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Autore: Solitaire    15/01/2012    5 recensioni
Per lui, pace è solo una condizione transitoria, una pausa momentanea nella guerra, un intervallo di tranquillità che separa due battaglie. Un tempo utile per prepararsi a un nuovo scontro.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Generation I
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PoW


Serie di storielle senza pretese, più o meno lunghe, più o meno sensate, di cui ha colpa Atlantis Lux, che insiste a farmi scontrare con i fandom più strambi. Fino a quando mi ha presentato manga vari, la cosa non ha sortito danni, però qui si è trattato di farmi riscoprire un vecchio compagno d’infanzia. E ne sono stata felice, perché, come ha detto lei, i transformer della G1 hanno un grande potenziale comico, ma uno altrettanto grande drammatico e io sono sempre a caccia di psicosi che fanno morti. Chi meglio di un branco di alieni capaci di portare avanti una guerra per svariati milioni di anni, distruggere il loro mondo e darsi al massacro reciproco con tutta l’allegra esuberanza di un branco di adolescenti sociopatici armati di seghe elettriche?

Avviso: personaggi e scenario generale sono basati sui fumetti scritti da Furman per la G1, dove i cybertroniani sono una specie di piaga galattica che vaga di mondo in mondo lasciandosi dietro solo desolazione, la trama non si limita a scaramucce per qualche pulciosa raffineria umana che i decepticon riescono a perdere anche quando le probabilità sono astronomicamente a loro favore, la guerra è portata avanti con il cervello molto più che con i pugni (infiltrazioni, raccolta informazioni sui mondi bersaglio, protocolli bellici... insomma, quelle cosine che si fanno nelle vere guerre), non ci sono naufragi sulla Terra e Optimus non è precisamente il compiacente schiavetto dell’umanità. Comunque questo è un What If e non seguo alla lettera il canon di Furman, un po’ perché molte cose non mi piacciono, prima di tutto l’esistenza della classica organizzazione segreta che combatte gli alieni, cliché che mi urta come pochi, poi ho le mie idee inamovibili sulla possibilità dei terrestri di fronteggiare i cybertroniani. Viceversa, non mi importa assolutamente niente del fanon e delle caratterizzazioni da fanon. Quindi niente cuori di panna, buoni sentimenti e dolci, teneri, ingenui robottoni. E non trasformerò aerei da combattimento in tremebonde e lacrimose verginelle in fuga dal cattivo comandante che attenta alla loro virtù.




  A Deo rex


Optimus non ha ricordi della vita di Optronix.
E’ risaputo che coloro nati da una formattazione, persino coloro che hanno ricevuto solo componenti nervose da donatori, soffrono per la persistenza del vecchio ospite. Sensazioni fantasma, di solito, o memorie discordanti e sovrapposte. L’ombra ostinata di una vita, resistente anche ai più ingegnosi degli algoritmi di elisione. Ma nessuno di loro è mai stato l’ospite della Matrice e questo, suppone, fa differenza.
Quello che lui sa della sua antica vita lo sa perché lo ha imparato, come chiunque altro, e le storie narrate non sono neppure coerenti l’una all’altra. C’è chi lo vuole solo un operaio, chi un archivista, chi un agente della sicurezza. Si aspetta di sentire raccontare, prima o poi, che Optronix fosse il fratello gemello di Megatron o un generale decepticon riformato e, per quanto lo riguarda, non può neppure escluderlo.
Tutti gli altri hanno qualcosa prima. Prima è un tempo contemplabile, un’esistenza oltre lo spartiacque della guerra che a lui non è stata consegnata, una continuità con quello che erano e quello che sono. Tutto ciò che lui ha è una barriera invalicabile, situata fra la morte di Optronix e la nascita di Optimus. Lui inizia in quel momento.
Neanche il nome è certo. Optronix, sì, ma a volte è Orion. Non è neppure sicuro che sia stata una sola persona e non due, o tre. E’ possibile. E’ possibile che siano esistiti Optronix e Orion. L’archivista e l’operaio. O forse il poliziotto. E’ possibile che siano esistiti altri di cui non resta neanche il nome. Che sono stati semplicemente cancellati, perché meno interessanti, perché inutili. Perché di troppo.
Possibile, sì.
Qualche volta scandaglia le sue banche dati, risalendo metodicamente le correnti della memoria, alla ricerca di qualche pensiero alieno, qualche immagine spettrale, anche solo una sensazione non cannibalizzata dalla Cosa che porta dentro. Qualsiasi cosa non sia Optimus, persa fra i meandri della sua psiche.
Non c’è niente.
Non sa neppure come sia stato per i suoi predecessori, perché, nonostante una credenza diffusa, la Matrice non conserva dentro di sé sensazioni o emozioni o ricordi di qualcosa vissuto come individuo.
Così, tutto ciò che gli resta sono solo quelle informazioni frammentate e ambigue. E voci che poco dopo la sua creazione avevano già sapore di leggenda.
Sospetta che simili voci siano state incoraggiate di proposito, molte di esse addirittura inventate, da coloro che lo hanno creato, così come di proposito è stata eliminata ogni traccia attendibile della vita preesistente, di tutto quel che potrebbe trasformare un Prime in qualcosa di più simile a un uomo e più lontano da un’icona.
E’ giusto. Un impiegato non può essere anche la voce di Dio e il condottiero di un mondo.

