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Autore: Oktavia    22/01/2012    8 recensioni
Sul volto di C17 si dipinse un sorriso malvagio.
Fu in quel preciso istante che Vegeta avvertì quella sensazione. Una sensazione che gli seccava la gola e gli attanagliava lo stomaco in una morsa d’acciaio, la stessa che aveva provato diversi anni addietro, quando aveva visto Freezer distruggere un pianeta con una naturalezza che lo aveva sconvolto. Per la prima volta in vita sua.
Sapeva bene di cosa si trattava.
[Quinta classificata al contest "Mirai Stories" organizzato da Filira Chan, NeDe e Lady Nazzumi.]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mirai!Bulma, Mirai!Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Un boato, poi un’esplosione… e l’Inferno si era materializzato davanti ai loro occhi. La città dell’Est era stata completamente rasa al suolo, ora toccava a quella dell’Ovest. Non serviva scappare, era inutile chiedere aiuto, loro non risparmiavano nessuno. Uomini, donne, vecchi o bambini… non c’era alcuna differenza. Tutti dovevano morire.

- Sono arrivati… - aveva mormorato Bulma stringendo al petto la piccola creaturina di pochi mesi che teneva in braccio.
Il bambino si aggrappava alla stoffa della maglietta, come se cercasse protezione. Nonostante la sua tenera età, capiva perfettamente cosa stesse accadendo.
Oltre il vetro della finestra, Bulma osservava l’orribile spettacolo che le si parava davanti. Le esplosioni, gli edifici che crollavano come se fossero fatti di sabbia, il fumo nero che fuoriusciva dalle macerie…
Alzò gli occhi limpidi verso la scia dorata che si allontanava nel cielo, dirigendosi verso il luogo del disastro.
Si erano appena detti addio.
Nessuna parola, solo uno scambio di sguardi. Tutto era avvenuto nel più totale silenzio, silenzio che era stato più volte interrotto dal pianto di Trunks.
Da quando era nato, Vegeta aveva sempre ignorato suo figlio. Eppure, poco prima di andarsene, lo aveva guardato a lungo, e Bulma, in quello sguardo impassibile, aveva intravisto qualcosa di diverso, qualcosa di più profondo ma, forse, si era trattato solo di una stupida illusione.
In cuor suo, sperava di vederlo ritornare sano e salvo, ma sapeva fin troppo bene che le sue speranze si sarebbero rivelate completamente vane.
Quella era stata davvero l’ultima volta.

. . .

Li aveva visti cadere uno dopo l’altro. Crilin, Yamcha, Tenshinhan, Jiaozi… e, infine, Piccolo. Gohan era scomparso nel nulla, forse ce l’aveva fatta a fuggire.
Kakaroth non c’era. Lui era morto ancor prima della battaglia, piegandosi di fronte ad una banale malattia cardiaca. Che morte indegna. Ancora una volta, quel bastardo aveva dimostrato di non essere nient’altro che un rifiuto.
Era rimasto soltanto lui, il fiero e orgoglioso Principe dei Saiyan. Lo avrebbe dimostrato, a sé stesso e a Kakaroth. La morte sul campo di battaglia era il più grande onore che la vita poteva offrirgli.*
Sentiva in bocca il sapore metallico del sangue. Di fronte a sé, vedeva lo spettro della Morte impugnare la propria Falce, pronto recidere la sua vita con un colpo netto. Questa volta, per sempre. Era ferito, ma non mollava ancora. Avrebbe lottato fino allo stremo, perché questo era il compito di un guerriero Saiyan.
Lo scenario apocalittico che gli si presentava davanti era fin troppo familiare.
I cadaveri sparsi per le strade, i cumuli di macerie, le urla, la disperazione di chi tentava di scappare… tutto questo, per lungo tempo, aveva rappresentato una realtà quotidiana nel corso della sua vita.
Ora, invece, si ritrovava a difendere un pianeta che non era il suo, e a lottare per quella che i terrestri chiamavano pace. Gli sembrava di combattere contro il vecchio sé stesso.
- Oh, ne è rimasto ancora uno… vedo che hai la pelle dura, Super Saiyan. – lo schernì il cyborg maschio.
Vegeta indietreggiò. Anche lui, alla fine, era riuscito a diventare Super Saiyan, ma perfino quella trasformazione si era rivelata inutile di fronte all’immensa potenza degli androidi. Tutti quegli allenamenti… tutti quegli sforzi… a cosa erano serviti?
Sul volto di C17 si dipinse un sorriso malvagio.
Fu in quel preciso istante che Vegeta avvertì quella sensazione. Una sensazione che gli seccava la gola e gli attanagliava lo stomaco in una morsa d’acciaio, la stessa che aveva provato diversi anni addietro, quando aveva visto Freezer distruggere un pianeta con una naturalezza che lo aveva sconvolto. Per la prima volta in vita sua.
Sapeva bene di cosa si trattava.

