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Autore: desideria    01/09/2006    4 recensioni
tratta da una storia ralemente accaduta. una storia d'amore, anche se...un amore spezzato, rovinato... recensite in tanti..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ale svegliati… è tardi

-Ale svegliati… è tardi..… è l ultimo anno di scuola non vorrai farti riconoscere anche in quest’ anno per la tua brutta abitudine di far tardi…

 

La voce squillante della donna fece si che ale si decidesse a svegliarsi una volta per tutte…

si tirò su dal letto e facendosi strada fra i vestiti sparsi sul pavimento seminati la sera prima arrivo in bagno, si lavò il viso,fissò lo specchio e sulla soglia della porta del bagno sentì:

 

- ale ale sei proprio una femminuccia!

 

Si ricordò di qualche mese prima quando ogni mattina invece di sua madre lo svegliava l euforia di Paola alle 7 di mattina…

 

-tu..tu sei qui?

-no ale, sapevo che avevi bisogno di me, sono passata a salutarti..avevi bisogno che lo facessi vero?

-vieni qui fatti abbracciare..

- ale non posso, li su – lo disse indicando il soffitto- non me lo permettono….

-perché sei andata via cosi?dimmelo ti prego....portami con te!

 

 

- Ale svegliati… è tardi..…questo è l ultimo anno di scuola non vorrai farti riconoscere anche in questa scuola per la tua brutta abitudine di far tardi…

 

stava sognando e quella voce proprio come nel sogno lo aveva riportato alla realtà…

si alzò e andò in bagno…sperando che potesse accadere per davvero quello che era accaduto in sogno…

 

- ale la colazione è pronta!

 

Si aggiustò i capelli proprio come faceva sempre, li scompigliò e ci mise un po’ di gel, tornò in camera e aprì l armadio… aveva appeso una foto gli ricordava che nulla era più cosi apparentemente finito: lui e sua sorella abbracciati al centro della foto e ai lati suo padre e sua madre. Indossò una t-shirt bianca e i jeans nuovi…

 

Si precipito giù nel cortile e andò verso la sua moto, tirò fuori il casco e se lo allacciò.

Salì e sfrecciando per le strade della sua città, arrivò davanti al grande liceo “dante alighieri”, il più prestigioso e importante liceo classico.

Si sedette sulla scalinata era in netto anticipo. Pensò e si chiese perché era capitato proprio a lui, alla sola persona che lui avesse mai amato, una persona come tante altre, però per lui speciale. Un qualcosa irrimediabile aveva rovinato la sua vita per sempre.

Si ricordò quel giorno…era ormai sera, faceva gia caldo, anche era fine maggio:

 

- tu non vuoi venire, benissimo ci andrò da sola… Alessio mi hai rotto..non puoi obbligarmi a non andare a quella festa, se non ti fidi vieni con me!

- non è questo il punto Paola!

- e qual è?

- oggi sono 6 mesi che stiamo insieme, volevo stare con te, ma visto che vuoi andare a quella festa vacci fai pure….

-festeggiamo li, dai?

- NO!

- ok ciao…

- ciao!

 

La vide andar via. Via da lui, via semplicemente.

Non erano mai arrivati a tal punto, lui li e lei da un'altra parte.

 

Poco più tardi un suo sms:

 

amore scusami per quello che ho fatto, sto tornando da te, non mi interessa quella maledetta festa!aspettami ti prego e perdonami!

 

Passarono due ore, tre ore da quel messaggio, e solo alle 2 meno un quarto squillò il telefono, ale si precipitò:

-         pronto?

-         Alessio sono Francesco

-         A sei tu!

-         Si… Alessio ora sto venendo a prenderti, c’è stato un incidente sulla provinciale, stai tranquillo ora arrivo!

-         Paolo che significa?

-         Sono rimaste coinvolte 3 macchine

-         Si..continua cazzo

-         Una è di Paola

-         Come sta?

-         Alessio ora arrivo vestiti

-         Ok !

 

Arrivò Francesco e insieme andarono in ospedale.

Alessio si ricordò quando andò li con sua madre, quando suo padre morì.

