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Autore: Pikky    31/08/2006    5 recensioni
è una song fic e la canzone è "Fumo e Cenere" dei Finley, le cui note accompagnano le riflessioni di Marco, che è stato letteralmente abbandonato da Francesca, la sua ragazza. è la mia prima song-fic, siate clementi... ;)
Genere: Romantico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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p class=MsoBodyText>Ciao a tutti!!! Prima di cominciare, è meglio mettere i dovuti credits… Ovvero… la canzone è “Fumo e Cenere” dei Finley, l’ho soltanto “presa in prestito” per scrivere questa song-fic…

Spero vi piaccia… Bacioni…

By Pikky91

 

 

 

Di nuovo. Ecco che di nuovo quello stato d’animo si fece strada in lui, improvvisamente. Un attimo prima rideva e scherzava con i propri amici e sembrava aver dimenticato, anche solo per un attimo, il problema che lo attanagliava e lo faceva stare maledettamente male da ormai un mese. Ma era solo un’illusione. Il suo problema era ancora lì, ad infliggere nuovamente dolore.

La sua risata, provocata da una battuta del suo amico Luca, si spense, per lasciare spazio ad un’espressione triste. Marco indietreggiò di un passo, allontanandosi, anche se di poco, dal resto del gruppo. Voleva stare da solo.

Silvia, una sua amica, aveva notato subito quel repentino cambiamento d’umore in Marco. Era da un mese che lo vedeva ridotto così, con quell’umore altalenante, a cui ormai i suoi amici avevano fatto abitudine. Ma lei no. Lei non ci aveva fatto l’abitudine. Non poteva sopportare di vederlo così per colpa di quella. La causa dei propri mali e di quelli di Marco. Fin da quando, un anno prima, si era trasferita in paese, non le era stata simpatica. Se non fosse stato per lei, lei e Marco sarebbero stati molto più che semplici amici.

Si avvicinò timidamente all’amico e gli chiese, nonostante sapesse benissimo la risposta: -Che hai?

-Niente- mentì lui. Poi aggiunse: -E’ tutto ok. Ho solo voglia di farmi un giro. Da solo.

E così si allontanò dal gruppo.

 

Strade deserte, note distorte

Componi per lei

Si è fatto buio già

Ore seduto su un marciapiede

Sotto un lampione

Sai che lei non tornerà

 

Imboccò una via deserta, illuminata soltanto dai lampioni. Nonostante non fosse poi così tardi,  era già buio. Si fermò sotto ad un lampione e si sedette sul marciapiede, che ormai era diventato il suo rifugio abituale, dove passava delle ore a rimuginare su ciò che era accaduto nelle ultime settimane.

Sapeva bene che Francesca, la sua ragazza, non sarebbe tornata. Era una certezza. Un mese prima, era scappata via senza lasciare traccia. Aveva cambiato numero di cellulare e lui non aveva la minima idea di dove rintracciarla. Le aveva scritto delle lettere, ma non aveva alcun indirizzo a cui recapitarle.

Continuava a domandarsi perché lei se ne fosse andata, ma in fondo lo sapeva bene. Era scappata di casa, dalla sua famiglia. Varie volte gli aveva parlato della situazione problematica che regnava in casa sua, senza andare nei dettagli. Gli aveva semplicemente detto che non sopportava più di vivere in quella casa, con la madre che non la considerava e il padre sempre via per lavoro, e che un giorno, diventata maggiorenne, se ne sarebbe finalmente andata di casa.

E se ne era andata sul serio, a sedici anni, senza aspettare di compiere la maggiore età. Era stato terribile scoprire ciò, non gli aveva lasciato niente, nemmeno una lettera d’addio. L’aveva salutato il giorno prima, ma era un saluto come quelli che gli rivolgeva di solito e lui non aveva intuito quello che lei aveva già programmato da giorni. Gli aveva perfino dato appuntamento per il giorno dopo, raccomandandogli addirittura di non essere in ritardo, ma, quando lui era andato a casa a prenderla e aveva bussato alla porta, la madre di lei venne ad aprire e gli disse: -Se cerchi Francesca, se n’è andata. Sparita. Mi ha lasciato solo un post-it in cui diceva di non andare a cercarla, perché a suo parere io sto molto meglio senza di lei. Ed ha ragione.

