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Autore: lazybones    22/01/2012    7 recensioni
Frank temeva i discorsi con Gerard. Erano sempre un po’ strani, e ora era troppo assonnato per difendersi brillantemente da ogni possibile attacco che Gerard avrebbe potuto sferrare alla sua autostima.
Quindi decise di chiudere gli occhi, rannicchiarsi di più in modo che il suo piede non sfiorasse minimamente Gerard e impedirgli di ricordargli di essere al suo fianco.
Ma si sentiva tremendamente osservato, quindi aprì di nuovo gli occhi e incrociò inevitabilmente quelli di Gerard.
Bene, si era dato una pedata sui coglioni da solo. Ora erano cazzi suoi.
- Che c’è? – sospirò, guardando Gerard con gli occhi gonfi di sonno e non del tutto aperti.
- Sono sotto stress. – confessò Gerard, esageratamente cupo. Problemi da diva. - Ho bisogno di un modo per scaricare la tensione. – mormorò. A Frank passarono davanti agli occhi l’ultima decina di concerti, spesi a flirtare con Gerard sul palco come se fossero decisamente poco etero. Non se l’era mai domandato, ma forse a Gerard non bastavano gli strusciamenti.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà donzelle! Questo capitolo è finalmente un po' piu' lungo, chiedo umilmente scusa per le due merdine pubblicate prima ç.ç Lo so, non  ho scuse ç.ç 
Questo capitolo è a mio parere un po' patetico, se non trovate nessi logici in mezzo agli eventi qua sotto narrati, siete pregate di scrivermi "FALLITA." sul spazio recensioni, me ne farò una ragione e mi ritirerò. c':
Ringrazio come sempre chi la segue, chi l'ha messa fra le ricordate e non se ne ricorda e chi l'ha messa fra le preferite c': In particolare, ringrazio tutte le brave bambine che hanno recensito, siete fighe, sappiatelo. 
Detto ciò, vi lascio al capitolo qua sotto, dove apparirà di nuovo GerHARD (nooooo, non ti sto inducendo a leggere, pervertita!) A questo punto vi aspetterete qualcosa di spinto, in realtà sono i soliti strusciamenti amorevoli <3 
Con tanto ammorre

Kathy G





 

Homophobia is Gay

 

Tornò a Belleville alle nove di mattina. Spalancò bruscamente la porta dell'ingresso e si trascinò in casa.
Suo padre si fermò con il giornale in mano a guardarlo con occhi spalancati.
Non c'era da meravigliarsi, l'aspetto di Frank era piuttosto pietoso. Aveva i jeans macchiati di fango, le unghie incrostate di sangue e terra ed era pure un po' sbronzo.
- Dov'eri? - domandò l'uomo, sbigottito.
Frank non rispose e si diresse verso le scale, trascinando le scarpe sporche a terra.
- Frank! -
Il suo nome, urlato in quel modo, gli fece accapponare la pelle. Si fermò e un sorriso divertito gli spuntò sulle labbra. Era da tanto che non lo rimproveravano.
- Dove diavolo eri stato? -
- Ho fatto un giro, papà. - biascicò Frank, ridendo, - Vado... a farmi una doccia. Il bagno è su... o giù? Aspetta. Credo sia gi... su. -
- Frank, sei ubriaco. - esclamò il padre, furioso.
- Hai ragione, papà, sono ubriaco. -
- E' possibile che tu ti debba comportare così? Non ti vediamo da mesi e la prima cosa che fai tornato qui è scappare la notte e ubriacarti? -
- Non è la prima cosa che ho fatto... - replicò Frank, - Erano tre giorni che mi comportavo bene! -
Si fermò un attimo a guardare lo sguardo deluso e triste del padre. Non voleva farlo star male. Gli voleva bene, non voleva che fosse in pensiero per lui. Frank non voleva mai essere un peso per nessuno, specialmente per i suoi genitori. Gli occhi gli si riempirono di lacrime, ma non si preoccupò di nasconderle: - Scusa. E' che... è che mi manca Gerard... -
- Gerard? - ripeté esasperato il padre, - Piantala, Frank, non sei un bambino! -
- No... tu non capisci. - singhiozzò Frank, cadendo in ginocchio a terra con il viso fra le mani.
