Anime & Manga > Sekai-Ichi Hatsukoi
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Autore: mizuki95    15/01/2012    7 recensioni
Come può un semplice telefono salvare una vita? E' semplice, basti che la persona amata ti continui a parlare attraverso questo. Questa è una scoperta che faranno Tori e Chiaki, ma a caro prezzo...
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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'Sera a tutti! Avete notato che carico quasi sempre di sera? xD Ma parliamo un pò di questa one-shot. L'idea mi è venuta mentre ascoltavo "Monster" di Meg & Dia e l'alternavo con "Someone who cares". Il risultato è questa one-shot tragedia. Ma credo che il vero motivo per cui ho scritto questa storia sia stato per "celebrare" la morte del mio gattino Matt, morto esattamente una settimana fa. Infatti, mi sono immedesimata moltissimo in Hatori, tanto che ho pianto mentre scrivevo. Il finale è ciò che avrei tanto voluto che accadesse nella realtà, ovvero che uno stramaledetto veterinario rispondesse alle mie chiamate nonostante fosse domenica e mi dicesse cosa fare per aiutarlo, invece di dovergli stare accanto finchè non è morto. Avendo provato in prima persona cosa voglia dire vedere qualcuno che ti muore davanti, credo di non aver sbagliato nel descrivere l'improvvisa cecità e tutto quello che ha subito Chiaki, perchè mentre il mio bimbo moriva potevo vedere come perdesse lentamente l'uso delle zampine, poi quello delle orecchie ed infine la cecità, per poi morire. Ero sul punto di descrivere la morte di Chiaki, ma ho preferito non farlo sia perchè odio le fan fiction di questo genere, tipo quando i due si lasciano, sia perchè se lo avessi fatto avrei pianto per tutto il pomeriggio sia per Matt che per Chiaki. La parte finale, è la stessa cosa. In poche parole, è quello che desideravo, ovvero che per il mio bimbo ci fosse una possibilità di sopravvivere. So che suona strano a chi non ha animali o direttamente odia i gatti, ma questa one-shot non è un tributo alla TorixChiaki, ma al piccolo Matt. Detto questo, vi lascio alla storia.


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Era una classica giornata primaverile alla Marukawa, e nel dipartimento di shoujou manga l’attività era molto frenetica.


 Hatori, dal canto suo, era seduto nella sua postazione parlando -rimproverando- con Chiaki a telefono.

 «Cosa diamine significa che ha terminato le tavole ma sono scomparse per magia stanotte?! Yoshikawa-sensei, come può anche solo pensare che possa credere ad una storia del genere?! Si rimetta al lavoro, piuttosto!»

«Ma è così, Tori!» diceva Chiaki dall’altra parte del telefono, con il cellulare premuto contro la spalla destra poiché aveva le mani impegnate a cercare i fogli realmente scomparsi. Li trovò poco dopo, mentre Hatori continuava a rimproverarlo.

 «Erano sulla scrivania!»esclamò con aria trionfante, ma Hatori gli domandò «Com’è possibile che fino ad ora tu non li abbia visti?»

 «Eh? E’ perché sopra c’era la versione con sovraccoperta di “The Kan” che mi è arrivata stamattina per posta! I volumi si erano sparpagliati tutti sulla scrivania, per questo non vedevo le tavole. Scusa!».

 Hatori riuscì in qualche modo a contenersi dal rimproverarlo aspramente per la sua sbadataggine, e sospirando disse «L’importante è che tu le abbia trovate. Vengo a prenderle»«Non c’è bisogno, vengo io! Arrivo subito, sto chiamando un taxi!».

La cosa stupì molto l’editore, che gli chiese «Perché stai venendo? Non eri tu che volevi essere conosciuto come un’autrice donna? Se vieni qui, quelli che non lo sanno lo scopriranno»

«
Questo è vero, ma oggi alla Marukawa viene pure Ijuuin-sensei, no? Voglio un suo autografo! Ah, aspetti taxi!».

Il sopracciglio destro di Hatori cominciò a ballare istericamente, mentre l’editore si mordeva il labbro inferiore ricordandosi che doveva avere pazienza, doveva avere pazienza…

«Ah, Tori…mi dispiace» disse improvvisamente l’altro, salito sul taxi il cui rumoroso motore faceva da sottofondo «Fa bene a scusarsi!» lo rimproverò l’uomo, che però non ricevette alcuna risposta «Yoshikawa-sensei?»

 «Non mi sto scusando per questo!» disse a bassa voce Chiaki, seduto sul posto posteriore sinistro del taxi, mentre guardava fuori dal finestrino.

 «Allora per cosa si sta scusando?»

