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Autore: MystOfTheStars    15/01/2012    4 recensioni
[[Fanfiction scritta per il prompt-athon 2011 su hetafic_it @ LJ. Ho giocato liberamente con l'ambientazione Gakuen e con i personaggi in versione Nyotalia, soprattutto per cimentarmi in una delle versioni che preferisco della GerIta, ovvero ItaliaXfem!Germania~ Altri pairing: het!Spamano, triangolo fem!Prussia/male!Ungheria/fem!Austria]]
Luise è un'adolescente decisa, ma un po' insicura del suo aspetto, timida ed impacciata soprattutto nei confronti dell'altro sesso. Questo è il suo primo giorno di scuola nel liceo frequentato anche dalla sorella più grande, che, al contrario di lei, è l'apoteosi della sicurezza di sé e dell'estroversione. Al di sotto dell'apparenza impeccabile della sua divisa inamidata, Luise spera di non fare figuracce, e, soprattutto, che nessun ragazzo le si avvicini troppo. Ma poi... arriva Feliciano!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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[[E siamo arrivati al penutlimo capitolo! Questa storia è stata aggiornata velocemente, sono sconvolta da me stessa, ahahah! Non so che dire, se non che la parte finale verrà sperabilmente pubblicata prima della fine di questa settimana. Buona lettura!]]

Personaggi in questo capitolo: Luise, Feliciano, Sophia, Antonio, Francis, Feliks
Prompt di questo capitolo: strategia
Beta: Yuki Delleran





Fuori dalla biblioteca, Luise fissava la pesante porta di legno che ne costituiva l'ingresso. C'era un'aria di sfida nei suoi occhi azzurri, e le mani erano strette a pugno. Il fallimento non era contemplato, decisamente no.
Tuttavia, non sapeva come agire; le serviva una strategia, un piano d'azione. Rimuginò e rimuginò, sola davanti alla porta della biblioteca, e alla fine decise per un attacco a sorpresa.
Entro, lo sveglio, lo sgrido e gli impongo di venire al ballo con me: sarà troppo spaventato per rifiutare!, decise alla fine.
Inutile specificare che Luise non guardava molti film romantici, anzi: di romantico conosceva solo la definizione del dizionario, e comunque non l'aveva mai capita fino in fondo.

Dentro la biblioteca, nel frattempo, Feliciano non stava dormendo. Non si era appisolato nemmeno un momento, a dire il vero: quando Antonio lo aveva visto con la testa tra le braccia conserte sul tavolo, infatti, non stava dormendo, ma pensando.
Mancavano due giorni al ballo ed ancora non aveva avuto la risposta all'invito che aveva mandato alla ragazza che avrebbe voluto lo accompagnasse. Erano passati una quindicina di giorni da quando le aveva scritto, pregandola di rispondergli entro la settimana seguente, ma la risposta non era ancora arrivata. Che cosa doveva fare? Riuscire a parlare del ballo era stato impossibile, in questi ultimi giorni, tra studio ed esami. Forse avrebbe dovuto scriverle nuovamente? Ma che cosa?
Feliciano si mordicchiò nuovamente l'unghia del pollice sinistro, mentre con l'altra mano scribacchiava l'ennesimo foglio di quaderno.
Chino sui suoi fogli tutti cancellati, Feliciano tornò a nascondere la testa fra le braccia. Un'idea, gli serviva un'idea!