- Frank, cresci! Sei troppo grande per farti sgridare da tuo padre! Volevi la tua vita da musicista, volevi essere indipendente, ora lo sei! Ma una persona matura dovrebbe sapere da solo quando sta sbagliando, e ora mi stai ferendo. Smettila di frignare, non sei una femminuccia, mio figlio è un Iero e i Iero non sono mai deboli. Quindi alzati, fatti una doccia e presentati con dignità a tavola, tua madre arriverà fra non molto, e non ho assolutamente intenzione di vedere mia moglie triste per lo stesso figlio che ama più di sé stessa. - sbottò, gesticolando da vero italiano con l'indice alzato che sferzava continuamente l'aria insieme al giornale. Abbandonò l'atrio e andò in cucina a grandi passi, lasciando Frank a terra.
Frank rimase per un attimo immobile a fissare il punto dove prima c'era suo padre. Si alzò con un sospiro e si asciugò il naso con il dorso della mano, tirando su come un bambino.
Gli erano mancati quei rimproveri, quelle urla così autoritarie e giuste che lo ferivano solo per renderlo successivamente più forte. Gli era mancato avere un padre, ecco. Vivevano come bestie in quel tourbus, l'autorità sembrava una leggenda metropolitana della quale avevano sentito parlare ma mai sperimentato.
Era infinitamente grato a suo padre per averlo fatto sentire una merda, perchè era stato una merda a comportarsi così ed era giusto che lo sapesse. Il messaggio era arrivato vivido e chiaro attraverso quella coltre opaca e densa d'alcol, ed ora era di nuovo nell'ottica del figlio responsabile che sua madre desiderava.
La casa Iero era un meraviglioso campo di concentramento per Frank, se ora non era una bestia insensibile come Gerard era grazie ai suoi genitori. E pensare che da piccolo li chiamava stronzi.
 
- Ho preparato l'insalata di patate, so che ti piace tanto. - spiegò la madre con un ampio sorriso, posando a tavola una terrina piena di quella delizia.
- Grazie, mamma. - esclamò Frank, quasi commosso, sorridendo felice.
Vide il padre accennare un sorriso dietro al suo giornale, segretamente soddisfatto, e Frank si rispecchiò in quei modi di fare.
- Frank, dov'eri questa mattina presto? Non ti ho trovato a letto. - disse la madre, sedendosi a tavola e cominciando a mangiare la carne che aveva preparato per pranzo.
- Ho fatto una passeggiata, era da un po' che non vedevo Belleville all'alba... - spiegò Frank, tagliandosi con foga un pezzo di carne con gesti impacciati.
- E com'era? - chiese curiosa.
- Facevo prima a stare a letto. - fece spallucce Frank, sorridendo.
La madre rise, una risata cristallina e felice.
- Hai trovato una ragazza, Frank? - chiese il padre.
"No, papà, ho trovato un ragazzo."
- No, no... - mormorò Frank, a disagio. Non aveva capito un cazzo prima quando gli aveva detto che gli mancava Gerard, a quanto pare.
- Dai, Frank, non essere riservato. - incalzò il padre.
- No, davvero, nessuna ragazza. -
- Un ragazzo come te ha bisogno di una donna. Com'è possibile che non hai la ragazza? Tutte le figlie dei miei amici hanno perso la testa per te. - esclamò ridacchiando.
- Papà, io... non voglio una ragazza... - disse con voce tremante Frank.
- Su, caro, non insistere. - lo rimproverò con leggerezza la madre, sorridendo mortificata a Frank.
- E va bene, e va bene. - si arrese il padre, - Frank, mi passi l'insalata di patate? So già che la fai fuori tutta se non me ne tiro fuori un po' adesso... -
Frank gli passò la terrina di vetro e incontrò i suoi occhi.
- Papà. - disse con voce rotta, in ansia.
Il padre esitò, guardandolo.
- Io... io sono innamorato di Gerard. - farfugliò Frank.
La forchetta di qualcuno andò a sbattere impacciatamente contro il fondo del piatto e il manico colpì il bordo con un rumore forte e fastidioso.
Porca puttana, l'aveva davvero detto? Con che coraggio? Che stronzata.
- Gerard? Intendi... Way? Gerard Way? - ripeté il padre, stizzito.
La madre li guardava senza parlare.
