Arrivò così inaspettato, che il pugno mi fece cadere in ginocchio. Non appena sentii il sapore del mio sangue uscire dal labbro spaccato, realizzai il motivo di quella violenza.
-Deduco che abbiate fatto una chiacchierata. E che tu non abbia voglia di parlarne-.
Si avvicina prepotentemente a me per fissarmi dritto negli occhi.
-Se tu l'amassi davvero, l'avresti respinta. Lei merita molto più di questo- soffia sprezzante, indicandoci -e invece ti sei lasciato baciare come un bastardo egoista!-.
Nell'istante in cui la vecchia sedia di legno si frantuma contro il muro di fianco al camino, io cerco di capire quello che mi sta dicendo. Respinta? "Lasciato baciare"?
-Sai, non mi aspettavo lealtà nei confronti di un fratello che ha perso tutto per salvarti la vita, ma speravo che i tuoi sentimenti fossero abbastanza forti da mettere al di sopra la sua felicità, non la tua-.
Mi volta le spalle e comincia² a salire le scale, ma la discussione non finisce qui, non per me.
Lo raggiungo sulla porta della sua camera e mi paro di fronte a lui.
-Ho votato la mia vita a trovare un modo per riportarti da lei, da quando te ne sei andato, Stefan! Ho impiegato ogni singolo minuto della mia esistenza a proteggere Elena, mentre tu non c'eri; l'ho aiutata, sostenuta e consolata durante la tua assenza e non me ne sono mai, mai approfittato. Mi sono sentito in colpa, quando mi hai detto perché hai salvato Klaus: colpevole di volerla, di amarla. Eppure non l'ho mai sfiorata. Non ho mai cercato di portartela via- sbotto in preda alla rabbia -ma poi mi sono detto: "al diavolo! Se devo sentirmi in colpa, lo farò per un buon motivo", e l'ho baciata-. ammetto deciso.
Il ricordo di quel bacio è così forte da far scemare ogni altra emozione o sentimento che mi anima in quel momento.
Stefan abbassa lo sguardo, sembra riflettere.
-Io l'ho persa nel momento in cui ho scelto di salvarti la vita donandomi a Klaus-.
-No, non è vero- ricordi amari mi affollano la mente -l'hai persa quando hai deciso di dimenticarti chi sei-.
Mi guarda negli occhi e un sorriso spento gli increspa le labbra.
-Ecco chi sono- dice allargando le braccia -Klaus mi avrà costretto ad andare con lui, ma le scelte che ho fatto da quando mi ha liberato, sono solo mie-.
Mi volto e lancio uno sguardo alla sua stanza. Mi sembra trascorso un secolo dall'ultima volta che l'ho visto lì dentro con lei, felici.
-Stefan non essere melodrammatico: lei ti ha aspettato fino all'ultimo istante! Ti sta ancora aspettando...- aggiungo con tono arrendevole -Non è successo niente tra noi: io l'ho baciata e Elena mi odierà per questo. Tutto come al solito: dipende solo da te-.
-Hai ragione tu, Damon. Non hai fatto niente per portarmela via, è lei che finalmente mi ha lasciato andare- il sorriso amaro che gli dipinge il volto tradisce, per la prima volta da mesi, un'emozione -non ti odia, Damon, non ti odia-. Sussurra lasciandomi solo.
-Ehi-.
La vedo trasalire attraverso lo specchio, mentre si pettina i capelli.
-Ciao-.
Sposto un cuscino e mi sdraio.
-E' stata una lunga giornata, Damon- esordisce avvicinandosi -vorrei che finisse presto-.
Con un sorriso malizioso, mi sposto dall'altra parte del letto e le scosto le coperte.
-Non scherzare, perché sei qui?-. Dice ostentando indifferenza.
-Dimmelo tu-.
Alza gli occhi al cielo, ma poi si siede di fianco a me.
-Dovevo dirglielo, Damon-.
-Beh, grazie per avermi tolto il divertimento!- Ironizzo.
-Cosa ti ha detto?-.
-Non mi ha fatto tanto male-. Rispondo massaggiandomi la guancia.
Spalanca gli occhi, incredula.
-Ha avuto una reazione, Elena- e mi rendo conto del peso della mia affermazione, senza nemmeno guardarla negli occhi -il tuo esperimento è riuscito-. Concludo amaro.
Si alza di scatto, percepisco la sua arrabbiatura.
-Stai insinuando che io glielo abbia detto per innescare una reazione? E' questo che pensi?-.
-Quello che so è che l'ha avuta-.
-Sei uno stupido, Damon!- sbotta inferocita -Gliel'ho detto perché mi sentivo in colpa-.
-Avresti potuto fingere che non fosse successo, io avrei fatto lo stesso-.
Il silenzio che cala tra noi mi costringe a guardarla.
-Mi sentivo in colpa che lui non lo sapesse, non peraverti baciato-.
Le sue parole sono come uno schiaffo e, improvvisamente, mi sento uno stupido.
-Non mi importa che abbia avuto una reazione e che questo significhi che il suo lato umano è ancora lì, da qualche parte dentro di lui, Damon... E' troppo tardi- ammette sedendosi di nuovo sul letto.
-Elena- vorrei trovare la frase giusta da dire, la cosa giusta da fare, ma riesco solo ad articolare parole sconclusionate -non è troppo tardi... Se tu lo vuoi, se... lo ami ancora- la vedo abbassare lo sguardo e le mie certezze si frantumano.
-Non lo so più, Damon- dice rialzando lo sguardo, ha gli occhi gonfi di lacrime -o, forse, lo so da un pò- si asciuga una lacrima con decisione e rivedo l'Elena forte e decisa che conosco -lo Stefan che amavo non esiste più e quello che conosco, non potrei amarlo mai-.
-Non è in sè-.
-Penso che non sia mai stato così tanto se stesso-.
Lo crede davvero e, forse, da qualche parte nei miei ricordi e nei miei pensieri, c'è la stessa amara verità .
-Sono stanca, Damon- dice infilandosi sotto le coperte.
Io faccio per alzarmi, ma poi mi volto e la guardo.
La tentazione di baciarla è così forte che devo farmi del male fisico per non cedere.
E' bellissima.
E mi guarda.
“"...speravo che i tuoi sentimenti fossero abbastanza forti da mettere al di sopra la sua felicità , non la tua."
Mi chino e, accarezzandole i capelli, le sfioro la fronte con le labbra.
Sarà lei a decidere se sono in grado di renderla felice, non io.