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Autore: Ornyl    24/01/2012    3 recensioni
Un piccolo rifacimento della favola della Sirenetta. Piccolo piccolo.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce non raggiungeva quasi mai il suo abisso. 
Ci era nata in quelle freddissime acque,tra pesci mostruosi e affascinanti con le loro fantasmagoriche luci. Persino la sua bella coda aveva assunto il colore nero-bluastro di quelle acque mai baciate dal sole. 
Eppure qualche volta cadevano giù gioielli,strane vesti e,talvolta, capitava che raggiungessero i suoi freddi abissi anche esseri umani,forse buttati giù dalle navi per le tempeste,veri e propri esseri umani con quelle strane appendici chiamate gambe. Cadevano pian piano,con i loro occhi chiusi,impassibili e immobili,e poi toccavano delicatamente il fondale di quel freddo mondo che non avrebbero potuto vedere mai. Così,quando accadeva,si avvicinava a quei corpi inermi ma che mandavano una strana forza. Li accarezzava,ne studiava la forma,toccava i loro capelli tanto simili ai suoi e osservava stupita le loro gambe. Sentiva una strana curiosità a toccarle:sì,le riteneva assurde ma si chiedeva come fosse vivere con esse,non nuotando ma camminando
Voleva salire in superficie,vedere cosa ci fosse prima di quelle acque nere e morte,senza vita nè luce. Voleva conoscere il sole e le stranezze degli uomini,i loro costumi e la loro vita. Fu così che si rivolse alla Vecchia della Perla Nera,una vecchia e colta sirena capace di preparare strani intrugli. Da giovane aveva osservato il mondo degli umani,era arrivata persino a visitarlo di persona,e sicuramente avrebbe accolto la sua richiesta e avrebbe saputo consigliarla.
La donna viveva in un piccolo antro che in origine doveva esser stata una nave da guerra,con ancora i suoi neri cannoni e aveva più di mille anni. Al vedere quella giovinetta la vecchia sirena si incupì:una sirenetta inesperta e ingenua non poteva e non doveva avventurarsi nel suo territorio e poi era un elemento di disturbo. Così,dopo averla squadrata a lungo disse:- Cosa ci fai,ragazzina,nel mio territorio?
La sirena arrossì:-So-sono ..Sono venuta a chiederle un favore,si-signora-
- Un favore?- gli occhi della vecchia si illuminarono.- E che genere di favore?-
- Vo-voglio visitare il mondo umano. Salire in superficie-
La vecchia sorrise malignamente. - E a cosa saresti disposta a dare in cambio?-
La sirena era più decisa che mai.- Tutto ciò che ho,persino i preziosi gioielli che sono caduti giù-
- Eh no-scosse la testa la vecchia- Qualcosa di più prezioso. La tua vocina.- ormai era fatta tanto vecchia,ma non aveva perso la sua malignità. Con una vocina di giovane sirena chissà che scherzi avrebbe fatto ai marinai,facendoli cascare in mare!
- La-la mia voce,signora?-
- Sìsì. O niente gambe-
La giovane accettò,senza tuttavia trovare un metodo con cui,dopo la sua "ambasciata" sulla terra,riscattare la sua voce.
Iniziò il rito. La sirena venne fatta distendere su un roccione e la vecchia iniziò a inciderle degli strani segni sulla coda,sul busto e sul collo. Gemeva dal dolore,ma ogni volta che le scappava un urlo la vecchia la strattonava.
- Ci tieni o no a diventare umana? Sopporta allora il dolore-. 
Continuando a pronunciare le parole di rito la vecchia preparò uno strano composto di perle nere,ossa umane e sabbia,che porse alla giovane sirena.
- Bevi-. L'altra non riusciva a mandarlo giù,così la vecchia glielo ordinò urlando.
- Benissimo- la fece alzare dal roccione e poi la squadrò da capo a coda - Sei abbastanza graziosa,mia cara. E meglio così,sappi che gli umani tengono molto all'aspetto-
Appena uscì dall'antro la giovane sirena si sentì mancare. La sua vista si appannava e la testa le girava;si sentì presa da uno strano vortice e vide intorno a sè strane luci lampeggiare e il buio cominciare a schiarirsi. Chiuse gli occhi.
 