- Sì, papà, Gee. Pensate che non sia un buon partito? Non lo è, infatti. Ma io lo amo. -
- M-ma... lui lo sa? - farfugliò il padre.
- Lui... - Frank sospirò, sovraccarico di stress emotivo, - Lui... sì. Lui lo sa. -
- E sie... avete una relazione? -
 - Papà. - farfugliò Frank, deglutendo l'insalata di patate. Ecco, adesso l'avrebbe per sempre collegata all'ansia e all'omofobia che sapeva sua madre stava provando in quel momento, in silenzio, - E' strano... è... complicato. Non lo so, papà. -
- Siete... sapete, le malattie... - suo papà non riusciva a concludere la frase e le guance di Frank erano in fiamme.
- Papà, lo so! - urlacchiò, lasciandosi andare in tremendi acuti- Mamma. Dì... dì qualcosa. -
La madre cercò di sorridere: - Scusa, Frank. Sei libero di... stare con chi vuoi. -
- Mamma... sono fatto così. - farfugliò Frank, offeso dalla poca convinzione nella sua voce.
- Non è vero, Frank. E' un capriccio adolescenziale... -
- No! - urlò Frank, alzandosi di scatto in piedi, - Non dirmi che il mio amore è un capriccio adolescenziale! -
- Frank. - lo rimproverò il padre, afferrando una mano alla moglie.
- No, papà! - ringhiò Frank, - Perchè non posso amare un ragazzo? Cosa c'è che non va? -
- Frank, vuoi davvero infangarti la reputazione dappertutto solo per Gerard? Quel ragazzino impertinente e inquietante? Ti porterà su una brutta strada, dicono che si droghi, lo sai? -
- Papà! Non sono affari tuoi se Gerard si droga! Non sai un ca... assolutamente nulla di lui, quindi piantala di trattarlo come se fosse un malato mentale! -
- Frank, nessuno dovrebbe sapere di voi due... -
- Se tu sapessi usare internet sapresti già cosa succede sul palco ogni tanto, preferivi scoprirlo tramite una figlia dei tuoi amici? Eh? "Ah, ho visto Frankie farsela con Gerard al concerto di ieri sera, che dolci! Lo sapeva signor Iero?" - si lasciò pure andare in un patetico falsetto in una pessima imitazione di una voce femminile. Sì, era fuori di lui.
- Frank, ragiona, non è davvero quello che vuoi. Ti passerà, non prenderla troppo sul serio... -
- Voi non sapete un cazzo di me! - urlò Frank con voce roca e rotta dalla rabbia che cercava di reprimere, ottenendo un effetto molto metal.
Lasciò la stanza, furioso. Tutto ma non l'omofobia. Salì in camera e si sbatté la porta alle spalle. Aprì la finestra e si sedette sul davanzale, appoggiando la tempia al muro freddo mentre lacrime silenziose gli scendevano sulle guancie bollenti. Avrebbe dovuto saperlo che quella società di merda non li avrebbe accettati, tantomeno i suoi genitori.
Sfilò il cellulare dalla tasca. Mandò un messaggio a Gerard, senza nemmeno pensarci. Voleva solo che lo sapesse che stava male senza di lui.
"Mi manchi."
 
L'atmosfera era piatta. La caffetteria era quasi del tutto vuota, c'era solo un tavolo in fondo alla stanza occupato da un paio di ragazzini che cercavano di fare colpo sulle ragazzine sedute lì con loro, ma che non li filavano nemmeno, prese com'erano a bisbigliare fra di loro indicando Frank con gesti mal camuffati.
La giovane cassiera fissava la vetrina, muovendo appena la testa al ritmo della canzone commerciale di sottofondo che la radio locale stava trasmettendo.
Frank si chiese che diavolo avesse di meglio da fare Gerard per arrivare in ritardo al loro appuntamento.
Aspettò tredici minuti, poi finalmente la porta si aprì suonando la campanella lì sopra, e la cassiera, le ragazzine e Frank sobbalzarono contemporaneamente.
- Ehi. - lo salutò Gerard, la voce forte in quel silenzio sordo.
- Sei in ritardo. - replicò Frank con voce roca.
- Un caffè doppio. - esclamò Gerard, lanciando un'occhiata alla cassiera.
