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Autore: Idra_31    21/01/2012    6 recensioni
*SPOILER EPISODIO 2x03*
Anche io ho voluto inserirmi nella fiumana di fanfic post-Reichenbach, non ne ho potuto fare a meno, dovevo elaborare il lutto.
"Però lì, assieme a noi, c'erano anche quelle parole che non gli ho detto, quelle parole che non ho detto neanche a me stesso, quelle parole che se gliele dicessi, se le dicessi, sarei fregato. E io non voglio essere fregato, non voglio stare peggio di così, se peggio di così si può stare."
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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shot sherlock
...Amongst the vending machines and year-old magazines in a place where we only say goodbye it stung like a violent wind that our memories depend on a faulty camera in our minds,

but I knew that you were a truth I would rather lose than to have never lain beside at all


Questa casa, la mia nuova casa, questa casa che Harry ha trovato per me perchè era giunto il momento che mi togliessi dai piedi, questo buco di  appartamento, troppo vicino a dove tutto è inziato, troppo vicino a dove tutto è finito, quell'ospedale che rivedo nei miei sogni, nei miei incubi, ogni notte, da mesi, questa casa è troppo ordinata, troppo ordinaria, è la casa di un uomo comune, di un uomo normale, di un uomo solo.

Sono tornato a Baker Street qualche tempo fa, sono tornato a prendere le mie cose, le ho portate qui, qui dove la solitudine fa da tappezzeria e per questo penso che dovrei ridecorare, magari aggiungendo un bel teschio sul camino che non ho, o sparando al muro rischiando di uccidere il vicino e farmi arrestare, sul serio, questa volta.

Ho salito i diciassette scalini fino a quello che era il mio, il nostro appartamento, li ho saliti col cuore in gola, li ho saliti lentamente, sfiorando il corrimano con la punta delle dita, e arrivato in cima ho aperto la porta piano. Lui doveva essere lì. Magari sulla sua poltrona a pizzicare le corde del violino, o al microscopio, o magari era in camera sua a dormire, dormire, ogni tanto lo fa.

 Sulla soglia della porta sono caduto sulle ginocchia e sono rimasto sull'uscio senza il coraggio di entrare, investito dalla consapevolezza, così, di botto, come un proiettile. Mi mancavano le forze, come avrei fatto ad alzarmi in piedi, come avrei fatto ad affrontare il silenzio di quella casa, il freddo, come avrei fatto? Sono rimasto sull'uscio fino a che non ho sentito la mano di Mrs Hudson sulla spalla, e sì, anche lì, per un attimo, ho pensato che fosse lui, che fosse tornato, tirati su,  John!, non ho tempo da perdere, entra! E invece era la padrona di casa.

Mrs Hudson mi ha detto che Mycroft vuole che tutto rimanga dove Sherlock l'ha lasciato, che io posso vivere lì se voglio, che non è un problema, a Sherlock non dispiacerebbe, cosa vuole che gliene freghi a Sherlock dove vivo e cosa faccio visto che è morto non lo capisco, che però niente di ciò che apparteneva a lui deve essere spostato o portato via. E pensare che la signora Hudson voleva dare tutto in beneficienza e che io avrei voluto dare fuoco a tutto. Non ho capito se Mycroft vuole farci un museo o se quei bastardi di Scotland Yard devono tornare a perquisire di nuovo la casa.

La signora Hudson mi ha accompagnato dentro, mi ha proprio preso la mano, mi ha fatto coraggio, mi ha offerto un tè e io non sapevo cosa risponderle, non sapevo se avevo paura a rimanere da solo o se volevo che se ne andasse. Alla fine le ho fatto cenno di sì con la testa, che se ne andasse, volevo entrare in camera di Sherlock, volevo buttarmi sul suo letto, volevo sprofondare la testa nel suo cuscino e addormentarmi e sognarlo, sognare che lui fosse lì a dirmi che andava tutto bene, che non era morto, che non mi avrebbe mai abbandonato, che sì, poteva essere uno stronzo a volte, ma che non mi avrebbe mai fatto questo. E invece sono entrato in camera sua, mi sono seduto sul letto e mi sono sentito patetico.

La padrona di casa è tornata col tè poco dopo, e stavo ridendo. Fissavo la tavola periodica sul muro. Chi terrebbe mai una tavola periodica, incorniciata, attaccata al muro della propria camera da letto? La gente di solito tappezza i muri di quadri, di foto. Foto. Mi è venuto in mente che io e Sherlock non abbiamo foto insieme, se non quelle ufficiali, quelle scattateci in occasione di un suo successo, quelle col sorriso di circostanza, quelle apparse sui giornali. Neanche una foto da tenere nel portafoglio, neanche una foto da mettere sul comodino, affianco al letto, per ricordare come eravamo, per ricordare che c'eravamo stati, nel caso qualcuno avesse messo in dubbio pure quello.