Non si conserva la storia delle esistenze precedenti dei Prime e per legge, tradizione e cortesia, nessuno domanda mai loro nulla, nessuno li chiama con nomi differenti, nessuno si azzarda mai neppure a suggerire che ci sono state altre vite e che quelle vite sono state sacrificate per permettere le loro.
Anche se, a lui, una volta un uomo ha osato chiedere. Una domanda indistinguibile da un’affermazione, rivolta nel grossolano, sgraziato codice ibrido che rappresenta la lingua comune ai due schieramenti. Di fronte a tutti, fra stupore scandalizzato e risate sguaiate.

Ricordi i sacerdoti del tuo Tempio Celeste, quando ti hanno portato di fronte alla Matrice e ti hanno fatto a pezzi? Ricordi com’è essere davvero vivi? O, invece, cerchi di dimenticarlo?
Consolati con il nome che ti hanno dato. Non cambia il fatto che sei una carcassa riciclata e rianimata a beneficio di un parassita.

Ma Megatron si è sbagliato se ha voluto alludere a un qualche morboso interesse per la sua morte e qualsiasi cosa ci sia stata nel momento della transazione, se mai c’è stato. Optimus non nutre alcuna curiosità per la morte. La conosce troppo bene perché lo incuriosisca.
E’ che, spesso, cerca di immaginarsi in una vita di pace e non ne è in grado.
Ha visto innumerevoli forme di guerra e anche innumerevoli forme di pace, tante quante i pianeti abitati che ha visitato. Non è difficile figurarsi uno stato di pace. Quello che è impossibile è collegare quello stato a sé stesso.
Per lui, pace è solo una condizione transitoria, una pausa momentanea nel conflitto, un intervallo di tranquillità che separa due battaglie. Un tempo utile per prepararsi a un nuovo scontro. Ma pace intesa come stato ordinario e non straordinario dell’esistenza è una situazione esotica e bizzarra, qualcosa di osservabile come si osserva un curioso fenomeno naturale, non sperimentabile di persona.
La pace è come il volo. Qualcosa che Optimus può ammirare, può invidiare e persino desiderare, ma che non gli appartiene. Qualcosa che, se tentasse, trasformerebbe solo in una distorta e rovinosa copia dell’originale. Qualcosa che, se insistesse a possedere, finirebbe solo per farlo schiantare.
Optimus sa che non ci sarà una vita senza guerra, per lui. Non è possibile perché lui esiste per combattere, nato a causa della guerra solo per fare la guerra. Guidare la guerra. Una guerra diretta a coloro che hanno tradito la loro stessa natura.
Negarlo vorrebbe dire diventare proprio quella cosa contro cui è stato creato e, in quel momento, la pace si frantumerebbe di nuovo e, questa volta, il traditore sarebbe lui.
Per questo cerca i ricordi di Optronix. O di Orion. O di tutti e due.
Perché Optimus non può avere niente oltre la guerra, ma Optronix forse sì.

“Siamo ancora in tempo per voltarci e tornare da dove siamo venuti. Questo mondo non è un punto di rilevanza strategica.” la voce di Ratchet è tanto alta che, probabilmente, lo hanno sentito in tutta la nave.
Di certo, è sufficiente a riportare il livello cognitivo primario di Optimus al presente, a coloro che lo circondano e al responsabile dell’attacco di collera di Ratchet. Un pianeta coperto di acqua, con una luna in proporzione così grande da fare sì che sia, più che altro, un sistema di due pianeti gemelli, piuttosto di un mondo con il suo satellite.
Un nuovo mondo. L’ennesimo nuovo mondo che presto diventerà il vecchio mondo. Uno dei tanti vecchi mondi nella sequenza di mondi sterilizzati che segnano la loro strada.
Questo è il suo passato. Una serie di pianeti identici, distinti solo dal numero di cadaveri lasciati sulle loro superfici.

“Qual è il tuo problema, Ratchet?” sbuffa Ironhide, esasperato dalla continua opposizione del medico.
“La gente muore. Per me è un problema fondamentale.”
“In guerra, la gente muore.”
“Morire per un obiettivo insignificante? Una miniera come ce ne sono tante?”
Ironhide gratta la superficie del tavolo e il suono che ottiene convoglia l’attenzione di tutti sugli artigli ostentatamente sguainati.
“E’ diventata diversa dalle altre nel momento in cui Megatron ha deciso di atterrare qui. Una qualche importanza il pianeta deve averla.”

E’ un’affermazione che potrebbe fare Prowl, questa. Una cosa logica, ragionevole. L’effetto di una causa.
Optimus non è altrettanto sicuro che sia così. Potrebbe essere solo un caso, lo sventurato pianeta scelto aprendo le mappe stellari alla cieca, o perché Megatron ha perso una scommessa, o qualcuno nell’umorale stato maggiore decepticon ha deciso che gli piace la configurazione delle masse continentali.
Da tempo ha imparato a non stupirsi per le azioni di Megatron, ma capirlo gli è proprio impossibile. A volte ha l’impressione che il suo nemico agisca senza la minima premeditazione, muovendosi in modo accidentale. Non è una considerazione gradevole, visto che si parla dell’uomo che ha fatto crollare il loro mondo sotto il peso dei suoi stessi errori. Può significare che l’universo è davvero privo di senso. Oppure che la loro civiltà è stata priva di senso, nata dal caso e caduta per caso.
Nell’ipotesi più ottimista, a essere insensato è il solo Megatron, ma, in questo caso, un uomo folle è stato capace di spezzare un popolo.
Continua a non essere una prospettiva gradevole.
Al momento, comunque, Megatron e le sue ragioni, o mancanza di tali, possono attendere. E’ evidente che ha deciso di occupare il pianeta e non c’è molto che possono fare per fargli cambiare idea o impedirglielo.
Ratchet è un problema molto più immediato.

