Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: Shadow Eyes    16/01/2012    5 recensioni
«… ho notato che quando parli con me cambi espressione più frequentemente dell’ottantacinque per cento rispetto al resto delle persone all’interno di questo stabile.»
In preda ad un panico irrazionale, gli occhi sospettosi le si ridussero a due fessure ostili. Cosa aveva in mente, adesso, quel pazzo lunatico di Ryuzaki? Che diavolo voleva dire? Voltandosi sulla difensiva, serrò la presa sulla bottiglia trasparente che reggeva in mano e sul cerotto, inarcando un sopracciglio in un modo che non poteva che essere tipicamente femminile. «Cos’è quella faccia da pervertito? Misa comincerà a urlare come una sirena, se Ryuzaki prova soltanto…!»
«Nh?», biascicando quel grugnito con la pelle del pollice stretta fra i denti, il suddetto presunto pervertito parve interdetto.
«E comunque a Misa-Misa pare logica la risposta, signor so-tutto-io: Misa cambia spesso espressione perché Ryuzaki è strano.», concluse vittoriosamente.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: L, Misa Amane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
It Burns Through My Skin




Under my skin,
Under these scars...
Take me again,
Tear me apart
‘Cause I wanna see
Everything you are
‘Til all that's left
Is not myself.

Trading Yesterday, “Under My Skin”





