più anziano.
Ivan amava questo lato di lui.
Era incredibilmente saggio e pieno d'esperienza.
Forse si sarebbero evitate delle guerre inutili, se gli altri avessero prestato attenzione alla sua sapienza.

Quattromila anni.
Erano quattromila anni che combatteva.

Quattromila anni che vedeva il mondo trasformarsi, cambiare.
Che vedeva Paesi nascere, crescere, e poi sparire per sempre inghiottiti dal tempo.
Che vedeva Paesi combattere per conquistare la propria dignità e il proprio rispetto, che grazie a tempo e dedizione si affermavano riuscendo a rimanere a questo mondo bastardo, che non guarda in faccia nessuno.
Chissà a quante nascite aveva gioito.
Chissà quante morti aveva pianto.

E chissà se nel corso dei secoli, qualcuno l'aveva mai abbracciato.
Chissà se qualcuno si era mai preoccupato per lui.
Chissà se qualcuno l'aveva mai baciato.
Chissà se aveva mai provato cosa significasse amare o essere amato.

"... Ecco." - Concluse Cina, fissando una benda per coprire la scottatura. - "Ho finit... Aru!"

Yao non fece in tempo a finire la frase.
Non poteva.
Le sue labbra erano come fuse.

Ivan lo stava baciando.
Yao poggiò le mani sul petto del russo, combattuto, indeciso se respingerlo o desiderarlo di più.
Ivan gli stava accarezzando i capelli.

Il cuore del cinese prese a battere a mille, in una ritrovata giovinezza.

Quattromila anni.
Era quattromila anni che viveva in quel mondo senza scrupoli.
E in quattromila anni, pensava di aver conosciuto e provato ogni cosa.
Pensava che niente e nessuno avrebbe più potuto far battere il suo cuore.
Che niente e nessuno avrebbe più potuto farlo fremere.
Tutto gli era parso ormai noioso, uguale a sempre.

Invece ...
In quattromila anni, non aveva mai provato quell'emozione.
Era strana.
Strana ed assurda.
Non riusciva a capacitarsene.
Non riusciva a capacitarsi del fatto che, alla sua età, potesse esistere qualcosa che ancora non aveva provato.
Invece doveva ricredersi.

Era ... Piacevole ...

"... Ya lyublyu tebya ..." - Gli sussurrò all'orecchio Ivan.

Poi si rialzò bruscamente, come preso da un bisogno impellente.
Lo guardò fugacemente negli occhi, per poi voltarsi e prendere i suoi vestiti.

"Eh ...?" - Yao rimase confuso, senza la forza di muovere un muscolo.

"Devo andare ... Mi dispiace." - Disse Russia, infilandosi il cappotto e dirigendosi verso la porta di casa.

Yao gliela aprì, esitante.

"Tornerò, Yao ..." - Sorrise Ivan uscendo e guardandolo, per poi voltarsi nuovamente.

"Ya lyublyu tebya ..." - Sussurrò di nuovo, fermandosi un attimo come congelato, per poi riprendere a camminare ed imboccare la via del ritorno.

Il cinese rimase sull'uscio a fissarlo allontanarsi, con le due dita, ancora unte di crema, posate sulle labbra.

"Wǒ ài nǐ ..." - Sussurrò anche lui, senza che nessuno potesse udirlo.

Quattromila anni.
Era da quattromila anni che conosceva quelle parole.
Ma in quattromila anni, non le aveva mai dette.
A nessuno.


 

~ The End.



++++++++++++  
 

[Russo]

Privet = Ciao
Vy Dobry = Sei gentile
Chto krasivy = Che belli
Nyet = No
Otlichnyĭ = Ottimo
Nichego = Niente
Ya lyublyu tebya = Ti amo

[Cinese]

Shì mòlì! = Sono gelsomini!
Ch'i Men = varietà di te' nero cinese
Xièxiè = Grazie
Duìbùqǐ = Mi dispiace
Lái zhèlǐ = Vieni qui
Wǒ ài nǐ = Ti amo


____________________________________

NOTE~
... Wow, era proprio da tanto tempo che non postavo qualcosa! xD
Questa FanFic in particolare l'ho scritta più o meno un mesetto fa ... Non sono una grandissima Fan della RoChu, ma li trovo molto carini insieme, ed era da tempo che volevo scrivere una FanFiction su questa coppia! C:
... Spero che Google!Translator non abbia fatto gravi errori, visto che purtroppo il cinese e il russo non li so ... Ma mi piace quando alcune parole sono scritte nella lingua madre dei personaggi, e non ho resistito alla tentazione ♥
Spero che vi sia piaciuta~ -^^-'
Baci! ^*^


~ Arisu95.

  

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Arisu95