Jazz osserva con una mezza espressione di aspettativa, in attesa dell’inevitabile massacro. Mirage è annoiato. Red non interviene, ma, d’altra parte, non interviene mai quando non c’è un nemico, vero o presunto, su cui riversare la sua paranoia.
Ironhide ha commesso un errore fatale quando ha deciso di contrastare il medico nella sua tirata ed è un errore che Ratchet intende usare a suo piacere.

“Megatron è qui e prima era sul pianeta precedente e quello precedente ancora. Da qualche parte deve pur essere.”
“Adesso è qui.” ripete Ironhide. Per lui è una spiegazione sufficiente.
“Sì, è qui. Secondo i protocolli decepticon di acquisizione, significa che hanno già una testa di ponte sul pianeta e abbiamo sempre perso ogni pianeta arrivato a questo stadio di occupazione. E non so neanche perché devo dirlo proprio a te. Comincio a credere di essere il solo a conoscere il suo mestiere.”
L’esoscheletro di Ironhide si scurisce sin quasi ad assorbire ogni luce, mentre le linee di fotofori fiammeggiano onde lunghe.
“Ratchet, stai superando i limiti.”

Ratchet scopre i denti, ignorando l’ordine implicito di tacere.
Lui non ha un rango tanto elevato nell’esercito. Tecnicamente, non è neppure un ufficiale, ma i medici di guerra si comportano con i privilegi che la loro funzione permette. Non è saggio inimicarsi chi, prima o poi, stringerà i fili della propria esistenza e Ratchet non è mai stato tanto sconsiderato da non approfittare della sua immunità.

“Quale limiti? Quelli di una frontiera che tracciamo di volta in volta? Sei un guerriero, amico mio, ma a pensarci, che razza di guerra stupida combatti. Stupida fin dall’inizio, stupida per come è condotta... Non è neppure una guerra. E’ un gioco a rincorrersi. Perdiamo? Cosa? Un mondo come migliaia di altri, né più né meno importate di ogni altro. Vinciamo? Ci lasceremo subito il territorio conquistato alle spalle, perché non ci importa nulla di esso. Non è per noi di nessun vantaggio, a meno che non lo spogliamo di ogni risorsa e le usiamo come scorte di energia prima di partire nuovamente. Finisce sempre nello stesso modo. La gente muore solo per rimandare alla volta prossima la soluzione definitiva. Una volta prossima qualsiasi, tranne che ora.”
Prowl interviene prima che Ironhide abbia modo di ribattere.
“Se posso interrompere, dovremmo preparare le procedure di controffensiva e di primo contatto.” una pausa, sufficiente a permettere qualsiasi obiezione, o sottolineare come nessuno si azzardi a farne “Il vantaggio temporale di Megatron non è recuperabile, a meno di eventuali errori di rotta o di manovra e non mi affiderei alla probabilità di errore di un pilota o di un navigatore decepticon. Approderà prima di noi, preferirei non dargli anche modo di orientarsi e ristabilire la sua posizione contro eventuali dissidenti prima del nostro arrivo.”

Optimus dubita che l’intromissione sia intesa a salvare Ironhide dagli artigli dialettici di Ratchet. Con ogni probabilità, Prowl è solo infastidito dall’atteggiamento del medico, almeno quanto lo è dalla reazione rabbiosa di Ironhide. Mai disturbare Prowl con qualche insignificante e fuorviante manifestazione emotiva.
Quel che è insolito, semmai, è che abbia interrotto i contendenti con la notizia di una necessità, non dibattendo il soggetto della contesa.
Più di una volta Prowl ha dimostrato di trovarsi a disagio di fronte a quei comportamenti che considera irrazionali, ma ora non è né confuso né a disagio. Non è l’incomprensione che lo ha spinto a intervenire per chiudere la discussione e neppure ritiene illogici gli argomenti di Ratchet.
Insolito, sì, ma Optimus non ha altra scelta che fidarsi. La ragione cristallina di Prowl gli è aliena nella sua complessità. Può solo supporre che lo stratega abbia considerato più efficiente un’interruzione dovuta a un’esigenza improrogabile, piuttosto che correre il rischio di offrire a Ratchet l’appiglio per un’ulteriore polemica.
In ogni caso, le sue parole hanno la forza di un ordine che conclude la discussione, escludendo di fatto la proposta di Ratchet.
Uno dopo l’altro, tutti si ritirano dalla rete chiusa limitata ai membri della riunione e al collegamento con il sistema informativo ed escono dall’ufficio. Nel momento in cui Ratchet accenna ad alzarsi, Optimus gli fa cenno di restare.
Ironhide esita per lanciare al medico una rapida occhiata diffidente, prima di allontanarsi.
Non è timore, ma Ironhide non ha un buon rapporto con chiunque lo contrasti, chiunque sia, e ha l’abitudine di non dimenticare gli affronti, qualunque sia il contrasto.
Ironhide è un essere semplice, uno degli esseri più semplici che Optimus abbia mai incontrato. E uno dei più pericolosi. C’è troppo poco spazio di manovra nel suo sistema di riferimento. Amici e nemici, con una frontiera netta a dividerli.
Una soluzione efficiente per un combattente come lui. Ridurre il mondo ai minimi termini diminuisce i tempi di reazione a possibili minacce, perché elimina la necessità di soffermarsi a valutare campi di possibilità più ampi.
A suo modo, Ironhide è logico e razionale quanto Prowl.

