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Autore: gattopazzo95    15/01/2012    0 recensioni
ciao a tutte/i questa è la prima fanfiction che scrivo quindi mi auguro di cuore che vi piaccia. E' nata dalla disperata agonia dell'attesa per rapture, nella disperazione volevo scriverlo io! questo primo capitolo non è esattamente nelm mio stile, mentre lo è il secondo che pubblicherò presto. baci
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I belong to you (mon coeur s’ouvre a ta voix) Così Gabbe, Arianne e Roland iniziarono a spiegare le proprie gloriose ali pronti a partire alla ricerca del luogo della caduta, mentre Cam, Molly e Annabelle stavano iniziando ad architettare il modo per incastrare e impedire nei suoi malvagi scopi Satana. Daniel e Luce, invece, da quando si erano ritrovati non riuscivano a staccarsi, avrebbero potuto continuare a baciarsi con quell’ardente bramosia fino alla notte dei tempi. Ad ogni bacio sembrava che le due anime si compattassero sempre più fino a formarne una sola. Unica. Unita. Per sempre. Ma sfortunatamente il tempo scorre e nove giorni sono già troppo pochi per riuscire a trovare il luogo esatto della caduta.  “Gabbe tu sei quella che ricorda in maniera più vivida i dettagli della caduta, che sai dirmi del luogo?” chiese Daniel.  “difficile da stabilire… però… ricordo di aver avuto subito paura di molti grandi busti squadrati dal viso particolarmente grande” “si anche io le ricordo!” aggiunse Arianne. Daniel come al solito, nonostante si sforzasse non riusciva ricordare nulla di quei giorni, mentre Shelby e Miles erano impegnati fino ai piedi per cercare di capire in quale sperduta parte del mondo potesse mai essere il famosissimo luogo. Miles ebbe un sussulto che attirò tutti gli sguardi su di lui. “il monte Rushmore in South Dakota! I quattro volti dei presidenti! Washington, Jefferson, Roosevelt e Lincoln!” urlò eccitato. Purtroppo la sua eccitazione non fu ricambiata dal resto dei presenti e con fare molto arrogante Cam rispose: “piccolo nephilim, la scultura di cui parli fu iniziata nel 1921, e si dà il caso che io ero tra quei 4000 uomini che lavoravano per Gutzon Berglam, mentre la caduta avvenne QUALCHE millennio prima”. “e poi, caro, io ricordo molti visi non quattro, ma almeno quattrocento o ancor più. Per non dire che… ehi ma vi ricordate quello splendido manto d’acqua che abbiamo attraversato? Era immenso e stupendo! La caduta deve essersi per forza svolta su un’isola e abbiamo di certo attraversato l’oceano” disse Gabbe, suscitando in tutti quegli angelici occhi una sorta di scintilla, come se all’improvviso tutti ricordassero tutto. Cosa in parte vera e in parte no. “scusate ma se invece di rimanere qui impalati a cercare di ricordare dove potrebbe o non potrebbe essere il suddetto luogo iniziamo a muovere le chiappe e andiamo a cercarlo cosa ve ne pare?” mugolò Shelby rompendo il silenzio. “poi sono io quello vecchio! Siamo nel 2012 Tim Berners Lee internet lo ha inventato quasi vent’anni fa!” disse Daniel con un sorriso tirato stampato sul volto “e poi di che roba siete fatti? Abbiamo viaggiato attraverso tremila anni o più, non avete bisogno di un po’ di riposo?” e voltandosi verso Luce “e la mia piccola ha una faccia proprio distrutta”. Luce si sentì sciogliere quando quei due grandi fuochi viola la fissarono in modo così intenso. Eppure, da quando Daniel aveva fatto quell’affermazione si sentiva tutto il peso degli anni attraversati per mezzo degli annunziatori sulle ginocchia, e le sembrava che da un momento all’altro sarebbe caduta svenuta. E forse era proprio in procinto di cadere quando le  braccia forti del suo angelo le cinsero i fianchi e lei si sentì rinata all’istante. “dai Luce che ne dici di andare a casa mia in modo che ti rilassi un po’?”. A quella domanda Luce restò praticamente allibita. *Daniel aveva una casa? E da quanto? E dove?* “dai ti prometto che tra quindici minuti sarai distesa su un morbidissimo letto in schiuma di lattice” continuò lui. “Daniel perché non mi hai mai detto di avere un’abitazione vicino casa mia?” Daniel scoppiò a ridere e disse: “oh capirai quant’è vicino casa tua!” e continuando a ridere la prese nella solita posizione di volo e, alla velocità della luce, volarono via da quel luogo pieno di ricordi, con otto paia di occhi che li fissavano un po’ incuriositi, un po’ stupiti e un po’ maliziosi.  
  
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