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Autore: Trappy    17/01/2012    7 recensioni
Lui è sempre stato il mio Love Penalty. Non una pena d'amore, non solo almeno. Nella mia lingua preferita penalty non vuol dire solo pena o tormento, anzi in verità per il mio gergo professionale lo considero sempre come un rigore: un'opportunità che può cambiare la tua partita in maniera determinante, segnando oppure sbagliandolo malamente per rimpiangere l'occasione mancata. E si sa, certe situazioni vanno prese di punta... ma io ho sempre adorato i tacchi!
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 21

Love Penalty

Questo capitolo è dedicato alla mia sorellina Barbara,
che ha fatto notte per leggere tutta la storia e mi fa sentire un genio,
anche se il vero genio è lei.
Ti voglio bene,
E.

 CAPITOLO XVIII 
The day after



Una dolce melodia giapponese si diffonde nella camera e mi sveglia, senza sobbalzi inutili né la consueta sensazione di soffocamento che mi prende prima di spegnere la sveglia. Stamattina sto veramente bene! Sarà che non dormivo così da tanto tempo, ma sono veramente rinata. Anche se la sveglia è suonata come al solito alle sette e un quarto e ho dormito poco più di sei ore, non importa. Posso guardare Filippo che dorme ancora abbracciato a me, con l’espressione da bambino e la bocca socchiusa. Risvegliarmi sul suo petto è qualcosa di divino, col suo respiro lento tra i capelli e la mano stretta ancora alla mia, da ieri sera, ha un qualcosa di magico.
Sono felice di aver chiarito le cose con lui, ma non ho idea di cosa succederà quando si sveglierà e ci guarderemo negli occhi senza lo zucchero di ieri. Non so cosa mi sia preso, piangere in quel modo, chiamarlo, dirgli tutte quelle cose… sono contenta di averlo fatto, ma non è da me. Dovevo essere davvero molto provata emotivamente per accettare il fatto di mettere da parte l’orgoglio e il risentimento nei suoi confronti, pur di vederlo. Però ne è valsa la pena… che carino che è.
« Hai finito di farmi la radiografia? Non ho il naso rotto, io », dice all’improvviso, aprendo un occhio e coprendosi l’altro con il gomito. Ben svegliato, caro! Ricominciamo! Ho detto che era carino? L’ho anche solo minimamente pensato? Be’, scherzavo. È odioso, fortemente. A parte che non lo stavo radiografando, cercavo solo di capire se quello lì sul suo mento fosse un moscerino o un punto nero... chissà… e comunque che cavolo c’entra il fatto che non ha il naso rotto?!
« Stavo solo cercando un briciolo di cervello in quel cranio immensamente vuoto che ti ritrovi! », gli dico, voltandomi indignata da cotanta derisione. Incorreggibile come al solito, mi raccomando! E mentre lo sento sbadigliare e tirarsi un po’ su, appoggiandosi alla spalliera del letto, ho la cosiddetta illuminazione cerebrale del giorno. Non si riferiva mica ad Amir? Con il naso rotto intendo. Uh-uh. « Eh, carissimo Marzo, non è che è stata la gelosia a portarti a picchiare il povero Amir? », gli dico, girandomi di nuovo dalla sua parte e cominciando a punzecchiarlo, mentre sorrido.
Lui si toglie il gomito dalla faccia schierandolo a protezione del fianco e, con l’altro, mi porta verso di sé, cercando di farmi smettere. In pratica mi ritrovo di nuovo abbracciata a lui con la differenza che mi ha definitivamente bloccata. Eh va be’, non è poi così male…
« E adesso che c’entra l’arabo del mar Morto? Lo vedi che ci pensi sempre? », mi dice, appoggiando il mento sulla mia testa, mentre io scoppio a ridere, divertita dalle sue insinuazioni. « Ridi? Guarda che se sei qui è anche colpa sua! Ti credi che non mi sia accorto che ti sta sempre dietro? Sembra un cane da tartufo… veramente, è ridicolo! Ma che ti ridi oh! », continua, accarezzandomi un fianco.
« Secondo me non hai motivo di preoccuparti… sai, lui non m’interessa. Per lui sono solo una questione di principio, ma per quanto mi riguarda è acqua passata. Sciocco! »
« Ingenua! »
« Gelosone! »
« Tardi! Cazzo! », dice, saltando a sedere sul letto e prendendo le scarpe da terra con i piedi. Perché lui fa l’equilibrista e io neanche tocco? Uff!
« Oddio Fil, tu neanche dovresti essere qui! Come facciamo? Cavolo, lo sapevo che non era una buona idea e che… », comincio, andando subito in paranoia. Se arriva qualcuno adesso saranno fortemente cazzi per tutti e due, prima cosa, e poi non farà mai in tempo ad arrivare agli allenamenti in un'ora e mezza perché deve andare a casa, lavarsi, cambiarsi, mangiare e scappare al campo, seconda cosa.
« Ehi, calmati. Sei stressata, ricordi? Non ti preoccupare, adesso chiamo Simone e gli dico di portarmi la borsa » – ah già, anche la borsa! – « direttamente negli spogliatoi. Posso mangiare qui con te e poi andare, ho sempre una tuta nell’armadietto per allenarmi. A meno che tu non voglia prendermi come ostaggio, tra un po’ devo andare », mi dice, appoggiando la fronte sulla mia prima di prendere il telefono e uscire dalla stanza. Ma dove va?! Se qualcuno lo vede lo sbatte fuori a calci nel sedere, come minimo! Poi dice di stare calma, ma è una parola! È proprio senza speranze.
