Storie originali > Avventura
Segui la storia  |      
Autore: The Blue Alchemyst    17/01/2012    1 recensioni
"Quanto tempo era trascorso dall’inizio di quel viaggio? Non ebbe neanche il tempo di mettere in ordine tutti i pensieri – non che ne avesse molta voglia – che qualcosa alla sua sinistra urtò la sua attenzione – e buona parte della spalla."
Genere: Avventura, Commedia, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Controllo e Libertà.

 

1. Risveglio in treno.


L’impatto prodotto dallo scontro fra il treno e l’aria all’ingresso della galleria, lo svegliò all’improvviso. Lo studente sapeva bene che era meglio non cadere vittima del sonno quando viaggiava – ogni volta ne usciva con un tremendo male al collo – ma la notte appena trascorsa, complice di un vero e proprio culto del riposo sviluppato negli anni, esigeva il suo tributo e dieci minuti appena dopo la partenza, gli occhi si chiusero. La partenza. Quanto tempo era trascorso dall’inizio di quel viaggio? Non ebbe neanche il tempo di mettere in ordine tutti i pensieri – non che ne avesse molta voglia – che qualcosa alla sua sinistra urtò la sua attenzione – e buona parte della spalla. Era stato un bagaglio – seguito da molti altri – che ora si trovava nel posto che dava sul corridoio interno della cabina. Tutti gli altri bagagli si trovavano riversi a terra, a seppellire la causa di tutto quel putiferio. Era un omino di mezz’età, di bassa statura e bene in carne, portava un completo grigio ma non indossava la giacca – che era riversa accanto a lui – ma si trovava in gilet e maniche di camicia. «Tutto bene?» chiese lo studente, non curandosi del dolore alla spalla. L’omino si alzò a fatica e prese a spostare i bagagli, fin quando non ebbe trovato quello che cercava. «Scusi quello è il mio bagaglio. Dia a me che lo sistemo.» Non ebbe neanche il tempo di allungare le mani per riprendere la propria borsa che l’omino, senza tante cerimonie, prese a dar calci ai bagagli rimasti in terra, facendosi strada verso la porta. «Se vuole farmi la cortesia di seguirmi, gliene sarei molto grato. Ci stanno aspettando e non vorrà mica farsi attendere più del dovuto?» Detto questo aprì la porta del vagone e si avviò. Una volta solo, lo studente non si accorse subito di non essere l’unico spettatore rimasto allibito di fronte a quello che era appena accaduto. Nei posti a sedere all’altro capo del vagone erano presenti due signori – presumibilmente marito e moglie – che fissavano sconcertati lo studente e i bagagli rimasti a terra – presumibilmente i loro –. Il signore andò su tutte le furie e cominciò ad avviarsi a grandi passi verso lo studente, pensando – comprensibilmente – che lo studente conoscesse l’artefice della rovina dei suoi bagagli e quindi fosse in qualche modo implicato nel danneggiamento di questi ultimi. Lo studente cominciò a balbettare delle scuse – perché poi? non era mica sua la colpa – indietreggiando e volendo mettere più distanza possibile fra lui e l’ira del signore. Scavalcando gli ultimi bagagli rimasti, prese la porta e cominciò a correre fra un vagone e l’altro. Una volta al sicuro – si rese conto che il signore non lo inseguiva – rallentò il passo e si getto su un posto a sedere alla sua destra. «È incredibile! Ma tu guarda in che situazione...» Si zittì di colpo. Attorno a lui c’era uno strano silenzio. Solo lo sferragliare del treno e il suo respiro affannato. Alzò la testa dal posto e si guardò intorno, per rendersi conto che il vagone era vuoto. Una strana sensazione cominciò a farsi largo nel suo stomaco – non si sa’ dove vanno a finire il cuore e il cervello in questi casi – e tante domande si sovrapposero una sull’altra: «Perché non c’è nessuno? Che il viaggio sia giunto al termine? – impossibile, il treno continuava la sua corsa – Che fine ha fatto il mio bagaglio? Chi era quell’uomo?» Mentre queste e molte altre domande prendevano forma, decise che la cosa più ragionevole da fare era cercare un bagno prima, e l’omino col gilet poi. Si diresse verso il consueto bagno alla fine di ogni vagone e grande fu la sorpresa