Frank si prese la testa fra le mani, esasperato dalle cattive maniere di Gerard con il resto del mondo, Frank compreso. Quando rialzò la testa sentì le labbra di Gerard posare un leggero bacio sui suoi capelli corti.
- Come stai? - sussurrò Gerard, mentre i ragazzini riprendevano goffamente a parlare.
- Mi sei mancato. - mormorò il più piccolo, guardando quel viso che aveva solo immaginato per giorni. Non era cambiato... okay, grazie al cazzo, erano passati solo quattro giorni. Ma era colpa sua se Gerard oltre a farlo impazzire in tutti i sensi gli faceva perdere la cognizione del tempo o più semplicemente lo rincoglioniva?
- Anche tu. - disse Gerard.
Era strano che Frank, dopo aver pianto la notte pensando a lui, trovasse anche il coraggio di rinfacciargli come prima cosa che era in ritardo. La faccia irritante di Gerard sembrava un mito distrutto, come se un fan incontrasse il suo idolo e lo scoprisse con un carattere di merda. Essenzialmente, aveva passato quattro giorni ad adorare un ragazzo dolce che gli piaceva immaginare ma che non esisteva.
La ragazza arrivò con il caffè di Gerard e lo posò sul tavolo.
Gerard le sorrise appena, quasi acido, e si sedette di fronte a Frank sul tavolino, stringendo il bicchiere di caffé fra le mani per scaldarsele, forse. Oppure semplice nervosismo.
- Che hai fatto, Frank? In questi quattro giorni, intendo. -
- Ho mangiato, dormito e a volte respirato. - rispose lentamente Frank.
- Non sei mai andato in bagno? - chiese Gerard, inarcando le sopracciglia fingendosi preoccupato.
- Beh... sì, anche quello. -
- E scommetto che mi hai pensato spesso. - disse a bassa voce, malizioso.
- A dire il vero, solitamente non ti penso mentre faccio la cacca. -
- Frank! - esclamò Gerard con un'espressione disgustata, - E' la prima cosa che mi nomini dopo giorni che non ci vediamo? -
Frank rise: - Te la sei cercata. -
- Tu e il flirt non andate proprio d'accordo, eh? -
- Non nei luoghi pubblici, Way. -
- Luoghi pubblici... - ripeté Gerard, - Ho come l'impressione che dopo finiremo a casa mia. -
- Oh, no. -
- Oh, sì. Il tuo regalo, sfigato. -
- Cosa? L'hai dimenticato a casa tua? -
- E tu che mi hai portato? - cambiò argomento, come sempre.
Frank staccò il fiocco dal regalo nel sacchetto di cartone al suo fianco e se lo attaccò in testa, allargando le braccia: - Buon Natale! -
Gerard rise, per una volta semplicemente divertito e non beffardo.
Frank tirò fuori il vero regalo sorridendo, e ci riattaccò sopra il fiocco: - Spero ti piaccia. -
Il moro lo afferrò, gli occhi verdi che lo guardavano quasi sadici da quanto erano curiosi. Lo scartò in velocità, senza esitazioni, e spalancò gli occhi appena si accorse che era il numero di Watchman che gli mancava. Guardò Frank con un sorriso entusiasta e si alzò per andare ad abbracciarlo.
- Porca troia! - starnazzò, - Dove cazzo l'hai trovato? -
Frank sogghignò, compiaciuto: - Hai detto che ci pensa Babbo Natale ai regali, non io. -
Gerard sorrise e gli baciò languidamente una guancia, serrando una mano attorno alle sue guancie e al suo mento: - Sei fottutamente adorabile. -
- Oh. - arrossì Frank, accennando un sorriso.
- Andiamo fuori. - sbottò Gerard, afferrandolo per mano e trascinandolo in piedi mentre si dirigeva a grandi passi verso la cassa.
Frank riuscì ad afferrare il suo bicchiere di plastica in tempo, Gerard pagò per entrambi più per velocità che per gentilezza e uscirono all'aria fredda e invernale.
Il moro lo trascinò a lato dello Starbucks, in uno stretto vicolo che passava fra la caffetteria e l'edificio accanto (tipico posto da stupro), e lo spinse praticamente contro il muro di cemento in fondo.
Frank si lamentò appena, ma Gerard non gli permise di emettere ulteriore suono perchè lo stava già baciando con quel suo sapore di caffé ancora sulla lingua.