«Ahi!»
Il foglio di carta svolazzò ai piedi di Misa con una sottile macchia rossa sul bordo.
«Tutto bene, Amane?»
La ragazza sollevò i grandi occhi umidi su Ryuzaki che, per una volta, aveva avuto la decenza di staccare gli occhi dallo schermo per scrutarla con il capo leggermente piegato di lato.
«Si, Misa si è solo distratta mentre leggeva lo spartito…» Le labbra rosse le tremolarono mentre sollevava con un puerile, studiato gesto il dito indice. Aw, se solo Light non avesse preso l’abitudine di fingere di avere dei tappi di sughero invisibili nelle orecchie ogni volta che tentava di parlargli, gli avrebbe chiesto di darle un bacino sulla ferita!
Il detective, in silenzio, fece per tornare alla superficie luminosa del computer quando qualcosa nei suoi più elementari meccanismi motori andò storto; noto come “senso comune” ai più, questa sensazione fu invece definita dalle sue stimate ed avanzate cellule grigie come “istinto di sopravvivenza”, evidentemente comparso urlando nel suo cervello al progressivo avvicinarsi di una situazione piuttosto pericolosa, dovuta alla mancata osservazione di uno dei più semplici dettami sociali: la cortesia. In parole povere essere menefreghista e non essere al contempo il fidanzato di Misa Amane era quella che i moderni avrebbero potuto definire: “una situazione sociale potenzialmente problematica”, se avessero avuto tempo da perdere in sciocchezze.
L, dunque, decise saggiamente di voltarsi di nuovo (non prima di aver azzannato voracemente un cioccolatino d’emergenza) e le si accostò facendo scivolare la sua sedia girevole sul pavimento, ingobbendosi più del solito per osservare il sottile taglio vermiglio sul polpastrello; poi, pigramente, si sollevò il labbro superiore con il pollice, battendo ciglio. «Brucia?»
Un punto per Capitan Ovvio.
«Se brucia!?», ripeté incredula Misa, con una prepotente nota isterica nella voce, totalmente ignara del maldestro tentativo di conversazione civile da parte del ragazzo. Dopotutto, era fin troppo concentrata a chiedersi da quando il più famoso investigatore del mondo, emblema vivente dell’asocialità dovuta ad un esubero notevole di neuroni, perdeva tempo a tentare di costatare così stupidamente un’ovvietà. Come se lui non sapesse cosa si prova ad avere due lembi di pelle tagliati di netto!
Dal canto suo L accolse l’esagitata reazione della ragazza con la sua peculiare espressione di passivo interesse… perché sì, era l’unico essere senziente a rendere passiva, agli occhi di chi aveva la sfortuna di osservalo dall’esterno, una delle più attive e intraprendenti attività cerebrali.
«Ryuzaki si diverte sempre a prendere in giro Misa-Misa!», esclamò ancora l’oltraggiata idol, corrucciando drammaticamente le sottili sopracciglia mentre continuava a domandarsi se fosse davvero possibile che quel obbrobrio malvestito di ragazzo non avesse mai sperimentato un tipo di dolore così diffuso e collaudato da essere ormai un cliché, per i sensibili recettori umani.
Roteò gli occhi sbuffando – premurandosi, ovviamente, di fissarlo con disgusto – e, dopo aver spezzato volontariamente il filo del proprio ragionamento (pericolo rughe d’espressione dietro l’angolo), aggiunse in un mormorio flebile e lacrimoso: «… La prende sempre in giro, anche quando non dovrebbe. Misa proprio non lo capisce.»
L, che nel frattempo era stato costretto ad assumere la classica postura di una pettegola ficcanaso ingobbita, allungandosi verso la testolina bionda della giovane nel tentativo di decifrare quel miscuglio acquoso di parole, non poté fare a meno di chiederle – dopo qualche tentennamento – cosa stesse dicendo.
«Certo che brucia!!», ululò a piena potenza d’ugola Misa sollevandosi di colpo, facendo eseguire ad un impreparato Ryuzaki un mirabile salto sulla sedia girevole, che roteò un paio di volte su sé stessa prima di fermarsi. Quando lo mise a fuoco, alla idol parve quasi un gatto con il pelo arruffato per lo spavento.
Stupido Ryuzaki…
Il sorriso divertito che aveva cercato di trattenere le piegò graziosamente le labbra. Bisogna aggiungere però che non durò a lungo; infatti, prima che il detective potesse anche solo elaborare un principio di postulato sulla velocità a cui quell’imprevedibile ragazzina sembrava cambiare umore, gli angoli della bocca di Misa si piegarono all’ingiù in un broncio supponente. Adesso che quella sottospecie di gufo le aveva fatto notare il bruciore, le sembrava quasi che il taglio le pulsasse sotto la pelle.
Stupido Ryuzaki e stupida, stupida Misa… è solo una taglietto!, gemette fra sé, Ma fa male…
Istintivamente, in maniera quasi infantile, si portò il dito alle labbra ma, prima che potesse soffiarci sopra per alleviare un po’ quello sfrigolio fastidioso sottopelle, Ryuzaki le prese la mano in quella maniera strana tutta sua che la fece sussultare e irritare allo stesso tempo e si portò il suo dito esile sotto lo sguardo d’inchiostro, analizzandolo con attenzione maniacale. Era così assorto in quel gesto che la ragazza, persa, quasi dimenticò di provare dolore… e di aggredire selvaggiamente la sua chioma già sufficientemente scarmigliata di natura per lavare l’onta dell’intimità indesiderata di quel tocco. “Quasi” perché prima o poi, lo sapevano entrambi, l’avrebbe fatto (per un illogico motivo o l’altro). Le labbra le si schiusero mentre fissava confusa il viso pallido di Ryuzaki che borbottava qualcosa che non ebbe voglia di capire. Fu in quel momento, che scorreva tra loro così lentamente da sembrarle statico, che Misa non seppe cosa fare. Quella, era una di quelle classiche occasioni in cui un semplice e ignaro gesto riusciva a scatenare una miriade così variegata di sensazioni nella mente di una ragazza così legata alla sfera sentimentale che, semplicemente, in quella ressa, non riusciva a prevalerne nessuna.
