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Autore: A g n e    18/01/2012    11 recensioni
Spoiler 3x02!
L'ultima telefonata di Sherlock.
Resta una sola cosa da dire, prima della fine.
Moriarty direbbe che è una cosa da uomo ordinario e che il grande Sherlock Holmes si è dimostrato debole, proprio come tutti gli altri; questa volta, però, non gli importa.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note noiose: in corsivo i flashback.
Poi. Presumo ci saranno delle ripetizioni in giro; ovviamente è colpa mia e non di quel tesoro della mia beta1 o della mia adorabile beta2-nonché (devo ammettere) il Moriarty del mio Sherlock-.
Ultimo avvertimento: questa storia ha fatto piangere più d'un.
Io vi ho avvertito




A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri.
Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono.
Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi.
Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran.
Non c'é una ragione. Perché proprio in quell'istante?
Non si sa.
Fran.

[Alessandro Baricco, Novecento]


- Sì?
- John.
- Sherlock! Sherlock, stai… stai bene?
- John, torna sui tuoi passi.
- Ma sto venendo-
- Fai come ti dico. Per favore.

John è disorientato, ma fa quello che Sherlock gli dice. Come sempre.
Lo ascolta, non fa domande e torna indietro.
Sherlock vorrebbe gridargli vattene, John, vai via e dimenticati di me, ma gli deve questo ultimo congedo, questa volta glielo deve, per cui gli chiede di fermarsi.

-Guardami.

- Guardami, John.
Le dita scivolano sui suoi capelli, tracciano il contorno del suo viso e finiscono sotto il mento, per fargli sollevare piano la testa.
- Sei perfetto.

- Sono qui. Sul tetto.
- Oh, Signore.

Sherlock non è convinto di riuscire a congedarsi da John prima che la voce gli si strozzi definitivamente in gola, così prosegue in fretta, inciampando nelle parole.

- Sono un falso, John.
- Cosa… cosa stai dicendo?
- Ti ho mentito.
- No… no.

John scuote la testa e, per la prima volta da che lo conosce, si rifiuta di credergli.

- Voglio fare l’amore con te.
John lo guarda, incerto, come se non sapesse se fidarsi. Poi sente la sua mano scivolargli lenta sulla schiena, e gli occhi, quegli occhi… non sta mentendo.
- Lo voglio anch’io, Sherlock.

- Ho mentito a tutti. La verità è che ho creato io Moriarty. Dillo a Lestrade, alla signora Hudson, a Molly… Dillo a chiunque ti ascolti.
- No. Non è vero. Sta’ zitto, Sherlock, sta’ zitto!

John si muove verso il palazzo. Ha perso il poco colore che aveva in volto e sembra si tenga ancora in piedi solo per salvarlo.

- John, torna indietro! Non muoverti!

Sherlock fa uno scatto improvviso verso il vuoto e John si ferma all’istante.

-Va bene. Va bene. Non mi muovo. Sono qui. Non vado da nessuna parte.

Sherlock si sente al sicuro, tra le braccia di John, si sente a casa. Per la prima volta nella sua vita, sa perfettamente dove desidera stare. Vorrebbe chiedergli di rimanere con lui per sempre, ma sempre è un tempo troppo lungo per una vita sola, così si limita a stringersi a John con l’abbraccio più stretto di cui è capace.
Lui capisce - lo capisce sempre, John, ed è il solo – e gli sussurra all’orecchio: - Sono qui. Non vado da nessuna parte.

Non c’è più tempo, ormai. Davvero non c’è più tempo. Sherlock soffoca l’ennesimo singhiozzo e col fondo di volontà rimastogli, aggiunge:

- Mi dispiace, John. Questa telefonata è il mio biglietto. È quello che la gente fa, non è vero?
- Fa… cosa? Per cosa? È quello che la gente fa prima di cosa? Mio Dio, Sherlock!

Resta una sola cosa da dire, prima della fine.
Moriarty direbbe che è una cosa da uomo ordinario e che il grande Sherlock Holmes si è dimostrato debole, proprio come tutti gli altri; questa volta, però, non gli importa.
Moriarty è lì, disteso dietro di lui, ad imbrattare di sangue il cemento del tetto; ma se anche così non fosse, laggiù c’è John, e John è spaventato a morte e lo guarda come si guarda l’ultima speranza.
Forse sarebbe meglio restare in silenzio e dargli la possibilità di odiarlo.
Ma glielo deve.

- Ti amo, John.

Un passo nel vuoto e l’ultima cosa che sente è un urlo disperato che gli riempie le orecchie.
Poi il buio.

Fran.

   
 
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