Ora che nella sala restano solo lui e Ratchet, anche Optimus interrompe il flusso di dati relativi al pianeta loro prossima meta. Per il momento, ha tutte le informazioni che gli servono.

Ratchet...”
Sì?”
Quando sei in disaccordo con me, parlamene in privato. Non contrastarmi di fronte ai soldati.”
Tu sei infallibile per definizione, Optimus. Cerca di non convincerti di esserlo realmente, non al punto di essere al di sopra delle critiche.”
Stai parlando a un Prime.”
Sto parlando a un uomo. Io lo so. Ho visto cosa hai dentro, ci ho messo le mani in quello che hai dentro e, credimi, non è sufficiente a fare differenza, per me.”
Allora cosa fa differenza, per te? Qualcosa deve essere, o non mi seguiresti.”

Ratchet irradia rabbia. Rabbia e desiderio di conflitto. Colori e luci si intensificano e schemi cromatici spettrali di linee curve si susseguono sulla corazza, scorrendo nel bianco uniforme da medico. Di riflesso, anche i livelli di aggressività di Optimus fremono.
La discussione precedente è stata solo il preludio a una battaglia che Ratchet è deciso a vincere e lui non ha intenzione di perdere. Avrebbe potuto vietargli di assistere alla riunione, ma sarebbe stato solo toglierselo momentaneamente dalla vista per rimandare lo scontro.
Quella di Ratchet è una testarda opposizione già manifestata nel passato, con solo qualche variante, elementi minori di espressività in una trama già scritta e recitata più volte, ogni volta più inasprita, e il medico è un nemico speciale. Uno che deve essere piegato, non abbattuto, e questo è sempre più difficile che uccidere.

Devi capire una cosa, Ratchet. L’uguaglianza rappresenta il caos. Ogni individuo ha un ruolo. Rigettarlo è confusione e la confusione genera solo instabilità. Il potere non si spartisce e non è commutabile. Non possiamo dividerci i compiti e non siamo intercambiabili perché non siamo uguali, io e te, e io sono infallibile. Perlomeno, sono meno fallibile di chiunque altro. Il che, al fine pratico, è la stessa cosa.”
Questo dovresti dirlo a coloro che ucciderai con le tue decisioni. Poi perché non fai lo stesso discorso a tutti quelli che ti questionano?”

Chiedendo questo, Ratchet ha costruito il primo elemento della sua disfatta, perché usare una critica come difesa è solo indice di mancanza di argomenti validi, o nel non credere nella loro validità. In ogni caso, Optimus decide di ignorare la domanda.

I decepticon sono convinti della basilare uguaglianza di tutti. O meglio, sono convinti che la diversità è qualcosa da conquistare con le capacità individuali, a prescindere da quello che sei e da come sei, da ruolo e programmazione. Neppure lo stesso Megatron si esime da questa filosofia e mantiene il potere mettendosi alla prova praticamente ogni giorno. Ogni decisione che prende, deve imporla. Può farlo con il convincimento, con la ragione, con la forza. Quel che conta è che i suoi uomini sanno che non è infallibile. Lui stesso sa di non avere necessariamente ragione, che la ragione è semplicemente quella di chi è capace di prevalere, non quella reale. Così, nelle loro fila esiste sempre una resistenza a eseguire i suoi ordini. In realtà, a eseguire gli ordini di chiunque, perché ogni individuo è intimamente convinto che tutti sono uguali, tutti possono sbagliare, tutti possono fare scelte errate, tutti possono decidere meglio di chi ordina. Dentro di loro c’è sempre il dubbio. La catena di comando è instabile, soggetta ad attacchi interni. Persino nel migliore dei casi, passano il tempo in continui conflitti solo per riaffermare gerarchie già stabilite. E’ la loro principale debolezza. Fondamentalmente, è il nostro solo vantaggio, la cosa che controbilancia le forze in gioco, a dispetto della loro superiorità strategica e individuale. Questo, perché Megatron è convinto di dover dimostrare di essere il più forte, non di essere quello che prende le decisioni giuste.”
Non girare intorno alla questione. Sai che non lo tollero.”
Ratchet, c’è solo un uomo importante quanto il Portatore delle Matrice e, quando si arriva alla resa dei conti, interessa più avere intorno un guaritore che un simbolo. Quindi la tua voce ha più forza di quella di chiunque. In certi casi persino della mia, e questo non può essere. Non può neanche avere lo stesso peso della mia. Le obiezioni degli altri sono solo parole, le tue diventano il preliminare di una frattura. Capisci?”
Capisco. Tu non puoi permetterti di crederti meno che infallibile, Prime.”
Cosa credo io non è in discussione. Quello che non posso permettermi è che gli altri mi credano meno che infallibile.”
La soluzione, quindi, è non discutere con te.”
No. E’ non darmi motivo di giustificarmi. Una giustificazione rappresenta la conferma di un’insicurezza, un’insicurezza è un’imperfezione. Noi non combattiamo alieni, non combattiamo un nemico esterno. Combattiamo i nostri stessi fratelli. Siamo uguali, loro e noi.”


Ratchet si ritrae, come se il solo ascoltare lo rendesse complice e colpevole di una simile affermazione, sufficiente a far guadagnare un’accusa di eresia o, almeno, di simpatia per il nemico, ma Optimus è un Prime e ci sono cose che un Prime può permettersi di pensare e dire e fare senza temere conseguenze. Soprattutto un Prime che non ha più altri poteri a cui dovere rispondere.

