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Autore: Charly_92    23/01/2012    2 recensioni
Una Holmes/Watson, perchè dopo la visione di AGOS è semplicemente impossibile immaginarsi altro.
One Shot e mio primo lavoro dedicato a questo fandom, siate clementi.
Commenti, siano critiche o complimenti, sono vivamente graditi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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"Humbled in your grace."


"Non morire mai, voglio ancora quello che mi dai
Un bacio per sempre, le braccia, il respiro e poi niente
E poi niente.." 


 Sim sta cantando una melodia dolce e cullante a te sconosciuta, mentre tiene il capo di Holmes sulle sue gambe, accarezzandogli i capelli.
Tu hai lo sguardo perso nel vuoto, ancora scosso dal vostro incontro quasi fatale con Moriarty e la sua follia. Hai trovato Holmes imprigionato in un nugolo di polvere, assi e calcinacci, miracolosamente vivo. Gravemente ferito, sì, ma vivo.
Watson, sono qui..” Lo hai avvertito chiamare con voce flebile.
E mai il suono della sua voce ti ha riempito il cuore così come in quel momento.
Fuggivate a rotta di collo in mezzo alla foresta, calpestando la neve appena caduta, zigzagando tra gli alberi mentre le pallottole e un'immane esplosione v'inseguivano e tu riuscivi solo a guardare lui, debole e sofferente, pronto a farti carico del suo corpo nel caso il fisico lo avesse abbandonato perchè troppo stanco e debilitato dalle ferite.
Ma lui, stoico e fiero, correva senza fermarsi, senza mostrare un solo segno di cedimento, a parte quando si era trattato di arrampicarsi sulla carrozza del treno.
Lì non aveva potuto rifiutare il tuo aiuto e si era abbandonato al tuo abbraccio, stringendosi alle tue spalle tanto da farsi sbiancare le nocche dallo sforzo.
Si era lasciato medicare senza fare un solo lamento, mentre il tuo cuore pulsava di rabbia nel vedere lo scempio che quel pazzo aveva compiuto.
Potevi solo immaginare il dolore lancinante che aveva provato mentre quel gancio acuminato si era conficcato scavandogli la carne e, in un certo senso, l'avevi avvertito.
La musica era volutamente alta, ma il suo grido straziante a pieni polmoni l'aveva sovrastata per un momento, quel tanto che era bastato a farti capire che si trattava di lui.
Quel grido di dolore che ti aveva gelato il sangue era come una richiesta di aiuto.
Una salvezza che solo tu avresti potuto dargli.

