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Autore: ELE106    21/01/2012    13 recensioni
Spin-Off di Anime Gemelle. Siamo subito dopo la fine dell’episodio 17x02 “Heart”. In seguito alla morte della povera Madison, la ragazza/lupo-mannaro alla quale Sam spara per salvarla dal suo atroce destino, vediamo il minore completamente sopraffatto dal dolore e dalla rassegnazione nei confronti dell’orribile destino che ha sempre fuggito: quello di non poter nemmeno sognare una persona accanto, una famiglia, una vita normale … perché si crede un mostro (povero amoruccio nostro ç_ç). Ma Dean è sempre al suo fianco.
Attenzione: Wincest (don't like, don't read ;D)
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Seconda stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Anime Gemelle'
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Autrice: ELE106
Titolo:Colpe
Fandom: Supernatural
Contesto: Seconda stagione - Episodio 02x17 “Heart”
Pairing: Dean/Sam
Rating: Giallo (facciamo neutro dai … boh??!)
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste (il mio preferito ;D)
Beta: thinias (l’unica e sola!!! Che mi ha fatto un grande onore betando questa storia e non potrò mai ringraziarla abbastanza per questo ^^ Ti sbaciucchio forte tesoro e ti mando un abbraccio virtuale consolatorio, visto che hai dovuto sopportare tutto questo dramma ç_ç GRAZIE!!!)
Disclaimer (ma che palle!! Li devo proprio mettere???):  Dean e Sam non mi appartengono; questa è un'opera di fantasia; non rispecchia i gusti sessuali dei personaggi; non ha scopo di lucro ; Bla Bla Bla…
Note dell’autrice: Dunque, a grande richiesta (NON E’ VERO) ecco la terza ed ultima parte (forse … buah ah ah ah ah ***ghigno malefico), in ordine di pubblicazione, della serie “Anime Gemelle”.
Come sempre non occorre per forza averle lette per capire, ma di certo afferrereste meglio i riferimenti XD . Ricapitolando, con la prima ffc, “Anime Gemelle”, ho accennato a due baci “rubati”, tra i bros e con la seconda ffc, “Solo un regalo”, vi ho raccontato il primo. Con questa shot quindi non mi resta che narrarvi del secondo, tormentato e ancora più disperato.
 



Colpe


 

Dio non so in che direzione sto andando
Da che parte scorrerà il fiume
Sembra che io continui a remare controcorrente
E ho ancora tanta strada da fare
E ho ancora tanta strada da fare

Allora sono i tuoi occhi quella luce
Mi muovo, nuoto
E scopro che da qualche parte le strade sono d’oro
Ma è volare, divide i cieli
Ma va tutto bene, di tanto in tanto, in qualche luogo fluttuerò verso i buchi

(Traduzione U.F.O. dei Coldplay – Album Mylo Xyloto)

 
 
 
                                                                                                                      
Madison è morta da due giorni e lui non mi parla da allora.
L’ultima cosa che mi ha detto, dopo averlo letteralmente riportato di peso al motel dove alloggiamo, è stata:

“E’ colpa tua.”

Non gli ho risposto.
L’ho lasciato da solo a sfogarsi e sono andato a sistemare tutto. Ripulire, far sparire il corpo, le tracce...

La verità è che non sopportavo di vederlo così a pezzi.

Ho cercato di parlargli, di sdrammatizzare, ma non c’è stato verso.
Si è chiuso in un mutismo assoluto e non accenna nemmeno a volermi spiegare il perché, maledizione, secondo lui, sarebbe tutta colpa mia! Colpa di cosa?
Mi chiedo continuamente cosa intendesse dire, senza venirne a capo.
E mi ci incazzo a morte, perché sono già abbastanza bravo ad addossarmi colpe da solo.
 
 
 
 
Eppure …

C’è come una vocina fastidiosa dentro di me, che continua a bisbigliare qualcosa direttamente al mio cervello. A quei due neuroni che sono sopravvissuti a mostri, fantasmi, demoni, fratelli minori prescelti, padri-eroi morti e quant’altro.
Non voglio starla a sentire però.
Mi rifiuto di credere che c’entri qualcosa con quello.
Sammy me l’ha promesso.
 
 
E’ stato mentre rimettevamo le nostre cose nei borsoni, credo.

Si.