“Se credi una cosa del genere, sei già come loro.”
“Lo siamo tutti, Ratchet. Siamo uguali, nonostante le pretese della propaganda. Quello che loro hanno fatto, siamo in grado di farlo anche noi. Il seme del nemico è dentro noi stessi, il nemico siamo noi. Se cominciamo a dubitare, noi diventiamo loro.”
E il tuo non possiamo rifiutare il nostro ruolo, dove va a finire?”
C’è una certa differenza fra non dovere e non potere, e non è una differenza semantica.”

Il campo energetico intimo di Ratchet è scosso da un uragano di onde anarmoniche e cuspidi taglienti. Il medico trascina la sua ira come un tesoro prezioso, insostituibile e pesante. E’ sia il suo modo per nascondere la sofferenza che la sua valvola di sfogo. Una bolla di collera che lo separa dal mondo esterno. Che, fino a quando esiste, gli permette di ignorare paura e dolore. Un sistema grossolano, ma nonostante la sua intelligenza e il suo acume, in molte cose Ratchet è come Ironhide, una creatura che risponde a bisogni elementari, che agisce per impulsi brutali.

Il medico sfiora la paratia in un cenno vago verso l’esterno, a un punto ancora fuori dalla capacità percettiva di entrambi. Un gesto inutile. Incomprensibile, anche, se Optimus non avesse imparato a decifrarlo, ma per Ratchet il senso del tatto è primario, ha una gestualità acquisita basata su esso, anche quando non c’è nulla di concreto da toccare.

Un altro mondo abitato, Optimus. Esistono anche loro, non dimenticare. Stiamo per coinvolgerli nella nostra guerra, ancora una volta. Li usiamo come carne da cannone. Li leghiamo a noi, li spingiamo ad attaccare un nemico che li sterminerà.”
Se un pianeta ha attirato l’attenzione dei decepticon, quel pianeta viene razziato, comunque noi decidiamo di fare. Non possiamo peggiorare la loro situazione. Semmai, il nostro intervento può aiutarli e a noi serve stringere ogni possibile relazione diplomatica con coloro che potrebbero rappresentare forze antagoniste ai decepticon.”
Forze antagoniste, sì. Chiamiamoli così. E’ più facile.” ancora rabbia, scrosciante e caustica e rossa come pioggia “E i decepticon spazzano via tutte le possibili forze antagoniste prima che diventino una minaccia concreta per loro.”
Questo non significa che ci riusciranno sempre. Ratchet, è possibile che, prima o poi, troveremo una civiltà in grado di tenere loro testa o, addirittura, fermarli.”

rabbiarabbiarabbiarabbia
disperazione

Splendido. Quindi, va tutto bene perché è fatto per uno scopo degno. Hai la tua guerra giusta che se non vinci sarà la fine dell’universo. Ho sentito dire la stessa cosa o una qualche fantasiosa variante di questo concetto da tutti i politici di tutti i mondi che ho conosciuto, nei confronti dei loro rivali. Ho sentito Megatron dire la stessa cosa, praticamente con le stesse parole. Risparmiami la recita del maggior bene, Prime. Abbiamo fatto tante cose rivoltanti, io, tu, chiunque coinvolto in questa guerra, ma almeno lasciamo stare la pretesa dell’eroe riluttante, perché è davvero disgustosa. Le buone intenzioni uccidono quanto le cattive azioni.”

Quando hai a che fare con la morte tutti i giorni, devi imparare a combatterla a ogni costo, imparare a volerla scongiurare. Imparare che quando non riesci, quando non puoi, quando per evitarla ne causi un’altra, anche una sola in cambio di mille, allora hai perso e non c’è risultato ottenuto che lo renda meno di una sconfitta. Devi imparare a odiare la morte, perché l’alternativa è innamorartene.

Lo ha detto lo stesso Ratchet, abbastanza mondi prima da avere dimenticato quanti morti li separano da quel giorno.
Un discorso comprensibile, dal punto di vista di un medico. Dal suo punto di vista, è prenotarsi la propria stessa disfatta.
Questo è il problema. La loro amicizia nasconde un divario incolmabile.
Ratchet può solo perdere in una simile vita, e Optimus non può esistere in una vita diversa. Non se non trova ricordi di Optronix, o di Orion. Non fino a quando è sé stesso.

Se il risultato non cambia, tanto vale averle, queste buone intenzioni.”
Per salvarci la coscienza?”
Se così ti piace credere. Ma la maggior parte di noi non ne ha bisogno. Combatte per convinzione.”
La maggior parte di noi neppure ci pensa a perché combatte. Lo fanno perché è tutto quello che sanno fare. Odiano nemici che non conoscono, sono odiati da gente che non li conosce, a ogni perdita non fanno che accrescere quest’odio fino a quando non è tutto quello che resta di loro.”
A maggior ragione, diamo un motivo che non sia solo odio e apatia. Ratchet, c’è di peggio che innamorarsi della morte. Puoi diventarne indifferente. Io sono la cosa che sta fra loro e diventare assassini solo perché convinti che uccidere è lo stato normale dell’esistenza.”

Ratchet pare indeciso se abbandonare la sala per andare a sbollire da qualche parte o risolversi in una dimostrazione più fisica del suo disappunto.
Alla fine, non fa né una cosa né l’altra.