 “Non respira!” Urla improvvisamente concitata Sim, abbastanza da farti tornare alla realtà e gettarti sul corpo del tuo amato compagno.
E' vero, non respira, il viso è sempre più pallido e il battito del polso s'avverte a malapena sotto la pressione delle tue dita. Il panico s'impadronisce di te, ma sai che non puoi permettergli di bloccare la tua lucidità, perchè l'unica cosa a cui puoi pensare ora è che devi salvarlo. Ancora. A ogni costo.
Cominci dunque il massaggio cardiaco, prima in modo clinico e scientifico, poi mano a mano le tue mani sul suo petto sanno sempre più di disperazione, i tuoi gesti sempre più violenti e meno oculati. Perchè Holmes sembra non avere alcuna voglia di tornare da te, si sta lasciando andare, ma tu questo non puoi permetterglielo.
I tuoi colpi oramai gli procurerebbero sicuramente più dolore che altro se fosse cosciente, ma nemmeno ci pensi.
So che puoi sentirmi egoista bastardo!” Gli urli con rabbia, mentre senti un groppo stringerti sempre più la gola e le lacrime pizzicarti gli angoli degli occhi.
Tu non te ne vai, non mi lasci, a meno che non lo voglia io, hai capito? Quindi vedi di tornare qui accidenti a te!”
Gli sussurri a un orecchio, mentre la tua voce aspra si tinge di commozione, le tue mani ancora intrecciate nel tentativo di ripristinare il battito del suo cuore.
Sono passati solo alcuni secondi e paiono un'eternità.
Sim, che fino a quel momento si è tenuta in disparte, quasi a volerti lasciare spazio per un ultimo saluto, ora cerca di allontanarti dal suo corpo che ti sembra pericolosamente sempre più freddo e inerme. Ma tu non ti arrendi, ti divincoli dalla sua stretta gentile, perchè lei non capisce, lei non può sapere di lui ciò che tu hai avuto modo d'imparare in una vita intera.
Lei non può comprendere che Holmes torna sempre, in un modo o nell'altro.
Magari non come ti saresti aspettato e sicuramente nel frangente e nella compagnia meno opportuna. Ma lui è sempre tornato, in particolar modo quando si trattava di te.
MALEDIZIONE, HOLMES!” Gridi, mentre con una mano gli tappi il naso e posi la tua bocca sulla sua e inspiri tutta l'aria che hai nei polmoni per darla a lui, quasi a volergli trasferire il tuo stesso pneuma, la tua anima, il tuo cuore tutto intero.
E quando tutto sembra perduto, mentre Sim ti stringe con più fermezza questa volta e ti allontana da lui e tu senti che stai precipitando in un baratro senza fondo, le mani tremanti e le lacrime che oramai scendono calde sulle tue guance, ecco, questo è il momento.
Un rantolo, una specie di risucchio, un colpo di tosse e poi:
Come mi hai chiamato Watson? Egoista bastardo?” Mormora con un filo di voce.
Tu vorresti chiedergli perchè accidenti ci ha messo così tanto, vorresti punirlo per quanta paura ti ha fatto provare, picchiarlo, insultarlo..
Invece ti getti ancora una volta su di lui, facendolo drizzare dolcemente quel tanto che basta da fare in modo che la sua testa si appoggi al tuo petto. Gli accarezzi il viso, i capelli, le tue labbra a riempirlo di piccoli baci delicati, cullandolo e stringendolo a te mentre continui a ripetere come una litania: “Sei tornato.. Oh, sei tornato..”
Davvero nutrivi un qualche dubbio?” Ti domanda lui solamente e ti sorride con una tale dolcezza da riuscire a commuoverti più di ogni altra cosa.
Rimanete così per un po', fino a quando non lo senti mormorare contro il tuo petto:
Sono stanco, Watson. Tanto stanco.”
Così fai aderire ben bene la tua schiena alla parete, lasciando che si appoggi con tutto il suo peso addosso a te, ben attento a non urtare il braccio ferito.
Sei stanco di me?” Gli chiedi tutto d'un fiato.
Lui, già quasi assopito, riapre gli occhi e ti fulmina con lo sguardo:
Non dire sciocchezze Watson!” replica con durezza “Se non fosse per terzi incomodi – senza offesa Sim – e il mio stato fisico non proprio dei migliori, saprei io come stancarti!”
Ridi alla battuta e al doppiosenso nemmeno troppo celato, mentre la sua espressione si fa più distesa:
“Amarti mi debilita alquanto Watson. Ti rendi conto di quanto ho dovuto lottare per rimanerti accanto in queste ultime ore? Vorrei riposare adesso.”

Sorridi, sai che non avrai altre frasi d'amore da parte sua per quel giorno, ma pensi che possa bastare.
Cerchi la sua mano sana e lui non esita a intrecciarla con la tua.

Vi addormentate quasi subito, provati dagli ultimi eventi, con Sim come vostro angelo custode, unica spettatrice,solo per quella notte, del vostro amore.





"Vedrai quanto e forte il cuore mio
Vivrò fino a un'altra eternità
Quel fiore nato in mezzo al mare
Siamo io e te.."

 

Dolore. Dolore a ondate come lava incandescente nelle tue vene, bruciante, struggente, impossibile da quantificare. Un dolore che ti annichilisce e ti uccide da dentro, schiacciante e inesorabile.
Un dolore che, già lo sai, non ha medicina o soluzione.
Questo provi su quel terrazzo, giunto appena in tempo per vedere Holmes, il tuo Holmes, precipitare in un abbraccio mortale con Moriarty nell'acqua scura e gelata.
E mentre cerchi disperatamente di ribellarti alla sentenza senza appello della tua coscienza che ti ripete:
“E' finita. E' morto. Non potrà più tornare da te.” Ripensi alla domanda di Sherlock solo qualche giorno prima..