Quando Mrs Hudson mi ha lasciato di nuovo solo ho posato la tazza di tè sul comodino. Chissà se in quella stessa tazza ci aveva bevuto Moriarty? Il pensiero mi ha fatto venire la nausea e ho deciso che non ne avrei bevuto neanche un sorso.

Dal momento che non avevo neanche una foto ricordo di Sherlock, che tutto quello che possedevo di lui era custodito nella memoria fallace del mio cervello, volevo prendere qualcosa di suo, qualcosa che gli era appartenuto, qualcosa dove ci fosse impresso lui, il suo odore, il suo odore!  Fanculo Mycroft! Ho aperto l'armadio e ho estratto la vestaglia blu, me la sono passata sul viso, l'ho abbracciata e l'ho aspirata, letteralmente aspirata, volevo farmi entrare il suo odore nei polmoni. Per pochi secondi è stato come se Sherlock fosse ancora lì, se c'era il suo odore, allora doveva esserci anche lui. Quanto sarei sembrato idiota agli occhi di uno spettatore ignaro, come mi avrebbe compatito la signora Hudson se mi avesse visto. Ma non c'era nessuno, c'eravamo solo io e lui, e ci stavamo toccando come non ci eravamo mai toccati, tranne quella volta che gli ho preso la mano, ed è stato il contatto più intimo che avessimo mai avuto. In un certo senso ci stavamo scambiando l'abbraccio di addio che non avevamo avuto occasione di scambiarci, perché non me ne aveva dato l'occasione, prima che lui saltasse nel vuoto e mi lasciasse per sempre. Però lì, assieme a noi, c'erano anche quelle parole che non gli ho detto, quelle parole che non ho detto neanche a me stesso, quelle parole che se gliele dicessi, se le dicessi, sarei fregato. E io non voglio essere fregato, non voglio stare peggio di così, se peggio di così si può stare.

...but I'm thinking of what Sarah said

that love is watching someone die...


Passo spesso davanti al Barts per tornare a casa, ci passo e non vorrei staccare gli occhi da terra, invece mi impongo di alzare la testa e posare gli occhi sull'edificio. Se non avesse scelto questo posto per morire, se non avesse scelto di morire e basta, nei miei ricordi questo sarebbe stato il posto del nostro primo incontro, il posto dove avevo conosciuto il mio migliore amico, il mio-

invece questo è e rimarrà per sempre il posto dove l'ho visto morire davanti ai miei occhi, dove l'ho sentito morire, qualcuno direbbe che è un privilegio assistere agli ultimi istanti di vita di una persona cara, qualcuno me l'ha detto, Sarah me l'ha detto, qualcosa del genere, ma non mi piace quello che mi ha detto Sarah, non mi piace.

Qualcuno, qualche ammiratore, qualche fan, un pazzo, non lo so, forse i senzatetto di Holmes, gli Irregolari di Baker Street, è assurda questa loro fedeltà a Sherlock, qualcuno continua a scrivere sul muro del Barts Believe in Sherlock, e qualcuno continua a cancellarlo, ma loro tornano, imperterriti e lo rifanno. E lo fanno anche in altre parti della città, scrivono Sherlock lives, l'hanno fatto anche a Baker Street, ma sono quasi stati arrestati e lì non sono più tornati.

E qualcun altro continua a scrivermi, mi telefona pure. Sono ammiratori del lavoro di Sherlock, sono quelli che Sherlock ha aiutato, che non possono smettere di credere in lui, Sherlock ha cambiato la loro vita, Sherlock cambiava la vita delle persone.

E poi ci sono i detrattori e sono la maggiorparte. Ho dovuto disattivare i commenti sul blog per evitare i loro insulti, non ce l'ho fatta. Quello stesso blog che ha dato fama a Sherlock, all'inizio, prima che diventasse The Reichenbach Hero, quello stesso blog era diventato il luogo dove questa gente dava sfogo alla propria indignazione, dove si accaniva contro la sua memoria, la infangava, infangava il mio nome, avevo aiutato l'impostore, gli avevo dato voce, ero peggio di lui.

L'unica persona alla quale Sherlock abbia mentito sono io. E le sue ultime parole per me sono state bugie. Non so perchè l'abbia fatto, non so perchè si sia arreso, non so perchè si sia ammazzato, non so quale piano ci fosse dietro. A volte mi piace pensare che l'abbia fatto per proteggermi. A volte mi piace pensare che non l'abbia proprio fatto.

