16/01/2012
4 recensioniLa Smeralda
“Tu l’hai conosciuta. Dimmi, era bella, France?” Note: drabble a random per auto-festeggiare i miei tre anni su efp.
“Bella, monsieur Hugo? Era bella come un fiore delle montagne andaluse. Bella nei suoi acerbi quindici anni. Bella come una vespa. Bella davanti alla cattedrale di Notre Dame, mentre danzava la propria rovina.
Aveva negli occhi di fuoco la bellezza del primo amore.
Era bella, la Smeralda, bella nell’oscurità della Corte dei Miracoli, quando scelse per marito un poeta squattrinato. Bella di libertà, uccellino per cui la gabbia sarebbe stata peggiore della morte stessa.”
Francia la ricordò nella sua veste candida, con la corda al collo in Place des Gréves.
“Era troppo bella.”
Perché “Notre Dame de Paris”, per quanto lungo, complicato e a volte persino noioso, è uno dei libri che maggiormente mi affascinano.
E, no, “La Smeralda” non è un errore di battitura. Infatti, sebbene la gitana protagonista del romanzo si chiami Esmeralda, all’inizio viene presentata attraverso gli occhi della folla parigina proprio con la definizione di “Smeralda”.