Con il tempo era riuscito a superare la sua morte, ma non aveva ancora accettato che lui anche se non volontariamente se ne fosse andato lasciando sua madre e lui al età in cui maggiormente aveva bisogno di una figura maschile, se n’era andato in maniera impertinente, lasciando la pipa accesa, la tazzina del caffè sul comodino, e in auto quel profumo di colonia maschile che inebriava i vestiti: se n’era andato senza salutare.

In macchina nessuno dei due spiccicò parola. Arrivati si precipitarono in terapia intensiva.

E li Ale fece una triste scoperta: Paola era in coma.

Li crollo tutto il mondo addosso.

Rimase davanti al vetro che lo separava da lei per giorni. Un corpo di steso su di un letto, circondato da macchinari, da dottori, da infermieri che si prendevano cura di lei. Del suo amore, del suo unico amore.

Si alternavano amici, facevano visita parenti. Ma le uniche persone che restavano senza mai mollare la presa , erano Alessio e i genitori di Paola. La loro unica figlia, per tanto tempo desiderata e per colpa di un balordo ubriaco rischiavano di perderla.

Si ricordò il modo in cui la conobbe. Era abbastanza occasionale: passeggiava con un amico in centro, e intravide da una vetrina di un negozio, una brunetta dai lunghi capelli e dalla pelle color oro, lei stava provando un vestito, e nello specchio incrociò i suoi occhi con quelli di Alessio. Rimase stupefatto da tale visione. Sapeva che non avrebbe mai potuto conoscerla. Il primo segno del destino.

Qualche sera dopo, il suo amico organizzò un appuntamento a quattro, due ragazze trasferitesi nella città di Alessio e Francesco per gli studi.

Appena arrivarono, Alessio si bloccò, non riusciva a crederci: era la ragazza del negozio!

Paola divenne dal quel giorno l’unico suo motivo di vita, 1 anno più grande di lui… la ragazza più ribelle della terra, l anticonformista, senza regole, che nascondeva la sua tenerezza e dolcezza infinita, la sua semplice bellezza .

L’euforia con la quale lo svegliava al mattino, la passione con il quale lo baciava e il modo in cui rendeva bello e interessante ciò che non lo era.

Le serate in pizzeria, o al bar di Mario, dove prendeva con il dito la panna del gelato e gliela metteva sul viso, e il gesto con il quale gliela levava.

Tutto era cosi bello ma allo stesso tempo triste. Un ricordo continuo.

Resto in quelle condizioni per 20 giorni. Nei quali non faceva progressi.

Ale era pervaso dai numerosi sensi di colpa, ma non era per pena o mettersi l anima in pace che lui era li. Le stringeva la mano, la accarezzava, le sussurrava ciò che avrebbero fatto appena si fosse ripresa. Le sue parole erano spezzate dal pianto, che per giorni e giorni non lo aveva mai abbandonato. Le disse ti amo, non glielo diceva mai. Sperava che però in un momento cosi le potesse essere d’aiuto. E invece no!

Il suo ti amo, non servì a farla riprendere. Lui era accanto a lei, le teneva la mano, come da tanti giorni del resto, si addormentò con le sue dita incrociate con quelle di Paola.

Erano ormai le 9 passate, le infermiere erano di poco passate a somministrarle le medicine necessarie a tenerla in vita.

diiiiiiiiiiiiiii

Un suono lungo, acuto, fece svegliare Alessio di colpo.

I medici accortisi di ciò che stava accadendo, accorsero nella stanza numero 5, chiesero di uscire dalla stanza ad Alessio. Ne uscirono poco dopo, con i volti bassi e alcune delle infermiere con gli occhi lucidi. Alessio era seduto in sala d’attesa con il volto nascosto fra le mani, con le lacrime che cadevano senza vergogna e ritegno. Senti i passi dei dottori e alzò il volto.

Aveva gli occhi rossi, il viso stremato.

 

- Alessio, mi dispiace!

 

Alessio non rispose.

 

- abbiamo fatto il possibile!... ma

 

- è ancora viva vero?