Però è dolce. Oh Dio, devo stare proprio male. Non vedo l’ora di riprendermi per tornare a essere l’acida che sono sempre stata. Ma credo che non cambierebbe molto… vorrei alzarmi un po’ da questo letto in cui dovrò rimanere anche oggi e stanotte, per calmarmi un po’ e sgombrare la mente da tutto. Ma non posso, perché sono collegata a queste macchine. Anzi è già un miracolo che con lui non mi si siano staccati i fili! Quindi mi siedo con la schiena appoggiata al cuscino e la testa contro il muro, guardando il soffitto bianco di questa spoglia camera.
Mah… non posso proprio concepire me e lui insieme, nello stesso pensiero. Abbiamo chiarito le cose, e ora? Insieme non usciamo, no davvero. Non ancora, almeno. Fidanzati proprio no. Amanti nemmeno. Cosa siamo dunque? Chissà. Cerco di pensare a qualcos’altro, ma il suo sguardo chiaro e magnetico mi cattura in continuazione anche nei miei pensieri.
« Guarda che ti ho portato… una dolcissima ciambella calda. Con la camomilla però, e senza zucchero: sei già abbastanza cicciona! E per un po’ niente caffè », mi dice Filippo, rientrando con un sacchetto e due bicchieri in mano.
« Ma ti sembro così cicciona? Guarda che dal ritiro sono leggermente dimagrita – credo – e ho anche migliorato il fiato eh, potrei starti dietro, ci scommetto »
« Lo vedremo… e comunque sì, sei una golosa cicciottella… fatti bastare la ciambella! Oh, anche la rima ho fatto! », commenta sarcastico, appoggiando tutto sul comodino e venendo al mio fianco.
« Ma che maleducato… sei così bisbetico, come ho fatto! », me ne esco. Ahi. Che battuta infelice!
« Cosa? », mi chiede sorpreso, guardandomi fisso negli occhi. Mm, ritirata mode: on!
« Eh? », dico confusa.
« Che hai fatto? »
« Niente! »
« Mm... va bene... farò finta di crederti! »
« Non devi far finta, è vero, non volevo dire niente di più di quel che ho detto, punto! »
« Certo, certo... dillo che ti sei follemente innamorata di un bisbetico maleducato e bellissimo vecchio amico, non mi offendo mica! », mi dice, con un sorriso che sa di presa in giro e... è insicurezza quella che vedo? Non è che invece sta cercando di dirmi lui qualcosa? Credo che sia la prima volta che lo vedo così in difficoltà, e il fatto che sia io a fargli questo effetto un po’ mi fa piacere.
« Oh, mi hai beccata! Ti ricordi Vittorio, quel nostro compagno in secondo liceo? L'ho incontrato per caso ed è scoccata la scintilla... ho anche deciso di mettermi a dieta! », decido di stare al gioco, e di tenere le mie carte ancora un po' per me. Non sono pronta ad ammettere certe cose, non so neanche se sia vero!
« In tal caso mi dispiace per te, perché ti stai perdendo un gran colpo... c'è un altro tuo vecchio amico che non cambierebbe niente di te, gli vai già benissimo così. Anche se sei una cicciona golosa », dice, scoppiando a ridere per sdrammatizzare. Cavolo. Magari pensa che con una risata abbia minimizzato ma io ho sentito, ho sentito tutto! Cioè… ! Ohh. È veramente… strano! Piacevole, ma strano. E questa stretta all’altezza dello stomaco? Non è ansia questa. Sarò anche stressata ma non sono diventata cretina tutt’un colpo e questa che sento non è per niente ansia, ne sono certa! Non voglio nasconderlo, ormai che senso avrebbe? L’ho ammesso con me stessa che sono abbastanza cotta. E credo che anche a lui sia abbastanza chiaro… basta, devo farmi coraggio e devo proprio dirglielo!
« Anche tu »
« Ma sei matta? Ti sembro ciccione io? Devo spogliarmi di nuovo? », mi dice, ridendo. Ah, che ridere.
« No, idiota… anche tu… vai benissimo così », replico, a disagio. Ma chi me l’ha fatto fare, ripeto dentro di me. « Tranne quando fai il coglione! Quindi smettila di gongolare, guarda che veramente mi dai i nervi! », aggiungo, arrossendo così tanto che penso di essere diventata tutt’uno coi capelli! Accidenti a lui e alle sue facce improponibili!
« Non gongolerò, ok. Non sto gongolando, davvero. Guarda, ti sembra la faccia di uno che gongola questa? », mi dice con gli occhi più brillanti dei miei orecchini di Swarovski. No, affatto Fil! Sembri solo un cretino! Ma chi me l’ha fatto fare, ripeto! Si avvicina e si mette di nuovo sul letto, attaccato a me e appoggiando il mento sulla mia testa. Rimaniamo così per un po’, finché non si sposta e appoggia di nuovo la fronte alla mia, fissandomi negli occhi. Credo che voglia baciarmi… io lo voglio baciare. Stavolta per davvero. Non vedo l’ora. Ma perché non si muove? Non lo trovo corretto. Non può fare quella faccia a due centimetri da me e poi non baciarmi. Non ha senso! Devo proprio farlo io? Devo proprio? Facciamolo allora. Mentre sto per colmare la distanza tra le nostre labbra, lui parla. « Ora però è tardi e devo andare. Ci vediamo dopo. Giuro. Salutami Vittorio eh! », dice, a un centimetro dalla mia bocca. E baciami, maledizione! Poi mi bacia. Sulla punta del naso. E se ne va, portandosi via uno dei due bicchieri, ridendo così tanto da farmi innervosire all'ennesima potenza.