Un suono indistinto ruppe la bolla di sapone che le si era creata attorno.
«… ne?»
«Mh?», Misa si riscosse dal torpore, i codini che le danzavano attorno agli occhi.
«Amane?»
«Si?», squittì precipitosamente, sorridendo con un certo nervosismo strappando il proprio dito dalla presa di L. Le guance le si imporporarono piacevolmente. Le era quasi parso che quel maniaco di Ryuzaki non fosse poi così… così Ryuzaki, dopotutto.
«Non mi sembra nulla di grave. Abbiamo dei cerotti, per quello.», le ripeté il giovane, lanciandole un’occhiata colma di curiosa, famelica attenzione.
Improvvisamente – e in un modo piuttosto imbarazzante, a dirla tutta – la ragazza si sentì catapultata nei panni di una di quelle tante caramelle che quel maniaco scartava in continuazione e scopriva dall’involto con insopportabile perizia.
«Ah… oh, si. Si, va bene. Misa se ne farà portare uno da Mastu!», cinguettò allegramente, sperando che quel blando tentativo di concludere il discorso bastasse a porre fine a quello strazio. Effettivamente si dice che la caratteristica fondamentale di una convinzione sia quella di essere dotata sin dalla nascita di una forte carica di… convinzione, appunto. In questo caso, comunque, la convinzione di Misa probabilmente aveva trovato traffico, visto che i bulbi oculari sporgenti dell’osservatore non accennavano minimamente a spostarsi.
«Anzi!», notando con sommo orrore che le proprie espressioni facciali stavano subendo un setaccio degno d’un cercatore d’oro dell’ottocento, la ragazza decise di ripararsi dandogli le spalle, dirigendosi verso la cassetta medica appesa alla parete. «Matsu è troppo maldestro, Misa non vuole che le rovini la pelle tentando di appiccicarle un cerotto!»
«Amane…»
Una terrificante sensazione di vuoto sotto i piedi si impadronì della ragazza.
Aprì la cassetta, tirando fuori il disinfettante e un cerotto dalla scatola bianca al suo interno, evitando di voltarsi a guardarlo.
«… ho notato che quando parli con me cambi espressione più frequentemente dell’ottantacinque per cento rispetto al resto delle persone all’interno di questo stabile.»
In preda ad un panico irrazionale, gli occhi sospettosi le si ridussero a due fessure ostili. Cosa aveva in mente, adesso, quel pazzo lunatico di Ryuzaki? Che diavolo voleva dire? Voltandosi sulla difensiva, serrò la presa sulla bottiglia trasparente che reggeva in mano e sul cerotto, inarcando un sopracciglio in un modo che non poteva che essere tipicamente femminile. «Cos’è quella faccia da pervertito? Misa comincerà a urlare come una sirena, se Ryuzaki prova soltanto…!»
«Nh?», biascicando quel grugnito con la pelle del pollice stretta fra i denti, il suddetto presunto pervertito parve interdetto.
«E comunque a Misa-Misa pare logica la risposta, signor so-tutto-io: Misa cambia spesso espressione perché Ryuzaki è strano.», concluse vittoriosamente.
Ad L di logica in quel discorso non parve ce ne fosse ma si premurò di tacitare i proprio pensieri.
«E poi, se proprio Ryuzaki vuole saperlo, Misa può anche dimostrargli che ha ragione.»
Le palpebre dell’altro si contrassero verso l’alto mentre assisteva immobile ai movimenti veloci della giovane attorno alla stanza. Prima che potesse in qualche modo rendersi conto di cosa avesse in mente, se la ritrovò di fronte, accosciata precariamente su una sedia con le mani poggiate sulle ginocchia. Sciolti i codini, i capelli biondi erano stati abilmente scompigliati mentre, con la matita, si era disegnata sapientemente due curve nere sotto gli occhi, adesso talmente cupi e annoiati da non sembrare affatto i suoi. Lo fissò con magistrale, inespressiva insistenza, riuscendo a gestire ciascuna parte del corpo in maniera così simile a quella del giovane che L poté quasi provare l’emozione di trovarsi di fronte al proprio alter ego femminile.
«Le probabilità che tu sia il secondo Kira sono del quindici virgola tre per cento.», biasciò con voce apatica, mordicchiandosi il pollice esattamente come lui.
La bocca di Ryuzaki si flesse attonita, sotto il freddo sguardo indagatore di Misa.
«Sono… davvero così?», le chiese sinceramente stupido, sporgendosi in avanti.
Contenta di aver trascinato l’attenzione del detective lontano dal precedente ragionamento, la ragazza né approfittò, continuando la recita piegando il capo di lato, apparentemente in riflessione.
«Al novanta virgola otto per cento.»
«Oh.»
Entrambi usarono il piede destro per grattarsi il sinistro.
«Amane, devo ammettere che sei un’ottima emulatrice.»
«Grazie. Ehi… Ryuzaki non può mica rompere la quarta parete di Misa così!», si indispettì poi tutto d’un tratto la commediante.
«E che tutto questo non fa che confermare il fatto che sei molto abile nel simulare le emozioni.», la ignorò L.
«Forse…», gongolò Misa, pregustandosi sulla punta della lingua il resto del discorso, «ma Ryuzaki ha dimenticato la parte migliore.»
Contrariamente a quanto accadeva con Light, quando quella piccola intrigante assumeva quell’aria sibillina, difficilmente L riusciva ad intuire dove stesse andando a parare.
«Ovverosia?», si ritrovò infatti costretto a chiedere.
«Tutto questo è servito soprattutto a dimostrare che Misa-Misa ha ragione! Ryuzaki è strano. L’ha potuto vedere Ryuzaki stesso con i proprio occhi.»
Se l’impassibile investigatore avesse avuto delle sopracciglia, in quel momento gli avrebbero sicuramente raggiunto l’attaccatura dei capelli.
«Questo non l’ho detto.»
«Era sottointeso.»
«No che non lo era.»
«Misa ha comunque ragione~