«Per…ecco, in realtà anche per questa volta, ma…insomma, per tutte le volte in cui ritardo così tanto con le consegne».

Il tono di voce di Chiaki parve ad ad Hatori stranamente serio, e questo non poté non preoccuparlo «Non deve preoccuparsene molto stavolta, anzi ha davvero completato le tavo»

«Non è questo il punto!» lo interruppe l’altro «E’ in generale. Sono io che ho deciso di entrare nel mondo dei manga, ma sono sempre io a sforare con le consegne. Ti faccio pure preoccupare molto, e ti rendo di cattivo umore…»

« Ha fatto un brutto sogno, stanotte? Non è da lei farsi questi pensieri»

 «Non è questo! Continui a non capire! Io…» ma improvvisamente gridò «Signor tassista! A sinistra! A sinistra!» e Hatori sentì un rumore così forte che dovette allontanare la cornetta dall’orecchio per una manciata di secondi, ovvero finché il rumore non cessò.

«Yoshikawa-sensei…?» domandò preoccupato Hatori, riprendendo la cornetta

 «Cos’è successo, Yoshikawa- sensei?!»

 «T-Tori…Il signor tassista…»

«Che è successo al tassista?»

 «N-non si muove più…Tori, un camion ci è venuto addosso…»

«Cosa…?! Chiamo subito un’ambulanza! Sai dove ti trovi?» domandò preoccupato l’uomo, e quando Chiaki glielo disse, cercò di informarsi su come stava

«Ho le…gambe incastrate, n-non riesco a muoverle…»

«Sei ferito?»

 «Non lo so…non mi sento p-più il braccio sinistro…Tori…»e lo sentì singhiozzare  «Il tassista perde sangue…Ho paura…»

«Non preoccuparti, ora chiamo un’ambulanza! Resisti!»

«Non farlo!» gridò Chiaki «Ti prego, non chiudere il telefono…»

 «Va tutto bene, non ci starò molto. Sto arrivando»

«Ti prego, Tori…non mettere giù il telefono…» lo implorò ancora l’altro, ma Hatori non lo ascoltò e dopo aver cercato di nuovo di tranquillizzarlo mise giù, corse via dando una veloce spiegazione e parlando con l’ambulanza con il cellulare, salì in macchina e la fece patire.

Gli venne da imprecare quando richiamò Chiaki e questi ci mise un po’ a rispondere

«Tori…» Sentì dalla voce singhiozzante che stava piangendo

«Come stai?»

«Mi dispiace, Tori…»  disse l’altro tossendo

«Che succede?»

«H-ho provato a muovermi, prima, quando…hai spento il telefono…e mi sono accorto che…sono ferito…»

«Dove?»

«L-la pancia…ho dei  pezzi di vetro conficcati nella pancia…» e singhiozzando più forte «Tori, sto sanguinando…! E il sangue del tassista mi gocciola sui capelli…».

 Tori era sconvolto, ma non poteva farsi scorgere in quello stato dal partner, per cui deglutì e cercando di non far trasparire la sua agitazione dalla voce, disse «L’ambulanza sta arrivando, pure io. Devi resistere, fra poco sarà tutto finito».

 Non ricevette risposta, e questo lo preoccupò ancora di più «Chiaki?!»

 «Sono qui…s-scusami, non ti ho sentito bene…cosa hai detto?»

«Che devi resistere, presto arriveranno i soccorsi! Devi resistere!»

«N-non so se ce la farò…non riesco più a muovermi…»

 «C-cosa…?»

«Ho improvvisamente freddo…e molto sonno…».

Tori capì subito il perché di questo, e cercando di non piangere gli disse «Non devi addormentarti, Chiaki! Parla di qualunque cosa, ma rimani sveglio! Non addormentarti!»

«E d-di cosa…dovrei parlare…?»

«Non lo so! Di…»

Hatori aveva la testa completamente svuotata, l’unica cosa a cui pensava era guidare il più velocemente possibile verso la strada dove si trovava Chiaki, e all’improvviso gli venne un’idea «Di “The Kan”! parla di “The Kan”! Cosa è successo nel volume di questo mese?»

«Ah, è stato un bel volume…i-in pratica, Kan ha…» e mentre l’altro parlava, Hatori cercava di non pensare al peggio.
 Sicuramente Chiaki ce l’avrebbe fatta, non sarebbe…non sarebbe…

«Tori…»

 «Sì, che c’è?»

«Mi si è appannata l-la vista…è tutto buio…».