Non sei felice qui con me, Watson?”
Tu, preso alla sprovvista, avevi tergiversato, tirato in ballo Mary, il matrimonio, i doveri coniugali e sciocchezze del genere. Ma la realtà, e ciò ti faceva sentire offeso da quella domanda perchè la vera risposta era ovvia e la sapeva perfettamente anche il detective, era che ti sentivi felice accanto a Holmes come in nessun' altro posto al mondo.
Perfino in quei giorni carichi di emozioni forti e tensione per l'arrivo di quello che, lo sapevate entrambi, poteva essere uno scontro fatale, ti bastava incrociare le tue iridi cerulee con quelle scure e calde di Holmes per sentirti al sicuro.
Perfino in quel frangente eravate riusciti a ritagliarvi un piccolo angolo solo per voi, cosa a cui eravate abituati continuamente, durante la notte passata nel campo degli zingari.
Il vino vi inebriava e toglieva ogni stanchezza o preoccupazione.
Bastava la musica, la scusa di voler imparare i balli gitani ed eccovi lì, saltellanti e ridenti, intenti a stringersi l'uno all'altro anche più del dovuto, le vostre mani continuamente intrecciate, così vicini che le vostre fronti si toccavano e ognuno poteva sentire il respiro dell'altro.
Fino a che tutto quello sfiorarsi senza davvero appartenersi si era fatto insostenibile per entrambi ed eravate finiti
in una delle tende poco lontano e lì avevate fatto l'amore.

Incuranti degli zingari a pochi passi da voi, di Mary, di Moriarty e del mondo intero che restava fuori.

 Allo stesso modo, solo pochi minuti prima, con la scusa di mischiarsi alla folla e trovare René, Holmes ti aveva trascinato con sé in un valzer, con la sorpresa di tutti i presenti.
"
Chi ti ha insegnato a ballare, Watson?” Ti aveva chiesto.
Tu Holmes”
Allora ho fatto un buon lavoro” Aveva sorriso compiaciuto.
Scusa, ma non mi sembra il momento più opportuno per mostrarti i miei progressi..”
Avevi obiettato. Il suo sguardo si era fatto improvvisamente grave e triste.
Lo so Watson, ma potrebbe non essercene un altro.
E si dia il caso che tra questa musica e quello smoking che ti sta d'incanto mi sia venuta voglia di ballare. Con te.”

Lo aveva detto con una tale dolcezza nella voce da lasciarti senza fiato.
Poi, senza darti modo di rispondere, ti aveva spiegato accuratamente il piano.
Il tempo di sussurrare un “Ti amo John Watson. Qualunque cosa accada, non dimenticarmi”
Al tuo orecchio ed era scomparso, tu lo sapevi, per andare in cerca di Moriarty.
Perchè Holmes non era tipo da lasciare le cose a metà.

 E ora te ne stavi lì a fissare il vuoto, mentre la parte irrazionale di te si aspettava di vedere Holmes riapparire scavalcando la balaustra come se nulla fosse successo.
Ma quella speranza si faceva sempre più piccola, l'aria fredda ti faceva tremare più di quanto non facessi già e, lentamente, moriva in te ogni possibile felicità.
Morivi Watson, le ultime parole dell'amato che si ripetevano all'infinito nella tua testa:
Ti amo, John Watson. Qualunque cosa accada, non dimenticarmi.. Non dimenticarmi.. Non dimenticarmi..”

  

Sapevi già che non avresti mai potuto farlo, come sapevi che sarebbe stato un dolore senza fine.
L'unica cosa che aveva lenito un po' la tua sofferenza, era stata inaspettatamente la scrittura. Scrivere di lui e di te, in qualche modo di voi e di tutto ciò che era stato.
Ti aiutava a sentirlo ancora, in qualche modo, vicino a te.
Perchè averlo ricordato, narrato, messo su carta, permetteva di non cancellarlo, ma anzi, di urlarlo al mondo intero, seppure con le necessarie cesure.
Rendeva più concrete le immagini che si mostravano ogni notte nei tuoi sogni, così terribilmente reali di volta in volta, tanto che riuscivi ad avvertire il suo odore, il sapore della sua bocca, il suono della sua voce.
Poi ti svegliavi, vedevi solo Mary dormire pacificamente accanto a te.
Ed era di nuovo l'oblio, ancora una volta.
Quando tutto si faceva particolarmente insostenibile, ti alzavi da letto e te ne andavi nel tuo studio. Leggevi e rileggevi senza sosta ciò che avevi scritto, all'infinito, ossessionato da quelle parole d'inchiostro.
A volte ti mettevi a parlare come se lui ti fosse accanto, di quanto profondamente ti mancasse, di come non l'avresti dimenticato mai, in alcun modo.
Nelle ore più penose, reclinavi il capo sulla scrivania e piangevi fino all'alba.