Filippo
A mente fredda, ripensare a come a volte ci lasciamo sfuggire le cose più importanti della nostra vita per un capriccio o per paura, ci fa sentire tremendamente stupidi. Nel mio caso specifico, passata l'ansia e la preoccupazione per quell'adorabile rompipalle, mi sento anche una merda. È vero che non ha avuto nulla di grave e che le cose sono andate per il meglio; è vero anche, però, che quando Julio ieri sera mi ha chiamato ho avuta una fottuta paura e per poco non mi è preso un infarto. E adesso capisco che da qualche tempo a questa parte sono stato l'idiota più completo che questa meravigliosa città abbia mai visto camminare per le sue strade in oltre due millenni e mezzo di storia. Se in quel momento sono stato sollevato nel constatare che l'idiozia della mia cicciabella è ancora perfettamente conservata, adesso penso a quanto io avrei potuto fare per evitarle qualsiasi fastidio del genere, se solo non avessi fatto il coglione. Eh già, se non avessi contribuito anch'io a far saltare i nervi a Ilia, forse ora lei non sarebbe in ospedale. D'altra parte immagino che il karma, o il destino, non sarebbero stati soddisfatti se tutto fosse andato liscio al primo colpo; l'unica nota positiva è che, probabilmente, se non fosse capitato qualche evento catastrofico, non avrei mai ammesso i miei sentimenti per lei. Non probabilmente, sicuramente.
Certo, Giulio non sarà un ostacolo facile da superare: mi adora e mi vuole bene ma, se si tratta della sua bambina, può diventare un padre sanguinario verso chiunque, e io non mi ritengo esonerato. Sarebbe capace di farmi a pezzettini, e in questo sua figlia ha decisamente preso da lui. Credo proprio che, per il momento, sia meglio non parlargliene.
Ma poi, parlargli di che? Non abbiamo ancora deciso niente, è stato solo vagamente accennato l'argomento rapporto-etichettato-quindi-che-diavolo-siamo e non è andata neanche tanto bene! Non so se sono pronto ad avere una ragazza, una ragazza vera, a stare con lei senza rimpiangere la mia libertà. Soprattutto, non so se sono pronto a essere il ragazzo di Ilia, cioè il ragazzo vero di Ilia. Non è facile starle vicino, entrare nel suo mondo e stare ai suoi ritmi; non lo è di nascosto, e lo sarebbe ancora meno in maniera ufficiale. A volte vorrei davvero essere una persona comune, poter andare in giro senza nessuno che mi fermi per foto, autografi o chiedermi se rimango a Roma; poter portare una ragazza a cena senza ritrovarmi il giorno dopo sui giornali, scrivere un cazzo di stato su Facebook senza dover ricevere centinaia di commenti. E invece no, devo sempre sentirmi osservato, sotto esame, se mi ubriaco una domenica sera c'è subito qualcuno che lo viene a sapere, se non mi fermo a fare una foto sono uno stronzo, secondo quello che dico, anche fuori da una sala stampa, divento bandiera o banderuola... e devo dire che davvero non ne posso più.
E questo è un problema anche nel mio rapporto con Ilia: lei fa parte della società per cui lavoro, e non credo che sarebbe una cosa tanto bella se si venisse a sapere; saremmo continuamente sotto i flash di qualche fotografo senza scrupoli, e lei sarebbe ancora più stressata di quel che non sia già; gli stessi fotografi sarebbero capacissimi di pubblicare foto di me vicino a qualsiasi essere vivente di sesso femminile, per alimentare il pettegolezzo, e potrei andare avanti con i contro ancora per molto. Certo, se ponessimo la “storia” top-secret per tutti – magari anche per Giulio, il quale non si farebbe scrupoli a decapitare il quasi capitano della sua squadra – la cosa potrebbe andare un po' meglio. Sì, penso che sia la soluzione migliore. Sempre che qualcosa da nascondere ci sia! Il discorso di stamattina non è stato poi così chiaro. Uff! È anche vero che da una parte ho bisogno della mia libertà ma, dall'altra parte, quella che preferisco, ho una voglia enorme di non mandare tutto a puttane un'altra volta, perché Ilia non me lo perdonerebbe prima di una nuova era glaciale – che, a quanto pare, è del tutto improbabile nell'arco di... diciamo pure per la prossima eternità. Visto che per gli ultimi quasi venticinque anni della mia vita ho sempre seguito l'istinto e non sono mai stato così felice né lontanamente interessato a una persona come lo sono ora, penso che asseconderò la mia coscienza e metterò le cose in chiaro con la mia pazza, isterica e nevrotica preferita. Niente parole più di tanto serie, niente atmosfera ufficiale, solo chiarire le cose tra noi due. Poi si vedrà...


