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Autore: Gondolin    24/01/2012    5 recensioni
Buon compleanno, Dean Winchester!
Dean si rigirò nervosamente il pacchetto fra le mani. Forse Castiel nemmeno si ricordava di quella conversazione, e probabilmente in quel momento aveva cose più serie di cui occuparsi. Aveva sempre cose più serie di cui preoccuparsi, in quel periodo.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione, Settima stagione
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Non servono più le stelle

Beta: la meravigliosa [info]koorime_yu
Personaggi/Pairing: Dean/Castiel
Warning: pre-slash (nel flashback), established relationship (nel presente), fluff, OOC, angst, vagamente crack
Rating: PG (per qualche riferimento al sesso, niente di che purtroppo per voi pervertite <3)
Wordcount: 1757
Ambientazione: da qualche parte nella settima stagione, col flashback riferito alla quarta o quinta, e finale nella sesta
Note inutili: Gli AC/DC shippano Dean/Impala (She was a fast machine / She kept her motor clean / She was the best damn woman I had ever seen ♥) e questa fic è ispirata a fatti realmente accaduti. Quasi. Per il Castiel al mio Dean, che tanto l'ha già letta in un ristorante giapponese.
Buon compleanno, Dean!

Dean si rigirò nervosamente il pacchetto fra le mani. Forse Castiel nemmeno si ricordava di quella conversazione, e probabilmente in quel momento aveva cose più serie di cui occuparsi. Aveva sempre cose più serie di cui preoccuparsi, in quel periodo.

Castiel era comparso un ventiquattro gennaio gelido e piovoso mentre Dean stava iniziando a spogliarsi degli abiti sporchi di melma dall'ultima caccia, tremando e maledicendo il riscaldamento fuori uso. Ovviamente. Capitare in un motel decente sarebbe stato chiedere un miracolo?
Sam, appena uscito dalla doccia, si era già appallottolato sotto le coperte ed era crollato immediatamente, più svenuto che addormentato.
Castiel era comparso proprio durante una bestemmia particolarmente sentita riguardo al fatto che la pioggia era la condizione meno indicata per bruciare delle ossa, e a Dean come al solito era preso un colpo.
- Cristo, Cass! E avverti!
- Scusa.
Il cacciatore sbuffò. - Che c'è?
Castiel esitò un millisecondo in più del solito prima di rispondere (e Dean pensò che non avrebbe davvero dovuto notarlo) - Buon compleanno.
Dean rischiò il secondo infarto della giornata, ma l'angelo continuò a guardarlo serafico.
- Uhm, grazie, suppongo. - riuscì a rispondere dopo un po', ormai tremando di freddo, l'umidità che dalla maglietta fradicia gli era arrivata alle ossa.
Castiel se ne accorse. Un attimo dopo la stanza era decisamente più calda. Quasi troppo. Sam si agitò nel sonno, scalciando via uno strato di coperte.
- Wow. - Dean fischiò ammirato - Ok, adesso che non rischio il congelamento possiamo parlare.
- Parlare?
- Cosa sta succedendo stavolta?
L'angelo aggrottò la fronte. - Nulla.
- Quindi... sei venuto qui solo per farmi gli auguri? - domandò questi, sinceramente stupito.
- So che per voi è una ricorrenza importante.
A Dean venne voglia di ridere. Se si escludevano le sbronze più o meno tristi che si prendeva da quando aveva quindici anni e Sam che si ricordava di comprargli la crostata, non è che il suo compleanno fosse mai stato questa gran ricorrenza.
- Per voi no? - domandò senza pensare, per scacciare una lunga serie di regali mancati, di uscite con amici che tanto avrebbe lasciato dopo un mese o due, di suo padre che telefonava dicendo di non poter tornare in tempo dalla caccia, o semplicemente di giornate come quella, fatte di fango e puzza di cimitero.
- Non c'è nulla da celebrare in Paradiso. Ogni cosa è statica ed eternamente perfetta, non ce n'è ragione.
- Ok, ma anche voi angeli sarete pur nati un qualche giorno. Tu, per esempio?
Una sottilissima roga di concentrazione si disegnò sulla fronte di Cass. - Non ci ho mai davvero pensato, ma facendo i calcoli secondo le vostre misure di tempo attuali, sarebbe l'equivalente di un venti agosto di quattro miliardi, ottantadue milioni e seicentotredici anni fa.
Dean deglutì un paio di volte. Ok, sapeva benissimo che Castiel era in giro da parecchio, ma la cifra nuda e cruda faceva una certa impressione. Poi si accorse di qualcosa che stonava in quella frase: - Cosa intendi con “facendo i calcoli”? Non puoi 
ricordarti del giorno in cui sei nato.
- Quando mio Padre ha avuto l'idea di me, sono stato portato al mondo come essere completo e cosciente. Non esistono momenti della mia vita che io non sia in grado di ricordare.


