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. Test…test
SALVE A TUTTI
Ok, questo capitolo parte
da un’ idea venuta anni fa.
Ho sentito dire che una
ragazzina di 11 anni aveva avuto un bambino.
Mi sa che perderò
qualche
lettore.
BACIONI. MIKY.
Ero
in casa a piangere con la testa tra le gambe.
Non
poteva essere reale, tutto ciò che m’era successo
nell’ultimo periodo era
impossibile.
Un
ragazzo fantastico, andarci al letto. Erano passate settimane.
Lo
avevo perso, tutto il bello della mia vita.
Ok,
lo ammetto, ho avuto la classica febbre-da-stufetta.
FEBBRE
DELLA STUFETTA:
Mettere
termometro per un po’ vicino alla stufetta
accesa
e la temperatura arriverà a 42,
poi farla abbassare di un
po’ e fingere di
essertela misurata.
Due
settimane per la testa ed un’altra e mezzo per la febbre.
Quando
mamma ha chiamato il medico per saperne di più lui
ha
risposto che era una cosa che accadeva spesso dopo un incidente come il
mio.
Felice
ritorno, eh?
-Hai
la febbre ancora?-Domandò mia nonna. Sorrisi.
-No,
solo la nausea.
-Tieni.
Mi
porse una busta di cartone, la aprii e vidi entro essa ciò
che non mi sarei mai
aspettata di vedere: un test di gravidanza.
Mi
ero tolta quell’ipotesi dalla testa durante il viaggio ma mi
si era
ripresentata subito.
Mi
alzai recandomi al bagno. Aprii la scatola e seguii le istruzioni.
Avevo
sognato quel momento, ma verso il ventisette anni tipo!
Cercai
di darmi forza. Se doveva essere quello dovevo essere emozionata come
nei miei
sogni.
Poggiai
quell’affare sul mobile ed aspettai il tempo necessario.
Lo
fissavo intensamente. Mi si stringeva lo stomaco dalla paura.
“fatti
coraggio, in America sai quante ragazzine rimangono incinte? Sai quante
alla
tua età fanno già sesso?”
Mi
continuavo a ripetere in testa.
Non
funzionava.
Ero
una stupida ragazzina.
All’improvvisto
qualcosa apparve. Due strisce. Presi la scatola.
Istruzioni.
Bla
bla bla
Bla
bla bla
Se
appare una striscia il test è negativo,
se
invece ne appaiono due è…
sentii
il cuore in gola. Non riuscivo a mandarlo giù.
-Giulietta,
sono a casa, stai bene? Oh ciao mamma.- Era mia madre, stava parlando
con
nonna. – Lei coosa??
Sentii
i suoi tacchi arrivare fino alla porta del bagno. La chiusi a chiave.
-Rebecca
apri questa cazzo di porta!
Deglutii.
– No.
Spalancai
la finestra e cercai di capire se mi sarei salvata. Era troppo alto.
Volevo
la vita per continuarla a vivere sperando in un happy ending, ma sarei
morta in
tutti i casi.
Che
cazzo pensavo?
Non
sarei morta.
-Bec
mi sono calmata, voglio sapere com’è il test-
Disse.
Mi
aveva chiamata Bec?
Sapeva
che solo Daniel poteva chiamarmi così.
-Come
mi hai chiamata?
-Scusa.
Dimmi se sei incinta o no.- diede un pugno alla porta e si
allontanò di due
passi.
Deglutii.
Pensai
a quel giorno, anche se mi faceva soffrire.
Ero
nella mia stanza cercando dei vestiti.
-Ehi
Bec!
Cercavo
di non farmi vedere.
-Tranquilla.
Alice
uscì dalla stanza. –Io esco con Chiara, voleva
comprare dei vestiti prémaman.
Mi
sorprendeva, perché era incinta di un mese. Si voleva
preparare.
Lui
si avvicinò a me e cominciò a passare le sue dita
sulle mie braccia.
Mi
baciò facendomi stendere sul letto. Appoggiai le mani sulle
sue guance.
Si
levò la maglietta ed io gli slacciai i pantaloni.
Avevo
paura di quando io mi sarei dovuta spogliare del tutto.
Rimase
coi suoi boxer.
Mentre
le sue labbra e la sua lingua insistevano sulle mie, osservai il suo
corpo
perfetto.
Mi
sentivo inferiore. Avevo il terrore di non essere
all’altezza, quando una mano
mi tolse l’asciugamano.
Non
ci volevo più pensare, era troppo. Amavo lui, ciò
che era successo, il suo
corpo, ma era troppo.
Volevo
una vita senza problemi, ma in più ne avevo uno in arrivo.
-Positivo.-
dissi quelle parole senza volerlo fare.
-Sei
incinta.
-Voglio
andare in un posto più piccolo, Fabrica di Roma.- Le dissi.
-Non
vuoi abortire?
-Sai
che sono sempre stata contraria, non l’ho proposto nemmeno a
Chiara.
-Ok,
andrai a vivere con tua cugina nel paese dove è nata tua
nonna. Che
cambierà?-Mi chiese. Sbuffai.
-Credo
sia più discreto.
-Vero.
Vai a fare le valigie.
Avevo
paura, ma aprii la porta. Uscii. Sentii qualcuno singhiozzare.
-Morirai.-
Disse in lacrime.
-Sono
forte.- Le risposi. Non la volevo abbracciare, ma lo stavo per fare,
quando la
nausea tornò.
Mi
recai di nuovo in bagno a dare di stomaco. Ecco cosa avrei dovuto
sopportare
per mesi.
My
Name Is Understood:
Ok, so che è un
po’ duro
l’argomento da affrontare,
ma mi passava per la testa
ed io scrivo sempre ciò che mi passa per la testa.
Esagero ogni volta.
Che ne pensate? Ditelo con
almeno dieci parole.
Bacioni.
The
Crazy Girl that Made This Fic.