Cercare di argomentare una qualsiasi teoria logica con una persona così pervicacemente illogica come Misa Amane era, a quanto pareva, altrettanto illogico e immaturo. Però… però questo doveva concederglielo, era anche piuttosto divertente e stimolante per quella parte della sua mente che era rimasta spenta e impolverata da quando era arrivato alla Wammy House.
«Servono delle prove concrete per dimostrare una tesi, Amane. Immagino che tu lo sappia.»
«Ryuzaki pensa di sconfiggere Misa con così poco?», miagolò l’attrice lanciandogli uno sguardo di sfida. «A Misa bastano tre parole per metterlo al tappeto definitivamente!»
«Solo tre parole?»
«Certo!»
«Devo ammettere di provare una certa curiosità.»
«Misa non se ne stupisce.», commentò l’Amane, con l’aria di chi la sa lunga, «Dunque! Uno: nessuna fidanzata. Due: niente sorrisi. Tre: nessun interesse al di fuori delle indagini.», buttò fuori tutto d’un fiato sollevando un dito ad ogni punto.
«Amane…», cominciò incerto l’altro, «il discorso che hai fatto non era affatto formato da tre sole parole. Secondo la tua logica dovresti aver perso.»
«Misa-Misa è libera di usare quante parole vuole. Non ha mica detto che era una regola!», partì in quarta la giovane, sollevando il mento con fare altezzoso.
Certo. Avrebbe dovuto prevedere un altro discorso insensato; in realtà la logica di Misa era l'illogicità... e come poteva non vincere sempre, così?
«Ryuzaki non sa proprio ammettere la sconfitta.»
«Non ho detto nemmeno questo.», si difese con tono monocorde Ryuzaki, anche se era palesemente conscio di essere orgoglioso e cocciuto almeno quanto lei.
«E allora Ryuzaki può dire di avere o di fare una delle precedenti cose elencate prima da Misa?»
Il giovane parve pensarci intensamente per qualche secondo, decidendo infine di utilizzare a proprio personale vantaggio una delle risposte più antiche del mondo dopo l’ormai eroso: “mi dispiace, amore, ho mal di testa”.
«No.»
«Ha! Ryuzaki ha perso~!», canticchiò la idol, eseguendo un dinoccolato ballo ondeggiando sulla sedia. «E dire che Ryuzaki è convinto che Misa sia stupida!»
«Amane, continui a sostenere opinioni che io non ho mai…»
«Misa però davvero non riesce a credere che Ryuzaki non riesca nemmeno a sorridere.», lo zittì l’altra guardandolo con sguardo concentrato.
Come se avesse voluto raddrizzare un dipinto storto sul muro, Misa poggiò sugli angoli della bocca di L i proprio indici, sollevandoglieli lentamente in maniera alternata, studiandone con criticità l’effetto.
Piuttosto indeciso sul da farsi, il detective si rese conto che concedere alla giovane un genere di contatto che evitava apertamente con gli altri non gli aveva mai dato davvero fastidio. Be’, forse all’inizio sì ma col tempo Misa era diventata una dei pochi esseri umani che aveva ottenuto la licenza di invadere deliberatamente il suo spazio personale senza causargli la usuale reazione ipocondriaca.
«Misa è costretta ad ammettere che Ryuzaki è davvero un disastro.»
Era una situazione piuttosto buffa – dovuta anche alla loro strana posizione – e la ragazza, dopo essersene resa conto, ridacchio divertendosi a sollevare e abbassare le labbra di un Ryuzaki misericordiosamente paziente.
Proprio in quell’istante, Yagami Light, in tutto il suo rifulgente egocentrismo, varcò la soglia della stanza e, dopo aver fissato i due con la stessa espressione di uno che ha appena scorto un uomo nudo in fiamme che corre nella sua direzione, decise che sarebbe stato meglio tornare nel bagno dal quale era provenuto e rimanerci per il resto della giornata.
«Affascinante reazione.»
«Aw, Light! Misa non stava facendo assolutamente nulla con Ryuzaki!», gli uggiolò tristemente dietro la idol, arresasi ormai all’ovvio non ritorno del fidanzato. «Oh, no!!», esclamò poi, «I capelli! E... e la matita! Light ha visto Misa con l’aspetto di Ryuzaki, ora non la guarderà più in faccia!»
Correndo verso la borsa disperata, la povera martire non percepì neppure un tenue rollio sul pavimento, un tonfo e un nuovo rollio. Solo quando staccò gli occhioni abbattuti dallo specchio, si rese conto degli spostamenti eseguiti da Ryuzaki.
«Misa sembra un panda.», mugolò flebilmente.
«Non credo affatto che a Yagami la cosa possa importare.», disse L con solidale schiettezza, scendendo dalla sedia per andare ad accucciarsi vicino a lei.
«Cosa ne può mai sapere Ryuzaki!?», sbottò Misa mentre una rilucente onda di lacrime le faceva brillare le iridi scure. «A Light importa eccome di Misa!»
«Non era questo quello che…»
«Ryuzaki è il solito senza cuore!»
Mentre la ragazza si lanciava in una concitata invettiva nei confronti della sua insensibilità, Ryuzaki ebbe tutto il tempo di prenderle di nuovo il dito, di disinfettaglielo e di poggiarci sopra il cerotto. Solo quando le due falde appiccicose le si chiusero attorno alla pelle, Misa si rese conto di cosa fosse successo. Tacque incerta, in attesa di nemmeno lei era sicura cosa.
«Siamo amici, no?», fu tutto quello che replicò L, prima di ritornare alla sua postazione vicino al computer.
La idol non seppe trovare risposta migliore di un grato, palpitante silenzio che ben presto avvolse l'intera stanza.
Dopo qualche pensoso istante, si guardò il dito incerottato mordicchiandosi le labbra. «Ryuzaki?»
Il ragazzo la studiò oltre la propria esile spalla, piegando di nuovo il capo. «Adesso va meglio?»
Non vi era alcun segno di malizia nella sua voce, così bassa da farle avvertire un brivido sottopelle e così calma da farla sentire in un certo stano modo al sicuro.
Gli occhi nocciola di Misa lo scrutarono con inconsapevole intensità e si inumidirono.
Perché…?
«Si, Misa adesso sta bene.» La sua voce non tremò – infondo era pur sempre un’attrice professionista – ma il tumulto che aveva nel petto si gonfiò opprimendole i polmoni.
Misa sta… bene.
Ma allora perché la pelle continuava a bruciare?










