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Autore: Bouquet94    20/01/2012    2 recensioni
"Il lavoro che avevo era quello che, fin da bambina avevo sognato e per nulla al mondo me lo sarei lasciato sfuggire. Neanche la mia, ormai terminata, relazione con Jackson Woods poteva essermi di intralcio. Ora solo una cosa era importante. Il lavoro con i miei bambini." (dal capitolo 1)
 
["... A volte penso se ci si può ritrovare dopo anni senza aver mai dimenticato quel forte sentimento che ci teneva uniti. Penso a come sia possibile ricordarti solo attraverso l'amore che provo per te..." 
L'amore è per me oggi l'unico filo che ci abbraccia permettendoci di vivere le esperienze più belle ed emozionanti della nostra vita. Per questo vorrei tanto che tu RESTASSI QUI CON ME.
Amanda]

 
Ciao a tutti! Sono nuova in questa sezione... spero che leggerete questa storia (tutto frutto della mia testolina) e commenterete in tanti, magari dandomi anche qualche consiglio per migliorare...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
 
 
New York - Ottobre
 
 “Amanda, il capo ti vuole nel suo ufficio. Subito!” Esordì Caterina, la segretaria del mio dirigente. Dal tono in cui mi ha chiamato, di certo non si prospetta nulla di buono.
Mi reco verso l’ufficio del sig. Tablet e busso con cautela aspettando una risposta.
“Avanti” rispose così. Con quel suo tono gelido, che sembra schiaffeggiarti ogni qual volta apre bocca.
Entro lentamente e mi chiudo la porta dietro di me. In quell’ufficio era presente una tale tensione che si poteva tranquillamente tagliare con un coltello. Sinceramente, ciò mi metteva paura. Cercai di rimanere seria, mentre il mio sguardo vagava liberamente, osservando ogni particolare presente tra quelle quattro mura. 
“Amanda” disse il sig. Tablet, riportandomi alla realtà. Ovvero, io e lui, faccia a faccia, con un sola e misera scrivania che ci separava. “L’ho fatta chiamare, con urgenza, perché ho bisogno di parlare con lei. In questi ultimi tempi l’ho vista molto distratta dal suo lavoro e questo ha comportato un grosso calo nella richiesta e nelll'interesse dei nostri articoli. Lei sa benissimo che è una tra le persone che, in campo lavorativo, stimo di più. Ma se lei continua così, di certo dovrò ricredermi…”
Aveva ragione. Dopo la rottura della mia relazione con Jackson, ero caduta in una semi-depressione.
Io negli ultimi tempi, avevo cercato di creare un qualcosa di serio tra noi due. Ma, cosa bisogna fare, con una star del cinema è ovvio che il lavoro sarà sempre al primo posto. Era come se il mondo, in un istante aveva percorso mille miglia di strada, mentre io ero ancora ferma al punto di partenza. 
“Si, sig. Tablet. Lei ha compl…” Non mi lasciò neanche terminare la frase che subito riprese in mano lui il discorso.
“Non ho ancora finito Amanda.  Ho detto che se continua così, io dovrò ricredermi e ovviamente non avrò più la fiducia che dal momento della sua assunzione ho riposto in lei. So benissimo che è una ragazza in gamba e le ripeto, è una delle nostra migliori lavoratrice. Per questo mi prendo io stesso la responsabilità di promuoverla ad un nuovo incarico. Ora lei si stava occupando di analizzare i vari casi di malattie genetiche presenti in alcuni bambini scrivendo articoli sulla nostra rubrica. Adesso tutto cambierà. Per questo nuovo incarico, sarà di prova per un mese. Questa è la sua ultima opportunità di riscattarsi. Confido molto in lei. La affiancherò a Caterina, la mia segretaria,lei le spiegherà tutto. Ora può andare. Con il mio permesso la sua giornata lavorativa termina qui. La aspetto domani mattina alle 9.00 e cerchi di essere puntuale.”
Stavo per uscire dall’ufficio quando, a metà tra la porta e il corridoio, il capo mi fermò.
“Ah, sig.na Carter, dimenticavo. Si dimentichi di computer, telefoni e scrivanie. Da domani entrerà a far parte di un nuovo mondo.”
A quel punto uscii dall’ufficio. Non sapevo cosa il capo si aspettasse da me, ma ero sicura che ci avrei messa tutta me stessa nel mio nuovo impiego. Il lavoro che avevo era quello che, fin da bambina avevo sognato e per nulla al mondo me lo sarei lasciato sfuggire. Neanche la mia, ormai terminata, relazione con Jackson Woods poteva essermi di intralcio. Ora solo una cosa era importante. Il lavoro con i miei bambini. 
Fiera di me stessa, presi la mia borsa e dopo essermi vestita, timbrai l’uscita e mi diressi verso la fermata dei taxi, sperando di non dover aspettare molto. Grazie al cielo, ne trovai due, uno in fila all’altro. Decisi di prendere il primo, tanto uno valeva l’altro. Comunicai al tassista la direzione di casa e mi rilassai durante tutto il tragitto. Fui però svegliata dal mio dolce dormiveglia da un bip-bip. Era il mio cellulare che segnalava l’arrivo di un messaggio. Presi il mio Black Berry dalla borsa e notai che il mittente di quell’ SMS non era nessun altro che il mio ex. Decisi di ignorarlo. L’avrei letto in seguito. Guardai fuori dal finestrino il paesaggio che mi circondava e notai la fontana che era poco distante da casa mia. Chiesi al tassista di lasciarmi in quel posto. Erano solo le 17.00 e approfittai della bella giornata per percorrere il bellissimo viale alberato che conduceva alla piazza di fronte al mio appartamento. Adoravo quel viale, soprattutto d’autunno. Mi piaceva vedere come le foglie degli alberi si staccavano dai loro rami senza rimpianti. E poi per me, tutti i colori che circondavano l’autunno erano molto suggestivi. Erano tutte tonalità molto calde che mescolate insieme creavano una dolce armonia. Mi ricordavano la mia infanzia quando, uscita da scuola, percorrevo questo viale con mia nonna e il mio solito cono gelato in mano. Quelli si che erano bei tempi. Eri ancora una bambina e non dovevi pensare ai problemi dei grandi perché c’era qualcuno che pensava per te. Ora sei tu in primo piano e non c’è più nessuno a dirti “No bambina, questo lo faccio io. Non preoccuparti, sei ancora troppo piccola.” 
 