Paura.
Puro e semplice terrore.

Si vergognava profondamente di sé stesso. Si stava comportando come un codardo. Quale disonore per il Principe dei Saiyan! La paura non esisteva, non doveva esistere. E allora perché tremava? Perché si tirava indietro, guardandosi intorno, nella speranza di trovare una via di fuga?
- Hai forse paura, Vegeta?
Conscio della sua superiorità, C17 si beffava di lui.
No. Non poteva continuare in quella maniera. Doveva affrontare il proprio destino, anche se il suo orgoglio sarebbe inesorabilmente andato in frantumi.
Solo in quel momento comprese che, nel corso delle innumerevoli battaglie affrontate, era stata proprio la paura a spingerlo ad andare avanti e ad aggrapparsi con tutte le proprie forze alla vita. Questo era ciò che chiamava istinto di sopravvivenza.
Era ora di farla finita e di porre fine a quello scontro di cui conosceva già l’esito. Non gli importava se, presto, sarebbe finito di nuovo tra le fiamme dell’Inferno. A differenza di Kakaroth, che si era arreso di fronte a quella malattia, lui, Vegeta, sarebbe morto con onore. La Città dell’Ovest stava per diventare la sua tomba.
Si scagliò improvvisamente contro il cyborg, sferrandogli un pugno in faccia con le ultime forze che gli restavano. Colto di sorpresa, C17 venne scaraventato contro un palazzo. L’edificio gli crollò addosso. Di fronte a quella scena, C18, la ragazza, sorrise divertita.
Il Saiyan si inginocchiò sull’asfalto, mentre gli occhi e i capelli riprendevano il loro colore naturale.
L’androide riemerse quasi subito dalle macerie. Un rivolo di sangue stava colando giù dalle sue labbra.* Era visibilmente infuriato. Come aveva potuto permettersi quella distrazione?
Si avvicinò al Principe, ormai allo stremo.
- Tu… bastardo!
Lo colpì brutalmente con un calcio, gettandolo alcuni metri più in là. Vegeta finì steso a terra, in posizione supina. Aprì lentamente gli occhi, e vide l’androide alzarsi in volo, pronto a finirlo con una sfera d’energia. Il Saiyan non poté fare altro che attendere il colpo di grazia.
Gli parve di sentire il pianto di un neonato.
Il suo ultimo pensiero andò a quel piccolo mezzosangue, quel figlio che aveva rinnegato e che tanto aveva disprezzato. Per la prima volta, lo chiamò con il suo nome.
- T-Trunks…
Era già troppo tardi per chiedergli perdono.
La Morte brandì la sua Falce.

. . .

Trunks raggrinzì il visetto rotondo e scoppiò a piangere. Bulma avvertì fitta di dolore lacerarle il petto. L’ultimo barlume di speranza si spense come la debole fiamma di una candela, lasciando il posto al buio più totale.

Vegeta non tornerà.

 

End.

 

* Citazione da “300”.
* Visto che C17 e C18 sono cyborg costruiti su base umana, credo abbiano il sangue.

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Angolo dell’autrice
Ecco la fiction per il contest “Mirai Stories”. Beh, che dire, come lavoro mi soddisfa poco (ma va?) e, soprattutto, mi fa venire il magone, visto che pensare alla morte di Mirai Vegeta mi fa cadere in depressione.
L’unica cosa che posso sperare è di ottenere un buon punteggio e una valutazione positiva da parte delle giudici. >.>
Spero sia gradita anche a chi la leggerà.
Oktavia.

   
 
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