- Non hai idea di quanto tu mi sia mancato. - ringhiò quasi, posandogli una mano sul petto e spingendolo ulteriormente contro il muro, quasi fosse colpa sua.
- Ne avevamo già parlato... - farfugliò Frank in un'esile osservazione, distratto dalle sue labbra così invitanti.
- No, non come si deve. - sibilò il moro, infilando una mano sotto la sua maglietta e posandola sul suo fianco nudo.
- Perchè non mi hai mai cercato? - chiese debolmente il più piccolo, illudendosi di aver colto il momento più adatto che gli sarebbe potuto capitare per parlare davvero, senza ragazzine ad origliare.
- Tu l'hai forse fatto? - replicò Gerard con un sorriso freddo.
- Pensavo di darti fastidio, aspettavo fossi tu a fare il primo passo. -
- Sono tutte scuse. Potrei dirlo anch'io. -
- Detto da Gerard Way non sarebbe credibile. -
- Cosa sono diventato, un'etichetta? -
- No, un ragazzo spregevole ed egoista. E non è una novità, sei così da sempre. -
- Mi sono impegnato, quella volta del mesiversario. - replicò Gerard, le sopracciglia corrugate in un'espressione offesa e ostile, - Ogni tanto sono romantico, piantala di lamentarti. Tu non fai mai un cazzo. -
- Perchè riesco a malapena a respirare quando ci sei! - esclamò Frank, forse un po' troppo forte perchè le sue parole echeggiarono rumorosamente in quelle pareti strette e fredde.
Gerard scosse la testa, osservandogli le labbra, e si lasciò scappare un sorriso sussurrando: - Sei una checca. -
Il più piccolo infilò una mano fra i suoi capelli folti e gli baciò il collo, le labbra così fottutamente sensibili da sentire le sue vene pulsare. Diventava un'entità sovrannaturale in presenza di Gerard, cazzo, pure quello. Sollevò la testa e lo guardò negli occhi.
Voleva dirglielo, cazzo, voleva dirglielo che lo amava, ma non ce la faceva.
- Che c'è? - sussurrò Gerard.
- Ho... ho detto ai miei di noi due. - farfugliò Frank.
Il moro lo mollò di colpo, e fu come se gli avesse strappato il cuore e lo stesse buttando in mezzo al vuoto.
- Perchè l'hai fatto? - sibilò Gerard, infastidito, - Non stiamo nemmeno insieme! Che cazzo gli hai detto, esattamente? -
- Che... che sono innamorato di te. -
- Tu... cosa? - esclamò incredulo Gerard, - Tu sei innamorato di me? -
- Non ho detto di amarti per hobby, sai? Tu sì? -
Gerard si bloccò un istante.
Ecco, lo sapeva. Non lo pensava davvero. Gli aveva detto un'altra frase vuota, una delle tante, che Frank cercava di rinfilzare di sentimenti.
- Perchè sei così? - urlò Frank, spingendolo indietro in malo modo, - Pensi a quello che dici? Non puoi parlare alla cazzo! Vedi che sei stronzo? -
- Frank, mi è scappato. -
- Non può scapparti un "ti amo"! - sbraitò il più piccolo, e, senza nemmeno rendersene conto, sollevò un pugno e gli colpì il naso.
Gerard si allontanò, reggendo le mani a coppa sotto le sue narici, e Frank già scorse del sangue.
Il moro lasciò perdere il naso e lasciò il sangue scendere sulle sue labbra, gli occhi verdi accesi di cattiveria, e con un pugno fece sbattere Frank di nuovo al muro, ma sta volta niente farfalle nello stomaco, solo tanta nausea.
Frank si piegò in due e gli tirò un calcio. Sembravano due stupidi bambini, non dei ragazzi maturi, infatti finirono a terra azzuffandosi e insultandosi nelle maniere più pesanti che trovarono.
Frank si piegò in due all'ennesimo pugno, le gambe incastrate a quelle di Gerard, e sta volta, quando si piegò non lo colpì con un cazzotto ma allargò le braccia e lo abbracciò.
- Basta. - singhiozzò con voce tremante, stringendo Gerard fra le braccia doloranti.
