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Autore: Chaike    14/01/2012    0 recensioni
Un paio di settimane fa un mio amico mi raccontò che al provino per gli Xero, dopo l'esibizione di Chester, tutti quelli che aspettavano il loro turno se ne andarono impressionati dalla sua voce e dalle sue capacità canore.
Io ho immaginato la scena - pompandola un sacco, devo ammettere xD - e ne ho creato una fanfic :3
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chester Bennington
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pomeriggio, sole accecante, caldo afoso. Queste sono le giornate estive a cui sono abituato. Le passo con un gruppo di amici, di circa la mia età – venti anni circa –, girando per Phoenix, a guardare negozi, a rendere ridicoli i ragazzini che passano con le skateboard sentendosi fighi. Farmi canne è il mio passatempo più frequente, sinceramente non ne vado fiero e non me ne vanto.
Le strade sono quasi vuote, tutti sono al mare o lontani dal calore della città, ma io no: non mi posso permettere una vacanza perfetta, non per il momento.
Passeggiamo per una via del nostro quartiere. Svoltiamo a destra ed imbocchiamo un viale poco frequentato per la stagione, ma pieno di negozi.
« Ehi Chester, guarda qua » mi dice Tyler, il mio migliore amico, indicando un palo della luce pieno di annunci e pubblicità. Mi avvicino per guardare meglio « Dicono che c’è un gruppo che cerca un cantante, che ne dici di andare a provare? »
Bofonchio qualcosa – sinceramente non so nemmeno io cosa di preciso – per fargli capire che è tempo perso. Non è la prima volta che partecipo ad un provino, mi hanno sempre cacciato dicendomi che non cercavano scimmie urlanti.
« Che cazzo ti costa provare? » mi ha chiesto.
« Che cosa mi costa? Mi costa la fottuta ennesima delusione, ecco cazzo! » dico e strappo il foglio dal lampione, lo accartoccio e lo butto per terra.
Vaffanculo! Io non ho più voglia di sentirmi dire che non sono adatto al loro genere e poi mi mandano via, distruggendo ogni mia speranza.
Continuiamo il nostro cammino senza meta verso la  fine del viale.
I negozi sono tutti aperti e le poca gente che ci passa davanti li scruta da fuori, con la tentazione di entrare e spendere i loro guadagni.
Sento la sete salire, ma qualche altra voglia che ha causato quest’ultima la supera: mi comanda, imponendomi di prendere la cartina, l’erba e l’accendino. Ecco che in mezzo minuto mi sono preparato una canna da fumare. Ormai vado in giro fumandomele non curante della gente che mi sta attorno, soprattutto nella mia zona dove tutti sanno del mio stupido bisogno.
Ecco che gli effetti si fanno sentire, peccato siano deboli. Ho bisogno qualcosa  di più forte … Mi frugo nelle tasche in cerca di soldi: le ritiro fuori con il nulla sui palmi. Cazzo! Odio questa fottuta situazione di povertà in cui sono sempre vissuto! Non mi sono mai potuto permettere cose extra, non necessarie ma tanto per togliere qualche sfizio. Non ho potuto comprare nemmeno l’anello di fidanzamento a mia moglie. Non riesco a trovare un fottuto lavoro decente. Poi, cazzo, devo pagare gli alimenti ad Elka! Cazzo cazzo cazzo!  Devo per forza trovarmi un lavoro, porca puttana! A costo di rischiare tutto, anche se per tutto intendo il poco che possiedo …
Forse quel provino … Devo farlo! Ma se poi non andrò bene pure questa volta?  Se alla fine capisco che sono inutile ed un fallito? Che non me ne va una giusta? Che non vado bene io? Che faccio, eh, che faccio? Mi suicido.
Mi giro di scatto e torno indietro. « Che cazzo fai? » mi chiede uno del gruppo.
« Devo partecipare a quel fottuto provino, cazzo! »
Corro verso il lampione e cerco quella maledetta palla di carta accartocciata. Ma dove diamine l’ho lanciata? … Ah, eccola la bastarda.
La apro in fretta e furia e leggo tutto: “Cercasi cantante  per un gruppo Nu Metal, capace in tutti gli stili – non necessario il rap –. Inizio provino il giorno 20 Luglio alle ore 14.30 a Los Angeles in via …”.
Alla vista di “Los Angeles” la mia voglia di vivere è scomparsa dalla faccia della terra: troppo lontano per me.
Il gruppo mi raggiunge e vede la mia espressione da disperato.