“Svegliati, ignavo che non sei altro!”
Feliciano tirò su la testa di scatto. “N-non stavo dormendo, lo giuro! Mi stavo concentrando!”
Luise inarcò un sopracciglio in segno di rimprovero. Che scusa penosa.
“Davvero. Beh, fa' un po' vedere.” con decisione, allungò una mano sul tavolo e prese il primo foglio che le capitò, senza che Feliciano potesse fare nulla per impedirlo.
Tra la scrittura non proprio ordinata del ragazzo e le varie cancellature e righe tirate sopra le parole, era piuttosto arduo capire cosa ci fosse scritto, ma dalle due o tre cose leggibili che si intravvedevano la bionda fu in grado di capire che si trattava di un invito al ballo.
Mentre posava il foglio sul tavolo scoccò a Feliciano un'occhiata che lo congelò sulla sedia.
“Hai invitato qualcuna al ballo di fine anno, vero?”
Il ragazzo deglutì a vuoto, guardandola quasi con terrore.
“U-uhm, sì, in effetti sì.”
“Davvero.” gli occhi di Luise erano ridotti a due fessure “E qual è stata la risposta?”
“N-non c'è stata una risposta... o meglio... non ancora.” Feliciano annaspò, non sapendo che dire.
“E' un no, quindi, te lo dico io.”
Feliciano la guardò smarrito. Un no? Al suo invito?
“...u-un no, dici? La risposta al mio invito è no?”
Luise assottigliò gli occhi.
“Un bel no.” rispose severa. Qualsiasi fosse stata la ragazza a cui Feliciano aveva chiesto di fare da cavaliere, beh, se non aveva ancora risposto arrivava tardi.
Feliciano levò su di lei due occhi affranti e tristi.
“A-allora non ci voglio più andare, al ballo, se lei non viene con me.” replicò, deglutendo a fatica.
Luise fece tanto d'occhi. Non si era aspettata una risposta simile: nel suo piano, Feliciano era felice di essere libero proprio per venirci con lei, al ballo. Nella sua strategia, non era decisamente contemplato che il ragazzo reagisse così.
“Con nessun'altra?” fece eco Luise, presa in contropiede.
“Con nessun'altra.” ripeté lui debolmente, distogliendo lo sguardo, ferito.
Luise arretrò di un passo. Avrebbe voluto conoscere il nome di questa ragazza – chi era, perché Feliciano dimenticasse tutte le altre, perché dimenticasse perfino lei?! Era troppo orgogliosa per chiederglielo, però.
“Ho capito.”
Fece un altro passo indietro. L'altro non la stava più guardando. Silenziosa, si voltò e se ne andò.
Con un sospiro sconsolato, Feliciano tornò a poggiare la testa tra le braccia.



