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Autore: cranberry sauce    24/01/2012    3 recensioni
John/Cynthia. [Nota: di John in effetti c'è davvero poco! È una one-shot incentrata principalmente su Cynthia, quindi addentratevi nella lettura a vostro rischio e pericolo.]
Cynthia è ordinata, talentuosa, creativa. Cynthia è indipendente. Assennata. Costante.
Se c’è una parola, però, a cui il suo nome non può essere assolutamente legato, quella parola è “puntuale”.
Cynthia è tutto tranne che puntuale, ma la stessa cosa non si può dire del suo ciclo.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di Cynthia e della telefonata

 
Pairing: John/Cynthia
Note: alloooora! Come ho già scritto nell’introduzione, o qualunque cosa sia, in realtà qua di John ce n’è ben poco. Appare solo verso la fine, e la sua apparizione è esclusivamente telefonica.
Io amo dal profondo del mio cuoricino John&Yoko, ma Cynthia mi ha sempre fatto una tenerezza infinita per tutto quello che ha passato e che, diciamocelo, John le ha fatto passare; quindi, non so bene né come né perché, mi è venuta l’idea di scrivere questa one-shot. Forse, prima o poi, mi deciderò a scriverne pure una dal punto di vista di Johnny boy e tramite le diavolerie di EFP riuscirò a raccoglierle insieme. Boh, sento già l’ispirazione abbandonarmi, aaah… Insomma, chi vivrà, vedrà.


Note al titolo: a chi è capitato di leggere qualche “capitolo” della mia raccolta, un titolo del genere suonerà abbastanza familiare. Chiedo umilmente venia, ma la mia fantasia nel trovare i titoli è davvero limitata! Quindi potete benissimo sostituirlo, nella vostra mente, con uno molto più poetico ed evocativo.
Disclaimer: non c’è una persona da me citata che mi appartenga, e credo che a questo punto dovrei farmene una ragione. Ho preso spunto da fatti realmente accaduti, ma dato che non ero ancora nata e non ho letto alcuna testimonianza dell’evento, niente di tutto ciò che ho scritto corrisponde alla realtà dei fatti. Non mi pagano e non ci guadagno un soldo a pubblicare questa storia, e nessun telefono è stato maltrattato durante la sua stesura.

{Precisazione! Quando ho scritto questa storia ho dato per scontato che i test di gravidanza esistessero già, ma come mi hanno fatto notare la cosa era abbastanza improbabile. Non trovando notizie in proposito sono rimasta nel dubbio, ma una mia amica ha scoperto che sono stati inventati e distribuiti solo a partire dal 1971. Quindi chiedo scusa per l'imprecisione, ma la storia rimarrà così in ogni cas perchè sono troppo pigra per cambiare la frase in cui i suddetti test sono citati e non saprei cosa inventarmi.}

 
 
E’ la fine di un settembre particolarmente freddo anche per gli standard inglesi.
Il sole, niente più che un grigio tondo nel cielo incorniciato da nuvole impertinenti, sembra essersi già arreso al rigido inverno, dimentico dell’autunno e dei suoi colori.
Cynthia è seduta su una panchina, avvolta stretta nel suo cappotto beige. Osserva gli alberi argentei e la brina che ricopre l’erba e pensa. Pensa intensamente, la fronte corrugata, gli occhi che guizzano, instancabili, sul paesaggio circostante. Non sta aspettando nessuno, eppure siede in attesa.
 
Fin da bambina, Cynthia è riuscita ad annoverare tra la schiera dei suoi pregi alcune qualità abbastanza rilevanti: Cynthia è ordinata, talentuosa, creativa. Cynthia è indipendente. Assennata. Costante.
Se c’è una parola, però, a cui il suo nome non può essere assolutamente legato, quella parola è “puntuale”.
Cynthia è tutto tranne che puntuale, ma la stessa cosa non si può dire del suo ciclo.
 
Cynthia è quindi seduta su quella panchina. Siede in attesa di un segno.
Cynthia è incinta, e avrebbe dovuto capirlo il mese prima, perché lei non salta mai, mai.
Avrebbe dovuto capirlo dopo che il primo test era risultato positivo, e, anche adesso che ne ha fatti almeno tre, fatica a crederci.
Ma Cynthia lo sa, l’ha sempre saputo che sarebbe successo, prima o poi. Siede sulla panchina, in attesa di trovare la forza di dirlo a qualcuno. Sicuramente non a John, o almeno non ancora.
 
~
 
Sono le cinque e mezzo e Lillian è indaffarata in cucina. Tenta di versare il tè senza farlo traboccare dalle tazze del servizio buono, ma le sue mani risentono della lotta in atto nella sua testa; sua figlia le ha appena comunicato di essere incinta, e lei, dal canto suo, non sa se esserne felice o meno.
 