Gerard rimase interdetto con il pugno ancora premuto contro il suo stomaco, dopodiché ritirò il braccio e lo guardò, sorpreso dal suo gesto. Le sue mani smisero di stringergli la felpa e si posarono sulla sua schiena, accarezzandogliela brevemente.
- Frankie... - sussurrò Gerard, appoggiandosi alla sua spalla con il viso.
- Siamo due figli di puttana. -
- Ce lo diciamo dalla mattina alla sera, pensavi scherzassimo davvero? - domandò il moro, sorridendo tristemente. Sciolse l'abbraccio e accarezzò il viso a Frank, come se avessero appena fatto l'amore e non si fossero gonfiati di botte.
- Ti ho fatto male? - gli domandò a bassa voce.
- Sì. - rispose Frank, portandosi d'istinto le mani alla pancia.
- Scusa. - mormorò Gerard, quasi a disagio, osservandolo con una smorfia.
- Io non ti ho fatto male? - chiese deluso Frank.
Gerard sorrise, divertito, facendo spuntare i denti bianchi sotto le labbra sporche di sangue: - Il colpo al naso è stato micidiale. E mi dispiace, perchè ho un bel naso... -
Frank accennò un sorriso velato di tristezza e quasi amarezza per la sua insensibilità: - Perchè mi hai mentito? Non serviva mentire, bastava baciarmi e non me ne sarei accorto. -
Gerard rimase per un po' in silenzio, mordicchiandosi un labbro, forse deliziato dal sapore del suo sangue: - Frankie, sono confuso... non so cosa provo per te. -
- Di sicuro non mi ami. -
- Perchè non posso semplicemente volerti bene? -
- Perchè non saremo mai più amici dopo quello che è successo. -
Gerard sospirò, rassegnato.
- Ed è colpa tua, sai? - aggiunse Frank, acido.
- Per scopare bisogna essere in due, hai presente? -
- Ma è da quando hai iniziato con la storia dei scopamici che la mia eterosessualità ha cominciato a vacillare. -
- Perchè, ti definivi etero quando sul palco mi agguantavi il culo? -
- Non lo facevamo sul serio, lo sai... -
- Perchè, quando scopavamo lo facevamo con amore? -
- Io sì. -
- Non mentire a te stesso, non mi hai mai amato. -
- Ma se ti sto amando addirittura adesso, gonfio di imminenti ematomi a causa delle tue botte? -
- Frank, devi imparare a rimanere insensibile a certe cose, io l'ho fatto. -
- Quando? -
- Quando ero innamorato di te, Frankie. -
Una specie di suono di trombe stordì Frank.
- Quindi ho già perso il treno? - chiese esitante.
- Non è il massimo paragonarmi a un mezzo di trasporto su rotaie ma... -
- Gerard, non si può smettere di amare a comando. -
- Forse continuo ad amarti, hai ragione. -
- Perchè deve essere tutto così difficile? -
- Perchè siamo ragazzi. - fece spallucce Gerard, accennando un sorriso triste.
- Sei tu stesso omofobo? - lo accusò Frank, mentre gli echi della rabbia da poco rimpiazzata con la tristezza si facevano più forti.
- Entrambi lo siamo, in fondo. Altrimenti ci ameremmo e basta. -
- Io sto cercando di amarti, sei tu che non mi lasci fare. -
- Ogni volta che cerco di farlo io ti trasformi in un fottutissimo verginello. -
- Perchè cerchi solo di scopare! -
- Non è vero! Non mi capisci. Mai. -
Frank sospirò e lo baciò, nonostante gran parte del sangue era ancora fresco sulle labbra di Gerard. Ormai non gli importava più di capirlo. Era stanco di cercare di farlo, perchè in fondo gli bastava solo averlo accanto e poterlo baciare per sentirsi bene, ogni volta che parlavano finiva sempre male quindi forse era il caso che smettessero di farlo.
Una terza persona si schiarì la voce, e l'eco arrivò diretto e sconvolgente alle loro orecchie.
Sussultarono e si mollarono a vicenda, come se scottassero.
- Tutto okay? - chiese l'uomo in divisa.
- Cazzo, un poliziotto. - commentò a mezza voce Gerard.
Frank accennò un sorriso e alzò il pollice della mano: - Tutto okay. -
Gerard soffocò una risata per la leggerezza con cui Frank parlava in quello stato.