Ilia
Oh, grandioso. Mio padre è appena uscito di qui con un sorrisetto trionfante in faccia e l'aria che abbiamo sempre noi Flamini quando otteniamo ciò che vogliamo. Peccato che la mia, di faccia, sia tutto l'opposto: domani finalmente mi fanno uscire da questa Alcatraz con le guardie travestite da infermiere, e lui mi ha appena strappato per sfinimento la promessa che starò qualche giorno a casa con loro prima di tornare nel mio appartamento. Lui vuole controllarmi, vuole vietarmi caffè, sigarette – che, in effetti, negli ultimi tempi sono diventate un po' troppe – e anche il the, oltre al fatto che non dovrei vestirmi né alzarmi dal letto né mettere il naso fuori dalla finestra per nessuna ragione al mondo. E, mi duole ammetterlo, penso proprio che sotto la sua sorveglianza tutto ciò, che credevo fisicamente impossibile, si realizzerà con una facilità disarmante. Come se non bastasse vorrà riempirmi dei suoi piatti meravigliosi per rimettermi in forze e ciò non farà altro che farmi ingrassare come un'oca ancora di più, e Filippo avrà qualche altra parte rotolosa del mio corpo da prendere in giro. Se devo proprio dire tutta la verità, però, non mi dà così fastidio... in fondo vuol dire che mi guarda, e gli piaccio anche così come sono, e posso anche affermarlo con una certa sicurezza visto che me l'ha detto proprio lui!
Be', a dire il vero il discorso è stato piuttosto contorto e appannato, ma credo di aver capito ciò che intendeva. Io gli piaccio, com'è ormai assodato che lui piaccia a me, e tra noi l'unico vero problema è sopportarci ed evitare di saltarci addosso in qualsiasi momento, in ogni senso che questa frase possa avere. Il fulcro della questione è un altro: tenere nascosta questa cosa, qualunque cosa sia, altrimenti saremmo bersagliati da foto, programmi tv di dubbia utilità sociale, nonché dai nostri comuni colleghi e, per finire in bellezza, dalle nostre famiglie. Dio, se mio padre lo sapesse non saprei che reazione potrebbe avere: adora Filippo come persona e come calciatore, ma lo considera soprattutto come mia ombra, colui che gli raccontava – e negli ultimi tempi di nuovo – tutto di me. Dunque potrebbe esserne felice come sentirsi tradito,  e cominciare a detestare anche lui.
Il vero problema, però, per me sarebbe la sua, di famiglia: non credo che Pietro o Simone potrebbero fare storie, ma Daniela comincerebbe a odiarmi seriamente più di quanto già non mi sopporti. Sai che imbarazzo se suo figlio avesse una ragazza come me? Incivile, senza peli sulla lingua, incline ad alzare la voce anche senza motivo, priva di qualsiasi buon gusto nel vestire o nell'arredamento.
Non sarò mai una perfetta padrona di casa come lo è lei, non sarò mai in grado di organizzare party esclusivi e cene meravigliose... no, decisamente non sarò mai come lei. Io sono quella che ogni tre per due si rovescia qualcosa addosso, che mangia continuamente barrette ai cereali, non ho i capelli meravigliosamente lucenti di Kate Middleton e neanche il suo meraviglioso contegno, non credo che saprò mai indossare con stile abiti e gioielli che costano come la mia macchina... sì, insomma, non penso che potrei andarle molto a genio. Quindi credo che sia meglio per tutti e due non dire niente a nessuno.
Ora è meglio se mi riposo un po', così se papà domani mi vedrà più rilassata ho qualche speranza di tornare prima a casa mia.