Luise non si curò di tornare nella sala comune per raccontare alla sorella l'esito fallimentare della missione. Si rifugiò in camera sua, invece, dove si sedette alla scrivania e cominciò a ripetere a memoria date e formule, indistintamente, per digerire la delusione. Non si curò nemmeno di scendere a cena, e quando Sophia rientrò in stanza, piuttosto tardi, era ancora seduta alla scrivania a ripetere a memoria.
La bruna si spogliò in silenzio per non disturbarla nel ripasso, spazzolandosi i lunghi capelli scuri con aria pensosa.
Finalmente, Luise terminò l'argomento che stava studiando e fece una piccola pausa per riordinare i fogli di appunti sulla scrivania.
“Allora...” Sophia si stava spazzolando una ciocca di capelli con particolare cura “...tu e Feliciano avete parlato dell'invito al ballo?”
Luise si voltò verso di lei con un'espressione stralunata. Come faceva a saperlo, Sophia? Certo non glielo aveva detto Julchen! Era così evidente che fosse cotta di Feliciano?
“Nessuno di noi due ci andrà.” rispose secca.
Sophia la guardò con le sopracciglia sollevate, dubbiosa, ma non disse nulla, limitandosi a togliersi gli occhiali ed a pulirli attentamente con il fazzoletto apposito. Luise ringraziò mentalmente la compagna di stanza per la sua riservatezza (se fosse stata al suo posto, Julchen le sarebbe saltata addosso per estorcerle delle spiegazioni con la violenza) e considerò fortunatamente chiusa la questione. Il tutto faceva già abbastanza male anche senza doverlo spiegare a Sophia.
Luise si alzò per spogliarsi ed infilare la camicia da notte.
“Non nascondo come la cosa mi stupisca, però.”
Svestita per metà, Luise si voltò indietro con un malcelato sospiro.
“Io... credo che tutti qui abbiano frainteso.” Oh, sì. Luise stessa aveva frainteso, evidentemente. “Per Feliciano sono solo un'amica e lui non mi ha mai invitata al ballo, capito? Quindi...”
Ma Sophia non la stava ascoltando. Si era alzata e si era messa a frugare in un cassetto. Siccome gli occhiali erano già stati ripuliti per bene ed erano quindi stati lasciati intatti sul suo comodino, ci vedeva poco, alla luce della lampada da tavolo.
“Quel ragazzo è uno sbadato. Prima sembrava fuori di testa, all'idea che non avessi ancora risposto al suo invito al ballo, ma scommetto che ha finito col dimenticarsi di fartelo notare.” stava commentando, mentre strizzava gli occhi nella difficoltosa ricerca.
“No, non hai capito.” Luise si sedette sul letto con un sospiro. Non aveva idea di che cosa stesse cercando Sophia, e francamente, in quel momento, non avrebbe potuto interessarle di meno. “Ascolta, possiamo andare a letto? Al momento non sono in vena di spiegazioni... L'invito di Feliciano non era per me.”
Sophia stava ora guardando controluce un foglietto tutto spiegazzato, e senza dire niente si voltò a porgerglielo.
“Sono piuttosto sicura che sia questo. Quando me lo sono ritrovata tra i piedi pensavo si trattasse di uno dei soliti scherzi di cattivo gusto della signorina Vargas.”
Luise prese il pezzo di carta senza dire niente; sopra c'era scritto, con il tratto grossolano di uno spesso pennarello nero: “diventa purè, patata lessa che non sei altro”, firmato L. Vargas. Ben gentile da parte sua, pensò Luise, troppo depressa per prendersela.
“Io non ci vedo granché, ma se provi a guardarlo in controluce c'è un'altra scritta sotto. Controlla che non sia il tuo invito al ballo.” disse semplicemente Sophia, infilandosi sotto le lenzuola.
“Sì, come no!” sbottò Luise, ma in effetti c'erano delle parole scritte a penna, sotto la minaccia di “pureizzazione” che ricopriva la superficie del foglietto. Non certo curiosa di scoprire che cosa ancora le augurasse la sorella di Feliciano, Luise tenne comunque la carta tirata fra le dita davanti all'abat-jour del suo comodino.
Con sua grande sorpresa, quella che comparve controluce era davvero la calligrafia di Feliciano! L'operazione di disturbo di Lavinia era stata compiuta ad opera d'arte e il testo risultava in gran parte illeggibile, ma tra le gambe delle lettere a pennarello si distinguevano alcune frasi, tra cui: “...onorato di andare al ballo con te...”, “Staresti benissimo vestita di blu.” ed un ultimo: “...rispondimi entro una settimana, grazie. Feli~”.
“Quando l'hai trovato questo?”
“Un paio di settimane fa, mi pare.” fu la risposta che venne da sotto il cuscino dell'altro letto.
“Non ti sembrava il caso di farmelo avere?”
“Non te l'ho fatto vedere perché mi sembrava irrilevante, di per sé. Te l'ho detto, credevo fosse uno di soliti sfoghi infantili della Vargas, ma l'ho tenuto perché avrebbe potuto essere usato come prova contro di lei, nel caso fosse passata alle vie di fatto, sai. Poi oggi Feliciano è venuto da me con aria impensierita, mi ha chiesto se sapessi qualcosa del suo invito, se per caso non l'avessi ricevuto, ma io gli ho detto che non ne sapevo nulla. Poi però mi è tornato in mente questo.”
Luise chiuse la mano a pugno. Un invito di cui Feliciano aspettava ancora la risposta... e la risposta era no, senza dubbio, gli aveva detto Luise per fargli capire che se la ragazza lo aveva ignorato non poteva certo essere interessata.
Ma quella ragazza era lei, e quello che Sophia aveva scambiato per un foglietto pieno di insulti era proprio l'invito, probabilmente manomesso da Lavinia nell'intento di sabotare il fratello.
...aveva appena rifiutato l'invito del ragazzo che le piaceva per uno stupidissimo fraintendimento.

Prese il cellulare e chiamò Feliciano, ma niente: il suo telefono era spento. Ma come, non lo aveva lasciato acceso nel caso lei cambiasse idea? Si era addormentato come se nulla fosse? Cretino.
“Esco.” disse allora mettendosi un paio di scarpe da ginnastica e fiondandosi alla porta.
“Luise Weilschmidt.” la bionda, sulla soglia, si voltò indietro. Sotto i capelli leggermente arruffati, Sophia la stava guardando con aria di rimprovero. “Capisco la tua - peraltro ben riposta - fiducia nelle tue natiche, ma ritengo sconsiderato andare in giro la notte lasciando i pantaloni sulla sedia della scrivania, non credi?”
Luise sbuffò. In effetti, lo credeva anche lei. Se li infilò in tutta fretta e sparì nel corridoio.