Per una madre, il momento in cui la propria figlia comunica di aspettare un bambino, la voce che trema nel tentativo di nascondere un sorriso, è agrodolce. Se prima esisteva qualche, seppur remota, possibilità che Cynthia fosse ancora la sua piccola Cyn, ora queste sono state spazzate via completamente. Irrimediabilmente.
Cynthia, ex piccola Cyn, ex luce dei suoi occhi, ex ragazza assennata, è incinta.
E nessuno può farci niente. Nessuno potrà farci niente, e se qualcheduno oserà provarci, non avrà alcun scrupolo nel fermarlo, perchè Lillian, sebbene le incertezze iniziali, è ora determinata a diventare nonna.



Cynthia guarda sua madre rientrare in salotto portando il vassoio con il tè. Dopo la dichiarazione di qualche minuto prima non se la sente davvero di parlare, e così si limita a stringere convulsamente la tazza e a portarla piano alle labbra. Sorseggia piano la bevanda calda, e la sente subito fare effetto.
Può sembrare il solito usurato clichè, ma quando si è confusi e spaventati, niente è davvero meglio di un buon tè caldo per schiarirsi le idee e riportare tutto nella giusta prospettiva. Cynthia sente il tè fare effetto, e di nuovo un sorriso sfuggire a incresparle le labbra e illuminarle gli occhi.


~

Sono le dieci e mezzo e Cynthia è sola nella sua stanza. Allunga la mano verso il telefono, ma la ritira a metà strada. Non ha il coraggio di chiamare John. Non ha il coraggio di dirglielo.
Si siede sul letto. Liscia un poco la gonna. Chiude gli occhi e li riapre una volta e un'altra e poi di nuovo, ma la realtà dei fatti non lascia via di scampo. Ed è ancora seduta lí sul letto. 
È ancora seduta sulla panchina, il gelo che le entra nelle ossa, è ancora in attesa di un segno.
E il segno arriva. Il telefono squilla. Cynthia sente il cuore perdere un colpo, la mano tesa ad afferrare la cornetta si ferma, come trattenuta da un'altra mano, invisibile.
Al quarto squillo Cynthia decide di rispondere, anche solo per fermare il rumore infernale di quell'aggegio che, appoggiato sul comodino apparentemente inerme, non è dissimile da una bestia che fa le fusa prima di prepararsi a graffiare. 
Cynthia alza la cornetta e si sente dire: "Pronto?". La sua voce, incorporea e distante, sembra provenire dall'altro capo di un altro telefono. Una telefonata nella telefonata. Una telefonata dal mondo degli spiriti, dal mondo delle voci incorporee.

"Cyn? Sono io, John! Scusa per il casino che senti, è che qui... Cioè, c'è davvero tantissima gente e, insomma, sono tutti parecchio allegri, non so se mi spiego".
La voce di John è lontana, confusa. Incorporea. Una telefonata nella telefonata nella telefonata. 
Si sente rispondere che non importa, può chiamare domani o quando è libero, tanto lei stava per andare a letto. John sta già per riattaccare, ma tra un 'buonanotte' e un 'ti amo' sussurrati frettolosamente, Cynthia ritorna improvvisamente in sé, consapevole del suo esistere più di quanto non lo fosse mai stata, e dice: "John, sono incinta".
Dice: "John, aspetto un bambino".
L'orecchio, sempre premuto contro la cornetta, registra le risa e alcuni stralci di conversazioni festaiole, ma John tace. 

La telefonata nella telefonata nella telefonata riprende dopo quelle che sono sembrate ore di rumoroso silenzio.
"Sei sicura?" chiede John.
"Sì" dice Cynthia, la voce di nuovo distante.
"E lo sa qualcuno?"
Un'altra risposta affermativa. "Solo mia madre", risponde.
Qualcuno dall’altro capo urla che non trova più le chiavi della macchina e se qualcuno per favore le ha viste in giro, ma è un'altra conversazione, un'altra telefonata.

John parla di nuovo, dice: "Sarà meglio che sia mio" e Cyn è sollevata perchè, nonostante il fracasso e nonostante tutto, sa che John l'ha presa meglio di quanto non sembri trasparire dalle sue parole. 
"Certo che è tuo"
"Ah beh, ne riparliamo quando nasce." mormora John e poi ride.
Cynthia ride a sua volta, lo saluta e gli raccomanda di non fare troppo tardi e di stare attento a non finire in qualche rissa. John le augura di nuovo la buonanotte, le dice di non preoccuparsi e che la ama. 
Cynthia risponde con un "Ti amo anch’io”, dopodichè riattacca.
   
 
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