E’ stato in quel momento che mi ha parlato.
Non ricordo bene, ancora adesso sono abbastanza confuso.
Io devo aver fatto una delle mie solite battute e lui, invece di ignorarmi come al solito, ha sbattuto le mani sul tavolo con violenza e, per un attimo, mi ha guardato dritto negli occhi, trapassandomi con una furia nello sguardo che mi ha ghiacciato sul posto.
Credo di non averlo mai visto tanto arrabbiato.          

“Sam, ma che cazzo ti prende?”

Gli ho chiesto, dopo essermi ripreso dalla sorpresa del suo gesto, così improvviso e brusco.
A quel punto credo di aver -tipo- aperto il ‘Vaso di Pandora’, perché ha iniziato a vomitarmi contro ogni maledetta schifezza che gli è capitata nella vita.
Come se la mia non facesse schifo almeno quanto la sua. Se non di più.
Più o meno è successo questo.
 
“Vuoi sapere davvero cosa mi prende? Io scommetto di no!”

“Invece sì! Senti … io ti capisco, ok? Davvero. Stai ancora male per lei e ho rispettato la tua volontà di non parlarmi per giorni …”

Lui sbuffa e gironzola per la stanza, come un animale in gabbia.
Si passa nervosamente le mani tra i capelli, poi sulle labbra e alla fine se le poggia sui fianchi.
Ma non mi faccio scoraggiare, né spaventare da questo atteggiamento bellicoso.
Se vuole la guerra, ha trovato pane per i suoi denti.

“Sam! Perché mi hai detto quelle cose?”

Ripensandoci ora, non so come ho trovato il coraggio di chiederglielo.
Rimane abbastanza scosso infatti. Ma almeno la smette con questo nevrotico su e giù per la camera.

“Perché hai detto che è colpa mia?”

Nulla.

E’ strano, visto che di solito è lui che non vede l’ora di parlare, di fare discorsi cuore a cuore con me.
Invece mi tocca cavargli fuori le parole con le tenaglie.
Quando finalmente si decide a rispondermi, si è appena seduto sul suo letto e si prende la testa tra le mani, senza mai guardarmi, nemmeno di sfuggita.

“Mi dispiace di averlo detto.”

“Ah beh … ma allora siamo a posto!”

Il mio tono è volutamente ironico.

“Lo pensavi sul serio Sam. Voglio sapere il perché! E’ ancora per la storia di Jessica?”

Solo a pronunciare il suo nome lo vedo irrigidirsi e, quando posa gli occhi su di me, sono lucidi e hanno un ché di disperato, oltre che incazzato.

“Perché sono venuto a cercarti? Per papà? Cosa???”

Continuo, ma vengo interrotto.             

“Perché mi hai spinto ad andare con Madison, Dean?”

Sono sinceramente sorpreso.

“Che c’entra questo? Se lo chiedi per evitare di rispondermi ….”

“Ti assicuro che ha uno scopo.”

Rifletto su quale sia, ma mi sfugge completamente il senso del suo discorso.
Decido comunque di assecondarlo.
La vocina che bisbiglia è ancora nel mio cervello e sono quasi riuscito a capire esattamente quello che cerca di dirmi.
Ma rifiuto ancora di credergli.

“Cosa volevi dimostrare, lasciandomi solo con lei? Che dopo Jessica, sono ancora in grado di … stare … con una ragazza?”

Il timbro della sua voce è sempre più alto, quindi riesco a sentirne perfettamente il tremore e la frustrazione.

“Ma di che parli? Sam, volevo solo che ti rilassassi un po’ e mi sembrava aveste un certo feeling …”

A questo punto, se ben ricordo, si è alzato dal letto e mi si è parato davanti, se possibile, ancora più imbestialito di prima.

“Mi pare giusto: mostro, attratto da mostro. Una coppia perfetta! Peccato che sia finita male … avremmo potuto essere felici insieme.”

E’ una cosa assolutamente agghiacciante vederlo così.

“Sai che non intendevo questo … non sei un mostro Sam!”

Cerco di spiegarmi, in qualche modo. E poi, Cristo, ma che cavolo devo spiegargli?? Io non ci capisco più niente, ma continuo col mio monologo.

“La morte di Madison non è stata colpa tua, lo sai! Sarebbe successo anche se non ti avesse conosciuto …”

“Perché ti metti ancora quel profumo?”

Mi interrompe all’improvviso, guardandomi fisso, mentre sto ancora blaterando in un goffo, quanto patetico tentativo di mitigare i suoi ridicoli sensi di colpa.