 Hatori si morse la lingua con forza per non singhiozzare, per poi dire «Il sole si è abbassato, per questo. E’ scesa solo un po’ d’oscurità, non preoccuparti…»

«V-va bene, Tori…ma non mi piace non vedere n-nulla…sai, quando sarò in ospedale, credo che mi ricovereranno…»

 «V-verrò a farti visita tutti i giorni…» disse Hatori con gli occhi lucidi, mentre malediceva la lentezza del traffico.

Perché proprio quel giorno, e in quel momento?!

«E dovrò pure ri-disegnare le tavole, penso che si sia sporcate…»

«Non fa nulla, se anche fosse chiederemo agli assistenti di ricopiarle…tu dovrai solo riposarti…»

 «Va bene…c-che felicità, un periodo di pausa…!»

« Già, proprio così…»

«T-Tori, sento…il suono di un’ambulanza…tu dove sei…? »

«Sono lì vicino, Chiaki. Mi raccomando, fa come ti dicono i paramedici, ok?»

«H-ho capito…».

Hatori arrivò proprio quando stavano caricando la barella sull’ambulanza. Entrò subito con i paramedici spiegandogli che era un suo parente, ma quando si sedette distolse lo sguardo da lui.

Era pieno di sangue e ferito in molte parti del corpo. Quella scena era troppo per lui, eppure riuscì poco dopo a tornare a guardarlo e gli strinse la mano sinistra, sostituendola al cellulare, fino a quando non arrivarono all’Ospedale.

Hatori rimase fuori dalla sala operazioni, mentalmente ed emotivamente stremato, maledicendosi di non essere rimasto a dormire con l’amato, la sera prima.

Se fosse rimasto con lui, avrebbe potuto evitare questo.

Se non avesse distolto lo sguardo da lui, tutto questo non sarebbe mai successo!

«Hey, Tori!» si sentì chiamare, e togliendosi le mani dal viso vide davanti a sé Chiaki, senza una ferita e che gli sorrideva

«T-tu…?» provò a dire, ma l’altro lo interruppe «I  medici sono appena usciti, non li hai visti passare? Sono uscito pure io, dicono che non avrò bisogno di ricoverarmi! Non sai come ne sono felice!» e così dicendo si sedette accanto a lui

«Com’è possibile…? Prima, eri…»

«Ah, parli delle ferite?» lo interruppe nuovamente «La medicina al giorno d’oggi fa davvero miracoli, non credi? Sono ancora tutto dolorante, ma hanno richiuso tutte le ferite!».

Hatori  gettò in avanti le braccia per abbracciarlo, ma l’altro lo scansò indietreggiando

«Non mi hai sentito, Tori? Sono tutto dolorante, se mi tocchi mi fai male!»

«Ah, scusami…» si scusò, prendendosi la testa in una mano «E’ solo che sono così felice…»

«Ehi, Tori» gli chiese Chiaki «Credi che ce la farò?»

«A fare cosa?»

 «Prima che succedesse tutto questo, mi sono scusato con te perché non riesco a rispettare le scadenze, non ricordi? Ebbene, ora mi stavo chiedendo se ce la farò…io ce la farò…»

Improvvisamente diede un pugno alla sedia sottostante, e con gli occhi lucidi gridò «Non ce la farò!»

«Se ti impegni ce la farai, Yoshino» cercò di calmarlo l’editore, ma Chiaki continuò a ripetere “Non ce la farò!”, per poi voltarsi verso di lui con gli occhi pieni di lacrime

«Io volevo solo stare con te, Tori…Ho cercato di migliorare nel disegno perché sapevo che volevi fare l’editore, e volevo che fossi il mio editore…che lavorassimo insieme…invece…invece…».

 Hatori, prima stupito dalle parole pronunciate dal partner, gli sorrise teneramente dicendogli «Non sei l’unico, Chiaki. Anch’io ho fatto di tutto per essere assegnato a te, e sono veramente felice di esserci riuscito»

«D-davvero?»

«Certamente. Anche se sfori sempre le consegne, anche se inventi sempre delle scuse totalmente assurde, anche se quando hai molto tempo ti riduci sempre all’ultimo minuto, sei capriccioso e non sai cosa voglia dire “autonomia”…Sei sempre Yoshikawa Chiaru-sensei, la bravissima mangaka di shoujou manga a cui sono assegnato, e Yoshino Chiaki, il mio migliore amico dai tempi dell’infanzia e la persona che amo».

Mentre disse quest’ultima parola gli accarezzò la testa, certo che fosse l’unica parte del suo corpo non dolorante, quando la sua mano cadde sulla sedia, all’interno del fianco di Chiaki.

