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Autore: Namei    24/01/2012    2 recensioni
“Niam...” Soave, una voce riecheggiava nella sua mente e lo chiamava, incessante, come uno spirito che non riusciva a trovare una via di pace.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oscura è la perdita, e la follia della ragione




Un ululato lontano scosse l'aria della notte, un grido gelido di pura agonia verso un oscuro cielo invernale.

Conosceva il dolore, ma quell'abisso era ora incolmabile.

La foresta era un'unica grande ombra, una dolce e terribile malinconia di quegli arcani tempi in cui ancora era piena di vita. Ma la guerra non l'aveva risparmiata, ed i suoi abitanti erano morti con lei.
“Niam...” Soave, una voce riecheggiava nella sua mente e lo chiamava, incessante, come uno spirito che non riusciva a trovare una via di pace.
I suoi lunghi capelli corvini danzavano al vento, che minaccioso sibilava fra i rami degli alberi ormai privi di foglie e che si insediava nel suo corpo, sotto ai vestiti, sotto a quel pesante mantello che era stato dono di sua madre.
Camminava lungo il profondo dirupo che tante volte aveva visto negli anni passati, ma che mai aveva insediato nella sua anima un così profondo terrore.
Osservava quel luogo ora desolato che era sempre stato il suo rifugio, del quale rimanevano solo ricordi opachi e sbiaditi, cancellati dalla più viva memoria di morte, ed abbassando lo sguardo su quelle tenebre impenetrabili, un'angoscia profonda lo intrappolò nella sua morsa.
Tanto erano forti le sue emozioni, che pensò di riuscire a sentire le voci dei morti provenire dall'oscuro baratro, le stesse voci di quelli che erano stati suoi parenti, suoi amici, e Lei.
Chiuse gli occhi e si accorse che i volti dei suoi cari piano perdevano i loro dettagli. Un giorno, forse, sarebbero svaniti per sempre.
D'improvviso, dal nero cielo notturno delicate gocce di pioggia cominciarono a cadere, squarciando quell'atmosfera opaca che opprimeva il suo cuore, e lo cullarono nei ricordi di una vita ormai lontana.
“Niam...” Ancora quella voce, ma ora si era fatta più vicina, più reale. L'istinto, o forse la ragione, quale follia, lo spinse a voltarsi, e tutte le lacrime che finora non aveva versato, scesero dai suoi occhi solcando le guance diafane. Lei.
“Ilenyr. Sei...”
“Sì.” Sorrise, quello spirito di luce argentea, e lui cadde al suolo, di fronte a lei, alla donna che aveva amato, che amava.
“Come puoi essere tu? Dimmi, perchè?” La sua voce era rotta dal pianto, profonda.
Una lacrima toccò la nuda terra e, proprio in quel punto, un piccolo fiore rosso cominciò a crescere e sbocciò.
Niam indietreggiò, ma lo spirito sollevò una mano e lo invitò a fermarsi.
“Da questa tua lacrima nascerà una nuova foresta, alimentata dalle nostre ceneri.”
Il vento si alzò ancora e d'improvviso l'aria si riempì d'argentea luce, la cenere dei morti, che si depositava sui rami degli alberi, che ricopriva il tronco ed arrivava sino alle radici.
Tutto finì, Niam non sapeva quanto tempo fosse passato.
“Dimmi perchè, Ilenyr.”
“Non lacerare la tua anima con interrogativi ai quali nessuno saprà mai darti una risposta.” Lo spirito sorrise ancora e gli accarezzò una guancia, ma lui non sentì il suo tocco morbido, che tanto aveva amato quando ancora lei era viva. Provò allora ad abbracciarla, ma le sue braccia gli ricaddero al petto, impotenti.
“Dimmi almeno se ti rivedrò, dopo la morte.” La sua voce era ora poco più che un sussurro pieno di sofferenza.
“Solo se avrai pazienza, e comprenderai. Non posso dirti altro, ora è il momento.” Il corpo di luce argentea iniziò a svanire, sorridendogli per l'ultima volta.
“No! Aspetta! Cosa devo comprendere ancora? Io ti amo, Ilenyr! Non lasciarmi!”
A nulla valsero le sue preghiere. Ed il fantasma svanì, mentre le sue labbra pronunciavano delicate la promessa di eterno amore.
Niam strinse i pugni ed urlò tutto il suo dolore all'infinito cielo, che sembrava piangere con lui, seguito dall'ululato di tutti i lupi del regno.
“Solo se avrai pazienza.” Quelle parole riecheggiarono nella sua mente, ed una nuova speranza nacque in lui.
Ma per il momento, la foresta ricresceva, ciò che aveva perso, però, non gli sarebbe più stato restituito.
Oscura è la perdita, e la follia della ragione.
   
 
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