Non puoi ordinarmi di credere, Optimus. Perlomeno, non puoi obbligarmi a obbedire. Tutta questa conversazione non avrebbe senso, altrimenti. Io stesso non posso obbligarmi a credere.”
Allora impara a fingere meglio di quanto non fai adesso e dammi ragione.”
Un compromesso? Da parte tua?”
Difficile è fare il primo. Gli altri sono solo il perfezionamento di un esercizio già svolto. Ratchet, parliamo chiaro. Preferirei che tu avessi vera fede in me, ma, in ogni caso, non posso fare a meno del tuo appoggio. Vuoi chiamarlo compromesso? Come vuoi. Ma se ti trovi in disaccordo con me, se solo sei irritato per le mie decisioni e non hai voglia di tacere o fare finta di niente, o aspettare che siamo soli, allora urlami dietro, insultami, tirami addosso l’ufficio, prendimi a pugni, anche di fronte a tutti.”
Questo non scalfirebbe la tua credibilità?”
Al massimo, scalfirebbe la tua. Penserebbero che sei nervoso o, come ha tanto chiaramente esposto Ironhide, stai esagerando.”
Che sarebbe accettabile.”
Naturalmente, l’ultima decisione spetta a te. Potresti semplicemente tacere e risparmiarti qualsiasi imbarazzo. Ma, comunque, sì. Sarebbe accettabile. Quando stai morendo non ti preoccupi del carattere di chi ferma il sangue che perdi. Il mio ruolo richiede la fiducia incondizionata da parte di coloro che mi seguono. Il tuo, invece, richiede solo un colpo arrivato a segno.”
Sono fortunato. Quelli non mancano mai. Non corro il rischio di restare disoccupato.”
Tu cosa faresti? Avanti, Ratchet. Fai la tua proposta, piuttosto di limitarti a contestare quelle altrui.”
Tornerei a casa.” la risposta è immediata, priva di qualsiasi esitazione, come se Ratchet stia dando voce a qualcosa a cui non smette mai di pensare.
Così, semplicemente?”
Occupati a saltare da un pianeta all’altro, in questa specie di caccia senza fine, ricordiamo che abbiamo un mondo e persone lasciate indietro? Approfittiamo dell’assenza di Megatron, torniamo a Cybertron e cerchiamo di riappropriarcene, piuttosto.”
Cybertron è molto ben difeso e non possiamo certo stringerlo d’assedio. Ma ammettiamo anche che noi si riesca a riconquistare il nostro mondo. Poi? Consegniamo il resto dello spazio nelle loro mani, lasciamo loro tutto il tempo e le risorse per prepararsi con comodo, mentre noi ci asserragliamo su un solo pianeta, in attesa del ritorno di una flotta che ci spazzerà via una volta per tutte? Ricorda che siamo in inferiorità strategica piuttosto evidente. I decepticon hanno dalla loro parte la stragrande maggioranza delle forze aeree e spaziali. Chi controlla i cieli controlla la guerra. Loro possono permettersi di mantenere una posizione planetaria con ragionevole sicurezza, noi no. La sola cosa che possiamo fare è logorarli operando su linee divergenti.”
Allora facciamolo seriamente. I decepticon non sanno muoversi senza Megatron e, forse, un pugno di ufficiali. Manda fuori qualcuno a eliminare loro, invece di assassinare solo qualche impiegato o qualche tecnico che lavora alla cosa sbagliata nel momento sbagliato. Si disgregheranno in una serie di fazioni in guerra l’una con l’altra.”
Prowl passa gran parte del tempo a estrapolare proiezioni di eventi. La sola certezza a cui è mai giunto è che togliere di mezzo i soggetti principali introdurrebbe delle variabili incontrollate negli equilibri. Con tutte le loro divisioni, in una cosa i decepticon sono uniti e inflessibili. L’odio nei nostri confronti. Uccidiamo Megatron o qualche altra personalità di rilievo, non in un conflitto aperto, ma per mezzo di un sicario. Confermiamo l’accusa più comune nei nostri confronti, che siamo despoti ipocriti e codardi. Creiamo martiri. Proprio quello che serve perché accantonino buona parte dei propri dissidi interni. I decepticon non credono in nessun dio, ma credono negli uomini e hanno fatto dell’esaltazione individuale una scienza. Molti combattenti sono considerati dalla loro popolazione veri e propri eroi epici. Assassinali e ci troveremmo ad affrontare non una sola forza che conosciamo e sappiamo fino a dove si spinge, ma una pletora imprevedibile di tribù, clan, stirpi e signori della guerra in possesso delle armi dell’impero che, nonostante le loro inimicizie, perseguono comunque uno scopo comune. Vincere su di noi. E ricorda il significato decepticon di vittoria. Cancellazione totale del nemico, adesso e nel futuro. Questo senza poi tenere in considerazione i neutrali, molti dei quali non neutrali quanto ci piace credere o sperare. Alla fine, Megatron non è insostituibile per i suoi. Al momento, più che altro, lo è per noi.”
Mi stai dicendo che non c’è modo di terminare la guerra.”
Non alle condizioni attuali. Lavoriamo per cambiare queste condizioni. Frammentare la nazione decepticon è uno dei nostri obiettivi, ma non a causa della morte di Megatron o dei suoi ufficiali. Al contrario, con loro presenti. L’ideale sarebbe a causa loro, per incapacità o attriti.”
Se solo funzionasse. Peccato che andiamo avanti così quasi fin dall’inizio. Finisce sempre nello stesso modo e noi non riusciamo a fare altro che dare loro fastidio.”
Ti piaccia o no, è la linea di azione meno distruttiva per noi. Ratchet, ti stai arenando in un argomento che conosci benissimo, cercando la soluzione più immediata per evitare adesso, qui, uno spargimento di sangue.”
Di cosa mi stai accusando?” sibila il medico.