 

- no Alessio. Paola è morta. Emorragia celebrale. Purtroppo gli esami non lo hanno evidenziato e noi non abbiamo…

 

- siete dei bastardi, ora dov’è..

 

- Alessio, aspetta

 

Lo tirarono per un braccio, provarono a fermarlo non ci riuscirono, Alessio entro nella stanza dove per tanti giorni aveva pregato in un suo risveglio, c’era un infermiera che le stava coprendo il volto.

 

-la prego mi lasci solo

 

- va bene!

 

Si avvicinò al letto, dove giaceva, le prese la mano., e le sussurrò:

 

-ciao piccola, penso sia giunto il momento di salutarci, sono passati cosi tanti giorni tu non parlavi, ma t ‘ascoltavo sai? Mi ricordo quella luce che avevi neglocchi, quella luce che fa splendere i sogni della nostra età.. ora quella luce si è spenta e non la riaccenderai mai più… noi un sogno lo avevamo era quello distare per sempre insieme, ricordi?

Dio Dimmi perché me l hai portata via, cosi presto??? Dimmi perché non le hai dato un'altra possibilità? Dimmi perché?

Piccola ti prego ora che sei lassù, aiutaci a vivere senza di te, non dimenticarci mai.. te ne sei andata in silenzio… amore mio ti amerò per sempre te lo giuro. Spero un giorno di rivederti.

Ho deciso di passare il resto della mia vita con te, e lo farò.

Ricordi vivremo per sempre io e te!

 

Si alzo e la baciò delicatamente. Mentre gli occhi non cessavano di piangere.

 

 

Tre giorni dopo. La chiesa era stracolma di ragazzi, ragazze, amici, amiche, gente sconosciuta, gente e basta… i genitori al primo banco della cattedrale, i parenti alle loro spalle.

E un ragazzo con gli occhiali da sole, e un abito nero in piedi in prima fila. Stringeva fra le mani una fedina, con su inciso: Paola & Alessio. L altra l aveva alle dita Paola, se l erano scambiata al primo mese.

 

Al centro della cattedrale una bara. Ricoperta di fiori bianchi, peluche, la mitica sciarpa della Roma.

Ale la fissava, scendevano e rigavano il suo volto le lacrime. La madre di Paola si accompagnava con suo marito. Erano stremati anch’essi. Alessio sarebbe stato sempre vicino a quella famiglia.

Era una promessa! Fu chiamato dal prete a recitare alcuni versi scritti per Paola di suo pugno.

Passo dinnanzi alla bara e la sfiorò. Prosegui verso il pulpito :

 

- Sai non capisco ancora cosa sia è successo, non riesco a crederci che ci hai abbandonato piccola! Temo il solo pensiero di vivere senza di te. ci hai voluto lasciare un ricordo senza voce, un ricordo senza spiegazione, e sicuramente questo non cambierà le cose nulla potrà cambiare le cose ma almeno tutto questo resterà... in memoria di ciò che è stato, ciò che c'è, e ciò che ci sarà. Ti amiamo piccola. Addio

 

 

Il funerale terminò. E tutti accompagnarono Paola, in quella che sarebbe stata la sua ultima casa, al suo ultimo addio.

Alessio rimase vicino ai genitori della ragazza, tenne la mano alla donna. La consolò.

 

La seppellirono. E sul freddo marmo. Un piccolo vaso con dei fiori dentro. Una scritta in metallo argentato diceva proprio le parole di Alessio “in memoria di ciò che è stato, ciò che c'è, e ciò che ci sarà”. Una foto la raffigurava in tutta la sua bellezza. La lapide era circondata da mazzi di fiori.

 

 

Alessio era li a parlare a quella lapide ad ogni momento libero. Aveva cercato di continuare a vivere, senza però dimenticare la sua amata.

 

 

La campanella suono. Ale si alzò dalla scalinata e raccolse la sacca. Dovette distogliere i pensieri da quello che era il suo sogno infranto, non aveva potuto salutarla per bene, ma sapeva per certo che un giorno si sarebbero uniti di nuovo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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