Come ci arrivo lì? Oggi è il 19 Luglio, non ce la farò …
Tyler mi strappa di mano l’annuncio e lo guarda. Lo vedo pensare: gli occhi si muovono, facendo su e giù, destra e sinistra; le sue labbra tremano, vedo le parole che gli passano nella testa formarsi su di esse.
Il suo sguardo s’illumina, ha un’idea, il che m’inquieta, ma ormai …
« Chester, vai a casa, prepara la valigia e parti » mi afferra per le spalle e mi fissa negli occhi « Vai Chester »
« Tyler ma sei matto? Potrei non riuscirci e aver fatto ore di viaggio per niente! »
Si avvina, il suo viso è a pochi centimetri dal mio, riesco a sentire il suo fiato – che sa di hashish – invadere disgustosamente le mie radici. « Devi andarci Chester ». Le sue parole sono un ordine al quale io non posso disubbidire. Mi lascia le spalle e si allontana lentamente « Sbrigati Chester, o rischi di non arrivare in tempo. Ti accompagnerò io, così potrai riposare. Fatti ritrovare tra un’ora fuori da casa, ti verrò a prendere e partiremo subito! »
Schizzo via verso casa, che è a dieci minuti dal punto in cui ci siamo lasciati, io e Tyler. Ecco, vedo corrermi contro il mio cane « A cuccia! » gli urlo, non ho tempo adesso per giocare, il mio futuro ha le ore contate.
« Sam? Sam?? » comincio a sbraitare correndo in camera mia. Apro l’armadio e tiro fuori una piccola borsa da viaggio ed una maglia. No cazzo è sporca!
« Sam dove cazzo sei?? »
« Ehi sono qui! » la sua voce arriva dal corridoio. Mi giro e la vedo entrare nella stanza, sgranare gli occhi e spalancare la bocca. E le do ragione: sono rosso come un peperone, occhi grandi come due palle da golf arrossati, ansimando e con movimenti da psicopatico.
« Tira fuori la maglietta migliore che trovi! » le urlo contro. Non lo faccio apposta a gridargli così, è la mia cazzo di adrenalina.
Non mi chiede niente, praticamente si tuffa nell’armadio e comincia a buttare fuori maglie e maglioni. Io vado in bagno e mi sciacquo la faccia. Mi guardo allo specchio: i miei occhi rossi, occhiaie, labbra screpolate, rasta. Come diamine penso di fare una bella figura conciato così? Faccio schifo cazzo!
Chiudo gli occhi per un momento e cerco di tirare fuori tutta questa paura, adrenalina, ansia e qualsiasi altra cosa che in questo momento mi sta facendo venire queste scosse al cuore e spalanco la bocca. Caccio uno dei miei urli, in cui sono molto bravo.
Il cane comincia ad abbaiare, come tutte le volte che lo faccio. Sam fa finta di niente, sa che ogni volta che devo fare un provino sono così, che ho bisogno di scaricare questa tensione. A volte la scarico con lei nel letto, ma adesso non abbiamo tempo per avere un po’ d’intimità.
Mi lavo i denti con forza, quasi volessi strapparmi via quel poco di giallo causato dalle sigarette e dalle canne. Merda … Mi stanno sanguinando le gengive …
Mi faccio la barba – per barba intendo quei pochi peletti che escono verso alla sera –.
Sento il campanello suonare, Tyler è già qui che mi aspetta.
« Sam hai preso la maglia? » le urlo dal bagno, mentre mi spalmo il dopo barba e scendo le scale di corsa – fra poco volo giù – ad aprire la porta.
« Sì, ti porto la valigetta se mi dici dove stai andando! »
Tyler mi guarda « Pronto? »
« Cinque secondi … Vado a fare un provino a Los Angeles! E’ domani, quindi devo partire subito! »
« Un provino a Los Angeles? E dove pensi di dormire? » mi raggiunge porgendomi la borsa.
« Non lo so … Dormiremo in macchina, fanculo! Non importa! Adesso vado, ciao amore » le stampo un bacio veloce sulle labbra e spingo Tyler verso la macchina, prima partiamo meglio è.
« Ciao tesoro … In bocca al lupo! » mi grida dalla soglia della porta.
 
Il viaggio è di sei ore, penso che Tyler dovrà guidare per un po’ anche di notte, se poi vuole riposarsi e andare piano al risveglio.
« Ti consiglio di esercitarti un po’, tanto per tenere le corde vocali pronte » mi consiglia mentre contemplo lo splendido tramonto estivo, pieno di colori caldi, seguiti dal buio della notte.
Così faccio: comincio a canticchiare qualsiasi canzone che mi viene in mente, a volte tiro urli e faccio la scala. Sento le mie corde vocali bruciare, non per il dolore, ma per l’impazienza di farsi sentire.