No, ok, sicuramente se ne ricordava. Ciò non implicava che gliene importasse, però.
Dean fece qualche passo, poi tornò ad appoggiarsi alla fiancata dell'auto. Si sfilò la giacca, maledicendo il caldo ed ignorando il fatto che fosse assolutamente normale, considerando che era agosto.
- Dean.
- Finalmente. - commentò il cacciatore.
- Penso che tu abbia bisogno di un ripasso su come si prega.
- Cosa? - fece Dean, preso totalmente in contropiede.
- Se non ti rivolgi a nessuno in particolare, tutti gli angeli possono sentirti.
Dean fissò Castiel. Castiel fissò Dean. Dean ripercorse in un attimo il flusso di pensieri che l'avevano accompagnato mentre aspettava, sperava, pregava che Castiel arrivasse.
- Ci terrei a mantenere privato quello che faccio sul sedile posteriore della tua auto. - concluse l'angelo con qualcosa di terribilmente simile ad un sogghigno.
Per la prima volta da quando a tredici anni era stato beccato da papà con un giornale porno, Dean Winchester arrossì.
Per scacciare il pensiero di aver inavvertitamente condiviso dettagli sulla propria vita sessuale con un esercito di teste di cazzo (Dean odiava gli angeli, li odiava davvero, persino più delle streghe. A parte un'unica, irritante e meravigliosa eccezione), afferrò Cass per l'impermeabile e se lo tirò contro, chiedendosi ancora quando quella sorta di impassibile bamboccio troppo cresciuto avesse imparato asogghignare. Il modo in cui le sue labbra si incurvavano verso l'alto solo agli angoli e gli occhi gli scintillavano incorniciati da una miriade di sottilissime rughe... dio, come faceva ad essere così bello? Dean odiava non riuscire a fare a meno di incantarsi ogni volta che scopriva un'espressione nuova su quel volto familiare ma sempre diverso.
Si appropriò di quelle labbra con un bacio famelico e veloce, facendogli scivolare la lingua in bocca senza fermarsi a chiedere il permesso. Castiel si spinse ancora di più contro di lui, imprigionandolo fra il metallo quasi bollente e il suo corpo, che sembrava ancora più caldo.
Dean soffocò un mugolio sulle labbra del suo angelo quando sentì una mano infilarsi sotto la maglietta e stringergli possessiva un fianco, ma poi, con un certo sforzo, si staccò.
- Aspetta.
Castiel inclinò il capo, perplesso e forse appena un po' scocciato per l'interruzione.
- Ho una cosa per te. - Dean gli porse il pacchetto che gli era rimasto in mano per tutto quel tempo. Esitò un attimo, incerto se dare una spiegazione, ma Castiel lo prevenne.
- È per il mio “compleanno”? - domandò, facendo il gesto delle virgolette con le dita.
Dean annuì, e Cass lo guardò con quella sua aria di star prendendo tutto molto sul serio, come se Dean fosse davvero importante, e così tutto quello che faceva.
- Grazie. - disse, accettando il regalo. Lo scrutò per un istante prima di aprirlo strappando la carta senza alcun metodo, quasi fosse stato curioso. Magari lo era davvero, e il pensiero intenerì Dean.
C'erano due scatole separate. La più sottile, nera, era un cd. L'altra conteneva un lettore cd e un paio di auricolari. Non che Dean si aspettasse che Castiel sapesse come usarli, ma sperava che una volta letto l'elenco delle tracce sul retro del cd capisse il perché del regalo.
- AC/DC. - lesse Cass - Back in Black. - poi girò il cd e sul suo volto si dipinse un'espressione di comprensione. Alzò lo sguardo su Dean alla ricerca di una conferma. - Sono le canzoni che c'erano la prima volta che abbiamo fatto l'amore.
Che impossibile moccioso. Dean provava una sensazione di fastidio fisico ogni volta che sentiva quell'espressione, ma dopo tutto sarebbe stato più sconvolgente sentire Cass dire cose come “scopare”, quindi sopportava in silenzio.
Annuì e sorrise al ricordo. Era stata una fortuna che la radio fosse a volume massimo, perché quel parcheggio non era poi così fuori mano come credevano. E Dean aveva scoperto che Castiel poteva essere decisamente... espressivo anche senza la sua vera voce. Non spaccava i vetri, certo, ma avrebbe reso partecipe tutto il vicinato dell'abilità di Dean, per come urlava il suo nome. Il che avrebbe potuto essere anche utile come pubblicità, se Dean -per quanto difficile da credere- non fosse diventato monogamo.
E poi c'era stato il momento in cui tutti i lampioni avevano tremolato, come sul punto di fulminarsi, e, riascoltando la cassetta, Dean aveva notato che c'era un punto in cui saltava, come se se ne fosse cancellato qualche secondo -secondi che invece erano bene impressi nella sua memoria. Dopo tutto non capita tutti i giorni di regalare ad un angelo il suo primo orgasmo.
- Io non riesco più ad ascoltare quell'album quando sono in macchina con Sammy. - rise Dean - Purtroppo non vendono più le cassette... ma in ogni caso non credo che tu possa portarti dietro alcunché quando torni a casa... - scrollò le spalle - Fondamentalmente è un regalo inutile.
- Farò in modo che ci siano tutte le cassette che vuoi nel tuo paradiso.
E, dio, avrebbe dovuto essere inquietante stare con uno che come ringraziamento ti progettava l'aldilà, ma Dean non poté fare a meno di pensare che era più di quanto chiunque gli avesse mai promesso.
- E poi devi insegnarmi ad usare questo. - fece un cenno verso il lettore cd - Poi. - sottolineò, prima di sporgersi oltre Dean, attraverso il finestrino aperto, posare i due regali sul sedile anteriore e tornare a baciarlo.