Lo sapevo.

“E tu perché continui a farmi domande assurde?”
Rispondo secco, indietreggiando di qualche passo, per allontanarmi da lui.
 
Parla del bacio che ci siamo dati quando aveva 16 anni.
La stessa cosa di cui parla la vocina bisbigliante che tormenta il mio cervello da due giorni.
La stessa cosa che mi ha promesso di scordarsi e fingere non sia mai successa.
A questo punto, per quanto mi riguarda, la conversazione è finita.
Agguanto il giaccone che stava accomodato sulla sedia vicino all’ingresso e faccio per uscire, più veloce di un proiettile.

“Non rispondi alle mie domande, ma pretendi che io risponda alle tue …”
Dice alle mie spalle.

Quando mi volto per guardarlo, la furia che prima sembrava muoverlo è completamente sparita, lasciando il posto ad amarezza e rassegnazione, mentre si siede di nuovo, stancamente, sul letto.

“Ti ho chiesto solo di spiegarmi perché hai detto che è stata colpa mia …”
Mormoro.

“E io te lo spiegherò, quando vorrai ascoltare la risposta …”

Non gli ho lasciato nemmeno finire la frase e ho richiuso la porta dietro di me, lasciandolo solo.
 
 
Adesso sono in una di quelle bettole che mi piacciono tanto.
Dove, anche in pieno giorno, c’è buio pesto e le luci sono di un giallo-verdognolo-grigiastro che metterebbero tristezza anche a Dracula. La sporcizia e la polvere regnano sovrane.
Grazie a Dio nessuno viene ad infastidirmi.
Dopo un paio d’ore, penso di essere abbastanza ubriaco da prendere chiunque a pugni, anche solo se mi respira vicino, quindi decido che è il momento di tornare al motel, sperando che Sam dorma.

Non saprei neanche dire a quante cose sto pensando, mentre mi incammino, a piedi, verso ‘casa’.
Più o meno, in sintesi, credo di aver fatto un sacco di cazzate nella mia vita.
Ma quella … quella è stata la più grossa.
Sono anni che non faccio altro che chiedermi il perché?
Perché, in nome del cielo, non l’ho impedito?
Perché??
Ogni volta che ci ripenso, sento ancora tutto come se fosse appena successo.
Ricordo persino il colore della maglietta che indossava Sam.
Nera.
L’odore di buono che aveva la sua pelle.
Il profumo di shampoo dei suoi capelli, che mi solleticavano la faccia.
Ricordo ogni movimento, mio e suo.

Ma, che Dio mi aiuti, quello che ricordo meglio è la sua bocca e la sensazione che ho provato quando me la sono ritrovata attaccata alla mia.
Come una scossa! Partita dal cervello ed irradiatasi nel petto, facendo accelerare il cuore.
Facendolo pompare forte, come solo la caccia e l’adrenalina sanno fare.
Ricordo la sua mano sulla mia spalla, che stringeva forte il tessuto.
E brividi. Brividi dappertutto.
Ricordo ogni maledettissimo dettaglio!

Quello che non ricordo invece, è di essermi mai preoccupato di fermarmi.
Come se, nel momento stesso in cui eravamo “uniti”, ogni mia difesa fosse crollata miseramente.
Ogni barlume di razionalità, così come ogni stramaledettissima vocina interiore o coscienza, fossero in pausa caffè!
Come se ogni possibile senso di colpa o dubbio fossero interamente stati assorbiti dalla portata stessa di quel semplice gesto.
In quel momento, mi sembrava tutto giusto.
La cosa più giusta che avessi mai fatto.

Ma ci ha pensato Sam a riportarmi alla realtà, fortunatamente.
E questa è un’altra delle cose che non potrò mai perdonarmi.

Con la stessa velocità con cui erano spariti, tutti quei pensieri mi hanno travolto immediatamente dopo che le sue labbra si sono, così bruscamente, staccate dalle mie.
Nel momento esatto in cui ho incrociato i suoi occhi terrorizzati e colpevoli, tanto quanto i miei.
Credo di non essere più riuscito a guardarlo allo stesso modo, talmente forti sono i rimorsi che provo.

E  Sam … beh, Sam non mi ha reso le cose semplici.