Sentiva il rumore dei gabbiani e uno strano tepore lungo le braccia. Aprì gli occhi e subito le socchiuse. Quella era la luce accecante del sole. 
Sentì uno strano formicolare dal busto in giù. Quelle che vedeva erano gambe,splendide gambe umane.
Tutto era così bello:il sole,che non aveva mai visto,il tepore della luce,il volo dei gabbiani e il cielo,azzurrissimo. L'acqua trasparente della riva bagnava anche lei.
Sentì delle voci similissime alla sua e tentò di dire:sono qui. Ma non aveva più la voce,già.
Poi uno scalpitio e degli strani e splendidi animali a quattro zampe passarono davanti a lei. Le bestie si fermarono e lei alzò gli occhi:c'erano sue esseri umani sopra di loro,due splendidi esseri umani dai tratti e dai sorrisi gentili. Cercò di sorridere anche lei.
Uno aveva capelli castano chiaro e occhi verdi,l'altro capelli neri corvini e occhi color miele. Rimase stranamente incantata dal primo,che nel frattempo si era abbassato e le aveva porso una bianca mano.
- Ciao ..Alzati,su. Non temere-
Si alzò,barcollando. - Tranquilla,vieni qui ..Sembri scampata ad una tempesta ..Come ti chiami?-
La nostra sirena non faceva che sorridere timidamente e arrossire,ma non riusciva a parlare e abbassò lo sguardo triste.
- Oh,sei muta ..Posso darti almeno un nome?-
La sirena annuì. - Bene ..Se ti piace,potremmo chiamarti Muriel-
Muriel,sì,Muriel. Era il più bel nome che avesse mai sentito.
- Bene,Muriel ..Sali su. Ti porterò al mio palazzo e ti darò una bella veste e una camera in cui riposare. Devi essere stanca. Io mi chiamo Thomas-
Il palazzo di sir Thomas era poco distante dalla spiaggia,immerso in uno splendido posto ricco di strane "alghe di terra" coloratissime e profumatissime,quelle che dovevano chiamarsi fiori.
- Seguimi-le disse Thomas,stendendole ancora la sua bianca e splendida mano - Ti mostro la tua stanza,dove potrai riposare al momento-
Sir Thomas la prese per un braccio e le strinse la mano,aiutandola a salire le scale che portavano al piano di sopra. Muriel sentì uno strano formicolio nella sua pancia e uno strano tepore. 
Spesso,leggendo i libri che cadevano giù nel suo abisso,aveva sentito la parola amore,che tutti descrivevano come qualcosa di splendido e dannato allo stesso tempo,capace di illuminarti così come di gettarti in un abisso. Innamorato era poi chi fremeva di stare accanto ad un'altra persona e sentiva una strana ansia su di sè,un'ansia bella da sopportare.
Che squallore il suo palazzo nero,in fondo al mare,rispetto alla luminosa e bianchissima stanza in cui la stava ospitando Thomas! Com'era bello il sole rispetto a quell'oscurità e a quegli strani pesci luminosi e magici!
Si sedette su un morbido oggetto chiamato letto insieme a Thomas. Si guardarono intensamente.
- Hai una pelle di luna,Muriel. Sembra che tu non abbia mai visto la luce-
Benchè non sapesse cosa fosse la luna Muriel annuì e gli sorrise,senza accorgersene. Thomas ricambiò il sorriso.
- Tu stai qui che vado a chiamare Charlotte,la mia nutrice. Ti porterà una veste e ti aiuterà a fare il bagno-
Anche questa volta Muriel annuì e aspettò che uscisse dalla stanza per distendersi su quel morbidissimo giaciglio. Sorridendo accarezzò le coperte,pensando al bellissimo sorriso di Thomas e arrossendo.
Sentì dei passi dietro di lei e si alzò subito. Una vecchiettina piccola e mite,tutt'altro diversa dalla Vecchia della perla nera,le sorrideva tenendo nelle esili braccine un abito dal colore degli abissi,che le ricordava tanto la sua casa.
- Ciao,mia cara ..Ma come sei bella! Thomas mi ha detto di aiutarti a cambiarti e a farti il bagno .. Sei arrivata con la tempesta,bella figlia mia?-
Lei era nata dalle tempeste,le uniche che riusciva a vedere dal suo abisso e annuì. La vecchia,anche lei,le sorrise.
 