Ho bisogno di farmi una canna, ne ho tanto bisogno, ma non voglio farmi vedere conciato come un drogato, quello che sono.
Sono passate solo due ore da quando siamo in viaggio e non ci siamo portati niente da mangiare dalla fretta, ma almeno i soldi. Sono le nove e un quarto, la fame ci tortura lo stomaco.
« Tyler vuoi che guidi io? Così almeno ti riposi … »
« Non ci pensare neanche per scherzo, sei tu quello che domani deve essere pronto e tonico non io! » mi dice tirandomi una pacca sulla schiena, quasi mi fa sputare un polmone.
Tyler è stato uno dei miei migliori amici che ho sempre avuto da piccolo, da quando i miei si separarono quasi dieci anni fa … Fu quello che mi rimase più vicino quando entrai nel carcere minorile per spaccio. Cielo, a lui devo la poca dignità che mi è rimasta, piccola per colpa dei miei fottuti errori.
« Piuttosto, che ne dici di fermarci all’Autogrill? Ho un erto languorino … »
Io lo guardo ridendo « Ma tu non hai mica le scorte? » e gli afferro la pancetta che gli esce dai pantaloni.
« Ehi ehi amico, non toccare i rifornimenti per la Terza Guerra Mondiale! » e si mette a ridere, mentre mette la freccia a destra ed entriamo in un Autogrill, con ordinazioni all’autoparlante.
Prendiamo la cena e ce ne andiamo. Mangiare però fa aumentare il sonno, grazie al cielo lui si è fatto fare anche un litro di caffè!
Accende la radio per tenersi sveglio, sa che io non resisterò ancora per molto.
Ed io senza che me ne accorga, mi addormento …
Mi risveglio e noto che la macchina è ferma. Mi giro e vedo Tyler che russa come non so cosa. Poveretto, deve essere stanchissimo. Va beh, lasciamolo riposare voglio arrivare tutto intero a Los Angeles!
 
« Chester? Ehi Chaz, siamo quasi arrivati … » la voce del mio amico mi riporta dal mondo dei sogni a quello fottutamente reale, quello che odio.
« Dove siamo? » dico e sbadiglio stiracchiandomi, non mi sento più il didietro.
« Siamo alle porte di Los Angeles amico! » mi dice tutto eccitato, è la prima volta che ci veniamo e l’eccitazione non viene a mancare.
Un “WHOOOHOOAA!” mi esce a pieni polmoni dalla bocca e penso che la gente dentro le macchine che ci stanno attorno l’abbiano sentito.
« Che ore sono? » chiedo, mentre sento il mio stomaco divorarsi da solo.
« E’ mezzo giorno e un quarto, certo che tu dormi parecchio! » mi dice scuotendo divertito la testa. Modestamente. « Burger King o McDonald? » mi chiede.
« Il primo, ovvio! » e così svolta a sinistra.
Esco dalla macchina tutto indolenzito, se provo a fare il conto delle ore in cui sono stato seduto fermo mi sentirei ancora peggio. Cammino come se lo avessi appena preso nel didietro e Tyler ride come un idiota nel vedermi così.
Entriamo, mangiamo e in un’ora e poco più siamo fuori.
« Pensavo che ci mettessimo molto più tempo per arrivare a Los Angeles » dice mentre i avviamo verso la macchina.
« Dipende a che velocità andavi »
« … Sai che non ci ho fatto caso? Probabile che mi arriverà una multa » dice scrollando le spalle. Per lui i soldi non sono un gran problema, se la cava: lavora in una fabbrica d’auto, sposato, senza figli, gli va normale. « A che ora è il provino? » mi chiede mentre entriamo in macchina.
Navigo nella mia mente in cerca della mia memoria che si è andata a nascondere chissà dove « Alle … 14.30 »
« Ok, allora andiamo a cerare quella via »
Giriamo per la città chiedendo indicazioni ai passanti e sono le 14.25 che la troviamo.
« Aspetta che cambio maglia » dico passando in mezzo ai sedili anteriori per andare su quelli posteriori. Apro la borsa da viaggio e mi cambio in fretta, dopo tutto era solo una maglia!
Scendiamo dalla macchina ed entriamo nell’edificio, dove sul portone c’è un foglio con scritto “Provini al terzo piano, porta Shinoda”.
« Shinoda? Ma che cazzo è? » dice Tyler ridendo per il cognome. Saliamo sull’ascensore fino al terzo piano. Ci sono tre ragazzi che aspettano in fila davanti alla porta. Li contemplo e mi vorrei buttare dalla finestra che c’è qui a lato: vestiti costosi, pettinature perfette, denti bianchi e lucenti ed immagino che le loro voci siano superbe.