Assorta nei miei pensieri, arrivai al portone del mio palazzo. Fortunatamente la porta d’ingresso era già aperta. La lotta per cercare quelle dannate chiavi di casa l’avrei affrontata in ascensore. Schiacciai il bottone tondo, che diventò subito rosso. Segno che quella scatola meccanica mi stava raggiungendo per poi abbandonarmi al mio pianerottolo. 
Tlin. Le porte si spalancarono come per accogliermi. Entrai in quei 3 metri quadrati di spazio, giusti per contenere la bellezza di 9 persone. Ma, oggi ero sola. Prenotai il decimo piano e quando le porte si chiusero, come uno struzzo, infilai la testa nella mia borsa alla ricerca del mio fottutissimo mazzo di chiavi. In tempo record ce l’avevo già in mano. e non ero neppure arrivata al settimo piano. Arrivata finalmente a destinazione scesi dall’ascensore un po’ sovrappensiero.
“Ciao Amanda!” Quella voce così famigliare mi riportò alla realtà. Era la signora Evans. Una dolce signora sulla cinquantina che viveva insieme alla nipote adolescente, Nicole. Quando arrivò ad abitare qui, le aiutai molto nelle varie faccende domestiche a amministrative. Fu così che conobbi la loro tragica storia. Mi raccontò che i genitori della nipote morirono quando Nicole era ancora bambina a causa di una sparatoria avvenuta nel loro precedente quartiere. Ormai erano quattro anni che vivevano qui e io mi ero affezionata molto a quella famiglia. 
“Salve signora Evans. Come sta oggi?”
“Oh, Amanda… quante volte ancora ti dovrò ripetere di chiamarmi Teresa!”
“Giusto. È solo questione di abitudine. Allora Teresa, come sta oggi?”
“Meglio grazie. La mia voce sembra essere tornata di nuovo a casa. Certo che per fare dieci piani ce n’è voluto di tempo!”
Teresa era molto simpatica e aveva uno spiccato senso dell’umorismo.
“Ascolta Amanda. Stasera Nicole arriverà a casa per l’ora di cena e sono sicura che le farebbe molto piacere stare un po’ in tua compagnia. Che ne dici di venire a cena da noi?”
“La ringrazio Teresa. È sempre molto gentile con me. Però oggi devo proprio rifiutare. Domani mi aspetta una giornata faticosa e stasera vorrei riposarmi un po’. Però potremmo già programmare la cena insieme per domani sera, sempre se non avete impegni.”
“Certo che no tesoro. Penso che domani sera sia il giorno perfetto.”
“Allora rimaniamo d’accordo così. Vi aspetto entrambe domani sera verso le 19.30, almeno passiamo un po’ di tempo insieme e vi racconto un po’ di novità!”
“Va bene. Allora a domani Amanda.”
“A domani Teresa. E mi saluti tanto Nicole.”
Detto questo aprii la porta del mio appartamento e dopo aver posato giacca e borsa sull’appendi abiti la richiusi alle mie spalle e mi diressi verso il bagno con l’intenzione di fare una bella doccia calda e rilassante.



Angolo Autrice: 
Come già scritto nell'introduzione, sono nuova in questa sezione e questa è la prima storia che pubblico. Mi farebbe molto piacere sentire dei vostri commenti e nel caso anche qualche critica o consiglio. Grazie :)
  
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