Thomas era bello e gentile. La portava con sè a caccia,alle feste e alle passeggiate. Spesso erano rimasti anche da soli e Muriel lo aveva guardato dolcemente. Avevano ballato,passeggiato sulla riva e nei boschi ..Il mondo umano era bellissimo e così l'amore che lei aveva scoperto di provare per Thomas. Per il mondo umano aveva lasciato la sua voce e per lui avrebbe lasciato il mondo triste e nero degli abissi.
Anche Thomas le voleva bene ma per lui era semplicemente la sua sorellina dell'oceano,la sorella che non aveva mai avuto e che avrebbe protetto. Ma ad amarla non ci pensava molto:era muta e troppo strana,chissà come se la sarebbe presa suo padre se l'avesse amata!
 
Thomas aveva vent'anni ed era tempo di trovargli una moglie. Fu così che suo padre invitò al palazzo un ricco commerciante suo amico e sua figlia,Emilie,una ragazza d'una bellezza mai vista nel mondo umano e oceanico. Emilie aveva anch'ella una pelle di luna come Muriel,ma la sirenetta non reggeva proprio il confronto: Emilie,con i suoi occhioni da cerbiatta e la sua figurina piccola aveva conquistato Thomas a prima vista. E Muriel se n'era accorta,ma il dolore fu più forte quando Thomas stesso le confidò l'amore per Emilie.
Crollò la bianca reggia,crollò il sole e insieme ad esso la luna. Esplose la sua anima:era in balìa delle onde nere della tristezza. Pianse giorno e notte,non sopportò più la vista di Thomas e voleva tornare negli abissi. Ma bisognava aiutare la sposina a prepararsi,compito affidato da Thomas proprio a lei,che odiava quella sposa umana come quella luce traditrice del sole.
 
Il matrimonio fu celebrato con tutti i fasti e con un grandissimo ballo. I due sposi,più innamorati che mai,ballarono fino a tarda notte e poi andarono a trascorrere la prima notte di nozze su una splendida nave. Muriel li seguì come damigella di onore della sposa e rimase sul ponte,osservando il suo malinconico riflesso sull'acqua nera.
Alle sue spalle sospiri di voluttà e amore,sospiri e gioie che le erano stati negati. L'amore affogò sbattuto dalle onde del rancore e della rabbia alimentate da una tempesta di tristezza.
Mentre sfogava le sue lacrime al mare apparve la vecchia sirena. 
- Negli ultimi giorni ti ho spiata e ho visto che il mondo umano ti ha deluso. Eh beh,cose della vita. Vuoi dunque tornare agli abissi,immagino-
Muriel annuì. - Bene ..prendi questo-. Le lanciò uno splendido pugnale di osso e perla.
- Uccidi i due sposi. Riscatterai la tua tristezza e potrai tornare al mare-. La vecchia poi sparì.
Piano Muriel si ritrovò nella stanza nuziale. La coppia ronfava sorridendo abbracciata. Strinse tra le mani il pugnale ma pensò un attimo a tutto ciò che avevano passato insieme. Ma,nel momento in cui sembrò prevalere la tenerezza e l'amore,ecco la rabbia e il rancore che li annientarono.
Una,due pugnalate ciascuna. Vide i loro corpi stramazzare a terra e lanciò una risata isterica. Poi si avvicinò una seconda volta allo sposo in agonia e gli diede una terza pugnalata,dritta al cuore. Le bianche coperte diventarono vermiglie.
Era mezzanotte. Muriel corse sul ponte e,stringendo sempre il pugnale,osservò le gocce di sangue cadere sull'acqua nera del mare. 
La sua anima era ormai distrutta e non voleva farsi catturare e giustiziare. Così affondò il pugnale anche il suo petto,piangendo. Per un attimo le parve di sentire le voci di Thomas ed Emilie,ed anche la sua stessa voce. 
Muriel chiuse gli occhi e si buttò in acqua. Non diventò nè spuma marina nè la sua coda era tornata al posto delle gambe. Aveva voluto morire da mortale anche lei.
Il suo corpo si abbandonò alle onde e alla spuma divenuta vermiglia. Piano chiuse gli occhi e il respiro le venne a mancare.
Iniziava ad albeggiare.
   
 
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