Devo essere in un bellissimo sogno, anche perché non mi risulta di sapere la strada per Micioland. No, niente paradiso né bei ragazzi, solo tanti dolcissimi e bellissimi micetti che giocano con la mia stupenda camicia-da-notte-sacca-di-patate, con le mie ciabatte, con i miei capelli, e che accarezzo con una gioia infinita. Se non si fosse capito, io adoro i gatti, a differenza dei criceti. Li amo veramente con tutta me stessa, a dir poco. Proprio ora ne sto tenendo in braccio uno, un tigrotto grigio e nero con degli occhi nocciola, belli da far paura. È così dolce! Prrrmao. Fa le fusa e mi respira nell'orecchio, con quello sbuffo tipico dei cuccioletti stanchi dopo aver fatto chissà che dispetto. Poi sembra risvegliarsi, e la sua zampetta mi tocca la guancia, come se volesse accarezzarmi, e poi il naso. È così carino che continuerei a ridere, se non lo sentissi improvvisamente parlare.
« Ma quanto dormi? », lo sento rimproverarmi. Ho così paura che scatto indietro e sbatto la testa contro il muro, aprendo gli occhi di colpo e ritrovandomi di fronte un Filippo che ride sotto i baffi che non ha del mio risveglio traumatico.
« Sei scemo?! Mi hai spaventata! Pensavo fossi il gattino! », gli dico, massaggiandomi la testa, prima di rendermi conto dell'enorme stupidaggine che ho detto. Mi prenderà in giro a vita!
« Il gatto? Stavi sognando un gatto parlante? ». Come volevasi dimostrare. Ma perché non mi sto mai zitta, per la miseria?
« Non parlava, finché non hai parlato tu. Mi stava solo accarezzando il naso con i suoi deliziosi gommini sotto la zampa ». Certo, è la cosa migliore da dire quando la minaccia di essere presa in giro per un lungo tempo è così terribilmente reale!
« Uh-uh, e ti ha anche sussurrato all'orecchio e baciata sulla guancia? », dice, imitando con le sue dita i movimenti di cui parla – e che faceva il gattino.
« E tu che ne sai? Adesso spii anche nei sogni per caso? »
« No, scema, ero io! Mi sa che ancora non sei del tutto sveglia, eh? Si vede che non ti hanno dato neanche un caffè da ieri sera, sei rintronata di brutto! », mi prende in giro, ridendo però con una risata così carina che non posso fare a meno di seguirlo a ruota – cosa che gli darà conferme della sua ipotesi.
« Sì, be'... lo sai che non posso stare senza caffeina in circolo, e per di più a oziare così! Anche se mio padre non è del mio stesso parere»
« Perché? »
« Mi ha dato i domiciliari almeno fino a martedì, ma solo perché mercoledì devo tornare a lavorare, altrimenti mi avrebbe messa direttamente in quarantena! Ma dovrò guardare la partita sabato sera, e pubblicare i resoconti, e... »
« Oddio, sei incredibile! Respira e fai parlare me un attimo! », mi ferma, roteando gli occhi. Ok, il silenzio non è una mia dote naturale e quando sono nervosa è anche peggio, ma come diavolo faccio a stare zitta se lui è qui davanti a me, che mi guarda così e non dice nulla? Forse potrei lasciarlo parlare.
« A proposito di... ? Perché se devi parlarmi di lavoro preferisco non sapere nulla, già sto abbastanza male per non poterci andare, poi se mi racconti anche gli aneddoti del giorno allora potrei anche... »
« Niente lavoro, santo cielo! Dobbiamo parlare di noi... qualunque cosa sia. E no, non m'interrompere un'altra volta o ti chiudo la bocca con il cuscino! Dunque... ci ho pensato, ci ho pensato bene e da ogni angolazione, e decisamente io voglio provarci con te. Sempre che tu non preferisca il gatto parlante, s'intende »
« E smettila con il gatto parlante! Puoi rimanere serio per un minuto? Che diavolo hai detto?! », gli chiedo, decisamente sconvolta da quello che ho sentito uscire dalla sua bocca.
« Ho detto che voglio provare a stare con te », ripete, con lo stesso tono di prima, quello con cui un bambino direbbe “Sai mamma, ho rotto il tuo vaso preferito ma ti voglio tanto bene”. Ecco che cos'è, Filippo Marzo è un bambino, è assolutamente il bambino più bambino che sia mai esistito, o almeno che io abbia mai conosciuto.
« Ok. Sei già ubriaco di Negroni o cosa?! Ma come ti può anche solo sfiorare il pensiero di dire una cosa del genere in questo modo? Dovresti prendere lezioni di tatto, idiota! », gli urlo contro. O meglio, urlerei se non fossi in un ospedale e non rischiassi di essere una valida candidata per un trattamento sanitario obbligatorio – e intendo mentale. Diciamo che lo stile è urlante, il tono semi-pacato, nonostante si tratti di me.
