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Autore: Katie_Ophe    18/01/2012    1 recensioni
Cercai più volte delle scale, ma nulla, non c'era traccia di una possibile via di uscita. Mi accorsi solo in quel momento dello stile antico della villa e gradualmente cominciai a percepire un pessimo odore, come di.. Putrefazione.
Penso che questa storia sia uscita abbastanza bene, visto che come tema è piaciuto molto alla mia professoressa, facendomi guadagnare un bellissimo 8. Buona lettura!
Genere: Horror, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una giornata tempestosa.

Il vento scuoteva gli alberi, e la pioggia batteva sul mio viso e sui miei capelli, ormai fradici. Mentre camminavo, scorsi un bosco poco distante da dove mi trovavo, decisi così di addentrarmi senza pensarci troppo, sperando di trovare riparo sotto i rami degli alberi. Non feci caso però al fatto che trovare un bosco, praticamente in città, era praticamente impossibile. Appena notai questo particolare, sentii qualcosa cominciare a smuoversi dentro di me, e che cominciò a farsi sentire ancora di più quando notai che ormai il sole era prossimo a scomparire dal cielo, per narscondersi dietro i monti. Con la sera, gli alberi sembrarono prendere una forma diversa, e i rami scuri davano l'impressione di essere tante braccia pronte ad afferrarmi alla prima occasione. 

La pioggia continuava a scendere dal cielo, e il buio si faceva sempre più fitto. All'improvviso sentii qualcosa in lontananza, qualcosa di disperato. Identificai in quel suono un urlo. Era agghiacciante, e sembrava provenire da qualsiasi direzione, non importava verso dove mi voltassi. Istintivamente cominciai a correre, sentendo il mio respiro farsi sempre più pesante, quasi come se fosse diventato difficile il solo gesto di inspirare ed espirare. Non sapevo bene verso dove stessi correndo. Il mio cuore, ormai, batteva furiosamente nel mio petto, che sembrava quasi non poterlo più contenere, come se stesse per esplodere la gabbia toracica. Le mie gambe andavano a una velocità estrema, che neanch'io pensavo di poter mai raggiungere.

Al termine di quella folle corsa, trovai una villa. Una villa immensa. La sua ombra sembrava quasi ricoprire l'intero bosco. Il portone, altrettanto grande, era fatto di un legno che sembrava molto logorato, e dava l'impressione di essere davvero pesante. Non sapevo se entrare o meno, spaventata ancora da quell'urlo, e non sapendo cosa potrebbe esserci dentro quel luogo che non trasmetteva nulla di buono. Ma cambiai subito idea. Qualcosa di freddo e appuntito toccò la mia schiena, qualcosa di inesistente, visto che dopo essermi girata l'unica cosa che riuscii a trovare di vivente era un ragnetto per terra. Allora cominciai a urlare. Mi catapultai dentro la villa, e correndo cominciai a salire le scale, che sembravano non finire mai. Arrivata in cima, con il respiro affannato, cominciai a percepire una calma assoluta.. Fin troppo calma. Quasi si potesse palpare nell'aria. Cominciai a camminare con cautela, in modo che i miei passi non si potessero sentire. Notai che il corridoio era molto lungo e stretto, e pieno di porte, che non osai aprire per paura di cosa potessi trovarci dentro.  L'unica luce presente era quelle delle candele, che proiettavano lunghe ombre, quasi volessero incutermi terrore di proposito. Caddi e ricaddi più volte, continuando a rialzarmi con il sudore che scendeva dalla fronte, e che si andava a impastare con le recenti lacrime che sgorgavano dei miei occhi, fino a rigare il mio viso. 

Volevo uscire da quella villa, volevo uscire da quel bosco, volevo vedere la calda luce del sole. Ma non potevo, e ormai me ne ero resa conto. Cercai più volte delle scale, ma nulla, non c'era traccia di una possibile via di uscita. Mi accorsi solo in quel momento dello stile antico della villa e gradualmente cominciai a percepire un pessimo odore, come di.. Putrefazione. Mi accasciai al suolo, ancora in lacrime, non sapendo cosa stesse succedendo e chiusi gli occhi, nella speranza che fosse solo un incubo. Ma in fondo, sapevo che non lo era. Sapevo che non avrei mai più rivisto la tanto agognata luce del sole. 

Mi chiamavo Roxanne, 16 anni, ed ero una ragazza come tante altre.

  
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