~

You shook me all night long...
Se con 'shook' si intendeva anche essere scosso dai singhiozzi per ore, la canzone era decisamente appropriata. Dean riavvolse il nastro la fece ripartire da capo.
Il cd era ancora avvolto nella plastica. Dopo aver degnamente festeggiato il suo “compleanno” (ripensare a come faceva le virgolette in quel modo ridicolo rischiò di degenerare in un'altra crisi di pianto proprio ora che era riuscito finalmente a calmarsi), Castiel era stato richiamato di corsa e se n'era andato a combattere una guerra in cui Dean non poteva aiutarlo.
Dopo di che i loro incontri si erano fatti sempre più brevi, sporadici, tesi. Cd e lettore erano passati dal sedile posteriore al bagagliaio, e lì erano rimasti. Fino a che Dean non aveva spostato una delle cassette con le armi e le munizioni per nasconderci dentro l'impermeabile e aveva ritrovato quegli stupidi e inutili regali.
Si sentiva in colpa a lasciare Sam in quel momento, ma aveva bisogno di restare solo. Aveva borbottato una scusa a mezza voce ed era uscito. Aveva guidato nella notte, in silenzio se non per il ronfare leggero della sua bambina, fino alla prima strada secondaria coi lampioni fulminati e aveva accostato.
Aveva continuato a tenere le mani strette sul volante, incapace di alzarsi e andare a riaprire il bagagliaio. Avrebbe voluto potersi costruire un muro anche lui, e non per cancellare l'inferno, ma ogni singolo ricordo di Cass. Avrebbe voluto strapparsi la pelle della spalla, avrebbe voluto non ritrovare briciole di ricordi in ogni maledetto istante della sua vita. Avrebbe voluto essere uomo abbastanza da non aver bisogno di piangere, avrebbe voluto non dover contare su nessuno, per non poter essere mai più deluso, tradito, abbandonato.
Avrebbe voluto un sacco di cose, Dean Winchester, ma la vita non era mai stata molto propensa a fargli dei regali.



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Note: ~ Il compleanno di Castiel l'ho rubato a Misha.
~ Il titolo viene da una poesia di Wystan Hugh Auden. Se vi suona familiare, probabilmente è per Quattro matrimoni e un funerale, è così che l'ho scoperta. Ma è così bella che la riporto tutta qui:

Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforti e fra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

Incrocino gli aereoplani lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano i guanti di tela nera.

Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed il mio Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l'amore fosse eterno: avevo torto.

Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perché ormai nulla può giovare.
  
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