Ricomparve solo un paio di minuti più tardi di fronte al dormitorio maschile. Non poteva entrare, lo sapeva bene, e comunque la porta d'ingresso era dall'altra parte dell'edificio. Fortunatamente, la stanza di Feliciano era al primo piano, ed al momento era anche illuminata, così Luise non rischiava di sbagliare mira.
Presa una manciata di ghiaino da terra, la lanciò senza esitazioni. La luce proveniente dalla finestra venne oscurata per un attimo dall'ombra di qualcuno che si muoveva nella stanza, poi questo qualcuno si sporse dal davanzale. Non si trattava di Feliciano, però.
“Cioè, ma i vetri così si rompono, tipo! Chi... Luise?” il biondino comparso nella cornice della finestra la osservò da sotto un'elaborata acconciatura di forcine e nastri rosa.
Feliks, il compagno di stanza di Feliciano. Probabilmente uno degli studenti più strani dell'intera accademia - il che significava davvero essere strani forti, vista la concorrenza.
“Mi serve Feliciano.” fece lei, senza urlare a voce abbastanza alta da essere udita.
“Uhm... devo dirgli che è, tipo, un appuntamento romantico?” fece lui giocherellando pensieroso con una ciocca di capelli “No perché sai, lui ci tiene a fare bella figura in queste cose, tipo, e insomma l'ultima volta che l'ho visto era un po' giù, cioè, quindi...”
“Non è in stanza?” lo interruppe lei.
“Uh, no, tipo...”
“Lo puoi andare a chiamare... bitte?” chiese lei con quello che era tutto fuorché un tono da richiesta gentile.
Feliks sobbalzò. “Sì, tipo, okay, okay. Torno subito. Niente sassi finché non torno, però, tipo, chiaro?” si raccomandò lui, prima di sparire di nuovo nella stanza.
“E digli di sbrigarsi!” gli urlò dietro lei, nervosa.


Nel frattempo, del povero Feliciano si stavano prendendo cura Francis ed Antonio, ascoltando con pazienza gli sfoghi di dolore del piccolo italiano dal cuore spezzato, che si era visto rifiutare dalla sua bella.
Spiegava loro come la sua strategia iniziale – un bigliettino scritto a mano, che lui aveva affidato alla sorella affinché lei lo facesse scivolare nottetempo sotto la porta della stanza di Luise – sembrasse essere fallita miseramente: il biglietto richiedeva risposta entro una settimana, ma ne erano passate più di due e, nonostante lui avesse visto Luise praticamente ogni giorno, lei non aveva mai accennato all'argomento. Feliciano aveva tentato di introdurlo, eccome, ma ogni discorso che non riguardasse il ripasso sulle materie d'esame era tabù per Luise, negli ultimi tempi.
“All'inizio... all'inizio pensavo anche che l'invito non le fosse arrivato, capito? Ma Lavinia mi ha garantito che l'aveva messo sotto la porta, ve, anche se me l'ha detto con un sorrisetto un po' malefico... e beh, insomma, ero lì che pensavo a come scoprire se sarebbe venuta o no, quando ecco che lei entra, mi chiede se ho invitato qualcuna al ballo, e io le dico di sì, e che però non ho ricevuto una risposta, e lei mi dice che allora vuol dire che è un no, e allora le rispondo che io non voglio andare al ballo con nessun'altra se la ragazza che ho invitato non accetta di venire con me, e allora lei se ne va, e...”
Feliciano si ficcò in bocca un'altra cucchiaiata di crema al cioccolato per combattere le lacrime.
Mon ami, questa storia è très triste... ma succede, con le ragazze. Non vuol dire che non le piaci, però... magari si vergogna solo del ballo in sé! Non vuole metterti in imbarazzo facendoti andare in giro con un tronco di legno.” disse Francis, scompigliandogli i capelli con aria paterna. Conoscendo Luise, poteva scommettere che la ragazza era tutto fuorché avvezza alle feste o agli eventi sociali.
“Ci vuole pazienza, amigo. La prima volta che ho invitato tua sorella al ballo mi ha rovesciato in testa un catino di acqua gelida, ahah! Fortuna che era estate, ahahahah! Peccato che però mi abbia rovinato la chitarra con cui le stavo cantando la serenata. Ma come vedi ora tra noi va tutto a gonfie vele!” fece Antonio con fare incoraggiante.
Feliciano sollevò su di lui uno sguardo affranto. “Ma ora che dovrei fare, ve? Se non voleva venire al ballo poteva dirmelo, avremmo trovato un'alternativa, io vorrei solo...”
La voce lamentosa del ragazzo venne interrotta da un isterico bussare alla porta.
“Tipo, c'è Feliciano qui, sì? Deve tipo sbrigarsi a uscire.” fece Feliks, aprendo la porta senza aspettare nessun invito. “C'è Luise, qua sotto, e tipo, vuole che scendi. Cioè, in fretta.”
Feliciano si guardò attorno ansioso, come in cerca di approvazione. Gli altri due lo guardarono incoraggianti, pollici in su. Il ragazzo deglutì sonoramente, poi si alzò ed uscì ad affrontare il suo destino.
Gli altri aspettarono di vederlo sparire in fondo alle scale, e poi si precipitarono ad una delle finestre del corridoio per spiare gli avvenimenti.