Sul suo esoscheletro lampeggiano linee inconsapevoli di cupo infrarosso, manifestazione di una rabbia sul punto di scatenarsi, ma Ratchet non arriva mai all'estremo dell'aggressione con loro e, così, riesce solo ad avvelenare sé stesso.

Optimus, di cosa mi stai accusando? Di fare il mio lavoro?”
Tu e Ironhide non fate altro che saltarvi alla gola, ma siete identici. Qualsiasi cosa, per voi, è un attacco personale.”
Dimmi che non lo è.”
La guerra non inizia e non finisce qui, Ratchet. Ci sono altri pianeti, altri scontri. Altra gente. Eppure, tu li ignori per piangere su un angolo di spazio molto piccolo. La mia non è un’accusa, è una constatazione.”

[Io non ho scelto!]

Ratchet ha usato un codice e una frequenza privati di comunicazione, il linguaggio più esposto, più spontaneo, di quelli a cui entrambi possono accedere.
Optimus rabbrividisce suo malgrado all’impatto delle sensazioni che impregnano quell’affermazione.
Invidia, rimpianto, rammarico.
Indignazione.
Ribellione.
E’ qualcosa di ben conosciuto. Qualcosa di nemico.

Nessuno di noi ha scelto cosa essere. Se avessi scelto tu, saresti qualcosa di diverso?”
Come posso saperlo? Sono stato programmato per essere un medico. Pensare da medico, agire da medico. Non conosco altro, non conosco neppure il mio primo nome, lo hanno cancellato quando mi hanno attribuito questo. Sono intrappolato nel mio essere medico. Come posso sapere se sarebbe stata la mia scelta?”

Almeno Ratchet ricorda una vita, ricorda un mondo. La sola perdita di un nome è ben poca cosa.

Sei qui e questa è stata una scelta, una scelta tua. Molti della tua specie si sono rifugiati negli abissi della neutralità. Tu combatti.”
Non combatto. Mi limito a cercare di rimediare a quello che voi fate. Io non ho un vero scopo, Optimus, non posso fare altro che rincorrerti senza avanzare mai di un passo. Nel migliore dei casi, posso non perdere terreno.”
E’ comunque una scelta, ti piaccia o meno. Ed è la tua risposta. Adesso dimmi una cosa. E’ per coloro che moriranno, oppure perché presto le tue paure avranno un volto e questo è troppo difficile da affrontare?”

Questa volta è sul serio convinto che il medico lo colpirà con... qualsiasi cosa su cui metterà mano, e sente che la vittoria è vicina.

Tu credi che ci sarebbe differenza? I morti saranno morti comunque.”
C’è differenza anche fra i morti. Probabilmente la differenza più grande è fra di loro. Chi importa che muoia e chi importa di meno. Non avremmo questa conversazione, non saresti neppure qui, senza differenza. Te ne rendi conto ogni volta entri in quella tua infermeria, quando scegli a chi prestare il tuo soccorso e quando scegli quali vite usare per salvarne altre. C’è differenza, oppure non potresti fare quello che fai.”
Non azzardarti a credere che io...”
Optimus lo interrompe prima che la tirata diventi eccessiva e fuori controllo.
Il pacifismo che predichi, questi tuoi scrupoli che di tanto in tanto saltano fuori, di solito sempre prima di un nuovo scontro, sono solo un modo per far sì che siano altri a uccidere per te. Tu sei qui e se affermi di non avere ragioni, allora a fare la differenza è solo un tuo capriccio. Per questo stesso capriccio adesso pretendi di ritirarti? Non salverai tutti, Ratchet, in nessun modo. Combattere, disertare, persino cambiare schieramento... Qualcuno morirà comunque e qualcuno morirà a causa tua, per tua mano o per mano di qualcuno spinto dalle tue azioni, o per la tua assenza.”

Ratchet impallidisce, il suo campo personale si spiana in lunghe onde lente e torpide e ora è vulnerabile, privo del suo scudo, di fronte a un’evidenza che non può confutare.
I nemici raccontano storie su Ratchet, almeno quante loro ne raccontano sui medici avversari, e la fama di nessuno di loro è immeritata. In fondo, il programma di un guaritore prevede anche la possibilità di mettere fine alla vita, non solo preservarla.
Ma Ratchet non ha una prospettiva a lungo termine. Il suo condizionamento lo lega al presente. Salvare vite, a ogni costo. Le vite di coloro che ha di fronte. A chi vede, a chi sente. A chi è qui e ora. Lo rende cieco a ogni altra considerazione.
La realtà lo obbliga in una condizione incompatibile con il programma e non ha ancora imparato a non sentirsene in colpa, soprattutto perché la colpa non è sufficiente a fermarlo, quando serve.
Direttive conflittuali si scontrano nei suoi processori decisionali e quel programma fallace, paradossale, irrealistico, diventa un mostro che tortura il suo stesso possessore.
Questo segna la fine del conflitto. Ratchet lascia dissolvere la sua collera e quello che resta è solo nuda sconfitta, in una battaglia dove non ha mai avuto una sola speranza di trionfare.
Optimus si rilassa, assaporando le frequenze lambenti della resa.
Quella che ha ottenuto è solo una vittoria temporanea. Prima o poi si ritroveranno di nuovo a discutere di cose già dette, già conosciute, cose di cui si è già convinti. E’ già successo, più e più volte, e la situazione non cambierà in futuro. Ratchet è consapevole della realtà in cui è intrappolato. Solo, di tanto in tanto, ha bisogno che sia un altro a confermare che non esiste via di fuga, qualcuno che lo costringa in quella vita. Arrendersi è un modo come un altro per non perdersi.
Non è mai definitivo e non può essere definitivo, ma, certe volte, avanzare passo a passo per non arrivare da nessuna parte è tutto quello che si può ottenere.