- Avete un po' di... - l'indice del poliziotto cominciò a girovagare attorno al suo stesso viso con fare imbarazzato, - ... sangue ovunque. -
- Sembra peggio di quel che sembra, in realtà è tutto uscito dal naso. Stiamo benone. -
- Anche il tuo... - si schiarì la voce, - Uhm, amico sta bene? -
- Oh, lui sta da Dio, si fidi. Sono io quello messo peggio. Grazie per l'interessamento, agente. -
- Ci eravamo solo fraintesi, e una cazzotto tira l'altro... - spiegò con aria vaga Gerard.
- Avete bisogno di un'ambulanza? -
- Oh, no. - rise il moro, - Siamo solo un po' gay. -
Il poliziotto si schiarì la voce, a disagio: - Allora vi auguro una... uhm, buona giornata. Arrivederci. -
Lo guardarono sparire dalla loro visuale e si accorsero di tutta la gente che passava per quel marciapiede lì davanti. Chissà in quanti li avevano visti in tutto quel tempo.
Frank si prese il viso fra le mani, in estremo imbarazzo, e il più grande gli batté una mano sulla schiena con aria rassicurante.
- E' tutto okay, Frankie. -
 
- E' qualcosa di osceno, vero? - sbottò tetro Frank, quando appena varcata la soglia di casa Way Gerard gli coprì gli occhi con le mani.
- Shhh, forse ci sono i miei in casa. - gli sibilò all'orecchio Gerard, da dietro, facendo venire i brividi al più piccolo, che si limitò a sorridere come un idiota mentre Gerard lo accompagnava su per le scale.
- Perchè mi tappi gli occhi? Secondo me non serve. -
- No, infatti, però mi andava. Fa più scena. Ah, cazzo, aspetta, adesso che te l'ho detto ho rovinato tutto. -
- Allora è il caso che mi lasci camminare come si deve su per le scale, no? -
Sentì Gerard ridere, dopodiché i suoi piedi si ritrovarono improvvisamente nel vuoto e urlò, aggrappandosi alla prima cosa che trovò, ovvero le spalle di Gerard.
Ah, okay, l'aveva solo preso in braccio.
- Checca. - sbuffò beffardo Gerard, correndo su per le scale con Frank in braccio. Si fermarono davanti alla sua camera e lo lasciò scendere.
- In camera tua? Lo sapevo, è qualcosa di osceno. - esclamò Frank, mentre Gerard tornava a tappargli gli occhi.
- Adesso serve. - dichiarò, aprendo la porta con un calcio.
Frank sentì il tipico rumore di zampe che raschiano contro il pavimento e quando Gerard tolse le mani vide un adorabile cucciolo bianco e goffo corrergli pesantemente in contro.
- Oh mio Dio! - urlacchiò, chinandosi a prendere il cane in braccio, che affondò la lingua immediatamente nel suo orecchio, facendogli il solletico.
- Oh mio Dio! - ripeté, - E'... l'essere più adorabile del mondo. -
- No, prima ci sono io, poi tu e dopo il cane. E comunque se ne approfitta, sta mattina mi sono svegliato col suo culo praticamente in faccia perchè non so che con che pudore ha dormito sul mio cuscino. -
- Che cosa dolce. - commentò con voce mielosa Frank, baciando la testa morbida del cucciolo. Lo sollevò per osservarlo meglio e si accorse della busta appesa al suo collare, - Cos'è? -
Gerard esplose in un sorriso, eccitato: - Una lettera per te. Ma non leggerla adesso, mi mette in imbarazzo. -
- Una lettera? - ripeté Frank, al settimo cielo.
- Sì, è un po' patetica ma... ha un che. - blaterò, calciando una sua All Star lasciata a terra chissà da quanto tempo.
- Un che...? -
- Un che di... -
- Dolce? -
- Nah, figo. -
Frank scosse la testa, senza riuscire a smettere di sorridere, e abbracciò il cagnolino come se fosse un peluche. Adorava i cani.
- Cioè, okay, hai intenzione di rimpiazzarmi con un cane o mi degni di un bacio? - chiese infastidito Gerard.
- Hai ragione, scusa. - convenne Frank, sghignazzando, e lasciò il cagnolino a terra per baciare Gerard. La sua mente vagò per un attimo lontano, fantasticando sul fatto che sembravano davvero fidanzati.