quando, trovando la porta chiusa, sentì urlare dall’interno del bagno «Occupato!» Allora c’era qualcuno! Sollevato dalla scoperta, si appoggiò alla parete di fronte aspettando che il bagno si liberasse. «Che schifo i bagni sui treni...» la porta si aprì e una ragazza con le mani bagnate uscì dal bagno. «Che ci fai qui? Ti stanno aspettando!» disse la ragazza. Aveva i capelli legati in una coda, portava un paio di occhiali neri sopra una costellazione di lentiggini appena visibile e una giacca di un bel verde e piena di tasche. «Cosa stai facendo? Non dirmi che ti sei perso! Come si fa a perdersi su un treno?» Parlava facendo sventolare le mani – per asciugarle – e andando avanti e indietro nel ristrettissimo spazio davanti il bagno del treno. «Scusa... Mi hanno appena rubato la borsa... Poi ho corso... Ora dovrei andare in bagno.» «In bagno? Ma non c’è tempo! Dobbiamo andare!» Prese il ragazzo per la camicia – ultimando così l’asciugatura delle mani – e lo trascinò per gli altri vagoni. «Non preoccuparti per tua borsa. Non ti servirà, ma se dici che lui l’ha presa stai tranquillo che non le succederà niente di male.» Spiegava mentre avanzava nel corridoio centrale del primo vagone che attraversavano «Lui? Conosci l’omino che mi ha rubato il bagaglio?» chiese lo studente. La ragazza si voltò di scatto «Rubato? Noi non rubiamo! Avevo detto a Baltazar di fregarsene del tuo bagaglio, ma lui è fatto così. Si preoccupa inutilmente e ha dei modi un po’ spicci.» Avevano già attraversato cinque vagoni quando, alla fine del sesto, si fermarono. La ragazza prese a sistemare il colletto della camicia allo studente «Ora tu entri. Io resto qua fuori e vi raggiungo dopo. Fai tutto quello che ti dice Baltazar e non preoccuparti.» ll treno continuava la sua corsa, incurante di tutto quello che stava accadendo a bordo e il suo oscillare fece avvicinare inavvertitamente lo studente alla ragazza, provocando in lui una sorta di imbarazzo – era sempre così con le ragazze – che tentava di dissimulare fischiettando un motivetto. «Ecco fatto!» concluse con una bella pacca sul petto che mozzò il fiato allo studente. La ragazza aprì la porta e lo spinse dentro, attenta a richiuderla subito dopo.
«Eccoti qua, infine.» La voce – calda e profonda – proveniva da un signore seduto di fronte lo studente. Al suo fianco, in piedi nel corridoio centrale, c’era l’omino di nome Baltazar. «Vorrei poterti fare accomodare, ma il tempo non ci è amico e sono sicuro che vorrai delle spiegazioni...» L’uomo indossava un’impeccabile smoking argentato con ai piedi degli stivaletti - anch’essi argentati – e si appoggiava ad un bastone con in cima una pietra di un blu intenso. «Purtroppo non posso dirti molto. Sappi solo che i Controllori di questo treno hanno cominciato a far scendere i passeggeri.» «Ma io ho il biglietto!» protestò lo studente. «Come possono farmi scendere quando ho un regolare biglietto, pagato e obliterato?» L’uomo argentato e l’omino si scambiarono uno sguardo. «La situazione è più grave di quel che immagini e non sarà certo un biglietto che ti permetterà di portare a compimento questo... viaggio.» Questa volta fu l’omino in maniche di camicia a parlare. Aveva una voce molto calma ma questo non servì a tranquillizzare lo studente «Che significa? E dove sono tutti? Dove sono i passeggeri? Non mi sembra ci siano state fermate finora.» L’uomo argentato alzò il bastone per scrutare la pietra posta su di esso e alzò un sopracciglio «Ma davvero? E dimmi... Tu sei stato sveglio e attento sin dalla partenza del treno?» Lo studente trasferì il peso da una gamba all’altra «Beh... No. C’è stato un attimo in cui ho preso sonno e quando mi sono svegliato...» «Un attimo dici?» replicò il suo interlocutore «Si dia il caso che nell’arco del solo attimo che credi, tutti i passeggeri siano stati fatti scendere dal treno, in una modalità che non oso nemmeno ricordare e che tu, grazie al tuo pisolino sia riuscito a cavartela!» Lo studente fece un passo indietro, perplesso e allibito. Ma che stava succedendo? Possibile che fosse tutto frutto di uno