Quest’ultimo sorrise tristemente e alzandosi indietreggiò verso la sala operatoria

«Lo shinigami non è ancora venuto a prendermi, quindi credo che io sia salvo…»

«Non è possibile…» mormorò Hatori osservando sbigottito l’altro

 «Vabbè, Tori, io ora devo tornare di là. Più tardi continueremo la nostra chiacchierata, ok?»

 «Non andare!» gli disse Hatori, con le lacrime agli occhi «Ti prego, non andare!».

 Chiaki, continuando a sorridere, indietreggiò dicendo «Mi dispiace, ma devo davvero tornare di là. Spero solo che…ci ricontreremo ancora. Tu non lo vuoi?»

 «Certo che lo voglio, Chiaki…certo che lo voglio…» disse Hatori con le lacrime che gli sgorgavano dal viso, per poi cercare di sorridere e disse «Ti amo. Buona fortuna…»

«Grazie, Tori. Ti amo…» e così dicendo scomparì dietro la porta della sala operazioni.

Hatori, ancora più distrutto di prima, si accasciò sulla sedia continuando a piangere. Poco dopo, i medici iniziarono ad uscire dalla sala, e il chirurgo gli disse «Il paziente…».
 


 

«Buongiorno, Yoshino» disse Hatori entrando nella stanza del ricoverato, accompagnato da un piccolo mazzetto di fiori

«Buongiorno a te, Tori! Come va con il lavoro?» domandò l’altro cercando di mettersi a sedere, ma l’editore lo fermò e lo fece ri-distendere

«Non provare a muoverti! Il dottore ha detto che devi stare in assoluto riposo»

« Ma mi annoio a stare fermo!» sbottò il ragazzo dagli occhi blu guardando fuori dalla finestra che aveva accanto al letto, visto che aveva le braccia così piene di tubicini che se avesse provato a muoverle per dimostrare il suo disappunto li avrebbe staccati tutti quanti, scatenando per l’ennesima volta l’ira di quell’infermiera un po’ esaurita che si occupava di lui.

 Chiaki non ricordava nulla di quello di cui aveva parlato o fosse successo quando era comparso sotto forma di puro spirito ad Hatori, ma l’uomo non lo considerava un problema.

Era già immensamente felice che l’amato fosse riuscito a sopravvivere, che fosse ancora accanto a lui…

«Comunque sia, il capo-redattore ha deciso che l’interruzione del tuo manga si protrarrà finché non sarai completamente in salute»

« Eh? Perché? Dopo tutta la fatica che hanno fatto Yuu e le altre per ricopiare le tavole rovinate!»

« Infatti quel capitolo è stato pubblicato, l’interruzione è venuta dopo. Non dirmi che te lo sei dimenticato!»

«Eh? No, no, lo sapevo…» cercò di giustificarsi Chiaki, ridacchiando per far cadere la conversazione.

A causa del colpo molto forte che aveva ricevuto alla testa durante l’incidente non ricordava quasi più nulla di quel giorno e tendeva spesso a dimenticare le cose, ma i medici avevano tranquillizzato Hatori dicendogli che sarebbe stata solo una cosa temporanea.

 L’editor, del resto, odiava rammendare quel giorno, e ne parlava il meno possibile con l’amato.

Il giorno in cui non era riuscito a proteggerlo, il giorno in cui non era riuscito a salvarlo…avrebbe impedito che si ripetesse, e per farlo doveva innanzitutto impedire a Chiaki di fare qualche pazzia in ospedale e assisterlo nella sua guarigione.

Mentre l’altro continuava a ridacchiare, Hatori ne approfittò per dargli un veloce bacio sulle labbra, facendolo arrossire come un peperone

«Rimettiti in sesto in fretta, ok?» Chiaki annuì con forza, sorridendo come al suo solito.


Quando il tempo per le visite terminò, Hatori gli accarezzò la testa con delicatezza e se ne andò, non senza prima avergli rubato un altro bacio, questa volta più lungo e con la gradita partecipazione di Chiaki, che al termine di questo chiese «Che ne diresti se prendessi la patente, quando sarò guarito?»

«Scordatelo» disse freddo l’editor «Appena sarai guarito dovrai recuperare tutto il tempo che hai perso qui in ospedale. Se avrai il tempo per farti una doccia sarai fortunato»

 «Cattivo, Tori!».

No, dopo quello che era successo, Hatori non avrebbe più lasciato da solo Chiaki, e ripromettendoselo posò il cellulare di Chiaki sotto il cuscino di questi

«Perché me lo lasci?» gli chiese ingenuamente l’altro, e Hatori gli rispose «Perché così, se capiterà che non siamo insieme, avrai comunque il modo di sentirmi accanto a te, di sentire la mia voce. Questo è il tuo personale “Tori tascabile”, abbine cura come se fossi io».
 

The end

  
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