« Mi dici che ti prende? Non è una condanna a morte, eh. E sei liberissima di non accettare, io ho solo espresso il mio pensiero sulla faccenda, tutto qui », ribatte, e sembra abbastanza ferito nell'orgoglio, una sorta di lesa maestà che, con quegli occhi, la fa sembrare più una sparatoria sulla croce rossa che una discussione tra “innamorati”. Faccenda. Il suo pensiero sulla faccenda. Con questa credo proprio d'aver capito qual è il suo problema.
Che Filippo non sia propriamente Shakespeare lo sapevo già, e sapevo di avere tante cose da insegnargli – ok, la mia modestia è a farsi un giro per l'ospedale -, tante ma non l'amore – o qualsiasi cosa sia la faccenda. Invece, ora, mi ritrovo di fronte un ragazzo totalmente inesperto in ogni situazione che riguardi il cuore, i sentimenti, e che crede se ne possa parlare come il più banale dei panini al prosciutto.
È inutile che io mi offenda per la sua poca sensibilità sull'argomento, non lo fa certo a posta. Semplicemente non ne è capace. Filippo è una testa calda, fa le cose per istinto, io credo che questo sia il suo modo dimostrare che ci tiene. È una persona genuina, è un po' come i bambini che confessano tutto con sincerità e spontaneità – e con la stessa faccia da ebete babbeo stampata in faccia. È infantile, appunto! E io, dal basso della mia poca infanzia rimasta, potrei giudicarlo per questo? Perché non mi ha fatto una dichiarazione incanta principesse, però mi ha detto di voler provare a stare con me. Oh Zeus, l'ha detto davvero! Certo, come se mi stesse ordinando un caffè, ma sono dettagli! Insomma, potrei mai rifiutare?!
« No, certo che no, lo vorrei anch'io. Insomma, sono finita qui anche perché non ho voluto ammettere che... anche per colpa tua, diciamo così. Nonostante tu non abbia neanche un minimo di diplomazia, lo vorrei anch'io », dico, cercando di essere il più seria e decisa possibile, anche se per me non è così facile parlare quando le parole si bloccano a metà tra la bocca e lo stomaco, mentre lui sembra rigurgitarle tanto naturalmente.
« Va bene... va bene. Ho capito che non l'ho detto come avresti voluto, ma mi conosci meglio di chiunque e sai quello che volevo dire, perciò cerca il succo anche in quello che sto per dire perché potrebbe farti arrabbiare. Io ci voglio provare davvero, ma forse è il caso di tenerlo per noi, almeno per un po'. Non che non voglia dirlo eh, però sai le difficoltà di certe cose in certi ambienti, e forse per il momento sarebbe meglio così », dice, e io stento a credere che abbia capito che sta sbagliando qualcosa, il signor-disagiato-affettivo. Ma non importa, e non importa perché per prima cosa sono anni che gli tengo testa nonostante l'evidente condizione svantaggiata in cui versano i suoi collegamenti cervello-lingua e, seconda cosa, sono d'accordo con lui. Forse senza la seconda cosa, in effetti, non me ne starei qui buona e tranquilla a dargli ragione.
« Sorvolando sulle tue mostruose doti oratorie, sono perfettamente d'accordo con il succo del discorso. Ci ho pensato anch'io, e uscire da qui come la tresca di Filippo Marzo non farebbe bene ai miei nervi, davvero. Per una volta dici qualcosa di giusto! », gli dico, sollevata che anche lui abbia pensato la stessa cosa. Meglio non approfondire troppo il discorso o temo che saremo io e le mie guance ad avere la peggio visto che, a quanto pare, il suo talento di mettere in difficoltà le persone è tutto naturale, e io non ho proprio tanta voglia di farmi prendere in giro perché d'improvviso la mia pelle assume la stessa sfumatura dei capelli. È sicuramente la cosa più facile e quella più giusta in questo momento di caos generale e, anche se sarà stressante tenerlo nascosto, sarà sicuramente più semplice che affrontarlo alla luce del sole. Passati almeno i giorni di casa forzati, s'intende. Ecco, il discorso per me potrebbe anche finire qui!
« Hai paura per caso? », mi chiede, sorpreso che abbia accettato la cosa tranquillamente. Paura? Io? Fottutamente sì, e anche tanta!
« Forse. E tu? »
« Devo ammettere che tuo padre mi terrorizza, sì. E le cose già partono in salita se devi stare a casa con loro in questi giorni. Come faremo a vederci senza destare sospetti? »
« Ah, ecco! Be', qualcosa c'inventeremo, c'è sempre qualche falla nella sicurezza. E comunque, perché, pensi che tua madre non terrorizzi me? »
« Mia madre? Cos'ha mia madre? »
« Tua madre è semplicemente la donna più sofisticata, di classe e perfetta che io abbia mai conosciuto, e ti giuro che non è facile pensare di dirle che io, Ilia Flamini, anche solo per ipotesi, potrei stare con suo figlio! »