scherzo? Stava per dar voce a quest’ultimo pensiero quando la porta dietro di lui si spalancò, mancandolo di pochi centimetri. «I Controllori! Stanno arrivando!» Era la ragazza di prima, seguita a ruota da un bambino che una volta dentro, prese ad arrampicarsi sui sedili per arrivare a delle sacche poste sulla cappelliera. La ragazza scambiò qualche parola con i due uomini e poi prese ad aiutare il bambino. Nel frattempo il signore argentato salutò l’omino in maniche di camicia «Molto bene Baltazar, lascio tutto sotto il tuo controllo. Io vi precedo.» Si alzò dal posto a sedere e si mise un cilindro in testa – anche quest’ultimo argentato – facendosi strada verso il fondo del vagone. «Sembra sia arrivato il momento di salutarci. Mi scuso ancora per il poco tempo, avremo modo di chiarire tutto fra qualche ora. Qualche giorno al massimo. Ti lascio in buone mani, Baltazar e i ragazzi sapranno prendersi cura di te.» Lo studente rimase a bocca aperta. Mentre i tre si caricavano i bagagli e gli mettevano sulle spalle la sua borsa, il signore argentato era già in fondo al treno. Spalancò la porta e prima di uscire si voltò «Che scortese, dimenticavo di presentarmi. Il mio nome è R. J. Entum ma puoi chiamarmi Argentum.» E sparì. Si voltò verso gli altri e si accorse che non erano più dove li aveva lasciati. «Ma dove...» «Ehi tu! Qua sopra! Sali dai!» Era la ragazza che gli tendeva una mano da un’apertura sul soffitto del vagone. Salì su una poltrona e si issò per raggiungere l’apertura, aiutato dalla ragazza e dal bambino che lo teneva per una gamba. Stava per tirare su l’altra gamba quando una mano lo afferrò dal basso e cominciò a tirarlo giù. Un controllore. «Guarda guarda, abbiamo degli intrusi. Adesso vi faccio vedere...» Non ebbe il tempo di finire la frase perché il bambino gli piantò un coltello nel braccio, lasciando così andare la presa sullo studente. «Quel bambino è armato!» urlò lo studente. «Perché un bambino è armato? Ehi potevi colpirmi!» Il bambino l’ignorò e chiuse lo sportello dell’apertura, mancando di poco le dita dello studente. «Lascialo stare, Il Piccolo è fatto così. Faresti meglio a non farlo arrabbiare.» La ragazza pronunciò queste parole sorridendo, come se tutta la situazione la divertisse. Mentre faceva le sue raccomandazioni armeggiava con uno strano dispositivo «Cos’è quell’affare? E che sta succedendo?» «Non ti sei ancora stancato di ripeterlo? Comunque questo è un navigatore GPS, ci dice dove siamo e fra quanto dovremo saltare giù dal treno.» La sorpresa fu tanta che lo studente quasi mollava la presa e veniva spazzato via dalla corrente. Dovette stringere ancor di più la stretta su una sporgenza e aspettò di trovare una posizione comoda prima di replicare, ma non fece in tempo che la ragazza urlò «Adesso!» facendogli perdere la presa appena conquistata. Il volo che seguì il lancio durò appena pochi istanti, ma allo studente sembrò un’eternità, un’angosciante eternità. L’impatto con l’acqua non fu da meno e solo grazie all’omino con il gilet che lo trascinò a riva, ricomincio a respirare. «Quante storie per un bagnetto fuori programma. Che sarà mai un po’ di acqua nelle mutande?» La voce gli era nuova ed era ancora troppo smarrito per capire che era stato il bambino a parlare. Era fradicio – come tutti del resto – ma incurante della situazione, sembrava quasi a suo agio. Aveva un paio di pantaloncini di jeans, indossava un gilet fornito di molte tasche sopra una t-shirt rossa e ai piedi portava un paio di sneackers. La faccia monella era incorniciata da un paio di cuffie – di quelle enormi – e da un vecchio cappello da aviatore. «Non è il momento TJ!» lo rimproverò la ragazza «Muoviamoci piuttosto.» «Si Juliet...» disse il bambino mettendo il broncio. «Un momento! Che sta succedendo? Chi erano quelli sul treno? E chi siete voi?» urlò lo studente. «Quelli sul treno erano i Controllori. Noi ci facciamo chiamare i Liberatori.» Era Baltazar che aveva preso la parola. «Benvenuto a bordo mio giovane studente.»

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: The Blue Alchemyst