Perchè non potevano esserlo e basta?
Perchè stavano diventando famosi, perchè erano dello stesso sesso e perchè l'omofobia avrebbe sputato continuamente in faccia ad entrambi.
- Perchè non sono nato donna? - mormorò Frank, sovrappensiero, quando Gerard si scostò.
Il moro spalancò gli occhi: - Non mi piaceresti se fossi donna... ehi, un momento, non starai mica pensando di... -
- No! - sbraitò Frank, avvampando, - Sono nato uomo e morirò uomo. -
- Uomo? - ripeté Gerard ridacchiando, - Sei una checca, dai. -
- Ma che... frocetto. -
- Vedi che sei omofobo? - lo accusò.
- No, l'ho detto con affetto. - si difese Frank, guardandolo in cagnesco.
- Perchè ogni nostra conversazione finisce con toni ostili o risse? - domandò Gerard.
- Perchè parlare non è il nostro forte. - fece spallucce il più piccolo, senza rendersi subito conto di quanta malizia avrebbe potuto contenere quella frase se blaterata un po' meno.
- Quindi rimani qui la notte? - chiese Gerard con un sorriso languido.
- No, non posso. Non è davvero il caso, ho appena litigato con i miei, non voglio peggiorare la situazione... - mormorò Frank, sedendosi sul letto di Gerard.
Gerard si sedette al suo fianco e appoggiò la testa sulle sue gambe: - Cosa ti era saltato in mente quando gliel'hai detto? -
- Non lo so. Stavamo parlando di ragazze, mio padre insisteva che avevo una ragazza e non sono riuscito a non dirlo... -
- Pensi che lo diranno ai miei? - domandò a bassa voce.
- No, figurati se lo dicono in giro! -
- Frank, avrebbe senso se lo dicessero ai miei, dato che sono loro figlio e quindi sono coinvolti. -
Frank si prese la testa fra le mani e si buttò indietro sul letto.
Gerard risalì il suo petto puntando i gomiti sulle sue costole, in maniera a dirla tutta piuttosto dolorosa.
- Ho fatto un casino, vero? - frignò il più piccolo.
- Oh, sì. - confermò Gerard.
- Perchè non mi dici niente di incoraggiante? - si lamentò Frank.
- Che senso ha mentirti? Il problema non sparirà. -
Sentirono dei passi fuori dalla camera e non fecero in tempo a separarsi che la porta era già spalancata con Mikey che li guardava con la bocca spalancata.
- Ehi, Mikey. - lo salutò Frank, fingendosi tranquillo, - Non sapevo fossi in casa. Come stai? -
- Cosa...? - farfugliò il piccolo Way, indicandoli come un bambino.
- Stavamo solo parlando, Mikey. - sospirò Gerard, rotolando giù da Frank e guardandolo con aria annoiata.
- Comunque io sto bene. - farfugliò Frank.
- Io... non... volevo disturbare. - blaterò Mikey, aggrappandosi alla maniglia della porta.
- Disturbare cosa? Davvero, Mikey, stavamo parlando. - disse Gerard, sorridendogli serenamente. Possibile che con suo fratello si comportasse sempre come si deve? - Ti serviva qualcosa? Se cerchi la tua felpa, chiedi un po' al figlio di puttana lì per terra, ci ha pisciato sopra ieri sera, ti rendi conto? -
Mikey guardò sconvolto il cagnolino scodinzolante.
- Che pezzo di merda. - commentò esasperato.
- Ehi, pronto? Stiamo parlando del mio cane! - sbottò Frank.
I due Way sospirarono alzando gli occhi al cielo.
- Frankie, sei troppo fissato. - scosse la testa Mikey, sorridendo, - Io adesso vado al cinema a vedere l'ultimo di Steven Spielberg, sapete che non posso perderlo. Venite anche voi? -
- Certo! - esclamò Gerard, saltando giù dal letto e strattonando Frank.
- E il cane? - chiese debolmente Frank, mentre correvano tutti e tre giù per le scale.
- Il cane passerà la notte qui. Esattamente come farai tu. - aggiunse il moro, fulminandolo prima di stampargli all'insaputa di Mikey un bacio sulle labbra.
 
  
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