Mi giro verso Tyler e sussurro « Non ce la farò, portami a casa ti prego »
« Ma ‘sto cazzo che ti riporto a casa! Non ho fatto un viaggio di tante ore per niente diamine! » urla sussurrando « Adesso vai a falli il culo a quel cazzo di Shino-come cazzo si chiama!! » e scoppiamo in una risata un po’ soffocata perché sennò sarebbe rimbombata.
Arrivano altre persone e si piazzano dietro di me in fila, saranno circa una decina nemmeno. Più li guardo e più mi deprimo: sono perfetti in confronto a me, sono messi meglio, le loro vite sono migliori della mia. Io sono conciato malissimo, sono in disperata cerca di lavoro, sono stato in un carcere – anche se minorile non è che sia sempre una cosa meravigliosa da sapere –, devo mantenere un cane, una casa, una moglie e due figli che nemmeno posso vedere.
Apre la porta un ragazzo, con occhi grandi ma a mandorla, capelli neri e sparati, orecchini ad anello con due palline, maglietta XL e pizzetto « Salve a tutti, io sono Mike. Adesso vi faremo entrare uno ad uno e vi faremo cantare una o due canzoni che abbiamo scritto e che richiamano il genere di voce che cerchiamo. Cominciamo » e fa entrare il primo ragazzo della fila.
Si sente da fuori partire una musica con un pezzo rap e poi lo sento cantare, la sua voce è molto melodica. Immagino come andava a lezioni di canto, pagate dai suoi genitori perché se le potevano permettere! Per me invece è bastato mio fratello che mi faceva ripetere le canzoni a memoria finché non mi sentivo più le corde vocali.
Esce ed entra il secondo, il quale, dopo svariati brusii, inizia quasi subito, sempre con una canzoncina rappata e poi lui cantare.
Tanto da piccolo non avevo niente da fare oltre che cantare e spacciare droga! Non sono nemmeno potuto andare a scuola perché non avevo quei fottuti soldi!
La mia rabbia mi sta ribollendo dentro e penso che quando canterò esploderò schizzando lava come un vulcano nel pieno della sue eruzione.
Esce il secondo ed entra il terzo.
Guardo disperatamente Tyler, che mi appoggia la mano sulla schiena e sussurra « Gli altri hanno fatto schifo amico, ce la puoi fare! » io lo guardo con il viso pieno di speranza.
Speranza e rabbia a dir la verità.
Esce il terzo e tocca a me. Mi sento il cuore esplodere, l’adrenalina e la rabbia scorrere nelle mie vene ad una velocità impressionante.
« Tyler dammi uno schiaffo, subito! Forte! » glielo chiedo con tanta rabbia negli occhi, sembro quasi un masochista voglioso di dolore. Lui non ci ripensa due volte e me ne da uno che quasi mi fa girare la faccia dall’altra parte del corpo.
Gli sorrido tenendomi la mano sulla guancia arrossata ed entro di corsa.
 
Sto tremando, le gambe tremano, le braccia tremano, sono un terremoto vivente.
Entro in questo appartamento che da subito in una stanza con tre divanetti rossi in pelle spostati ai lati, in mezzo c’è un tavolo bianco per il lungo dove ci sono quattro ragazzi seduti che aspettano. Mi faccio coraggio e mi metto davanti a loro.
Ma diamine tutti hanno una o più caratteristiche che li accomunano: due mezzi pelati con il pizzetto, di cui uno ha gli stessi orecchini di quello che ha gli occhi a mandorla capelli sparati e pizzetto, che è simile ad un altro che ha occhi a mandorla e capelli sparati, ed un altro che ha orecchini uguali a quei due e capelli neri sparati. Ma dove cazzo sono finito?
« Ciao » mi dice quello quasi pelato con il pizzetto e gli orecchini come quello di prima.
« Tu sei? »
« Mi chiamo Chester Charles Benninton, vengo da Phoenix » dico, cercando di non far notare – penso inutilmente – la mia voce un po’ spaventata.
« Ok Chester » prende parola uno con occhi a mandorla e capelli neri sparati. « Questo è il testo di una nostra canzone, ma è ancora una demo. » mi porge un foglio che afferro
« Si chiama Esaul. Ti mettiamo una traccia rappata e quando te lo diciamo noi devi cantare così: “I want to be in another place, I hate when you say you don’t understaaaaaand. I want to be in the Energy, no with the enemy, a place for my head”, poi “You, try to take the best of me, go away”per quattro volte, ma alla quarta devi cominciare a fare lo scream, se ne sei capace, al “go away” e poi ripetere la frase per quattro volte, sempre con scream. Poi nuovamente il ritornello iniziale. Pensi di potercela fare? » mi chiede.