Feliciano si avvicinò a Luise con una certa cautela. Non era sicuro delle intenzioni della ragazza e, se da un lato sperava che questa fosse venuta per comunicargli che aveva cambiato idea, dall'altra temeva una ramanzina per aver osato troppo con l'invitarla.
Quando si avvicinò, comunque, notò che Luise sembrava nervosa. Continuava a stropicciare una cosa che aveva tra le mani e si guardava intorno con fare impaziente.
“...'sera!” fece Feliciano, timido.
“Oh, alla buon'ora. Senti un po'...” il tono brusco con cui lei gli si rivolse gli fece fare un salto dalla paura, ma quando lei gli si avvicinò si limitò a tendergli una mano per mostrargli una cosa. Il ragazzo la prese: era un foglietto.
“Questo sarebbe... il tuo invito per me al ballo di fine anno, vero?”
Feliciano aprì il foglietto e fissò stupito la grossa scritta che vi campeggiava sopra al posto della sua calligrafia. Si affrettò ad avvicinarsi ad un lampione per esaminare il foglio alla luce.
“Ve... sì, direi che è questo. Era un po' diverso quando te l'ho mandato, però... Non capisco...” rispose, corrucciato.
“Feliciano!” Luise lo aveva seguito sotto il lampione, mani puntate sui fianchi e sguardo severo negli occhi. “Tu hai fatto recapitare a me un invito simile da tua sorella. Come ti è venuto in mente?!”
Feliciano si schiarì la gola, nervoso. Aveva commesso un errore imperdonabile.
“V-ve... io... io non sapevo a chi altri darlo, non...”
Luise lo azzittì con un ringhio. “Quell'invito” sibilò puntando un indice accusatore contro l'oggetto del delitto “Sophia l'ha interpretato come una minaccia di morte da parte di Lavinia! Io ero preoccupata!” continuò lei, le guance ora lievemente rosse – dalla rabbia, presumeva Feliciano.
“T-ti eri spaventata per quello che ci aveva scritto Lavinia?” chiese lui innocentemente. In effetti non era carino invitare qualcuno a diventare purè, sua sorella era sempre così perfida.
NEIN!” Luise ruggì, incombendo su di lui. “Mi ero preoccupata perché il tuo invito non mi era arrivato! Non l'avevo ricevuto! E quando sono venuta in biblioteca, prima, ho creduto... ho creduto che avessi invitato qualcun'altra!”
Feliciano la osservò diventare sempre più rossa, vagamente affascinato dal fenomeno. Rimase a guardarla, incurante del suo imbarazzo, pensando solo che era carina, vestita in tuta da ginnastica, con gli occhiali da studio inforcati sul naso e i capelli leggermente arruffati.
Poi, pian piano, una vaga comprensione cominciò ad insinuarsi nella sua mente.
“...oh. Per questo non mi avevi risposto, vero? Non avevi capito che era un invito e non l'avevi letto!” Feliciano batté il pugno sul palmo dell'altra mano, improvvisamente illuminato. “Ho provato a chiedertelo, se l'avevi trovato, ma tutte le volte che tentavo di parlartene ti arrabbiavi perché non volevi essere distratta dallo studio!” fece lui raggiante.
Luise si ravviò i capelli all'indietro, imbarazzata. Dopotutto, Julchen ci aveva visto giusto, sul punto.
“Uhm, j-ja... beh, con gli esami e tutto il resto...”