Fino a quel giorno.
Apri quel pacco e, tremante, vi estrai il contenitore d'ossigeno che sapevi appartenere a suo fratello.

Appunto, suo fratello, ma l'indirizzo non corrisponde.
Il tuo cuore comincia a battere all'impazzata e, mentre la troppa emozione ti fa scivolare in uno stato d'incoscienza, la tua mente vede in preda alle allucinazioni il tuo amato Holmes precipitare nell'acqua, riaprire gli occhi, liberarsi di Moriarty e con quell'aggeggio risalire verso la superficie e nuotare fino a riva, esausto, eppure vivo. Vivo.

John.. John.. Avanti, svegliati..”
Nello stato confusionale in cui ti ritrovi, pensi di essere impazzito del tutto: addirittura ora senti la sua voce come se fosse accanto a te.
Apri gli occhi e hai appena il tempo di mettere a fuoco la stanza, renderti conto che sei nel tuo letto e ricordati che sei svenuto che lui è proprio lì, seduto ai piedi del letto, sorridente e perfettamente integro.
Sgrani gli occhi, le mani ti tremano convulsamente mentre le porti alla bocca che, nonostante sia spalancata, non riesce a emettere alcun suono.
Ma non te ne darebbe comunque il tempo, perchè inzia a parlare:
So che sei sconvolto, ma voglio dirti un paio di cose finchè Mary è fuori a prendere dei sali per farti rinvenire.
Mi avevi detto che non sarei mai dovuto andarmene a meno che non mi avessi cacciato tu.
Beh, io voglio dirti che non me ne andrò nemmeno quando sarai stanco di me, John. Non me ne andrò mai da te.

Perchè è vero che non ho amici, che sono un eremita e un recluso, è proprio come dici tu.
Mi piace così, a parte quando si tratta di te.
Perchè io vorrei viverti accanto ogni secondo della mia vita.
So di Mary, so che è tutto complicato e qualcuno direbbe persino 'inaccettabile' o 'riprovevole', ma ricordati che io tornerò sempre da te, perchè ti amo.”

E' molto più di quello che ti saresti mai aspetto da un suo discorso volutamente romantico.
E, per inciso, no, non è un sogno.
Sono qui. Sono tornato, senza Moriarty questa volta.”
Ti dice sorridendo. E tu non riesci a fare altro che saltargli al collo, toccarlo, beandoti della visione del suo essere che ti è mancata così a lungo, baciandolo con passione e foga, mentre le lacrime cadono e tra i singhiozzi e i sorrisi non si sa più se appartengano a lui o a te.
Non v'importa se Mary può tornare da un momento all'altro, nemmeno il tempo di pensare che siete già nudi e avvinghiati per recuperare il tempo perso, per rinfrancarvi da tutto il dolore che entrambi avete provato.

Tu eri morto. E non c'era più nulla di bello al mondo.” *
Gli sussurri all'orecchio prima che se ne vada, senza prima averti promesso che tornerà a trovarti l'indomani. Lui ti guarda dritto negli occhi ed è a lui che questa volta sfugge un singhiozzo, mentre due calde lacrime gli rigano le guance.
Ti prende il viso fra le mani e ti bacia a lungo, lentamente, assaporando ogni secondo.
Non me ne vado, ma tu non smettere di amarmi.
Perchè nessun altro a questo mondo può riuscirci.”
Entrambi lo sapete perfettamente, mentre lui si asciuga svelto il viso, saluta cordiale Mary e se ne va sbattendo la porta.


Author's Corner:
Salve, prima di tutto le citazioni:
*La frase è tratta dal romanzo "Seta" di Alessandro baricco.
Il titolo è una frase della canzone "Speechless" di Micheal Jackson
Le citazioni in corsivo appartengono alla canzone "Io e te" di Gianna Nannini (nella mia mente la prima è WatsonxHolmes e la seconda HolmesxWatson)

E' la prima volta che provo a scrivere qualcosa su questo fandom, quindi chiedo perdono se non risulterò all'altezza. Ma la visione di AGOS mi ha letterlamente folgorata e fatto venire una voglia matta di scrivere di questi due, visto la quantità incredibile di spunti dati da Guy Ritchie.
Sono meravigliosi, anche se confesso la mia totale predilezione per Rob <3
Se commentate mi farete molto piacere, ci tengo sempre a un giudizio su ciò che scrivo.
 

  
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