E detto ciò, gli aveva chiuso la porta in faccia, lasciandolo lì, in piedi a capacitarsi di ciò che aveva appena udito. E a ripensare a quell’ombra che era apparsa nello sguardo di Francesca il giorno prima, quando gli aveva dato appuntamento. In quel momento capì tutto. Capì che lei aveva deciso già di andarsene, non era stata una cosa improvvisa, e nessuno avrebbe potuto fermarla, nemmeno lui .

 

È un lamento continuo

Di frasi che ormai

Sono andate, sparite

Mai più sentirai

Ti aspettavi di udire

“Sei il solo per me”

Metti l’anima in pace

Quei giorni son già

Fumo e cenere

 

E da allora continuava a ripensare ai bei momenti trascorsi insieme a Francesca, in cui mai avrebbe immaginato di trovarsi nello stato in cui era ora. Ma erano soltanto ricordi, di giorni ormai trascorsi, di giorni ormai diventati fumo e cenere.

Era da mesi che stavano insieme e lei, andandosene, aveva buttato tutto all’aria, come se non fosse nulla di importante, ma per lui lo era eccome. Tutto quello che avevano costruito in sette mesi, crollato così, come un castello di sabbia. Non c’era paragone migliore del castello di sabbia. Così difficile da costruire, ma così maledettamente facile da distruggere. Bastava una minima folata di vento, o, come nel suo caso, far sì che la persona con cui l’hai costruito pazientemente lo distrugga. L’avrebbe odiata, se non fosse stato per il fatto che non ci riusciva. Era più forte di lui. Per quanto si sforzasse, non ci riusciva, e continuava a crogiolarsi nel suo dolore, a ricordare le frasi dolci che lei gli aveva detto. Gliene aveva dette tante, ma mai quella che lui avrebbe voluto sentire. Mai. E la cosa gli aveva fatto pensare, con una nota di rammarico che Francesca non provava ciò che lui provava nei suoi confronti. Era l’unica spiegazione plausibile al fatto che lei fosse sparita così, senza lasciargli nemmeno un post-it.

-Mettiti l’anima in pace, Marco, così ti fai solo del male- gli aveva detto Luca, pochi giorni prima.

 

La nebbia sul viso

Nasconde il sorriso

Di quei giorni in cui

Lei era accanto a te

 

Ma no, lui non poteva mettersi l’anima in pace, non voleva. Pensare continuamente a lei, a ciò che avevano passato e vissuto insieme, era un modo per sentirla ancora vicina. Sorrise. Gli bastava chiudere gli occhi per rivivere ogni momento, ogni sensazione. Ma, quando li riapriva, l’illusione svaniva. E Marco tornava alla realtà. Tornava solo, seduto su quel marciapiede, in una sera nebbiosa.

 

Riassaggi i momenti

Scorrendo i messaggi

Ma solo quelli più dolci

Non li cancellerai

 

C’era una cosa ancora, che lui non aveva avuto il coraggio di fare. Mise una mano in una tasca dei jeans e vi tirò fuori il cellulare. Sbloccò la tastiera e andò sull’icona “Messaggi”. C’erano ancora i messaggi di Francesca, anche quelli più banali, del tipo “Ok, a domani”. “Comincerò proprio da quelli” pensò, ed iniziò a cancellarli. Era un buon inizio per lasciarsi tutto alle spalle, ma, arrivato ad un messaggio che diceva “Buona notte, amore… Grazie per la bella giornata che abbiamo trascorso insieme…”, si fermò. Non voleva cancellarlo. Ricordava bene quando, due mesi prima, glielo aveva mandato. Quel pomeriggio l’aveva portata sul lago, dove vi era una bellissima villa aperta al pubblico e avevano passato insieme una giornata fantastica, passeggiando mano nella mano in quegli immensi giardini. Ogni tanto si fermavano all’ombra di qualche albero e si scambiavano teneri baci, per poi riprendere la passeggiata.

No, non poteva cancellare quel messaggio. Gli ricordava quella bellissima giornata, quando ancora Francesca era lì. Quando ancora tutto era intatto.