« E tu cos'hai che non va? Pensi che ti disconoscerebbe perché non sei come lei? »
« Ora il rintronato mi sembri tu! Hai presente tua madre? Ok, hai presente me? Sono tuttol'opposto! Rischierei in ogni momento di far cadere uno dei suoi preziosissimi cristalli o sporcare di cioccolata le meravigliose tovaglie di casa Marzo! Se permetti sì, mi fa paura dover affrontare tutta quella perfezione di casa tua, a volte mi sembrate una famiglia da Mulino Bianco, solo con il Mulino più bello di tutti »
« Ma non dire cose del genere... hai ragione, amo la mia famiglia, siamo felici, ma è solo perché stiamo bene insieme, io con il mio pallone, Simone con la sua Play, mio padre con i suoi libri e mia madre con la sua perfezione. Io sto bene con te, tutti stiamo bene con te, perché non dovresti essere felice con noi? ». Dio, quanto mi sento idiota quando fa dei discorsi così ovviamente azzeccati! È vero, per loro tutto funziona a meraviglia, ma solo perché sono infinitamente perfetti tutti quanti, cosa che io mi guardo bene di essere. Eppure ha ragione, perché non dovrei andare bene? Se vado bene per lui, alla fine, andrò bene per tutti. Spero! Per evitare di rispondere e complicarmi la vita, però nella mia testa scatta una molla, una lampadina che si accende di colpo – la seconda della giornata, wow! – e la soluzione ai domiciliari mi appare chiara come il sole che, coi suoi ultimi raggi, filtra dalla finestra in questa stanza spoglia.
« Sei un genio! »
« Dimmi qualcosa che non so! Quale parte del discorso in particolare ti ha colpito? »
« Che sbruffone! La parte su tuo fratello, quella era geniale »
« Che c'entra Simone? »
« C'entra che anche nel 41-bis si gioca alla Play, e mi risulta che anche Valerio faccia parte del gruppo... la macchina di Simone è rotta, vero? », gli chiedo, con un sorrisetto complice.
« Eh? Ma che dici? », mi chiede confuso, confutando immediatamente il genio di prima.
« Sei proprio tardo a volte! La macchina di Simone è rotta, punto. Ma dovrà giocare con mio fratello, e tu lo dovrai assolutamente accompagnare. Hai capito ora? », gli spiego.
« Oh, certo che ho capito! Non credo che giocheranno tutti i giorni fino a martedì, ma c'inventeremo qualcos'altro, per non destare sospetti... »
« Ci penserò, avrò molto tempo libero per mettere in moto le mie rotelline... »
« Speriamo, se non t'intrattieni con i gatti! Comunque l'orario delle visite è quasi finito, non voglio rischiare di nuovo come stamattina. Meglio se vado eh! », mi dice, ancora un po' dubbioso sulla riuscita del mio piano.
« No, aspetta! Devo dirti un'altra cosa! »
« Vai, ti ascolto »
« Perché mi hai dato quel bacino sul naso prima di andare via? Ti ho odiato tutto il giorno, lo sai, vero? », gli dico. Sì, è vero, ho avuto tanto tempo a disposizione per le mie elucubrazioni mentali, e quel bacio che non mi ha dato mi ha lasciato l'amaro in bocca... o sul naso, che dir si voglia. Lo volevo davvero.
« Tutto qui? Lo sai anche tu che sono un coglione, certe domande non dovresti nemmeno più farmele! », mi risponde, con quel sorriso sornione che mi manda nel pallone nel giro di un nanosecondo e obbliga i miei muscoli facciali a fare altrettanto.
« E pensi di rimediare prima di andare via un'altra volta? »
« Certo... te l'ho detto, certe domande non dovresti nemmeno più farmele... ».
Mi si avvicina, e mi bacia. Il naso, di nuovo. Gli lancio un'occhiata omicida e sembra capire al volo, perché le sue mani mi prendono il viso avvicinandolo ancora di più al suo, ma continua solo a sorridermi a due centimetri dalle mie labbra, cosa che, per quanto irrimediabilmente fantastica, non fa altro che aumentare ancora di più il mio odio – amichevole, s'intende – verso di lui. Non posso vivere di soli sorrisi, allora lo faccio io. Mi prendo quel bacio che desidero almeno da stamattina, senza più chiedere niente, solo inseguendo ciò che è mio per un diritto appena acquisito. Lo bacio, e lui bacia me, finalmente, senza remore e con la luce accesa. È il primo vero bacio che ci diamo con cognizione di causa, ed è decisamente il migliore. Quanto potrà essere bello stare insieme a lui, con queste premesse?
« Meno male che ti faceva schifo... », dice, dopo essersi staccato. Certo che sa sempre dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, non c'è che dire!
« Sì, però stavolta andava a me... e mi va ancora! ».