In certi momenti, sembrava come supplicarmi con lo sguardo.
E io mi sentivo ancora peggio, perché non capivo … non capisco, maledizione, che cosa voglia dirmi!
O forse non voglio capirlo …
 

Comunque …

Una cosa buona, nel macello assurdo che è la mia vita, l’ho fatta: non sono andato ad ubriacarmi in macchina, evitandomi la tragica, quando indegna fine, di morire spalmato contro un albero per strada.
Sono fortunato!
Sono fortunato per non aver dovuto camminare molto, visto che il bar era poco distante.
E sono fortunato perché non mi viene da vomitare, visto tutto l’whisky che ho bevuto.

La mia fortuna però si esaurisce quando varco l’ingresso dei parcheggi del motel e mi accorgo di Sam, in lontananza, che se ne sta seduto fuori dalla nostra stanza, con la schiena appoggiata alla porta.
Appena mi vede si alza in piedi sistemandosi i jeans e mi guarda avvicinarmi traballante.
Non posso fare a meno di vergognarmi.
Mi ha visto ridotto anche peggio … ma non volevo che mi vedesse ora che sto così per causa sua.

“Che ci fai qui fuori?”
Gli chiedo.

“Stai bene?”
Mi chiede lui, con quell’aria così preoccupata, da cucciolo impaurito, che mi blocca il respiro.

“No”
Affermo, oltrepassandolo pigramente.

“Starò meglio domani mattina.”

“Starai peggio …”
Mi corregge, spostandosi per farmi entrare e seguendomi subito dopo, richiudendosi la porta alle spalle.

Cristo, perché non stai dormendo Sam?
E adesso?
Non ce la faccio a litigare ancora con te.
Finirei per prenderti a pugni e non voglio.
Non mi sono neanche reso conto di essermi catapultato (facciamo svenuto) sul letto a faccia sotto, con il giaccone ancora indosso.

“Vieni …”
Gli sento dire, mentre mi aiuta a mettermi seduto e si porta dietro di me, per aiutarmi a toglierlo.

Mi faccio schifo da solo per come sono ridotto.
Non sono abituato a farmi aiutare e il mio corpo reagisce di conseguenza, irrigidendo ogni muscolo.
Cerco di raggiungermi i piedi per levarmi gli scarponi, ma Sam mi precede.

“Lascia …”
Dice, inginocchiandosi di fronte a me e sfilando piano prima uno, poi l’altro.

Si rialza e va a sistemarli in fondo al letto.
Io non riesco a togliergli gli occhi di dosso nemmeno un secondo.
Lui lo sente.
So che lo sente.
Si siede sul suo letto, di fronte a me e io distolgo immediatamente lo sguardo, sentendomi morire di vergogna.
Vorrei dirgli tante cose, ma non ci riesco.
E non posso.

“Mi guardi per favore?”
Sussurra.

Lo faccio, ma sono terrorizzato!
Perché credo di essere troppo ubriaco per affrontare qualsiasi cosa.

“Mi dispiace Dean … di aver detto quella cosa. Non la pensavo. Non è colpa tua e ti prego di scusarmi.”
Dice solo questo.

Credo di avere aperto la bocca a mo’ di pesce lesso.
La mandibola non mi risponde più.
Lui sembra così sinceramente dispiaciuto.
E io invece … all’improvviso mi sento contorcere le budella.
Rimango a fissarlo per qualche secondo, attonito, mentre sento quella stramaledetta vocina continuare a ripetermi che non ne faccio una giusta e che gli sto solo facendo del male.
Sento montare un’irrazionale e folle rabbia, carica di confusione e frustrazione.
Non so neanche io per cosa.
Forse sono davvero troppo ubriaco.

Gli dispiace? Tutto qui?
Mi prende per il culo???
Si prende tutta la colpa e siamo a posto come prima?
Crede davvero che io non mi accorga di cosa gridano i suoi occhi?
Cosa supplica il suo cuore?
Crede davvero che non lo sappia, cosa prova per me?
Che non sappia quello che abbiamo fatto?
Posso vederlo, anche se sono ubriaco fradicio ed incazzato nero.

Annuisco, sempre a bocca aperta e lui mi fa un sorriso triste e stanco.

“Grazie”
Risponde, alzandosi in piedi per andarsene chissà dove, mentre io rimango lì a fissare il vuoto, dove un attimo prima c’era lui.

La testa mi scoppia, sento il cuore in gola e un fastidioso senso di vuoto e di panico che non riesco a spiegarmi e nutre inesorabilmente la rabbia di poco prima.
Quando avverto il lieve spostamento d’aria che accompagna il suo allontanarsi, agguanto la sua mano destra e lo attiro verso di me, in un ‘deja vu’ triste e sbagliato, che mi colpisce dritto in faccia, nel momento stesso in cui ce l’ho di nuovo vicino.