 

Il tuo mondo

Sta andando a puttane

Oramai

Puoi reagire ma forse

Non è ciò che vuoi

Preferisci esser vittima

Non guarirai

Non mollare

È un consiglio

O ti ridurrai

Fumo e cenere

 

Marco rimise il cellulare in tasca, e sentì dei passi che si stavano avvicinano. Alzò lo sguardo e si voltò nella direzione da cui provenivano. Trovò Silvia davanti a sé. Si diede mentalmente dello stupido per aver sperato che potesse essere Francesca.

-Ti avevo detto che volevo farmi un giro da solo- le disse duramente, senza nemmeno guardarla negli occhi. Voleva ancora starsene da solo.

Lei non disse nulla e gli si sedette accanto. Con che parole poteva dirgli ciò che da un po’ di tempo voleva fargli presente? Come poteva dirgli che se avesse continuato a comportarsi in quel modo sarebbe rimasto solo?

Fece un bel respiro profondo, poi si voltò verso di lui in modo da guardarlo negli occhi e gli disse: -Non puoi andare avanti così, Marco.

Quelle parole furono come l’acqua gelata in pieno viso per lui. Come diavolo si permetteva lei, di dirgli come comportarsi? O meglio, come non comportarsi.

Stava per replicare, quando lei lo precedette dicendo: -Stai mandando tutto a puttane. Tutto. Cosa credi, di continuare a portare quella faccia da funerale, quando esci con noi? Ora ti siamo tutti vicino, ma se vai avanti così ci stuferemo presto.

“Io non lo farei, comunque” pensò, dopo aver finito la frase.

-Chi diavolo ti credi di essere per venire qui a dirmi queste cose, a nome di tutti per lo più!!!- sbottò lui infuriato. Sapeva che lei aveva ragione, ma quelle parole erano come pietre.

-Sono tua amica e ti sto solo dicendo la verità. È brutto vederti in questo stato. Lei se n’è andata da un mese ormai. Dio mio, non è mica morto nessuno! Ma per come la stai facendo lunga, sembri in lutto. Fattene una ragione. Se è andata via in quel modo, senza dirti nulla, vuol dire che non teneva veramente a te. Non si merita questo tuo stato d’animo! Mettitelo bene in testa- replicò lei, altrettanto infuriata. Se Marco voleva guerra, allora, aveva trovato pane per i suoi denti.

Lui non disse niente, si limitò ad abbassare lo sguardo, poiché non riusciva a leggere quello di lei, che, imperterrita, continuò:-Santo cielo, reagisci!!! Smettila di fare la vittima!!! Anche se non ti può vedere, mostrale che stai benissimo anche senza di lei! Hai tutta la vita davanti per trovartene un’altra, e che io sappia la fine del mondo non è domani, quindi hai tutto il tempo di questo mondo per riprenderti e, a mio parere, te ne sei preso anche troppo. Non devi mollare proprio adesso, dannazione. Francesca è andata via già da un mese. E tu sei ancora in questo stato. Non sai quanto mi fai incazzare!!!

-Ora basta!- la interruppe lui, rialzando lo sguardo e guardandola negli occhi. Non poteva sopportare ancora altre parole taglienti, per quanto fosse veritiere. –So benissimo che a te fa piacere che Francesca se ne sia andata e che ora stai approfittando del fatto che io sono in questo stato. Lo so bene. Quindi smettila di fare la crocerossina, perché non ho bisogno del tuo aiuto.

Si interrupe, ma non aveva ancora finito di parlare, così aggiunse, ammettendo ciò che era ovvio: -Quello che hai detto è vero. Ma… Nessuno ti dà il diritto di sbattermelo in faccia così. Credi che sia facile per me? Bhè, non lo è affatto… Io… io…

Non riuscì a terminare la frase,poiché la voce gli si incrinò e scoppiò a piangere, tenendosi la testa fra le mani. Silvia lo abbracciò, per consolarlo.

-Ehi… Non fare così… Scusa se sono stata dura, ma avevi bisogno di una bella scrollata…- Gli sfuggì una risatina, poi disse: -Grazie, Silvia. Grazie di tutto.

Forse, grazie a lei, Marco avrebbe potuto far sì che i giorni con Francesca diventassero veramente fumo e cenere… Sì, avrebbe reagito.

 

 

Allora??? Come vi sembra???

Aspetto recensioni…

Baci…

Pikky91

   
 
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