Ho scritto nero su bianco come sono andate veramente le cose, ho scritto la vera versione dei fatti, è conservata nel mio pc, non ho avuto il coraggio di pubblicarla, nessuno mi crederà mai, tranne quei pochi, quelli che non so caduti nella trappola di Moriarty, nella sua ragnatela. Ma non bastano, Sherlock è finito, Sherlock sarà per sempre un falso, uno psicopatico, forse un assassino, uno che si è inventato la propria nemesi per divertirsi, per divertire, per mettersi in mostra, chissà quanti casi creati a tavolino, chissà quanti omicidi rapimenti furti sparizioni ha messo su solo per lasciare tutti a bocca aperta con le sue brillanti deduzioni, chissà, la polizia ancora indaga, ha interrogato anche me, no, ma io sono pulito, sono stato preso in giro anche io, mi sono fidato, che idiota, però il peggiore è Lestrade-

Sherlock sarà per sempre uno che, preso con le mani nel sacco, non ha saputo resistere alla vergogna e si è tolto la vita. Come faccio a contrastare questa storia? Moriarty ha ottenuto quello che voleva e sarà da qualche parte a godersi lo spettacolo.

Anche Molly qualche volta mi chiama, mi chiede come sto, come vuoi che stia?, come stai tu?, invece le chiedo, mi dice che adesso sta bene, mi dice che fare l'autopsia al cadavere di Sherlock è stata l'esperienza più brutta della sua vita, e perchè l'hanno fatta fare a lei mi chiedo, mi dice che se ho bisogno di parlare lei c'è, che posso passare a trovarla al lavoro quando voglio, no, là dentro io non ci torno, mi dice che posso andare a casa sua allora, possiamo parlare di Sherlock, volevamo bene a Sherlock a entrambi, sì, ma Sherlock a chi voleva bene?

Penso a quella Irene, penso che anche lei la prima volta non è morta veramente, ma la seconda volta sì, Mycroft può testimoniare e io posso testimoniare che Sherlock è morto davanti ai miei cazzo di occhi, e ho sentito il suo polso senza vita, anzi non ho sentito niente, neanche un battito. Nulla. Andato per sempre.

Oggi ho deciso di andare al cimitero, di andare sulla sua tomba, non lo so perché, forse perchè me l'ha detto la terapista, forse perché non so dove altro andare, forse perché mi sento ancora più solo quando non sono occupato, forse perché gli devo parlare. Si potrebbe pensare che io ci sia andato spesso, tipo ogni settimana, tipo ogni giorno, e invece non ci torno dal suo funerale. Mrs Hudson viene spesso, è lei che mette sempre i fiori, e forse anche qualcun'altro, ma non so chi sia, sarà Molly, sarà Mycroft?, Mycroft non ce lo vedo, ma era sempre suo fratello e che diamine, verrà qualche volta a trovarlo, anche se avevano quella stupida faida infantile, anche se al funerale non ha pianto.

Cosa posso dire a una tomba? Cosa posso dire a un pezzo di marmo? Mi ascoltassi veramente, Sherlock, ti direi-

ti direi che lo so che non hai mai fatto ricerche su di me, che non sapevi io avessi una sorella, che l'hai saputo dopo aver dato uno sguardo al suo cellulare, che credevi fosse mio fratello, che il tuo disappunto quando hai capito di esserti sbagliato era autentico, che è vero volevi fare colpo su di me, e l'hai fatto, essendo semplicemente te stesso-

ti direi che ho sempre pensato fossi un po' presuntuoso, ma un presuntuoso di quelli simpatici, di quelli che ti piace sentirli parlare, e a te piaceva parlare, e parlavi con me anche quando non c'ero, che cosa stupida da fare, e sono stato l'ultima persona con la quale hai parlato-

 ti direi che mi piaceva che fossi io quello che chiamavi quando avevi bisogno di qualcuno e tu avevi bisogno di me, non negarlo, non lo puoi negare, non adesso-

 ti direi che hai cambiato la mia vita, e non mi pento di averti incontrato, neanche per un attimo, cosa sarebbe stata la mia vita senza di te?, sarei stato John Hamish Watson, uno stupido dottore, avrei curato gli acciacchi di qualche vecchietta, sarei stato allo stadio la domenica, sarei andato qualche volta al cinema,  avrei avuto una fidanzata, forse una moglie, e avrei fatto un figlio e l'avrei chiamato Steven o forse Mark, avrei lasciato scegliere mia moglie, chissenfrega, questo sarei stato-

 ti direi tutte queste cose e te le dico, tanto non puoi interrompermi, come facevi sempre, e te le dico, e te lo dico:

"Ti devo così tanto", e te lo dico, "ti amo così tanto".





*Note*

Il titolo della fanfic e gli estratti che ci sono nel testo sono presi dalla canzone "What Sarah Said" dei Death Cab for Cutie. Ho trovato questa canzone in uno dei tanti fanmix dedicati a Sherlock che ho scaricato, così, tanto per piangere con un sottofondo musicale adatto!

Questo telefilm mi ha devastato, lo so, è ridicolo, ma che ci posso fare?! Tra l'altro dovrei scrivere l'ultimo capitolo della mia longfic su Sherlock, ma come faccio, tutto quello a cui riesco a pensare è Reichenbach, la caduta e John, povero John!

S
pero che qualcuno abbia gradito questa fanfic, ma spero soprattutto di essere riuscita a trasmettere qualcosa (magari tanto angst xD).
  
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