E’ sorpreso almeno quanto lo sono io.

Ma stavolta i miei nervi non lasciano il tempo a nessuno dei due di fareun bel niente.
Lo tiro giù di colpo e, prendendogli il viso tra le mani, lo bacio con forza e con rabbia, sentendolo agitarsi e tentare di divincolarsi dalla mia presa.
Non so cosa voglio.
Non so cosa sto facendo.
Ho solo paura che riesca a liberarsi.

Infatti ci riesce.
Mi prende per il polsi e si stacca da me, riprendendo a respirare di colpo.
E’ rosso in volto ed indietreggia maldestramente, guardandomi confuso e furioso.
D’istinto cerco di fermarlo, alzandomi in piedi velocemente ed avvicinandomi a lui.
Il panico sta prendendo velocemente il sopravvento.
Voglio chiedergli scusa. Voglio rifarlo. Non lo so. Voglio morire!
Scaccia via la mia mano con uno schiaffo, quando faccio per afferrare la sua, di nuovo.

“Perché lo hai fatto?”
Grida.

Io rimango muto a fissarmi i piedi.
Vorrei dirgli che non lo so…

“PERCHE’??”
Urla più forte, facendomi sobbalzare.

A questo punto vorrei solo scappare e non voltarmi mai più indietro.
Invece non è la mia testa a funzionare.
E’ il mio cuore che sta urlando al suo.
Rabbioso.
Ferito.
Respinto.
Stanco.
Affamato.
Di lui.

“Se non fossi ubriaco … mi respingeresti?”

Sam continua ad indietreggiare, urtando contro tutto, come per scappare da me.
La cosa mi innervosisce e mi fa incazzare ancora di più.
Credo di avere lo sguardo di un folle.
E infatti è così che mi sento, mentre praticamente lo inseguo per la stanza.
Cazzo, sono veramente troppo ubriaco.
Fermami Sam!

“N-n-non .. Dean?! Non lo so …”
Mi risponde con la voce che gli trema, arrivando ad impattare il muro con la schiena.

Si volta un attimo, come per verificare di essere davvero spalle al muro e quando si rigira verso di me, ormai sono a pochi centimetri da lui.

“Non farlo Dean, ti prego … ”
Mi supplica.

Gli occhi che trattengono a stento le lacrime, lucidi e disperati.

“Perché non dovrei farlo?”
Gli chiedo mentre mi avvicino, tantando nuovamente di baciarlo.

“Sei solo ubriaco …”
Mormora, spostando il viso di lato e chiudendo gli occhi.

“SAM!”
Urlo, sferrando un pugno contro il muro, proprio in parte al suo viso.

Appoggio la fronte contro la sua in un gesto assurdamente timido ed incerto.
Ma Sam cerca di spingermi via con le mani, facendo pressione contro il mio petto.
Gliele afferro e le blocco entrambe sopra le nostre teste, aderendo a lui con tutto il mio corpo per immobilizzarlo contro quel fottuto muro.

“Guardami!”
Gli ordino.

Quando ottengo la sua attenzione, tutto quel che volevo dirgli mi muore in gola.
E’ così bello.
E così spaventato.
Ed io vorrei solo dirgli che gli voglio bene e che non gli farei mai del male.
Vorrei solo dirgli di non respingermi.
Cristo, sono davvero ubriaco.

“Potresti stendermi con un pugno se lo volessi. Sei grande ormai!”
Gli sussurro sulle labbra.

Lui è come se vibrasse per lo sforzo di trattenersi.
Siamo così appiccicati che sento ogni suo fremito attraverso i vestiti.

“Tu non capisci, vero Dean?”
Chiede, accostandosi sempre di più, come se fosse ipnotizzato dalla mia vicinanza.

“Se tu non ti fermi … oggi non riuscirò ad impedirtelo … e domani sarà tutta colpa mia”

Colpito dal vero significato di quelle parole, che Sam ha detto così piano da farmi dubitare di averle davvero sentite, libero le sue braccia dalla mia morsa e lui le lascia cadere sulle mie spalle, afferrandomi la maglietta, così come fece allora.
Non si allontana, mentre appoggio entrambe le mani ai lati del suo viso, ancora così vicino al mio.
Ci stiamo guardando negli occhi davvero stavolta.
Nessuno dei due intende distogliere lo sguardo.
E ci leggo tante di quelle cose che mi travolgono.
Tante di quelle suppliche, che cozzano e si respingono tra loro, come il polo negativo, con quello positivo.
Un attimo dicono ‘fallo’ e l’attimo dopo ‘fermati … almeno tu’.