Ratchet apre una connessione con il sistema informativo, senza ricordarsi, o forse senza preoccuparsi, di proteggere il collegamento.
Incuriosito, Optimus accede a sua volta al terminale e si tuffa nel flusso di informazioni dirette al medico.
Effettuata così, senza invito, senza essere collegati in una rete di discussione intenzionale, è una grossolana indiscrezione e un’azione da biasimare, ma è certo che, in questo momento, Ratchet non baderà alla scortesia.
Si aspetta di trovarlo intento a sguazzare in nostalgiche riproduzioni del loro mondo - il mondo che non è mai stato suo, non come è stato loro - invece sta assimilando nuovamente dati relativi al pianeta su cui scenderanno presto. Anche questo non lo sorprende in modo particolare. E’ una cosa che Ratchet fa spesso, voler conoscere quanto più possibile non il prossimo teatro di battaglia, ma il Mondo.
Non ha mai chiesto, ma sospetta che il suo vecchio amico conservi ricordi di tutti i pianeti visitati, degli individui che li abitavano. Gli sembra un comportamento adeguato a lui.

Quando Ratchet parla di nuovo, la voce si è impoverita sino alla sola frequenza fondamentale priva di armoniche. Su di lui restano soltanto i colori inalterabili che identificano la sua funzione.

Vorrei far parte della squadra iniziale.”
Come vuoi. Tu e Prowl.”
Per favore, non lui.”
Tu e Prowl. Oppure Prowl e qualcun altro.”

Ratchet annuisce senza ulteriori discussioni, rendendosi conto che questa non è una decisione soggetta a patteggiamento.
Optimus può concedergli di essere il primo a mettere piede sul pianeta, a iniziare le procedure per ostacolarne l’acquisizione da parte del nemico. Lo lascerà tentare per l’ennesima volta di salvare un mondo e i suoi abitanti e qualsiasi altra cosa possa aiutarlo a trovare un minimo di pace con sé stesso. E quella collera che non è svanita, solo repressa, ribollente, in attesa, che senza una via d’uscita resterà a corrompersi come una ferita infetta, troverà modo di sfogarsi in battaglia.
Ma Prowl sarà presente, a controbilanciare ogni tendenza autodistruttiva e correggere eventuali azioni rischiose per le loro operazioni.

Se Megatron venisse a chiedere la fine delle ostilità, tu lo uccideresti.” L’affermazione di Ratchet è tanto inaspettata che, per una volta, Optimus è colto di sorpresa.
A essere sincero, non riesco a immaginarlo fare una cosa simile.”
Il medico prosegue come se non lo avesse sentito.
Grazie per il tempo che mi hai dedicato. Non era necessario. Non posso minacciarti in nessun modo, qualsiasi cosa dica o faccia. La fede in te è ben cementata nella convinzione di tutti e se qualcuno dubita... anche in quel caso non devi preoccuparti. Ti aggrappi al potere quanto Megatron. La differenza è che lui difende il suo a colpi di cannone, tu con un dogma. Ma sei meglio di lui. Con te è difficile accorgersi di quello che fai ed è terribilmente difficile darti contro e non credersi in torto. Non devi più neppure dare ragioni per le tue azioni. Qualsiasi cosa fai, sono gli altri a cercare il modo per adeguarsi e questo, in fin dei conti, ti rende davvero infallibile. Sbagliavo a non crederti.”

Onestamente, Optimus non sa cosa dire. Niente, presume, è la scelta migliore. Niente e lasciare che a parlare sia solo Ratchet.

Non vuoi che gli altri pensino che la guerra sia il solo modo di vivere, Optimus, ma lo è, perlomeno lo è per te, e uccideresti chiunque possa fermarla. Potresti farlo di fronte a tutti e ti darebbe comunque ragione, perché sei infallibile. Tu non cerchi una vittoria. Cerchi solo un nuovo campo di battaglia.”


* * * * * * * * * * *

Angolo del naturalista: I transformer G1 diventano grigi quando muoiono. Un fenomeno simile a quello di organismi terrestri come pesci e cefalopodi. In queste creature, le livree subiscono l’influenza, in modo più o meno intenso, degli stati emotivi. I maghi del cromatismo sono seppie, polpi e calamari, che hanno un complesso sistema di comunicazione basato su colori, disegni e, talvolta, luci. La cosa bella di scrivere di alieni è che si può folleggiare, quindi i miei cybertroniani non sono verniciati, ma hanno il corrispettivo dei cromatofori e dei fotofori di un calamaro. Questo e i loro sistemi di comunicazione fanno sì che, rispetto agli esseri umani, i transformer sono molto ‘aperti’ nell’esprimere le loro emozioni. Il che sarebbe pure funzionale in esseri così forti e ben armati. Anche sulla Terra, le creature più letali sono molto esplicite. Come i felini. Possono uccidersi l’un l’altro senza difficoltà, quindi, se sono incazzati e pronti a menare le mani, lo dimostrano chiaramente, così ogni loro simile che vuole evitare rogne sta alla larga.
Purtroppo, i cybertroniani non sono svegli come i gatti. Così, invece di limitarsi a soffiare e gonfiare il pelo, si sono dedicati al mutuo sterminio :-(
  
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