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Autore: LaMicheCoria    24/01/2012    1 recensioni
-L’hai letta?- mormorò l’Imperator, voltando verso di lui il viso tessuto di rughe e gli occhi vacui.
-Sì,
dominus- rispose Imperium, alzando il capo.
-Come ti è sembrata?-

Le labbra di Romanus si sollevarono in un sorriso malinconico.
-Come quelle dei miei ricordi-

[Alla Jo-san, per il suo compleanno]
Genere: Malinconico, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Antica Roma, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Memoriae Romae'
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{ Disclaimer: I personaggi di Hetalia: Axis Powers non mi appartengono
Ma sono di proprietà di Hidekazu Himaruya ©.

Se fosse il contrario,
casa mia sarebbe decisamente affollata
. }

 

 

 

 

 

 

 

Alla Jo-san, per il suo compleanno ~

 

 

 

 

 

 

 

 

..: Hospes Comesque Corporis :..

 

 

 

-Via, Imperium- l’Imperator gli rivolse uno sguardo compassionevole -Tu, fra tutti, trovi disdicevole il mio comportamento?-
 -Non lo trovo “disdicevole, dominus- precisò Romanus, senza tuttavia guardarlo negli occhi -E’ mia opinione, però, che dovreste occuparvi dell’esercito e delle rivolte, non di voli pindarici e versi su fogli di papiro-

L’Imperator rise, pacato, poggiando una mano sulla coscia; era disteso sul triclinio e la luce del sole tesseva sbuffi di luce tra i suoi capelli. Non c’era offesa nei suoi occhi, né scherno nel sorriso che gli piegava le labbra: pareva gli importasse sinceramente il pensiero di Imperium sulle sue composizioni.
-Dunque qual è la tua opinione sui miei carmi?- chiese, arricciandosi la barba tra le dita.
L’altro non rispose e si limitò a squadrarlo con espressione irritata: ogni gaiezza era scomparsa dal suo volto e sì che, quando era entrato, il suo intento era quello di festeggiare con del buon vino la prospettiva di un nuovo viaggio per le Province.
-Temo di non essere in grado di valutarla come vorreste, dominus- sibilò, allontanandosi dalle finestra che dava sull’Urbe e ricercando un rifugio nel taglio d’ombra lì accanto -Chiedete al vostro incantevole efebo di giudicare per me-
Lo sguardo dell’Imperator s’addolcì nel sentire il nome del suo amato, seppur solo sfiorato dalla tiepida allusione di Imperium.

-Egli può giudicare sul gusto dell’oggi- replicò l’uomo -Tu, invece, porti sulle spalle il gusto dell’origine e del rinnovamento-
-Io non lo porto sulle spalle, dominus- lo corresse Romanus –Io lo porto alle spalle-
L’Imperator rimase in silenzio, ma non abbassò il capo: poteva distinguere lo sguardo di Imperium dall’ombra, coglierne lo scintillio iroso, infastidito da quel continuo richiamare a ricordi lontani.
-Eppure le tue mani, quanti carmi hanno composto…! Che fossero per Lesbia, Delia, Nemesi o Cinzia, quante parole alate hai loro concesso, sussurrando e scrivendo attraverso bocche e dita altrui- tese le labbra in un sorriso divertito -E quanti insulti hai ammantato di splendore!-
La lorica squamata di Romanus ebbe un bagliore e il Cesare ne intravide il movimento improvviso, di disagio, sottolineato dal rumore secco della guina contro il gambale.
-Queste mie mani sono piagate dal gladio, rese secche dalla polvere, lucide dal sangue..- l’Imperator non lo interruppe –Mi parlate di un passato che a stento ricordo, dominus-
L’uomo prese la coppa di vino nel tavolo basso dinanzi al triclinio e se la portò alle labbra.
-Allora farò sì che ti torni alla memoria- mormorò –E forse, allora, saprò-

 

~ * ~

 

I cerusici avevano lasciato da tempo la stanza dell’Imperator, ora immersa nella calma stagnante di un inarrestabile decadimento. L’aria era satura di erbe e infusi, di quel lezzo amarognolo di foglie pestate e acque maleodoranti; non c’era odore di sangue, però, e l’unico rumore era il fischio continuo e gorgogliante del Cesare. Le labbra livide schioccavano, scivolando unte di saliva, alla ricerca di un respiro libero da ogni costrizione, di un esile soffio di fiato che non gli annegasse nel petto.
Imperium si inginocchiò accanto al talamo, attendendo che il Cesare si accorgesse della sua presenza. Rimase immerso nel silenzio per un tempo che parve interminabile, il ginocchio a terra e il capo abbassato: non osava parlare. Non aveva voce capace di superare quella cappa soffocante e fangosa, fatta di sussurri ed echi lontani avvolti in ragnatele gocciolanti di glorie e filosofie e arabeschi di lacrime.
-L’hai letta?- mormorò l’Imperator, voltando verso di lui il viso tessuto di rughe e gli occhi vacui.
-Sì, dominus- rispose Imperium, alzando il capo.
-Come ti è sembrata?-
Le labbra di Romanus si sollevarono in un sorriso malinconico.
-Come quelle dei miei ricordi-
L’Imperator chiuse gli occhi. E sorrise.

 

 

 

 

Animula vagula blandula,
Hospes comesque corporis
Quae nunc abibis in loca
Pallidula, rigida, nudula,
Nec, ut soles, dabis iocos...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Storiche

 

Incantevole efebo”, Antinoo.
Che fossero per Lesbia, Delia, Nemesi o Cinzia”, Catullo, Tibullo e Properzio.
Allora farò sì che ti torni alla memoria”, oltre all’amore per l’ellenismo, Adriano portò avanti una politica culturale che si richiamasse alle antiche origini di Roma.
Animula vagula blandula, Hospes comesque corporis Quae nunc abibis in loca Pallidula, rigida, nudula, Nec, ut soles, dabis iocos..”,  “Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti” (Carme composto da Adriano prima di morire. L’Imperatore faceva inoltre parte dei poetae novelli, che si rifaceva alla generazione dei poeti preneoterici e neoterici)

   
 
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