.:~*~:.

Vorrei dedicare questa "favola" a Aya Lawliet. Perché per me le sue storie, tra le altre cose, sono un rifugio felice.

*sfonda la porta con un calcio* BOOM, BABY!! >:D *le si riuschide la porta in faccia* Eccomi qua… una volta all’anno esco fuori dalla mia cripta per pubblicare qualche cazzata (Tutti: Potevi anche risparmiarcelo. =_=). XD Aaah, continuo a pensare che Ohba avrebbe dovuto sfuttare di più questo duo… anche se in questo modo avrebbe dato più spazio alle seghe mentali dei fan.
Dunque! Vorrei aggiungere qualche spiegazione per questa… “what if”, se così posso definirla. Mmh, forse andrebbe meglio il termine “what the fuck”. XD

  • Allooora, prima di tutto, l’intera storia è venata di ironia. Sono fatta così, purtroppo. Quindi leggetela di conseguenza, non prendetemi troppo sul serio, perché sono io la prima che non lo fa. *O*
  • Number two, l’ho ambientata subito dopo la cattura di Higuchi… ecco perché L verso la fine dice a Misa “siamo amici, no?”. Poco prima era stata lei a proporre al detective di essere amici.
  • Terzo, quando L risponde “no” a tutti e tre i punti di Misa lo fa semplicemente per tagliare il discorso lì e per dare a Misa la risposta che si aspettava, in modo da non doversi sbottonare affatto sulla propria personalità. Quindi in realtà il dubbio sulle tre (anzi, sulla prima e sulla terza) affermazioni resta.
  • Cuatro, la parte sul contatto fisico. Dunque, nell’anime la cosa si nota di più… quando L e Light si incontrano per la prima volta si stringono la mano ed L, subito dopo, se la pulisce con un fazzoletto mentre quando Misa lo bacia o lo tocca (come quando nel manga gli scompiglia i capelli per la rabbia) non reagisce come un ipocondriaco. Tutto qui.
  • Fünf. La scena in cui le dice che cambia più frequentemente espressione nasconde due possibili interpretazioni: o Misa prova molti tipi di emozioni quando ha che fare con Ryuzaki o usa la sua abilità di attice per mascherare i propri stati d'animo molto spesso... o entrambe le cose, fate voi. XD

Oh, e il rollio finale è dovuto al rumore che fa L mentre si sposta sulla sedia per recuperare il disenfettante e il cerotto.
Per il resto, sono come al solito interpretazioni personali… potete condividerle o meno, a me fa sempre piacere ascoltare altre opinioni. :)
Un grande ringraziamento a chi è giunto fin qui! *_*

See ya,

Shadow Eyes
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Shadow Eyes