 Chatter Place 

Devo scusarmi immensamente con tutte voi per il ritardo con cui ho aggiornato e il fatto che me ne siano capitate di tutti i colori non mi giustifica affatto: durante tutto questo tempo (oddio, faccio proprio pena) mi sono morti due computer, uno dei quali si è portato nella tomba non solo tutta questa storia ma anche la mia tesina di maturità, alla quale capirete che ho dato la precedenza sul resto; mi sono poi attivata per l'Università e, quando sembrava tutto deciso, è successa una cosa improvvisa per cui ho dovuto mollare tutto e dedicarmi solo alla famiglia e alla casa. Non vi nego che sono abbastanza stressata da questa situazione ma, a quanto pare, il peggio è passato e perciò ho ricominciato a scrivere e, dopo tanto tempo, finalmente il capitolo è pronto e corretto! Tutto questo non vuole assolutamente essere una giustificazione, ma solo una spiegazione di un momento no particolarmente lungo che, spero con tutta me stessa, finalmente è finito e mi lascia la libertà di tornare da voi, ed era ora!
Detto questo, spero che vogliate ancora restare con me e con i miei bimbi per vedere che cosa combineranno!

Ho deciso di pubblicare oggi perché, in teoria, è il compleanno di Ilia - anche se, a causa mia, è bloccata a due anni fa, ma insomma - e mi sembrava significativa come data :)

Sul capitolo posso dire che è stato un parto difficile, sia per scriverlo e correggerlo - non era mai fluido come, penso, ora - che per pubblicarlo. Noterete che il corpo del testo è appiccicato e magari non si legge bene, ma è il meglio che io e Veronica (SidRevo) siamo riuscite a fare con questo demonio di NVU. Be', spero che comunque vi sia piaciuto!
Il prossimo capitolo è già pronto e inviato alla beta, sto lavorando al successivo ma, in linea generale, non dovrebbe passare più tutto questo tempo tra un aggiornamento e l'altro - tecnologia permettendo!

Ah, ho creato un nuovo profilo su Facebook solo per EFP, cercate Trappy EFP o clickate direttamente!

 Spot Place 

Blowing Bubbles di SidRevo;
Evocatio Sanguinis e The Guardian di Emily Alexandre;
La Canzone di Temaru di marguerite90

 Thanks To:

Tutte le ragazze meravigliose che hanno recensito lo scorso capitolo;

Veronica SidRevo, che mi ha pungolata fino all'esasperazione per avere di nuovo in corsa questa storia e che, insieme a Elle, mi ha aiutata per il nuovo banner;

ringrazio ovviamente la mia beta Valentina, che ha letto fino alla nausea per essere sicura che andasse bene


Un ringraziamento particolare anche per i 72 che hanno messo Love Penalty tra i preferiti, i 43 tra le ricordate e i 158 che la seguono... grazie mille!

Un saluto a tutti,
E.

   
 
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