« Ovvio » dico con un sorriso.
Fanno partire la tracia e quando il ragazzo mi da il segnale comincio con la prima strofa, allunando la “a” come mi ha indicato lui. Sto cerando di essere il più melodico possibile, devo cerare impressionarli.
Al secondo pezzo cerco di essere calmo, ma con la rabbia che sale lentamente, le parole che vengono morse dai miei denti mentre le pronuncio per essa. La sento che sale, ripenso a quello che sto facendo e perché lo sto facendo: per Sam, per i soldi, per il futuro, per i miei amici, per me!
Ecco la rabbia che esplode nel momento adatto e grido spietato « You, try to take the best of me, GO AWAY YOU, TRY TO TAKE THE BEST OF ME, GO AWAY YOU TRY TO TAKE THE BEST OF ME, GO AWAY YOU TRY TO TAKE THE BEST OF ME, GO AWAY YOU TRY TO TAKE THE BEST OF ME, GO AWAAAAAAAAYY » e riprende la parte melodica, che cerco di fare perfettamente.
La canzone finisce, non sono esausto, ho solo un po’ di fiatone. Guardo i sei ragazzi che mi fissano con un cenno di sbalordimento.
« O-Okay grazie, scrivi qui il tuo numero di cellulare e ti faremo sapere »
Io il cellulare non e l’ho … Gli darò quello di casa, tanto che cambia? « È un problema se vi do quello di casa? »
Il ragazzo con occhi a mandorla che era uscito a presentarsi – mi pare si chiami Mike – alza le spalle in segno d’indifferenza e così scrivo il mio numero di casa.
Cielo, questa fottuta adrenalina mi sta uccidendo!
Esco dall’appartamento pregando Iddio che mi sia andata bene almeno questa volta.
Sono fuori dalla porta e … C‘è solo Tyler … « Ma ma … E gli altri? » chiedo sbalordito.
« Se ne sono andati » e mi abbraccia stritolandomi, mi manca il respiro. Mi lascia ed io barcollo.
« C-Come andati? P-Perché? » chiedo confuso.
« Come perché? Chester ma ti sei sentito mentre cantavi? Avevi una voce stupenda e piena di rabbia poi. Gli altri qua fuori avevano le bocche che toccavano fino a terra! » è più felice lui che io, dato che non ho ancora realizzato bene l’accaduto.
Mi fermo e penso. Realizzo: sono davvero stato il migliore questa volta, ho tirato fuori tutto quello che provavo in quel momento e ho raggiunto la mia probabile perfezione. Non ci credo … Non ci credo santo cielo, non ci credo! È la prima volta che mi rivelo più bravo di qualcuno in qualcosa cazzo! È una grande soddisfazione, una sensazione … Boh, mi piace cazzo!
Salto addosso a Tyler e lo abbraccio con le poche forze dei miei muscoli. Dio mio come mi sento bene.
Apre la porta il ragazzo con gli occhi a mandorla, Mike, e si guarda attorno confuso.
« E gli altri? » chiede.
« Se ne sono andati via dopo aver sentito il mio amico! » dice Tyler alzando il pugno in aria e ridendo fiero.
« Ah …  Beh, complimenti hai fatto una buona impressione » mi fa sorridendo « Entra un attimo » e spalanca la porta per farmi entrare.
Entro di nuovo nella stanza ed il ragazzo mi supera e va verso al tavolo, dove ci si appoggia con le mani, si porge in avanti e sussurra qualcosa.
Continuano a discutere, ma che si dicono?
Alla fine Mike si alza da ricurvo com’era e mi guarda. Si avvicina e mi porge la mano
« Complimenti Chester, sei stato scelto per far parte del nostro gruppo. Ci stai? »
Cosa sto aspettando a dire di sì e stringergli la mano? Cosa? L’unica cosa che mi viene in mente è che questo gruppo alla fine non diventerà mai nessuno, che sarà tutta fatica sprecata, che sarà un rischio. Sì, è un rischio, ma che devo correre.
Fisso la mano di Mike, poi la sua faccia che ha assunto un’espressione confusa. Riguardo la mano e la stringo con forza. Adesso il viso di Mike si è illuminato con un sorriso molto buffo.
Mi tira una pacca sulla schiena con la mano libera « Benvenuto negli Xero. ».
   
 
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