E, porca puttana, io sono seriamente troppo ubriaco per decidere lucidamente quale accontentare.

Azzero la poca distanza che separava le nostre labbra e le appoggio piano sulle sue.
Sam si ritrae subito, più per la sorpresa che per respingermi davvero.
Non si allontana del tutto però, dandomi silenziosamente il permesso di tentare di nuovo.
Allora provo a posarle ancora sulle sue, dandogli un bacio breve, ma un po’ più marcato di prima.
Questa volta non si scosta e sento le sue mani scorrere dalle spalle al mio viso.
Mi accarezza le guance.
Diavolo, è la carezza più gentile e dolce che abbia mai ricevuto.
Forse neanche dalla mamma, ma sono passati tanti anni e non ricordo.
Men che meno ora, che sono ubriaco da fare schifo.

La terza volta è quella buona, giusto?
Lo bacio ancora e ancora … e ancora.
Approfondisco il contatto, dischiudendo le labbra per assaporare meglio le sue.
Sam mi asseconda.
E’ tutto molto lento.
Il mio corpo è ancora premuto contro il suo e lui sembra quasi essersi sciolto sul mio.
Abbandonandosi a me.

Mi rendo conto di avere il pieno controllo della situazione.
Sam si lascia completamente violare dal tocco lieve delle mie labbra contro le sue.
Questo implicito scettro del potere mi inebria, tanto quanto l’alcool che ho in corpo.
Comincio ad avvertire quella scossa irradiarsi dappertutto, facendosi sempre più intensa, man mano che il bacio diventa più bisognoso ed umido.
Lui stringe forte le braccia intorno al mio collo e fa scivolare una mano dietro la mia nuca.
Mi accarezza anche lì ed apre la bocca, dentro la quale faccio scivolare automaticamente la lingua, solleticando la sua.
Lo sento che sospira, mentre a me sfugge un ringhio che ha dell’animalesco, accompagnato da una stretta salda delle mie braccia intorno alla sua vita e da un contatto maggiore tra i nostri bacini.

Non capisco più niente.
Giuro su Dio Padre che sono completamente partito.
Mi vuole disperatamente e più lui mi vuole, più mi sembra di impazzire.
Impazzirò se non me lo prendo.
Impazzirò se lo lascio andare.
Impazzirò in ogni caso.

Mi sembra di essere quella maledetta biglia.
Quella della teoria del piano inclinato.
Se si mette una biglia su un piano inclinato, comincerà a scendere piano.
Ma, per quanto impercettibile sia l’inclinazione, la biglia scenderà sempre più veloce, sempre più veloce …
Da sola, non si fermerà mai! A meno che non si schianti contro qualcosa.
E più la discesa e stata lunga, più lo schianto sarà forte.
La mia discesa ormai è a limite, credo.
E mi può fermare solo uno schianto.

Quella maledetta vocina ora non bisbiglia più.
Urla che sto facendo del male ad entrambi.
Che sono un maledetto stronzo, ipocrita ed egoista.
Ubriaco, che si prende quello che vuole, senza pensare alle conseguenze.
Mentre Sam è artigliato disperatamente a me, come temendo che io possa dissolvermi tra le sue braccia, mi sento divorato da un immenso e potentissimo senso di colpa, accompagnato da un altrettanto potente senso di nausea.
Quello che avrebbe dovuto fermarmi, prima che questa cosa iniziasse.

La testa inizia a girare vorticosamente e sono tentato di saltare indietro come una molla, uscire da questa maledetta camera e gettarmi sotto la prima auto in corsa.
Ma c’è quel brivido …
Che percorre il mio corpo quando è a contatto col suo.
E’ così famigliare.
Così bello e io ne ho così tanto bisogno … che il mio cuore esploderebbe se dovesse finire tutto ora.
Quel brivido impedisce al mio corpo di separarsene e lo fa agire per conto proprio, senza dar retta al cervello.
Ho paura che appena lo avrò lasciato, se ne andrà, come ha fatto allora.