“E quindi quando mi hai detto che la risposta era no... ehi! Perché mi hai detto che era no, se non sapevi dell'invito?” chiese lui, confuso.
Luise si sentì avvampare. Ma insomma, doveva spiegargli tutto per filo e per segno, non ci arrivava?
“Avevo capito che l'invito era stato mandato a qualcun'altra. Se non avevi ricevuto risposta... insomma, volevo convincerti che lei non sarebbe venuta al ballo con te, capito?”
“Ma io non avevo invitato nessun'altra, al ballo, Luise!” rispose lui candido.
“ADESSO LO SO!” fece lei con un moto di esasperazione. “Ma prima non ne avevo idea! Con tutte le ragazze che ti girano intorno, come facevo a sapere se...”
“Luise!” Feliciano la interruppe con un'esclamazione di stupore. “Ma sei gelosa?” chiese, quasi incredulo, e poi scoppiò a ridere. La sua espressione beatamente felice non poté essere guastata nemmeno dall'occhiata omicida che lei gli aveva lanciato.
“...va bene. Vediamo di chiudere questa storia una volta per tutte.” borbottò la ragazza, quasi soffocando per l'imbarazzo. Con un gesto improvviso, chiuse le mani di lui in una presa ferrea, così ferrea che a Feliciano si mozzò la risata in gola.
“Feliciano Vargas!” tuonò lei “Vuoi venire al ballo con me?”
Lui la guardò con due occhi enormi, troppo sorpreso per rispondere.
Ja oder nein?!” intimò lei.
“JA!” Feliciano si affrettò a rispondere, quasi spaventato, e poi riprese a ridere. “Luise, Luise! Te l'ho detto che non ci sarei andato con nessun'altra, no?”
Lei aveva chinato la testa, rossa per l'imbarazzo.
Divertito ed intenerito allo stesso tempo, Feliciano le strinse le mani e l'attirò verso di sé.
“Sono felice che tu me l'abbia chiesto.” ammise.
“Beh.. bene. Ma... n-non te lo sto chiedendo da... da migliore amica, verstanden?” rispose lei, i suoi occhi azzurri che evitavano quelli castani del ragazzo come meglio potevano.
“Oh... oh.” lui arrossì fino alle orecchie, ma il suo sorriso si fece solo più raggiante. “Verstanden, sissignora!”
Feliciano era uscito scalzo, e se ne ricordò solo quando dovette alzarsi in punta di piedi per baciarla sulle labbra.



“Il ragazzino ci sa fare.” commentò Antonio, con un sorrisone sulle labbra.
Oui, oui, anche se ha ancora molto da imparare~” commentò Francis con espressione maliziosa.
“Certo che, tipo, Luise ha bisogno di qualche lezione di femminilità, cioè... O almeno di qualche forcina per capelli con gli strass.”
“Se hai il coraggio di andare da lei ed offrirle un corso accelerato ti offro da bere fino alla fine dell'anno scolastico, amigo.”
“...l'anno finisce tra tipo due giorni, Antonio. Non credo che il gioco valga la candela, tipo.”
Rimasero in silenzio per un po', finché Feliks non sbadigliò.
“Credo che tipo, andrò a letto. Cioè, quei due non si staccano più, tipo.”
Gli altri concordarono. C'erano esami, l'indomani!
Così, sgombrarono il corridoio, e finalmente lasciarono in pace Luise e Feliciano, soli sotto la fioca luce dei lampioni.



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