Cristo, mi bruciano gli occhi.
Che l’Inferno mi stramaledica, mi sto mettendo a piangere!
Sii uomo Dean, cazzo!! Trattieni la fottutissima lacrima!
Ma Sam se ne accorge, forse sentendola cadere tra le nostre labbra.
Me ne rendo conto appena la sua lingua smette di accarezzare la mia ed avverto la pressione delle sue labbra indebolirsi progressivamente.

Finché si staccano.
Non le vedo, ma le immagino bagnate e rosse, proprio come devono essere le mie.
Mi passo la lingua sul labbro superiore, sentendo il sapore salato delle mie lacrime, mentre i miei singhiozzi mi rimbombano nel cervello e mi fanno fischiare le orecchie.
Non riesco ad aprire gli occhi.
Restano chiusi per non doverlo guardare, ma posso avvertire i suoi che mi osservano, ancora sconvolti.

E’ tutto finito, ormai.
Sono un miserabile, stupido, bastardo, idiota, che piange come un poppante davanti a suo fratello minore, dopo esserselo quasi fatto contro una parete.
Prendo a pugni il maledetto muro un’altra volta, facendo sussultare Sam, ancora appoggiato a me.

“Dean …?”
Sussurra e sento la sua mano sulla guancia, che asciuga una lacrima.

Stiamo fermi così per un po’, in compagnia del rumore pietoso dei miei singhiozzi, che non riesco a fermare.
Dopo non so quanto tempo, lui fa un profondo respiro e io decido di aprire gli occhi.
Quando lo guardo, capisco: non c’è aspettativa nel suo sguardo; non c’è speranza; non c’è rabbia, né risentimento.
C’è la consapevolezza di quel che avverrà ora.

“Sta tranquillo. E' tutto a posto …”
Sussurra.

Un altro pugno contro la parete e credo di essermi quasi rotto una mano.
Ma ci voleva, cazzo! Dovrei sbatterci la testaccia contro e liberarlo dalla mia presenza.

Sam mi prende piano per il polso e, senza dire una parola, mi accompagna verso il letto, facendomi stendere.
Non oppongo resistenza, visto l’essere patetico e spregevole che mi sento.
La testa mi sprofonda nel cuscino, come se pesasse cento chili e di nuovo lo guardo negli occhi, in cerca di qualcosa, anche se nemmeno io capisco cosa.
Lui sembra sul punto di piangere, eppure riesce a trattenersi.
Forse perché ha già pianto abbastanza per colpa mia.

“Dormi ora, Dean. Domani … saremo a posto … come sempre."
Mi dice, accarezzandomi la testa.

“Non te ne vai, vero? Non è che, appena chiudo gli occhi, fai le valige e mi lasci?”
Oh Signore, quanto sono ipocrita.

“Non me ne andrò …”
Risponde con la voce rotta, restandomi a fianco.

“Allora parlami …”

“E cosa dovrei dirti?”

“Parlami e basta … voglio solo sentire la tua voce, mentre mi addormento. Domani sarà tutto come prima … non ti chiederò più una cosa del genere.”

Mi sorride ... ma c’è una tale tristezza dietro quel sorriso.
Si siede sul letto in parte a me e appoggia la mano sul mio petto, iniziando a raccontare chissà che cosa.

“La sai la storia di quei due bambini orfani, che crescono curandosi uno dell’altro ed invecchiano insieme?”

Non ho mai amato così tanto il timbro tranquillo e basso della sua voce.
Grugnisco un “No”, scuotendo la testa per conferma.

“Sai, il più giovane ammirava molto suo fratello maggiore. Gli voleva molto bene, anche se gli disobbediva e si scocciava di essere trattato sempre come un bambino …”

Io lo ascolto molto attentamente, tirando le labbra in un lieve sorriso e sbuffando per l’ironia della ‘scelta narrativa’.

“Si sentiva grande abbastanza per cavarsela da solo, ma non era così e quando si era allontanato da suo fratello, lo aveva capito subito …”

Mentre racconta la nostra storia, la sua mano, grande e calda, è sempre ferma al centro del mio petto.
Lo osservo, cercando di imprimermi nella memoria l’immagine di lui che vedo in questo momento: i capelli scuri che ricadono morbidi sulla fronte, lo sguardo basso di chi sta riflettendo, la curva delle sopracciglia, la linea degli zigomi, il taglio dei suoi occhi, la forma delle sue labbra, la lunghezza del suo collo e la postura delle spalle.
Mi sembra tutto perfetto.

“Per fortuna tornano insieme e anche se hanno un mucchio di problemi e non possono comportarsi come vorrebbero, il più giovane sa … “

Si interrompe, forse per la troppa emozione.
La mia testa inizia a farsi sempre più leggera e quando sento il mio cuore rallentare i battiti gradualmente, il panico scemare pian piano e il sonno prendere il sopravvento, Sam ricomincia a raccontare.

“Sa che non riuscirebbe più a lasciarlo … nemmeno se fosse la cosa giusta da fare. Lo sa perché ci ha già provato e non è andata un granché bene …”

Mi piacerebbe dirgli qualcosa, ma non ci riesco, allora appoggio la mia mano sulla sua, stringendomela sul petto.

“Così rimangono insieme per sempre. Sai? Diventano due vecchi brontoloni e non fanno che rompersi le palle dalla mattina alla sera …”

“Che idioti!!!”
Affermo, facendogli un mezzo sorriso assonnato.

Ho gli occhi quasi chiusi e la metà del mio cervello viaggia nel mondo dei sogni.

“Già…”
Mi risponde, ricambiando il mio sguardo con la stessa espressione.

Io gli stringo la mano più forte.
Penso che domani sarà come se tutto questo non fosse mai successo e la cosa mi sta sorprendentemente bene, perché mi da la possibilità di fare ora, una cosa che altrimenti non potrei mai fare.

“Dormi adesso …”
Mi dice.

Sono sicuro che questo pivello ora se ne andrà in bagno a farsi un bel pianto.
Lo osservo avvicinarsi alla porta e fermarsi un attimo sulla soglia.

“Il maggiore dovrebbe andarsene…così smetterebbe di incasinargli la vita …”
Mormoro io.

“Forse … ma il più giovane se lo andrebbe a ripredere … come ha fatto suo fratello.”

Un lungo momento di silenzio segue le sue parole, mentre Sam rimane dov’è, dandomi le spalle.

“Giusto …”
Rispondo io, quando ormai lui è sparito in bagno e la porta si è chiusa, nello stesso istante in cui anche io chiudo definitivamente gli occhi.

Nell’ultimo barlume di lucidità, decido che tutto questo rimarrà un mio sogno inconfessabile.
E’ l’unico modo per razionalizzare gli eventi, senza rimanerne schiacciato.
Sono bravo a fingere che vada tutto bene.
L’ho già fatto e lo farò ancora.
E Sam … Sam lo sa.
 

Chissà se ci arriveremo a diventare vecchi, io e te Sammy …
 




Fine
 
Nda: lo so, lo so, lo so, qui siamo al limite della sopportazione ç_ç QUALCUNO ABBATTA L’AUTRICE!!!!!!!!!!!!!
Io stessa stavo per tagliarmi le vene, mentre scrivevo!!! Voi non potete capire quanto forte sia stata la tentazione di farli stare insieme questi due … almeno per me! Solo che la storia, come ben sapete, porta lì, e solo lì! Mannaggia … mi sfogherò con altri contesti buah ah ah ah ah XD
Comunque con questa shot, che si colloca tra le altre due, ho voluto focalizzarmi su alcune cose, infatti mi sono dovuta dilungare più del previsto!!! Chiedo umilmente perdono!!! Innanzitutto abbiamo finalmente chiaro il punto di vista di Dean, visto che nelle altre due si dava voce soprattutto a Sam; in secondo luogo spero di avervi trasmesso la portata dei loro sentimenti. Si parla di incesto in chiave veritiera … insomma è qualcosa che esiste e che sfascia le famiglie. Demolisce le certezze ed è moralmente sbagliato. Per cui, vista in chiave realistica, i nostri bros sono consapevoli di amarsi e volersi in quel modo, ma rinunciano a farlo proprio in virtù del fatto che il loro legame deve restare qualcosa di puro e assoluto.
Mi farebbe molto piacere se chi legge vorrà avere la pazienza di farmi sapere cosa ne pensa e se, secondo voi, ho centrato il segno o mi sono solo allungata in qualcosa di inutile :D
Un bacione ed un ringraziamento a tutti ancora e ancora e ancora!
Infine, quest’ultima follia la dedico a museti ed a elekus483, che sono state tra le primissime ad avermi sostenuto con le loro preferenze e alle quali sono molto grata per il continuo sostegno!!! ;D
Baciotti ^^
 

   
 
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